di Ludovica Fortunato
Nel corso dell’Ottocento, a partire da L. Van Beethoven (1770-1827), il numero delle sinfonie va sempre di più a diminuire: con Franz Schubert (1797-1828) contiamo solamente dieci sinfonie, tra le quali ricordiamo la Sinfonia n.8 D. 759 in si minore, denominata l’Incompiuta, proprio perché, a causa della morte dell’autore nel 1828, sono stati completati solamente i primi due movimenti, mentre del terzo ci resta un abbozzo; quattro di Hector Berlioz (1803-1869), uno dei maggiori compositori sinfonici del periodo romantico per la chiara e complessa scrittura orchestrale, con una maggiore comprensione dei timbri con le parti strumentali che si incrociano sempre di più.
Con Berlioz si ha un ulteriore aumento delle parti: gli strumenti risultano divisi in piccoli gruppi, tanto che è possibile parlare di piccole orchestre; in particolare gli archi cominciano ad avere momenti in cui suonano divisi.
Uno dei lavori più importanti di Berlioz è la Sinfonia Fantastica: episodi della vita di un artista in cinque parti op. 14 che, secondo alcuni storici, segna l’inizio del Romanticismo francese. È definita fantastica, da “fantasia”, in quanto la partitura orchestrale è legata ad un programma scritto dallo stesso autore nel quale si narra della passione amorosa che Berlioz ebbe per l’attrice inglese Harriet Smithson, incontrata nel 1827, mentre assisteva per la prima volta all’Amleto e al Romeo e Giulietta di Shakespeare rappresentati a Parigi da una compagnia inglese. Attraverso la musica e i colori timbrici applicati dal compositore si mettono in evidenzia gli alti e i bassi di questa passione.
Berlioz concepì la sinfonia esplicitamente come trasposizione artistica della propria esperienza strumentale; a sua volta, la sinfonia stessa influenzò direttamente la vita dell’autore: tre anni dopo la composizione, infatti, una sua esecuzione consentì a Berlioz di conquistare e quindi sposare la donna amata1.
La Sinfonia Fantastica è articolata in cinque, anziché quattro, movimenti (proprio come la Sinfonia n.6 Pastorale di L. Van Beethoven, ma anche come gli atti dell’opera francese) collegati fra di loro da un’idea fissa (Idée fixe), un pensiero musicale che nella mente del protagonista si associa sempre alla donna amata.
Fig. 01: Idée Fixe, Sinfonia Fantastica op. 14, primo movimento “Sogno e Passioni”, Editore Charles Malherber (1853-1911) Felix Weingartner (1863-1942), Info. editore Hector Berlioz Werke, Serie I, Band 1 Leipzig: Breitkopf und Härtel, 1900. Plate H.B. 1. Ristampa, New York: E.F. Kalmus, n.d. (1933-70), Copyright Public Domain, batt. 72-111.
Già da queste prime considerazioni possiamo intuire quanto Howard Shore abbia attinto dalla sinfonia ottocentesca: un primo riferimento è tratto dalla Sinfonia Fantastica di Berlioz. I due lavori hanno in comune un programma letterario e l’articolazione dei movimenti collegati fra loro da un motivo conduttore. Infatti, nella The Lord of the Rings Symphony tutti e sei i movimenti sono collegati fra loro dai leitmotiv dell’Anello e della Compagnia dell’Anello.
Un secondo parallelismo che possiamo mettere in risalto è dato dalla complessa scrittura orchestrale e dalla chiara comprensione dei timbri, garantita dalla scelta di strumenti specifici.
Nei primi due movimenti, che racchiudono le musiche di The Fellowship of the Rings, si ravvisano strumenti come il tin whistle, tipico flauto usato nella tradizione musicale irlandese, utilizzato per descrivere la Contea e l’anima degli Hobbit. Il tin whistle, in particolare, viene suonato all’inizio del viaggio dei quattro Hobbit, mentre per il ritorno a casa viene utilizzato il suono del flauto. Un altro strumento associato alla Contea è il cimbalom, tipico strumento ungherese popolare, parente del salterello, usato per rappresentare la schizofrenia e i movimenti nell’ombra di Gollum, conosciuto, in precedenza, con il nome di Sméagol.
Per raffigurare al meglio la Foresta di Fangorn, Shore ha utilizzato una serie di strumenti particolari (tamburo di legno, la marimba e i contrabbassi) capaci di far percepire la natura di questo luogo stregato e anche i suoi abitanti, gli esseri simili ad alberi che prendono il nome di Ent.
