di Cecilia Drudi, Sara Massino e Sebastiano Tassinari
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Oggi, 15 marzo, Luna Press Publishing, la casa editrice fondata da Francesca Barbini a Edinburgo che vanta numerose pubblicazioni a tema tolkieniano, pubblica il libro Friendship in The Lord of the Rings di Cristina Casagrande. Cristina lavora per la casa editrice HarperCollins Brasil su alcuni progetti legati a Tolkien e sta svolgendo un dottorato all’Università di San Paolo in Brasile, in cui esplora il legame fra Tolkien e la filosofia. In occasione della pubblicazione del suo libro, Casagrande ci ha concesso questa intervista con alcune anticipazioni sull’opera. Ringraziamo Francesca Barbini per averci messo in contatto diretto con l’autrice.
Benvenuta Cristina, grazie per aver accettato questa intervista con noi.
Grazie mille! Sono onorata di rispondere a questa intervista.
Qual è stata l’ispirazione che ti ha spinta a scrivere Friendship in The Lord of the Rings? Puoi raccontarci un aneddoto particolare?
Inizialmente avevo intenzione di studiare l’amicizia e pensavo che sarebbe stata una buona idea farlo tramite il libro de Il Signore degli Anelli, che ammiravo molto, come oggetto della mia indagine. Ma non credevo fosse possibile, soprattutto in Brasile. Così, ho pensato di studiare una serie brasiliana di libri per bambini chiamata Sítio do Picapau Amarelo [“La fattoria del picchio giallo“], di Monteiro Lobato. Tuttavia non ero soddisfatta dell’idea. Un giorno mio marito comprò un cofanetto di DVD dei film in edizione estesa di Peter Jackson e lo guardammo insieme per divertirci. Mi sono così emozionata a guardare i film in edizione estesa (prima di allora, avevo visto solo le versioni per le sale cinematografiche) che mi sono fatta coraggio e ho chiesto alla mia consulente del master se potevo prendere in esame Il Signore degli Anelli, essendo “l’amicizia” il tema principale della ricerca. Fortunatamente ha accettato dopodiché abbiamo pensato che sarebbe stata una buona idea fare un confronto anche con i film.
Scrivere sul valore dell’amicizia ne Il Signore degli Anelli ti ha aiutato ad approfondire l’idea che in precedenza avevi sull’amicizia o a confermarla?
Credo che la parte teologica dello studio mi abbia aiutato a capirla meglio. Quella filosofica, avendo come guida Aristotele nell’Etica Nicomachea, l’ha confermata. Ciononostante, è stato davvero emozionante scoprire che un uomo, anni prima di Cristo, abbia potuto comprendere numerose tematiche così attuali, come se, a parer mio, le avesse scritte ieri e non migliaia di anni fa! Mi ha fatto capire più chiaramente che è necessario avere un animo buono se si vuole avere un buon amico. E la conoscenza di sé ci mostra che non siamo così buoni come pensiamo di essere… Ma la parte teologica, avendo come guida Tommaso d’Aquino nella Summa Teologica, mi ha aiutata a capire come sia possibile essere amico di qualcuno nonostante questi non restituisca la virtù della benevolenza, e dunque l’amicizia non sia reciproca. Avendo Dio come amico, i legami umani di amicizia sono più saldi. Nel Signore degli Anelli la parte teologica non è così evidente, ma la si può scorgere, soprattutto nello studio della Divina Provvidenza, e le opere di misericordia (spirituali e corporali).
Quali difficoltà, se ce ne sono state, hai affrontato nella stesura e poi nella pubblicazione di Friendship in The Lord of the Rings? Quanto tempo hai impiegato per scriverlo?
Era il mio master in Brasile. Dopo averlo finito, ho cercato degli editori in Brasile che fossero interessati a pubblicarlo. Poi, ho dovuto cambiare il modo di scrivere, modificare i capitoli, togliere o aggiungere dei testi. Dal contratto alla pubblicazione, ci sono voluti due anni. Circa sei mesi dopo la stampa dell’edizione in portoghese, ho chiesto al mio amico Eduardo Boheme di tradurlo in inglese, e così ha fatto. Circa un anno dopo, ho trovato in Luna Press un ottimo editore per il mio libro. Non è un obiettivo facile, ma ne vale certamente la pena.
