In difesa di Vittoria Alliata di Villafranca

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Portiamo un po’ di confusione in un mondo troppo chiaro:


La Principessa e il Professore

Nelle migliori fiabe di tutti i tempi il bello scaturisce dalla presenza di due protagonisti d’eccezione, che catturano l’attenzione, la tengono viva e sono all’altezza delle epiche gesta che sono chiamati a intraprendere: così è ad esempio la storia di Beren e Lúthien, che a Tolkien fu ispirata da quanto visse con  sua moglie da giovane al ritorno dalla Grande Guerra. Allo stesso modo, un altrettanto grande poema potrebbe essere ispirato dalla storia della traduzione di Tolkien in Italia, dove ancora una volta i protagonisti  sono due ed all’altezza del compito affidatogli: la principessa Vittoria Alliata di Villafranca ed il professor John Ronald Reuel Tolkien.

Copertina dell’edizione Astrolabio de “La Compagnia dell’Anello”

C’era dunque una volta… una principessa sedicenne, ma dalla cultura già profondissima, alla ricerca di una traduzione impegnativa, che tramite le Pagine Gialle del lontano 1966 trovò rivolgendosi ad Astrolabio: il testo che le venne proposto era Il Signore degli Anelli. Già due traduttori italiani erano falliti nell’impresa ed erano stati rifiutati dall’autore, un pedante linguista che aveva contatti con i maggiori studiosi dell’epoca e  che ci teneva che le traduzioni delle sue opere fossero fedeli (vedi la lettera 188).
Il materiale che la principessa andò a ritirare nella portineria di Astrolabio per tentare di convincere questo pedante Professore della sua preparazione e buona volontà era una parte del primo capitolo dell’opera che avrebbe dovuto tradurre, seguito poi da una nomenclatura appena completata e da una appendice del libro a riguardo dei nomi. Ce la fece.
Era assolutamente ignorante sull’identità di tale Professore: era all’oscuro delle sue opere, del suo lavoro, delle sue lingue inventate. Non sapeva niente. Se non che, aveva una caratteristica che le persone hanno oramai solo nelle Fiabe: il rispetto. Ubaldini rimase sorpresissimo nel vedere una ragazza così giovane sobbarcarsi una simile impresa e vincere la sua scommessa a pieni voti. La principessa poté riuscire nel suo compito solo perché aveva capito quali erano i valori che ispiravano il Professore e che cosa lui volesse da lei: “Vedeva un mondo dilaniato […], la sua fondamentale aspirazione era quella di conservare il bello”, lei dice ¹.

Lo scopo di quell’uomo non era fare una guerra, al contrario, era uno che le guerre non le amava. Era fortemente spaventato da un futuro del genere per l’umanità”. Egli “ci indica un percorso, una via, per evitarle: questo è fondamentale. La Compagnia dell’Anello è un gruppo di persone, di esseri, di tutte le diverse categorie, tipologie, e ciascuna con le proprie caratteristiche, che collaborano, collaborano senza nessun sistema di sopraffazione, senza la pretesa di cambiarsi l’un l’altro, per ripristinare un mondo multipolare, un mondo dove le tradizioni, le antiche leggende, le epiche storie sulle quali sia ipotizzabile basare il futuro possano sopravvivere. Questo è il suo scopo, e questo scopo evidentemente ce lo comunica, ce lo ha comunicato attraverso una costruzione straordinaria alla quale lui teneva moltissimo […].” Per questo la traduzione doveva essere comprensibilissima: “perché il suo è un messaggio all’umanità, non agli inglesi”: “questo percorso che lui ci indicava e questa storia passata che lui ci narra appartengono a ciascuno di noi. Ma ciascuno di noi significa italiani, giapponesi, tedeschi, olandesi, quindi ognuno di noi e ciascuno per proprio conto, come la Compagnia dell’Anello, deve mettersi insieme per cambiare il mondo, non in maniera sovversiva, ma antisovversiva”. Questo desiderava trasmettere Tolkien attraverso Il Signore degli Anelli, ed è questo che una traduzione doveva rispettare. Ma lo fece? E come prosegue questa bellissima Fiaba? Come finisce soprattutto?”

¹ Riporto le parole pronunciate dalla principessa Vittoria Alliata di Villafranca in occasione della conferenza in Senato del 17 gennaio 2019, cui ero presente e da cui questo articolo prende motivo e ispirazione grazie alla gentile richiesta fattami dal carissimo amico Oronzo Cilli, dal cui libro Tolkien e l’Italia ho tratto la documentazione al riguardo della pubblicazione de Il Signore degli Anelli, oltre che dalle parole della principessa stessa nell’occasione citata.