Tre imperdibili novità tolkieniane uscite per Bompiani – III Parte: Wayne G. Hammond, Christina Scull, L’arte del Signore degli Anelli

di Emilio Patavini


Eccoci giunti alla terza ed ultima pubblicazione tolkieniana della casa editrice Bompiani, uscita lo scorso 26 ottobre.

Wayne G. Hammond, Christina Scull, L’arte del Signore degli Anelli (Bompiani 2022). Data di uscita: 26 ottobre. Traduzione di Alberto Gallo. 144 pp. 35€

L’introduzione a questo volume contiene un breve resoconto della stesura de Il Signore degli Anelli, per poi passare al contenuto vero e proprio dell’opera, ovvero l’analisi esaustiva e approfondita di un vasto materiale iconografico. All’interno del volume è possibile trovare vari tipi di prodotti artistici realizzati dal Professore: ci sono “mappe da lavoro”, disegni che costituivano «supporti visivi per il suo lavoro di scrittura mentre [Tolkien] elaborava i dettagli della vicenda» (p. 12) e c’è una piccola parte di opere artistiche «pensate per essere usate nel Signore degli Anelli in aggiunta alle mappe» (p. 13). Si possono infine trovare abbozzi di frontespizi per Il Signore degli Anelli (con iscrizioni in Cirth e Tengwar), disegni per le sovraccoperte e anche decorazioni, lettering e calligrafie di prova.

Come scrivono Hammond e Scull, «le illustrazioni di Tolkien completano ed espandono il testo, arricchendolo di dettagli visivi e portando l’osservatore più in profondità nel mondo creato dall’autore» (p. 7).

Talvolta però i disegni non sono sempre del tutto fedeli al testo di Tolkien, perché sono stati ideati prima che la loro descrizione fosse messa per iscritto. Tolkien realizzò molti disegni di prova prima di giungere alla forma definitiva, come nel caso della Porta di Durin. Tolkien si dedicò anche alla realizzazione di “facsimile” da includere nel suo romanzo: è il caso dell’iscrizione runica sulla tomba di Balin.

Ma il più sorprendente è senza dubbio il facsimile di tre pagine del “Libro di Mazarbul”, il manoscritto letto da Gandalf nelle Miniere di Moria, di cui possediamo sei disegni preliminari. «Venne prodotto negli anni ‘40 in tre pagine e Tolkien voleva pubblicarlo, ma venne valutato troppo costoso [dalla casa editrice Allen & Unwin] e perciò non venne incluso: fu pubblicato solo nel 2004, per l’edizione del cinquantenario, all’inizio del capitolo “Il Ponte di Khazad-dûm”. In quel capitolo, Tolkien lo descrisse così:

“[s]quarciato, pugnalato e in parte arso, così sporco di nero e di altri segni scuri come sangue vecchio che poco restava da leggere

e Tolkien, di conseguenza, lo bruciò con la pipa, lo tagliò e lo rese illeggibile in alcune parti, lo macchiò di rosso con la pittura in modo che sembrasse sangue. Secondo Michael D.C. Drout, “lo stato bruciato del Libro di Mazarbul potrebbe ispirarsi al manoscritto del Beowulf”, che nel 1731 venne danneggiato gravemente a causa dell’incendio che distrusse la Cotton Library che ospitava la collezione di manoscritti medievali di Sir Robert Bruce Cotton (1571-1631); il fuoco causò dunque delle lacune nei versi, così come nel Libro di Mazarbul»1.

Di recente, in occasione dell’I-CONlangs 2022 – un convegno internazionale sulle lingue inventate, o conlangs, tenutosi all’Università di Torino dal 13 al 20 luglio 2022 – è stata dedicata una mostra curata dall’esperto di lingue tolkieniane Edouard Kloczko proprio al Libro di Mazarbul, con sezioni mai decifrate prima.

Tra le pagine del volume di Hammond e Scull si possono trovare anche le “mappe da lavoro” di cui si serviva Tolkien. La “Prima Mappa”, per esempio, fu la principale a essere utilizzata durante la stesura de Il Signore degli Anelli. Una mappa che, come scrive Christopher Tolkien in The Treason of Isengard, era «in continuo sviluppo, evolvendosi nei termini della trama che accompagnava, e avendo ricadute su di essa»2. Le cattive condizioni della mappa dimostrano quanto Tolkien la usasse di frequente: la carta è logora e sgualcita; molte annotazioni sono così sbiadite da essere quasi illeggibili; nomi di luoghi venivano continuamente aggiunti e corretti, nuovi fogli attaccati con nastro da pacchi. Si trova persino una piccola bruciatura, segno dell’immancabile pipa.

Come ci dimostra questo volume, anche la cartografia rientra a pieno titolo nell’arte tolkieniana: le mappe erano infatti «un punto di riferimento essenziale per la stesura di un libro ambientato in un così vasto territorio inventato» (p. 12).

Nota: si ringrazia l’Ufficio Stampa Giunti per aver gentilmente inviato una copia del libro al recensore.


1. E. Patavini, “Tolkien: Maker of Middle-earth & Tolkien: Treasures by Catherine McIlwaine translated by Stefano Giorgianni”, Amon Hen: Bulletin of the Tolkien Society, Issue 289, June 2021,pp. 12-13 (trad. mia)

2. J. R. R. Tolkien, C. Tolkien (ed.), The Treason of Isengard, HarperCollins, London 1993, p. 300 (trad. mia)

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Emilio Patavini (Genova, 2005). Appassionato lettore di fantasy, fantascienza, weird e horror, si interessa di letterature medievali germaniche, mitologia comparata e di studi sulla vita e le opere di J.R.R. Tolkien. Si occupa in particolare delle fonti di ispirazione mitologiche, letterarie e linguistiche di Tolkien e le loro influenze sul legendarium, e del rapporto tra Tolkien, il fantasy e la fantascienza. Nel 2019 ha tenuto una conferenza su Tolkien dal titolo “Tolkien Ritrovato”. È stato membro della Tolkien Society inglese e ha scritto articoli e recensioni per Amon Hen: Bulletin of the Tolkien Society, LibriNuovi (http://librinuovi.net/) e Liberidiscrivere (https://liberidiscrivere.com/). È intervenuto in varie puntate della web-radio “La Voce di Arda”. Nel dicembre 2020 è entrato a far parte della redazione di Tolkien Italia.