Messaggio di fine anno 2020

di Giuseppe Scattolini


Cari amici, fratelli e sorelle tolkieniani,

il 2020 è finito, il 2021 è alle porte. È stato un anno terribile per molte persone. Siamo stati travolti da una pandemia e abbiamo visto accadere grandi tragedie. Le vite di molti di noi sono cambiate radicalmente. Tolkienianamente parlando, in questo anno il panorama italiano è assai cambiato: la traduzione classica de Il Signore degli Anelli a cura di Vittoria Alliata di Villafranca, che ci ha accompagnati nelle nostre letture per 50 anni, è stata ritirata dagli scaffali e le copie invendute sono state mandate al macero. Al suo posto è uscita la nuova traduzione, a cura di Ottavio Fatica, nei tre volumi separati e nel volume unico in edizione deluxe con le illustrazioni di Alan Lee. Tanti testi tolkieniani fondamentali rimangono introvabili, come Albero e Foglia, mentre altri sono usciti o stanno tornando, come i cataloghi della mostra di Oxford di Catherine McIlwaine, il libro di John Garth dedicato ai luoghi che più hanno influenzato l’immaginazione di Tolkien e l’Atlante della Terra di Mezzo di K.W. Fonstad.

Nel 2021 uscirà anche un nuovo libro avente Tolkien come autore a cura di Carl F. Hostetter: essendo uno dei massimi studiosi di lingue elfiche, fin da subito ho pensato che sarebbe stato un volume proprio proprio sulle lingue inventate, magari con testi anche già usciti sulle riveste specializzate ma non a disposizione del grande pubblico, e pare proprio che sarà così. Rimane un mistero se sarà tradotto in italiano o no, ma una cosa è certa: se non si fosse capito, tutti i prossimi volumi di e su Tolkien che verranno tradotti nel nostro paese avranno come nomenclatura quella tradotta da Fatica. Se facessero tradurre tali testi da un traduttore legato ai Tolkieniani Italiani, probabilmente userebbe una nomenclatura alternativa a quelle di Fatica e Alliata mettendosi personalmente in gioco. Purtroppo, però, entrambe le case editrici che pubblicano libri di e su Tolkien in Italia oggi, cioè Bompiani e Mondadori, chiedono ai soli soci dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani (AIST) di fare le traduzioni dei testi tolkieniani (sic!), non credo che avremo che Valforre e Forestali ovunque dato che sono i curatori e i massimi, o meglio, gli unici sostenitori della traduzione di Fatica.

Peccato, ma al contempo niente male: le persone saranno spinte sempre più a leggere in lingua originale i testi di Tolkien, cosa assolutamente positiva. Noi Tolkieniani Italiani abbiamo proprio per questo iniziato un Corso di lettura di Tolkien in lingua inglese sulla nostra Radio La Voce di Arda: per aiutare quelle persone che avessero desiderio di leggere i testi di Tolkien in lingua originale, ma da sole non credono di potercela fare. È ovvio che in diretta radiofonica è impossibile fare un vero corso di questo tipo, ma ciò non ci impedirà di andare avanti col nostro progetto, diffondendo un po’ di conoscenza della lingua di Tolkien nonché di sano desiderio di risalire la china dalle traduzioni alla lingua originale.

Alla fine di questo anno tolkieniano, dunque, mi si permetta di esprimere ancora una volta l’intento dei Tolkieniani Italiani nel marasma delle polemiche che ci hanno accompagnato in quest’anno e ci accompagneranno nel prossimo. Da parte nostra, non abbiamo nessuna intenzione di smettere di polemizzare, cioè di dibattere, di discutere, di criticare, di informare, anche se, come in quest’anno, verremo ascoltati solo da quelle persone che, per intervenire sulla realtà e cambiarla concretamente, non hanno molti strumenti se non cambiare la propria condotta. Di certo i nostri messaggi non sono giunti o sono stati ripetutamente ignorati tanto dai curatori delle traduzioni tolkieniane, AIST e Fatica, che dalle case editrici che appaltano i progetti editoriali sul nostro autore a queste persone.

