La caduta di Númenor Parte 5: Sauron si prepara alla conquista della Terra di Mezzo

di Giuseppe Sommaiuolo


Intorno all’anno 1000 (S.E.) l’influenza dei Dúnedain nella Terra di Mezzo era molto forte. Grazie agli sforzi di Tar-Aldarion, infatti, numerose colonie furono fondate sulle coste di quel luogo abbandonato a se stesso ormai da secoli. La rinnovata amicizia con Gil-galad e i popoli del Lindon, lasciava inoltre sperare in un futuro radioso e magari, perché no, nell’avvento di una nuova epoca d’oro1

In quel periodo Sauron si nascondeva nell’Eregion. Non ci volle molto affinché anche lui venisse a conoscenza dei viaggi di Aldarion e dell’opera di espansione degli uomini di Númenor nella Terra di Mezzo. Egli temeva molto gli Edain dell’Ovest, poiché sapeva perfettamente chi fossero e da chi discendessero, ma soprattutto, sapeva perfettamente che godevano della benedizione dei Valar.

A quei tempi, Sauron ancora non aveva la forza per dichiarare guerra aperta ai popoli liberi, fu quindi costretto ad abbandonare l’Eregion per cercare rifugio in un luogo più sicuro dove poter attuare i suoi piani di conquista senza essere scoperto. Si stabilì a Mordor, la Terra Oscura, protetto dalla catena montuosa dell’Ered Lithui e dai fumi del Monte Fato. Nella piana di Gorgoroth si dedicò all’edificazione della fortezza di Barad-dûr2, una gargantuesca e inespugnabile cittadella di metallo nero che avrebbe giocato un ruolo fondamentale nella storia della Seconda ma soprattutto della Terza Era.

Intorno al 1200, parallelamente alla costruzione di Barad-dûr, Sauron uscì allo scoperto sotto mentite spoglie, nei panni di Annatar, signore dei doni ed emissario dei Valar, intenzionato a circuire i popoli dell’Ovest sfruttando la sua eloquenza ed il suo acume. Non ci volle molto affinché egli si rendesse conto che i suoi più grandi avversari sarebbero stati Gil-galad e Galadriel, che pur non avendo ancora realizzato chi in realtà fosse, lo disprezzavano e lo tenevano alla lontana. Quando con le sue menzogne non riuscì ad avvelenare il Lindon, nel cui reame Gil-galad gli aveva vietato l’accesso, ripiegò sull’Eregion.

Annatar, Signore dei Doni – Immagine di Álvaro Fernández da Wikimedia Commons

Durante la Seconda Era, l’Eregion era abitato da molti artigiani Noldor. Essi, in seguito alla distruzione del Beleriand, decisero di migrare aldilà degli Ered Luin e stabilirsi in quei territori per poter restare in contatto con i nani di Khazad-dûm, con i quali erano allora legati da un sincero rapporto di amicizia e professionalità. Maestri assoluti dell’artigianato e scopritori del mithril, i nani erano dei fabbri eccezionali. Il mithril era un metallo rarissimo e prezioso, reperibile solo nelle profondità di Moria, e i fabbri del Gwaith-i-Mírdain3 bramavano il privilegio di poterlo lavorare più di qualunque altra cosa. Sauron avrebbe trovato terreno fertile in quel luogo, perfettamente consapevole del fatto che la smania dei Noldor, ancora una volta nella storia di Arda, avrebbe contribuito alla loro distruzione.

Presentatosi come depositario di un’antica conoscenza andata ormai perduta, Sauron/Annatar li raggirò raccontandogli della possibilità di creare un paradiso in terra, e convincendoli del fatto che Galadriel e Celeborn li avrebbero ostacolati in questo. Così, dopo poco tempo, avvelenati dalla lingua biforcuta del nemico, i fabbri dell’Eregion si ribellarono contro i loro signori. Nel 1350, Galadriel fu costretta a fuggire, insieme ai figli Amroth e Celebrían, attraversando i domini nanici, stabilendosi a Lórinand4, ormai consapevole dell’imminente pericolo.

Con Galadriel fuori dai giochi, Sauron aveva carta bianca. Nei secoli successivi erudì gli artigiani Eldar mostrando loro cose che mai avrebbero creduto possibili. Li guidò passo dopo passo, affinando la loro arte per i suoi scopi. Per oltre trecento anni, e sotto la supervisione di Celebrimbor, i fabbri elfici seguirono alla lettera i suoi insegnamenti, realizzando oggetti sempre più preziosi e di pregevolissima fattura. Nel 1590 vengono forgiati Narya, Nenya e Vilya, i cosiddetti Anelli del Potere, il culmine artistico della gilda degli artigiani dell’Eregion.

