Sam e l’eroismo

di Giuseppe Sommaiuolo


Robinson La Repubblica ha dedicato a JRR Tolkien il numero dello scorso 26 agosto. Questo è il contributo integrale di Giuseppe Sommaiuolo dei Tolkieniani Italiani:

Il più delle volte, le avventure narrate nei nostri racconti preferiti, specialmente se parliamo di letteratura classica, girano attorno a tematiche come l’amore, la guerra, o in molti casi l’eroismo. È sempre stato così.

Chi non ricorda le peripezie affrontate da Sir Gawain quando si mise alla ricerca del Cavaliere Verde, la pietas di Enea in episodi come la fuga da Troia, o la morte del conte Orlando nella battaglia di Roncisvalle?

Uomini straordinari, guerrieri valorosi, fedeli servi di Dio o di un senso del dovere che rappresentava la base della cultura cavalleresca, il cui concetto affonda le radici in ciò che Platone o Erodoto avrebbero definito Kalos kagathos, ovvero un giovane virtuoso.

Per gli antichi Greci, la virtù non era che l’unione di una serie di qualità come saggezza, temperanza, coraggio e giustizia, facilmente ravvisabili nella maggior parte degli eroi dell’epica e delle produzioni cortesi a cui siamo stati abituati fin dai tempi delle scuole medie.

Ma che ne è dei nostri personaggi preferiti venuti fuori dalla magnum opus di Tolkien? Più di una volta il ramingo Aragorn, l’audace Boromir, Legolas, Gimli, nobili combattenti, di nome e di fatto, hanno dimostrato di meritare un posto d’onore nell’Olimpo degli eroi della letteratura, incarnando più o meno concretamente, anche se ognuno a suo modo, l’idea di virtù.

Ma Il Signore degli Anelli non è una storia di eroi, o almeno non quel tipo di eroi.

Il personaggio principale dell’opera in questione non è infatti un principe spadaccino o un potente mago. Frodo Baggins è uno Hobbit, un Mezzuomo. Frodo Baggins è quello che agli occhi di una persona inesperta potrebbe tranquillamente passare per un bambino. Sarà lui che porterà l’Anello a Mordor e lo getterà tra le fiamme dell’Orodruin, accompagnato dal figlio del gaffiere Samvise Gamgee.

Sam non è che un semplice giardiniere, che per un’assurda casualità si è ritrovato invischiato in eventi di portata straordinaria. Le sue armi sono la cesoia con cui taglia le piante del giardino di Bilbo e le pentole con cui cucina deliziosi stufati. Da un giorno all’altro si è ritrovato lontano da casa, lontano dalla sua amata Contea, a rischiare la vita in una spedizione suicida nell’occhio del ciclone. Un fedele e tragico scudiero. 

Durante il corso della storia è evidente il modo in cui il Fardello influisca negativamente sulla salute mentale di Frodo, e non solo. L’Anello gli avvelena l’anima e il corpo, lo tenta, lo inganna, lo porta quasi alla follia. In alcuni momenti insulta, accusa, addirittura scaccia via Sam. Ma Sam ha promesso: non lo perderà.

Tra le lacrime e la polvere, la fame e la stanchezza, è sempre stato lì a supportare padron Frodo, offrendogli l’ultima goccia d’acqua, vegliando sul suo sonno, portandolo sulle spalle quando le gambe gli hanno ceduto. È solo grazie a lui se il giovane Baggins è riuscito in qualche modo a mantenere un contatto con la realtà e a portare a termine la sua quest, grazie ad un amico leale che fin dai primi momenti della vicenda ha deliberatamente deciso di mettersi in secondo piano, di sacrificare tutto, anche sè stesso se necessario, affinché la missione potesse avere successo. 

Il sacrificio è virtù. Farsi da parte è virtù. Continuare a lottare anche quando tutto sembra perduto è virtù.

Sarebbe stato più facile se con Frodo ci fossero stati Gandalf o Aragorn. Avrebbero raggiunto il Nero Cancello in men che non si dica, entrando magari dalla porta principale e facendosi strada fino al Monte Fato a colpi di spada, ma non è andata così. Talvolta, una parola di conforto vale più di uno scudo di mithril, e qualcuno che ti prende per mano nell’oscurità è più prezioso del fuoco di mille torce. 

Giuseppe Sommaiuolo
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Giuseppe Sommaiuolo. Nato e cresciuto a Napoli, tra partite di calcetto nel rione e notti brave in sala giochi, manifesta ben presto un senso di insofferenza che riesce ad appagare solo mediante lo studio della letteratura. Si avvicina alle opere di Tolkien grazie alla trilogia cinematografica di Peter Jackson, trascorrendo così gli anni delle scuole superiori e dell'università ad approfondire le opere principali del beneamato professore. Grandissimo appassionato di musica rock ed heavy metal, nonché di quasi ogni forma d'arte esistente, risiede attualmente in Spagna, determinato a trovare il suo posto nel mondo a suon di tapas.