Ci sono delle differenze tra la versione originale brasiliana e la nuova edizione inglese? Hai aggiornato qualcosa del testo?
Non credo ci sia una differenza significativa, ma ho dovuto adattarlo agli standard inglesi.
Qual è la struttura generale dell’opera?
I primi due capitoli contestualizzano la parte teorica, così da capire meglio cosa sia l’amicizia nella concezione classica. Possiamo pure saperne di più circa il linguaggio del cinema perché al di là dell’analisi relativa al libro ho studiato (un po’) anche i film. Gli altri capitoli mostrano la mancanza di amicizia a causa della corruzione, prendendo Gollum come modello (triste) e i tipi di amicizia, politica e privata, considerando i membri della Compagnia dell’Anello. Infine, il libro affronta l’eucatastrofe, la misericordia e la Divina Provvidenza come pilastri della vittoria contro Sauron – e l’importanza dell’amicizia per poter esprimersi al meglio su questi temi.
Perché, per scrivere il tuo libro Friendship in The Lord of the Rings, hai preso in considerazione testi filosofici come l’ Etica Nicomachea di Aristotele e la Summa Teologica San Tommaso D’Aquino? Cosa ti ha portato a considerare questi due autori insieme a Tolkien?
Ho studiato questi argomenti al College, in un corso a scelta su Aristotele, e anni prima in gruppi di studio (superficialmente). Quindi, per me, era chiaro che ci fosse questo background nella visione del cosmo di Tolkien, sebbene non scrivesse in modo allegorico e non se ne fosse reso conto all’inizio. Eppure scrisse nelle sue lettere di essersi accorto che Il Signore degli Anelli era un’opera cattolica, durante la revisione; in più la filosofia e la teologia del cattolicesimo si basano su pensatori come Aristotele e Aquino. Ci sono molti studi nel mondo che riconoscono queste ispirazioni nelle opere di Tolkien, come il libro The Flame Imperishable, di Jonathan S. Mcintosh. Inoltre possiamo vedere che nell’ultimo libro di Tolkien, curato da Hostetter, The Nature of Middle-earth [qui l’intervista di Casagrande ad Hostetter e qui la recensione di Boheme del libro], questi autori sono veramente presenti nella mente di Tolkien, anche se inconsciamente, perché il Professore non ha mai voluto fare proselitismo nella sua opera.
Per come si presenta oggi il panorama degli studi tolkieniani dove inseriresti il tuo libro? Pensi che sia una lettura accessibile principalmente agli studiosi e agli appassionati dei testi del Professore o anche a coloro che conoscono l’opera di Tolkien solo attraverso la trilogia cinematografica di Peter Jackson?
Penso che sia un libro molto versatile. Può essere letto da coloro che conoscono solo i film (ma spero che leggendo il mio libro siano spinti a leggere l’opera di Tolkien) e può essere molto interessante e istruttivo per i lettori più esperti, compresi gli studiosi.
Ne La Compagnia dell’Anello Tolkien racconta di personaggi provenienti da diverse parti della Terra di Mezzo che si incontrano a Gran Burrone. Qui, formano una compagnia per perseguire uno scopo comune che travalica la loro diversità. «Volere le stesse cose e non volere le stesse cose» può essere considerato un principio su cui basare l’amicizia?
Penso di sì! Penso che questa sia una grande domanda perché oggi si parla tanto di diversità negli scritti di Tolkien e di altri autori e per me la Compagnia è un esempio evidente di quanto Tolkien credesse in come la diversità dei popoli potesse essere unita nello stesso ideale (e questo è uno dei temi del libro). Tutto ciò è bellissimo, sembra che egli abbia anticipato molte questioni che sarebbero state discusse anni dopo. Allo stesso tempo lo fa in un modo che è universale, perché i diversi popoli possono rappresentare più tipologie di diversità attraverso il tempo e lo spazio. Per Tolkien gli amici sono uguali se esercitano la virtù e hanno gli stessi ideali. Possono essere diversi per cultura o per aspetto fisico, e va bene! Ciò che li unisce veramente sono i valori, che li rendono uguali.