Sulle proprietà degli anelli nello specifico e sulla circuizione dei Noldor dell’Eregion, Tolkien scriveva in una lettera a Milton Waldman:

“Sauron found their weak point in suggesting that, helping one another, they could make Western Middle-earth as beautiful as Valinor. It was really a veiled attack on the gods, an incitement to try and make a separate independent paradise. Gilgalad repulsed all such overtures, as also did Elrond. But at Eregion great work began – and the Elves came their nearest to falling to ‘magic’ and machinery. With the aid of Sauron’s lore they made Rings of Power[…]. The chief power (of all the rings alike) was the prevention or slowing of decay (i.e. ‘change’ viewed as a regrettable thing), the preservation of what is desired or loved, or its semblance – this is more or less an Elvish motive. But also they enhanced the natural powers of a possessor – thus approaching ‘magic’, a motive easily corruptible into evil, a lust for domination.”5

Con la realizzazione dei tre Anelli del Potere, la deposizione di Galadriel e la fortezza di Barad-dûr ultimata, la guerra per il controllo della Terra di Mezzo aveva ufficialmente inizio.


Tuttavia, con l’ascesa al trono di Tar-Ancalimë nell’anno 1075 ci fu un periodo di stasi. La regina, inasprita a causa della sua situazione familiare, avrebbe per tutta la vita serbato rancore a suo padre per via della sua assenza dovuta ai numerosi e prolungati viaggi ad Oriente. A farne le spese furono i popoli della Terra di Mezzo, ai quali, durante tutto il corso del suo regno, fu negato qualsiasi tipo di supporto, proprio nel periodo del ritorno di Sauron. C’è una buona probabilità che Tar-Anárion, successore al trono di Númenor (1280), figlio terzogenito di Tar-Ancalimë e Hallacar, avesse ripristinato i rapporti con gli elfi del Lindon, in antitesi alle politiche della madre, con la quale aveva sempre avuto un rapporto tormentato.

2 “Torre Oscura” in lingua Sindarin, la cui costruzione fu completata orientativamente intorno all’anno 1600.

3 Trattasi della gilda degli artigiani Noldor dell’Eregion, guidata da Celebrimbor.

4 Celeborn rimase nell’Eregion, poiché si rifiutava di avere a che fare con i nani.

5 “Sauron trovò il loro punto debole nel suggerire che, aiutandosi a vicenda, avrebbero potuto rendere la Terra di Mezzo Occidentale bella come Valinor. In realtà era un attacco velato agli dei, un incitamento a cercare di creare un paradiso indipendente e separato. Gil-galad respinse tali vaneggiamenti, così come Elrond. Ma nel frattempo, nell’Eregion, aveva inizio una grande opera – e gli Elfi non furono mai così vicini a cedere al fascino della “magia” e dei macchinari. Con l’aiuto della maestria di Sauron crearono Anelli del Potere[…]. Il potere principale (di tutti gli anelli come quelli) era la prevenzione o il rallentamento del decadimento (i.e. ‘cambiamento’ visto come una cosa deplorevole), la conservazione di ciò che è desiderato o amato, o la sua apparenza – questo è più o meno un motivo elfico. Ma avevano anche la facoltà di aumentare i poteri naturali di colui che ne possedeva uno – avvicinandosi così alla ‘magia’, una ragione per cui si può facilmente venire corrotti, un desiderio di dominazione.” (Christopher Tolkien, The letters of J.R.R. Tolkien, Humphrey Carpenter, George Allen and Unwin, London, p. 172, è il testo originale da cui ho tratto il riferimento, non essendo in possesso della versione italiana. TdA.)

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Giuseppe Sommaiuolo. Nato e cresciuto a Napoli, tra partite di calcetto nel rione e notti brave in sala giochi, manifesta ben presto un senso di insofferenza che riesce ad appagare solo mediante lo studio della letteratura. Si avvicina alle opere di Tolkien grazie alla trilogia cinematografica di Peter Jackson, trascorrendo così gli anni delle scuole superiori e dell'università ad approfondire le opere principali del beneamato professore. Grandissimo appassionato di musica rock ed heavy metal, nonché di quasi ogni forma d'arte esistente, risiede attualmente in Spagna, determinato a trovare il suo posto nel mondo a suon di tapas.