Volevo rendere l’idea del legno: ci sono tamburi di legno, marimba, fagotti e contrabbassi […]2
Con The Two Towers e The Return of the King troviamo una nuova cultura musicale: quella degli uomini. Nel primo film questo aspetto non viene approfondito da un punto di vista musicale, infatti troviamo solamente una serie di idee musicali rudimentali. Con The Two Towers si pone al centro dell’azione la cultura degli uomini di Rohan, popolazione ispirata alle popolazioni nordiche e ai Vichinghi; pertanto Shore introduce un nuovo strumento solista: Hardanger fiddle, un tipico violino norvegese, un po’ più piccolo del violino da concerto, che viene spesso utilizzato per eseguire musica polifonica ritmicamente complessa che accompagna un certo numero di danze sociali norvegesi tradizionali, tra cui il gangaro, le hall e lo springar. È dotato di corde che suonano a simpatia, che riescono a ricreare una sonorità antica. Non a caso, Shore spiega che con Hardanger fiddle voleva evocare gli spiriti dei paesi nordeuropei3.
Per la parte vocale, Shore ha musicato molte poesie scritte in lingua elfica, alle quali sono state associate un coro composto da sole voci femminili e per le parti solistiche il canto di Enya, per descrivere Rivendell, (Gran Burrone), luogo di conoscenza e apprendimento superiore. Per gli elfi di Lothlórien, Shore ha utilizzato una musicalità orientaleggiante, per distinguerli da quelli di Gran Burrone. Sono stati utilizzati strumenti di origine africana e indiana e, per le parti cantate soliste, Shore ha collaborato con Elisabeth Fraiser, che con la sua grande capacità di modulazione della voce, è riuscita a produrre dei suoni eteri.
Già da questi elementi si percepisce l’attenzione di Shore nel rimanere fedele alla scrittura di Tolkien e rispettare le tradizioni delle popolazioni create per questo romanzo. Infatti, oltre alle poesie scritte in elfico, troviamo anche gli antichi poemi dei nani, per i quali Shore si è servito di un coro maschile, composto da 60 cantanti maschi maori (originari della Polinesia); di questi, 50 cantavano, mentre gli altri 10 eseguivano “grugniti” tipici di giocatori di Rugby4.
Tutti i testi corali, riguardanti la cultura degli uomini di Rohan, sono stati tradotti in inglese antico. Con questa attenzione, Shore ha “tradotto” le parole di Tolkien in note, fino a formare una musica che muove le emozioni e rispecchia le parole del professore.
Poiché Rohan è fondamentalmente un mondo di ispirazione nord-europea, volevo evocare lo spirito di quei posti. Desideravo qualcosa che avesse un suono antico e il violino è un ottimo strumento da affiancare ai flauti di legno.5
1P. Russp, Berlioz: Sinfonia Fantastica. Una guida, Roma, Carrocci editore, 2008, p.13.
2G. Bergamino, «Il Ritorno del Re Howard Shore Sinfonia per la Terra di Mezzo: Le due Torri», in Colonne Sonore immagini tra le note, Luglio/Agosto 2003, Anno I, N1 p 18.
3G. Bergamino, «Il Ritorno del Re Howard Shore Sinfonia per la Terra di Mezzo: Le due Torri», in Colonne Sonore immagini tra le note, Luglio/Agosto 2003, Anno I, N1 p. 18.
4D. Adam, The music of The Lord of The Rings film, A comprensive account of Howard Shore’scored, Van Nuys, CA, Carpentier 2010, p. 57.
5G. Bergamino, «Il Ritorno del Re Howard Shore Sinfonia per la Terra di Mezzo: Le due Torri», in Colonne Sonore immagini tra le note. cit. p.18
Ludovica Fortunato (08/02/1997 Firenze) si è laureata con lode in Drammaturgia Musicale e Storia della Musica per il cinema e della televisione presso l’Alma Mater Studiorum, Università degli Studi di Bologna, seguita dai professori Nicola Badolato e Paolo Noto, il 7 luglio 2022.
Nel 2017 ha frequentato il corso di laurea triennale in Discipline delle Arti della Musica e dello Spettacolo presso l’Università degli Studi di Firenze laureandosi nel 2020 portando come argomento di tesi le influenze di Richard Wagner con Der Ring des Nibelungen su J. R. R. Tolkien per la stesura del romanzo The Lord of the Rings e della colonna sonora della trilogia cinematografica di H. Shore; la tesi è stata seguita dalla prof.ssa Antonella D’Ovidio.
In parallelo agli studi musicologi, Ludovica è flautista, pianista e compositrice professionista, in particolare sul repertorio romantico e colonne sonore di film, serie televisive, videogiochi e cartoni animati giapponesi, esibendosi durante le fiere comics e sul suo canale YouTube.
Attualmente frequenta il corso di laurea triennale in Didattica della Musica (canto e strumento) presso il Conservatorio Luigi Cherubini Firenze ed è docente di lingua italiana volontaria presso il Centro Internazionale Studenti Giorgio La Pira a Firenze.