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Lo Specchio di Galadriel

Galadriel & Adar – I Parte

di Emanuele Cappella


Siamo ormai giunti alla conclusione di questa prima parte del viaggio. Dopo questi primi episodi di una serie destinata a concludere il suo arco narrativo tra ben quattro stagioni, “The Rings of Power” di Amazon ha già stimolato tutti i fan di Tolkien a rielaborare, approfondire e affinare la propria relazione con l’universo tolkieniano.

Un aspetto dell’opera di Tolkien sfugge spesso, rimosso. Pur nella sua incredibile profondità ed estensione il corpus tolkieniano è universo incompiuto. Caleidoscopico e in espansione. Come rendicontato dal figlio Christopher, Tolkien ha passato l’intera vita a scrivere e riscrivere la sua Storia, di cui esistono dunque versioni alternative non riconciliate, non riconciliabili. Perché nella loro dimensione irrisolta esprimono la difficoltà di riflettere un mondo che, come il nostro, fa i conti con delle situazioni limite: la morte, il dolore, la colpa. E l’esigenza insopprimibile di senso che ne scaturisce.

Tra tutti questi punti di vera e propria frattura narrativa due spiccano per importanza – e per gli impatti che avrebbero avuto sull’intera opera se fossero state integrate pienamente nell’universo narrativo della Terra-di-Mezzo prima che Tolkien morisse. La prima riguarda il personaggio di Galadriel, la seconda le origini e la natura degli orchi. Entrambe si pongono in dialogo con il dilemma del rapporto, individuale e collettivo, con il male e la violenza nel mondo. Come per magia, nell’episodio 6 questi due temi si sono intrecciati, specchiandosi l’uno nell’altro. Svelandone l’intima connessione, grazie anche alla straordinaria performance artistica di Joseph Mawle, l’enigmatico Adar, e di Morfydd Clark, una Galadriel guerriera.

In questo primo articolo partiremo proprio da Galadriel.

Nella storia tolkieniana è anche soprannominata Nerwen, ovvero ragazza-uomo, per l’altezza e la straordinaria forza fisica, che bene viene riecheggiata in questa versione amazzone del personaggio. Nel Silmarillion Fëanor, il maggior esponente degli elfi Noldor citato anche nella serie tv, si ribella apertamente alle potenze dell’Ovest, i Valar, e decide di combattere in autonomia Morgoth, l’oscuro nemico del mondo, Valar caduto e corruttore che, come puntualizza la serie stessa, è il mentore di Sauron. Questa ribellione comporterà una maledizione su tutti gli elfi che decideranno di seguire Fëanor nella sua cieca vendetta su Morgoth e le sue forze. Galadriel, pur detestando Fëanor, sceglie di seguirlo e di fatto ne condivide la sorte. Quando Morgoth cadrà grazie all’intervento diretto degli altri Valar, Galadriel rimarrà nella Terra di Mezzo invece di tornare alle Sponde Immortali.

Fatta questa premessa, ci sono due versioni della storia. Una, ben integrata nel Silmarillion e indirettamente nel Signore degli Anelli, è la prima versione “ufficiale”: Galadriel è caduta nell’ombra insieme al suo popolo e su di lei grava la maledizione dei Noldor [1]. Per citare direttamente i Racconti Incompiuti: “Era ancora l’orgoglio a muoverla quando, alla fine degli Antichi Giorni, dopo la definitiva sconfitta di Morgoth, respinse il perdono concesso dai Valar a tutti coloro che avevano combattuto contro di lui, e rimase nella Terra-di-Mezzo. Solo dopo che furono trascorse altre due lunghe ere, quando finalmente tutto ciò che aveva desiderato da giovane fu in sua mano, l’Anello di Potere e il dominio della Terra-di-mezzo da lei tanto sognato, la sua saggezza raggiunse la piena maturità ed essa li rifiuta e superata l’ultima prova, partì per sempre dalla Terra-di-Mezzo” [2].