Non userò parole mie per dirvi perché non smetteremo di fare polemica. Citerò invece le parole di Costanza Bonelli, la nostra amica traduttrice che più di ogni altra persona ha seguito la questione traduzione di Fatica: intervistata da Stephie Leaf nel suo canale YouTube ha detto di essersi interessata a questa nuova traduzione de Il Signore degli Anelli non solo in quanto appassionata di Tolkien, ma soprattutto perché stava leggendo di tutto attorno a questo argomento e desiderava discernere la realtà coi suoi occhi e le sue conoscenze, per poi metterli a disposizione di quelle persone che non hanno la sua stessa preparazione tecnica per giudicare. Ecco, io penso che la natura, lo scopo e i metodi dei Tolkieniani Italiani possano essere riassunti da questo atteggiamento di Costanza, che ammiro e definisco “pastorale”. Da quando contribuii a fondare i Tolkieniani Italiani e a coordinarne le attività, ho avuto ed ho sempre in mente questo: una cura pastorale degli studiosi nei confronti degli appassionati semplici in un clima familiare di amicizia e fraternità.

Non siamo sempre riusciti a mantenere questo clima. A volte sembriamo il gruppo dei pro Alliata, altre volte il gruppo degli anti Fatica e degli anti AIST, altre volte sembriamo dei filo cattolici irrigiditi su una lettura religiosa unidirezionale di Tolkien. Nessuno di questi è mai stato il nostro intento. Per noi la questione del cattolicesimo tolkieniano è molto importante e cerchiamo sempre di spiegare perché sia così: a volte non ci riusciamo, ma la bontà dei nostri intenti è dimostrata anche dal fatto che io, cattolico, ho preso le parole di Costanza, che non nasconde di essere atea e di non professare i valori cattolici, per spiegare la natura del nostro gruppo. Come abbiamo detto nell’ultima puntata radiofonica sulle parole di Fatica al convegno dell’università di Trento organizzato da AIST, tra di noi vige la più grande diversità quanto a visione religiosa e credo politico, e per quanto possiamo valorizziamo sempre anche la diversità di genere: la nostra Linda Dallolio, della Redazione della Radio La Voce di Arda, sta facendo un lavoro eccezionale per diffondere lo sguardo di Tolkien sulle figure femminili e sempre, come gruppo, ci opporremo al sessismo strisciante che vorrebbe solo maschi appassionati di Tolkien.

Noi non saremo mai il gruppo dei pro Alliata e rigettiamo con forza questa associazione di idee: continueremo a ricordare a tutti, sempre, come una traduttrice professionista sia stata maltrattata dalla sua casa editrice, cui ha fatto guadagnare milioni e milioni col suo lavoro. Questo senza contare l’innumerevole conta di Tolkieniani che grazie alla sua traduzione si sono innamorati del Professore negli ultimi cinquanta anni, non solo grazie ai libri ma anche ai film, che della sua nomenclatura si sono potuti giovare. Allo stesso modo noi non saremo mai il gruppo degli anti Fatica e degli anti AIST, le cui posizioni continueremo a criticare quando le riterremo scorrette, lodandole quando invece riterremo giusti i passi compiuti. È una cosa che abbiamo già fatto quando abbiamo detto che secondo alcuni di noi il ripensamento tardivo di Fatica del termine “Falcante”, invece dello scelto “Passolungo”, fosse una traduzione interessante e innovativa per Strider, come anche “Veglio” al posto del “Gaffiere” di Alliata per Gaffer (idee queste soprattutto della nostra Francesca Montemagno, con cui personalmente concordo), e sono solo esempi minimi. Poco altro abbiamo lodato della nuova traduzione, è vero, ma solo perché nel pieno della nostra onestà intellettuale non abbiamo creduto ci fosse altro cui porre elogi.

“Al banchetto della conoscenza, ne siamo convinti, debbono poter partecipare tutti allo stesso modo e seguendo gli stessi valori”.

