La fondazione di Númenor – Parte 3: Introduzione alla Seconda Era

di Giuseppe Sommaiuolo


La definitiva dipartita di Morgoth fu l’evento che segnò il passaggio ad un nuovo periodo storico in Arda, ossia, la Seconda Era. In seguito alla Guerra d’Ira, infatti, gli sconvolgimenti a livello sociale e geografico furono tali da poter permettere agli storici di delimitare in modo netto un prima e un dopo rispetto ai suddetti eventi, il cui principale oggetto di studio fu senza dubbio la nascita e lo sviluppo di Númenor.

Alla fine del conflitto, le perdite subite da ogni esercito furono innumerevoli, e in particolar modo furono colpiti gli Edain, letteralmente “seconda gente”, popolo della Terra di Mezzo che visse nel Beleriand verso la fine della Prima Era. Gli Edain, amici degli Eldar, lottarono al fianco degli elfi e delle Potenze contro Morgoth, pagando la vittoria a caro prezzo. Praticamente decimati, furono ricompensati dai Valar per la loro fedeltà e il loro coraggio, e venne data loro la possibilità di lasciare la Terra di Mezzo, ormai devastata e abbandonata a sé stessa.

La terra che venne loro data in dono era l’isola di Númenor, situata al centro di Arda, ben distante sia dalla Terra di Mezzo che dal continente di Aman, luogo sacro a loro precluso. Per nessuna ragione, infatti, agli Edan sarebbe stato mai concesso di dimorare nelle Terre Imperiture, a differenza degli elfi, immortali e indissolubilmente legati ad Eä. La razza degli uomini era stata concepita da Ilúvatar come mortale, e così sarebbe stato fino alla fine dei tempi. Per questa ragione, vivere a Númenor era considerato un gran privilegio, giacché era il massimo a cui gli Edain potevano ambire rientrando nei limiti della volontà del dio che li aveva creati, e premiati. Per molti secoli, infatti, i Dúnedain glorificarono Eru con preghiere e cerimonie sacre in segno di riconoscenza[1], prosperando e fiorendo oltre l’immaginabile, diventando maestri in tutte le arti che valesse la pena praticare, prima tra tutte, la navigazione.

L’eterogeneità dei paesaggi e la grande varietà di flora e di fauna presenti sull’isola, si prestavano inoltre a qualsivoglia uso che di essi si volesse fare, dall’agricoltura alla pastorizia, alla pesca, garantendo un alto tenore di vita ai suoi abitanti, che attingevano dall’isola come si attinge da una madre generosa.

La storia di Númenor inizia ufficialmente nell’anno 32 (S.E.), con l’ascesa al trono del suo primo re, Elros Tar-Minyatur[2]. In quei tempi, la popoazione adunaica contava tra i 5.000 e i 10.000 uomini, donne e bambini, giunti sull’isola con la flotta di Elros[3], durante una prima e intensissima ondata migratoria. Gli spostamenti sarebbero ad ogni modo continuati in maniera più o meno omogenea nel corso dei successivi cinquant’anni, se non addirittura oltre. Dalla Terra di Mezzo continuavano infatti a salpare navi sotto la supervisione di Círdan il carpentiere, condotte a destinazione da esperti marinai designati dallo stesso Círdan, mentre nel frattempo i primissimi Dúnedain lavoravano duro, impegnati nella creazione di quella che sarebbe stata una delle civiltà più illuminate e prospere della storia di Arda.

Per svariati secoli, le genti di Númenor vissero sotto gli influssi benefici della grazia dei Valar. La benedizione conferiva loro una natura più simile a quella degli elfi che non a quella degli umani. Alti, forti e svelti sia di corpo che di mente, erano agili e resistenti. Era quasi impossibile che si ammalassero, e se subivano qualche tipo di infortunio erano in grado di curarlo grazie alle loro avanzatissime conoscenze in campo taumaturgico[4]. Con un’aspettativa di vita anche superiore ai 400 anni, almeno nell’epoca d’oro di Númenor, si dedicavano quasi completamente alle arti e allo studio, e non invecchiavano se non durante gli ultimissimi decenni della loro esistenza. Tuttavia, continuavano ad essere mortali, e il loro tempo in Arda, limitato. Quello stesso tempo che, pur scorrendo lentamente in Númenor, alla fine esigette anche la vita del loro primo grande re. Elros Tar-Minyatur esalò il suo ultimo respiro nell’anno 442 (S.E.), all’età di 500 anni, di cui 410 trascorsi sul trono. Mai più dopo di allora un uomo dell’ovest visse tanto quanto Tar-Minyatur, longevo ben oltre le aspettative della sua razza e della sua stirpe regale.


[1] Durante il corso dell’anno, i re di Númenor ufficiavano tre eventi celebrativi per onorare Dio. Per ben tre volte, infatti, i monarchi, assieme alla popolazione, ascendevano al Meneltarma, la montagna più alta dell’isola, pronunciando orazioni di ringraziamento. Erukyermë, che veniva celebrata all’inizio della primavera quando tutte le cose tornavano alla vita, Erulaitalë, che veniva celebrata durante la festa di mezza estate, ed Eruhantalë, che veniva celebrata in autunno.

[2] Il significato in Quenya di Tar-Minyatur è “Primo grande re”, dalle parole tar (re), minya (primo) e túrë (signore o padrone). Per convenzione, tutti i monarchi numenoreani avrebbero da quel momento in poi adottato il prefisso Tar per far riferimento al loro titolo, fino a quando Ar-Adûnakhôr, ventesimo sovrano, non decise di interrompere la tradizione e utilizzare l’adunaico anche per i titoli reali.

[3] Ci sono scarse informazioni in merito al numero effettivo di persone che furono portate a Númenor durante la prima ondata migratoria, così come incerte sono le informazioni inerenti al numero di navi che componevano la flotta di Elros. Le fonti suggeriscono ad ogni modo un numero indefinito tra 150 e 300. Cfr. Sibley Brian, The Downfall of Númenor, HarperCollins, London, 2022, p. 9.

[4] Se ne ha una dimostrazione nel capitolo le case di guarigione tratto da Il Ritorno del Re. In quell’occasione, Aragorn, grazie alla sua discendenza Dúnedain e alle sue consocenze taumaturgiche, è in grado di curare Faramir, Merry ed Éowyn con delle foglie di Athelas. Essi, feriti dalla magia nera del Re Stregone, non avrebbero infatti potuto essere curati con la normale medicina. Si ricordi a tal proposito la filastrocca Alito Nero: Quando qui soffierà l’Alito Nero/E dell’ombra mortal verrà l’impero/E svanirà la luce ed il sereno/Allora Athelas imploreranno!/Vita ad ogni morente/In mano al re sapiente. J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Milano, Rusconi, 1997, p. 1038.

Altri articoli

Giuseppe Sommaiuolo. Nato e cresciuto a Napoli, tra partite di calcetto nel rione e notti brave in sala giochi, manifesta ben presto un senso di insofferenza che riesce ad appagare solo mediante lo studio della letteratura. Si avvicina alle opere di Tolkien grazie alla trilogia cinematografica di Peter Jackson, trascorrendo così gli anni delle scuole superiori e dell'università ad approfondire le opere principali del beneamato professore. Grandissimo appassionato di musica rock ed heavy metal, nonché di quasi ogni forma d'arte esistente, risiede attualmente in Spagna, determinato a trovare il suo posto nel mondo a suon di tapas.