J.R.R. Tolkien e la fantascienza

Tolkien e Asimov

Nel 1957 si tenne a Londra la quindicesima World Science Fiction Convention. In quell’occasione, Il Signore degli Anelli di Tolkien fu l’ultimo vincitore dell’International Fantasy Award, precursore del Premio Hugo, poi soppresso.

«Potrebbe divertirvi sentire che (non richiesto) mi sono improvvisamente scoperto vincitore del Fantasy Award, proposto (cito): “come un appropriato momento culminante del quindicesimo Convegno mondiale della fantascienza”. In definitiva si è trattato di un pranzo al Criterion, ieri, con discorsi, e la consegna di un assurdo “trofeo”. Un massiccio “modellino” metallico di un razzo spaziale verticale (combinato con un accendino Ronson)».                                

(Lettera 202)

Nove anni dopo, nel 1966 fu la volta della ventiquattresima edizione, ospitata in tre città dell’Ohio: Cincinnati, Cleveland e Detroit, da cui il nome “Tricon”. In quell’occasione furono consegnati i prestigiosi Premi Hugo, il massimo riconoscimento per gli scrittori di fantasy e fantascienza. Furono premiati Io, l’immortale di Roger Zelazny e Dune di Frank Herbert per il miglior romanzo (di cui parleremo più avanti); Pentiti, Arlecchino!” disse il Tictacchiere di Harlan Ellison per il miglior racconto; il Ciclo della Fondazione di Isaac Asimov per la categoria Best All-Time Series(“Migliore Serie di Tutti i Tempi”). Il capolavoro di hard science fiction asimoviana soffiò il titolo a finalisti che hanno fatto la storia della fantascienza (ma non solo!): il Ciclo di Barsoom di Edgar Rice Burroughs (esempio di planetary romance), la Storia Futura di Robert A. Heinlein (padre della fantascienza sociologica), il Ciclo di Lensmen di E.E. “Doc” Smith (esempio di space opera) e soprattutto Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien!
A questo punto, viene spontaneo pensare che se fosse mai esistito un qualche rapporto tra Tolkien e Asimov, questo sarebbe stato quanto mai concorrenziale. Invece non è così, perché i due giganti della letteratura, considerati padri l’uno del fantasy epico e l’altro della fantascienza moderna, si conoscevano (non personalmente ma attraverso le proprie opere) e si stimavano reciprocamente.                                       

Nella lettera 294, indirizzata a Charlotte e Denis Plimmer, Tolkien commenta alcuni passaggi della loro intervista e scrive: «Leggo molto, o meglio, provo a leggere molti libri (specialmente le cosiddette fantascienza e fantasy). Ma raramente trovo un libro moderno che catturi la mia attenzione». Il Professore aggiunge,  in una nota a piè di pagina in riferimento a queste parole:

Ci sono delle eccezioni. […] Mi ha molto preso il libro che è arrivato secondo quando Il S.d.A. vinse il Fantasy Award: La morte dell’erba [di John Christopher]. Mi piace la f.s. di Isaac Azimov [sic].

Anche Asimov non mancò di omaggiare Tolkien in più occasioni. Jared Lodbell, nella voce da lui curata “Criticism of Tolkien, Twentieth Century” della J.R.R. Tolkien Encyclopedia, nota come Isaac Asimov e Harold Bloom fossero tra coloro che si cimentarono nel campo della critica tolkieniana, e Asimov commentò in particolare la simbologia dell’Unico Anello. Parte di questa analisi critica si può trovare in alcuni suoi scritti, come saggi e articoli. Per esempio, in uno dei 55 saggi critici inclusi in Guida alla fantascienza (Urania Blu n. 1, 1984), The Ring of Evil (L’Anello del Male, 1980), si legge:

Quando stava per essere trasmessa la versione televisiva dell’ultima parte di The Lord of the Rings, una nuova rivista, Panorama, mi chiese di scrivere un commento alla trilogia di Tolkien scegliendo qualunque aspetto di essa volessi, e io lo feci. L’articolo fu scritto prima dello spettacolo televisivo, dato che doveva uscire contemporaneamente a quest’ultimo; non fu, quindi, un commento alla trasmissione, ma una riflessione sul simbolismo del libro (dal mio punto di vista). Dopo che l’articolo fu pubblicato, vidi lo spettacolo televisivo e non mi piacque; ma lo spettacolo non c’entrava niente con quanto avevo scritto.

Ancora, Isaac’s Universe Volume Two: Phases in Chaos (1991), un’antologia di racconti ambientati nell’universo asimoviano curata assieme a Martin H. Greenberg, si apre con l’introduzione Concerning Tolkien, in cui Asimov scrive di aver già letto Il Signore degli Anelli cinque volte e paragona l’Anello del Potere alla tecnologia industriale, non condividendone fino in fondo la visione di Tolkien: se da un lato Tolkien non vedeva di buon occhio l’avanzamento tecnologico, dall’altro, Asimov, da uomo di scienza, era di tutt’altro avviso.