Ne Il Signore degli Anelli Tolkien affronta più volte il tema della separazione, forzata o necessaria, degli amici. In che modo, secondo l’autore, si modifica l’amicizia nella dura prova della separazione?
In una prospettiva umana, è necessario comunicare per “nutrire” l’amicizia. Quando le persone si separano (per qualsiasi circostanza) per molto tempo e non hanno alcun tipo di comunicazione, l’amicizia tra loro può raffreddarsi. Ma nel caso delle storie di Tolkien, questi legami possono essere ancora più forti perché gli amici lottano per i medesimi ideali e i loro cuori sono uniti sebbene non possano vedersi per un po’.
Scrivendo il tuo libro hai dato un preziosissimo contributo al lavoro appassionato degli studiosi dell’opera del Professore. Pensi che le persone che approdano alle varie ed eterogenee realtà tolkieniane sparse nel mondo possano sentirsi unite per quanto separate in un’amicizia simile a quella della Compagnia?
È davvero un bel modo di vedere la comunità tolkieniana. Penso che ci leghi uno scopo comune; non si tratta solo di studiare, ma di essere deliziati dalle storie di Tolkien e di divertirsi tanto. Siamo uniti dallo stesso “ideale” e questa è sicuramente una caratteristica dell’amicizia.
In questi ultimi tempi studiosi di fama internazionale, eventi molto partecipati ed addirittura testate giornalistiche hanno proposto interpretazioni dei legami tra i personaggi maschili di Tolkien come caratterizzati da aspetti omoerotici o omoamorosi (vedi qui e qui). Questo aspetto è approfondito anche nel tuo libro o pensi che si tratti di una chiave di lettura che esula dalle intenzioni di Tolkien?
Non ho considerato questo aspetto nel mio libro. C.S. Lewis ne I quattro amori (che cito), scrive separatamente di affetto, eros, amicizia e carità. L’amicizia, per lui, è un tipo di amore più spirituale che corporale (usa il termine “naturale”). Così necessariamente l’approccio dell’amicizia dispensa dal tipo di amore chiamato “eros”, che implica la sessualità. Naturalmente, possiamo avere più di un tipo di amore in relazione alla stessa persona. Io considero mio marito il mio migliore amico, per esempio, e il mio amore per lui ha una grande parte di carità (che è un tipo di amore che abbiamo per Dio, e Lui per noi), ma il tipico amore coniugale sarebbe l’eros, che comprende necessariamente l’unione sessuale. Nel caso degli hobbit, degli altri personaggi della Compagnia e degli altri amici tra la gente libera, non vedo proprio nessuna tensione sessuale. Se noto qualcosa di diverso nell’amicizia tra Frodo e Sam, per esempio è la carità; l’amore che Sam ha per Frodo è quasi devozionale. Citando Lewis: «Altrimenti stiamo discutendo come un uomo che dovrebbe dire ‘Se ci fosse un gatto invisibile su quella sedia, la sedia sembrerebbe vuota; ma la sedia sembra vuota; quindi c’è un gatto invisibile su di essa’». Sono convinta che Tolkien volesse scrivere una storia di amicizia, non una storia d’amore eros, perché la letteratura ne è piena – Tolkien stesso ne ha scritte alcune buone come quella di Beren e Lúthien. Ed è così ben riuscita da aver messo in ombra la storia d’amore tra Aragorn e Arwen ne Il Signore degli Anelli, perché questo racconto è “hobbito-centrico”, direi “amico-centrico”; non esiste nessuno meglio degli Hobbit per esprimere l’amore di amicizia.
Hai in previsione di scrivere e pubblicare un altro libro in un futuro prossimo?
Assolutamente, mi piacerebbe pubblicare la mia tesi, continuare a scrivere libri teorici e iniziare a scrivere anche libri di fantasia.
È possibile leggere un’anteprima in italiano del libro qui sul nostro sito
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Autore: Cristina Casagrande
Editore: Luna Press Publishing
Lingua: Inglese
Copertina flessibile: 216 pagine
Data: 15/03/2022
Dimensioni: 13.97 x 21.59 cm