Come si può constatare, la nostra posizione è sempre in divenire, si costruisce collegialmente e, pur sviluppandosi, cerca di non snaturarsi rimanendo ancorata ai princìpi di sempre. Cerchiamo di fare questo instaurando e rimanendo fedeli a una tradizione interpretativa di certi problemi e di metodologie con cui risolverli. Rimanere coerenti non è mai semplice, ma la forza della coerenza non sta nella sterile ripetizione di una posizione assunta, piuttosto nell’inserimento di essa in un circolo ermeneutico che la arricchisce innalzandola: le idee sono tali solo se sanno compiere un viaggio di andata e ritorno, come Bilbo. Se non fanno così, se le idee decidessero di rimanere ferme sulle proprie comode poltrone, diverrebbero ideologie. Un’idea che smette di crescere diventa ideologia. Ecco perché faremo sempre crescere le nostre idee in quelle che vengono male etichettate come polemiche, che per noi sono amabili discussioni sul Professore finalizzate anzitutto al divertimento, e poi alla diffusione della conoscenza: questa etichetta della polemica viene loro affibbiata da chi trova molto più comoda la poltrona dell’ideologia all’agone del libero pensiero, che si è forgiato nelle agorà, nelle piazze delle pòleis, le Città Stato della Grecia classica, culle della nostra civiltà nonché dei diritti civili, della democrazia, della giurisprudenza, della filosofia e di tutto il pensiero occidentale.

Questo è il motivo per cui se ci cercherete, ci troverete sempre là: nelle piazze. Mai rinchiusi dentro le università o nei festival fantasy o nei Comics: per noi non esiste una dimensione di Tolkien, ma molte, e tutte intercomunicanti. Soprattutto intercomunicanti. Organizzare convegni con gli accademici e le università sono obiettivi importanti come i festival tolkieniani e le manifestazioni ludiche, perché è solo dimostrando di saper mantenere la barra a dritta solcando molti mari che si può dimostrare di essere dei grandi navigatori. Per noi non ci saranno mai “gli studi” da una parte e “la divulgazione” dall’altra. Noi parleremo sempre di “diffusione”, perché Tolkien va diffuso, tra gli studiosi quanto tra i semplici lettori, con gli stessi metodi e lo stesso livello di approfondimento. Al banchetto della conoscenza, ne siamo convinti, debbono poter partecipare tutti allo stesso modo e seguendo gli stessi valori: non possono esserci due vie diverse, perché la verità è una, e non permetteremo mai a nessuno di accontentarsi degli scarti dei banchetti altrui, offrendo sempre un posto al nostro tavolo.

Per concludere: il 2020 è stato l’anno di Ottavio Fatica, e, mentre i fuochi di questi dibattiti si stanno spegnendo assieme ai numeri delle vendite de Il Signore degli Anelli (per quanto questa sia solo una nostra impressione suffragata da poche voci), già ci prepariamo alla prossima grande ondata tolkieniana in arrivo: la serie tv di Amazon sulla Seconda Era, di cui già inizia a circolare la voce di un prossimo trailer. Non sappiamo cosa andremo a vedere, ma abbiamo notato come si stia preventivamente formando lo schieramento dei “pro serie” a tutti i costi. Di fatto ancora niente di concreto si sa. Non abbiamo nulla di cui parlare, se non una lista di attori e una serie di anteprime senza un peso reale e che hanno dato adito a mere speculazioni: io stesso, ad esempio, ho riflettuto sul problema del nudo e cosa avrebbe tolkienianamente tirato in ballo il suo inserimento in una serie ispirata a Tolkien. Da parte nostra, non cambieremo atteggiamento: dibatteremo con il solo interesse di diffondere la cultura tolkieniana, avendo una cura pastorale degli appassionati semplici, e specialmente dei neofiti che, prima della serie, Tolkien non sapevano neanche chi fosse. Perché, al contrario di quello che pensano in molti, non è Tolkien che va difeso, ma le persone.

“… buon 2021, che possa essere un anno migliore, più bello, più colorato, più libero…”

Faccio così a tutti gli auguri di un buon anno: buon 2021, che possa essere un anno migliore, più bello, più colorato, più libero, sperando che i vaccini per il Covid funzionino, che le cure si diffondano, che le restrizioni calino e che, sempre più, invece di etichettare il sano dibattito con il termine “polemica” si arrivi a mettere in gioco le proprie idee, invece di farle impoltronire consentendo che diventino ideologie. Non sogno che improvvisamente tutti diventino come Bilbo, basta non diventare come Ted Sabbioso!

Ci sentiamo in diretta radiofonica il prossimo 3 gennaio nel giorno del compleanno di Tolkien, che sarà la mia ultima come conduttore fisso della Radio.

Buon 2021 a tutti!


Photo credits:

Galina Egorenkova, In the House of Tom Bombadil

Lena Gnedkova, alias Nokeek

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