Asimov dimostrò il suo apprezzamento per Tolkien anche nella sua narrativa: in una nota in appendice a Nothing Like a Murder (Mancato assassinio, 1974), lo scrittore ricorda:  

J.R.R. Tolkien morì il 2 settembre 1973. All’epoca io mi trovavo a Toronto per partecipare alla 31a Convention Mondiale di Fantascienza, e fui profondamente colpito dalla notizia… Tuttavia, lo stesso giorno in cui seppi della sua morte vinsi il premio Hugo per il mio romanzo Neanche gli Dei e non potei fare a meno di sentirmi felice.                                                                                                
Avevo già letto tre volte Il Signore degli Anelli prima della scomparsa dell’autore (e da allora l’ho riletto una quarta volta), e poiché l’avevo apprezzato sempre di più ogni volta, capii che il solo modo per scusarmi della mia felicità in quel triste giorno era quello di scrivere un racconto in memoria di Tolkien. Così scrissi “Mancato assassinio”.

In questa storia, infatti, il club dei Vedovi Neri, protagonista di racconti gialli scritti dal Buon Dottore, riesce a risolvere un mistero grazie a degli indizi collegati a Tolkien e alla sua opera.

Tolkien e Dune di Frank Herbert

Grazie al già citato Tolkien’s Library, siamo venuti a conoscenza di due lettere inedite che permettono di fare luce sul rapporto (inaspettato) tra Tolkien e Dune, primo volume dell’esalogia fantascientifica di Frank Herbert, che dopo il film di David Lynch (Dune, 1984), approda proprio oggi nelle sale cinematografiche italiane con un secondo adattamento cinematografico, il remake di Denis Villenueve

Cerchiamo di ricostruire quanto emerge dai documenti pubblicati in Tolkien’s Library. Nel 1965 l’epopea fantascientifica di Frank Herbert, Dune, vide la luce della pubblicazione grazie a Sterling E. Lanier, statunitense, laureato in antropologia e archeologia all’Università della Pennsylvania, ma anche scrittore di fantascienza.

Nell’agosto 1965 Lanier mise insieme Dune World e The Prophet of Dune, le due parti in cui il romanzo di Frank Herbert era stato diviso e pubblicato a puntate su otto numeri della rivista americana Analog, e lo pubblicò per la prima volta in forma di libro per la Chilton Books, una casa editrice specializzata in manuali di autoriparazioni. Raggiunto ben presto il successo della critica, Dune vinse il Premio Nebula dalla Science Fiction Writers of America (SFWA) nel1965 e il Premio Hugo dalla World Science Fiction Convention nel 1966, come già detto. L’opera fu tradotta in quattordici lingue e vendette dodici milioni di copie: più di qualunque altro libro di fantascienza nella storia.

Curiosamente Lanier fu inoltre uno scultore di miniature di personaggi de Il Signore degli Anelli, apprezzate dallo stesso Tolkien, motivo per cui i due ebbero una corrispondenza epistolare.

Il 20 settembre 1965, Tolkien scrisse a Sterling Lanier di aver ricevuto Dune poco prima di un soggiorno all’estero. «Non penso che avrò tempo di leggerlo sino a che non prenderò una vacanza», aggiunse. Non è tutto, perché Tolkien lesse Dune, probabilmente l’anno dopo la sua pubblicazione. Lo sappiamo da un’altra lettera inedita (datata 12 marzo 1966), questa volta a un certo John Bush (che gli aveva inviato un’altra copia del libro), in cui leggiamo:

È impossibile, per un autore che ancora scrive, essere giusti nei confronti di un altro autore che lavora sulla stessa linea. O almeno, per me è così. Infatti, detesto DUNE intensamente, e in questo sfortunato caso è molto meglio e più corretto nei confronti di un altro scrittore stare zitto e rifiutarsi di fare commenti.


Promemoria: un ulteriore legame che si può esplorare tra Tolkien e la letteratura fantascientifica è quello con Lovecraft. Se siete interessati a confrontare e ad approfondire i mondi di J.R.R. Tolkien e H.P. Lovecraft, non mancate alla puntata di Radio “La Voce di Arda” che si terrà domani sera.

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Emilio Patavini (Genova, 2005). Appassionato lettore di fantasy, fantascienza, weird e horror, si interessa di letterature medievali germaniche, mitologia comparata e di studi sulla vita e le opere di J.R.R. Tolkien. Si occupa in particolare delle fonti di ispirazione mitologiche, letterarie e linguistiche di Tolkien e le loro influenze sul legendarium, e del rapporto tra Tolkien, il fantasy e la fantascienza. Nel 2019 ha tenuto una conferenza su Tolkien dal titolo “Tolkien Ritrovato”. È stato membro della Tolkien Society inglese e ha scritto articoli e recensioni per Amon Hen: Bulletin of the Tolkien Society, LibriNuovi (http://librinuovi.net/) e Liberidiscrivere (https://liberidiscrivere.com/). È intervenuto in varie puntate della web-radio “La Voce di Arda”. Nel dicembre 2020 è entrato a far parte della redazione di Tolkien Italia.