Nella seconda versione Galadriel è completamente separata dalla ribellione di Fëanor, non c’è alcun bando contro il suo ritorno nelle Terre Immortali e di fatto sceglie di rimanere nella Terra-di-Mezzo per vigilare contro il ritorno di Sauron, consapevole che la lotta non è ancora vinta. Questa versione non è mai stata portata a compimento, ma come rendicontato dallo stesso Christopher Tolkien, l’autore aveva tutta l’intenzione di inserirla nel corpus, modificandolo dove necessario. In queste due versioni confliggenti è in gioco la definizione stessa di un eroe e del suo rapporto con il male. Nella prima, Galadriel è un eroe caduto. Il suo arco narrativo la porta a peccare di hybris, soffrirne le conseguenze e crescere.

La sua forza è umana, troppo umana: è consapevole di commettere un errore, ma agendo di impulso preferisce pagarne le conseguenze piuttosto che ammettere di avere sbagliato e rinunciare così al suo desiderio di dominio – sugli altri e su se stessa. Tratti caratteriali che molti hanno bollato come anti-tolkieniana nella versione del personaggio interpretato da Morfydd Clark che però, al netto in effetti di una totale mancanza di tatto politico che non rispecchia l’acume della Galadriel discepola di Melian la Maia, permeano lo spazio esistenziale di Galadriel anche nell’opera originale.

Nella seconda versione abbiamo invece un eroe immacolato: Galadriel conosce intimamente il male, lo ha vissuto nella tragedia del suo popolo e nella morte dei suoi fratelli, ma non ne è mai stata toccata direttamente. Un personaggio che insomma ha molto più in comune con l’ultraterreno – e con Gandalf – che con qualsiasi altro nell’intera narrazione tolkieniana. Un allontanamento dall’umana esperienza che, come direbbe Gandalf, ci ricorda che nella Terra-di-Mezzo “Ci sono altre forze che agiscono in questo mondo […], a parte la volontà del Male” [3]. E Galadriel, specialmente in questa seconda versione, sarebbe stata ancor più una di queste forze.

È però proprio in questa tensione che il personaggio acquisisce forza e spessore, restituendo la sensazione di essere in bilico tra due mondi. Nerwen, ragazza-uomo, è sintesi di opposti difficile da mettere a fuoco. Come le visioni del suo specchio. Ed ecco che questa dicotomia si riflette anche nel suo confrontarsi plasticamente con uno dei temi più delicati dell’intera opera Tolkieniana: cosa sono gli orchi, quale rapporto hanno con Sauron e come è giusto comportarsi con loro?

A questa domanda cercheremo di rispondere nel prossimo articolo.

Credit: Amazon Prime Video

Riferimenti bibliografici

[1] JRR Tolkien. Il Silmarillion – La Fuga dei Noldor, pg. 97: “Galadriel, unica tra le donne dei Noldor a stare quel giorno alta e animosa tra i principi impegnati in contesa, si disse pronta ad andare. Non pronunciò giuramenti, ma le parole di Feanor circa la Terra-di-mezzo le avevano messo un fuoco nel cuore, perché bramavi vedere quelle ampie terre non vigilate e avere quivi un dominio proprio” – Edizioni Bompiani (2003)

[2] JRR Tolkien. Racconti incompiuti – La storia di Galadriel e Celeborn, pg. 313-314 – Ed. Bompiani (2003)

[3] JRR Tolkien. Il Signore degli Anelli: La Compagnia dell’Anello – L’ombra del passato, Ed. Bompiani (2001)

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Emanuele Cappella. Dottore di ricerca in psicologia, lavoro come data analyst nel settore bancario. Lettore onnivoro, sono appassionato del Legendarium tolkieniano da quando, a 11 anni mio papà mi ha portato dalla biblioteca una vecchia edizione de “Lo hobbit”. Il mio personaggio preferito è Galadriel.

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