Un’esclusiva di Deadline riporta la scure cinematografica su J.R.R. Tolkien. Ma stavolta non è l’opera il bersaglio, bensì la sua vita.
La Unique Features ha messo in cantiere un biopic su J.R.R. Tolkien dal nome Middle Earth: c’è già la firma del regista, il britannico James Strong nominato al BAFTA nel 2015 per Broadchurch e noto per il suo coinvolgimento in altre serie TV come Downton Abbey e Doctor Who.
A capo del progetto ci sono due produttori esecutivi che gli appassionati della prima trilogia di Peter Jackson dovrebbero ricordarsi bene: Robert “Bob” Shaye e Michael Lynne, due veri e propri protettori del regista neozelandese durante l’improbabile e poi straordinaria impresa alla New Line Cinema. Proprio loro avevano lasciato la casa di produzione nel 2008 per fondare la Unique, che ha potuto annoverare tra i propri successi film come Moneyball – l’Arte di Vincere. La presentazione di Middle Earth è per ora fissata nell’agenda di Festival Internazionale di Berlino nel febbraio 2017, per la distribuzione di Protagonist Films.
Ma su cosa si basa la sceneggiatura? Non solo consulente ma capitano del team di scrittori sarà Angus Fletcher, un entusiasta di J.R.R. Tolkien giovane professore associato al dipartimento d’Inglese dell’Ohio State University che, secondo l’esclusiva di Deadline, avrebbe fatto ricerche della durata di 6 anni intorno agli anni anteguerra del futuro autore di Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli con ricerche originali in archivi ed interviste condotte di persona (a chi, non si specifica). In realtà Fletcher aveva rivelato che la ricerca di finanziamenti per la produzione era in corso quasi due anni fa, quando era la Prescience Films (produzione di Il Discorso del Re) il principale interessato e il budget attorno ai 20 milioni di $ faceva presagire un inizio delle riprese già entro la fine del 2015, sempre grazie all’intercessione di Bob Shaye. Il nome della produzione era già Middle Earth e Fletcher descriveva così il suo coinvolgimento per la conferenza There and Back Again.
«Non sono mai stato interessato né ad essere uno scrittore e sicuramente non uno sceneggiatore. Ma ero interessato al potere delle storie e quando si è presentata l’occasione di raccontarne una, ho pensato “Nessuno ha intenzione di farlo, dunque immagino valga le pena di tentare”.»
Da allora le cose sembrano esser cambiate parecchio. In effetti Fletcher è già accreditato come sceneggiatore di alcune produzioni in corso d’opera come l’adattamento del romanzo di E.M. Forster Il Viaggio più Lungo e di L’Uomo Variabile di Philip Dick, oltre che di una sceneggiatura originale del ciclo iliaco: Elena di Sparta. Ma prendiamo pure per buono che si tratti di un’aspirazione priva di malizia e che l’interesse di Fletcher stia nel sopperire ad un’assenza da lui percepita come lacuna nello storytelling collettivo di Tolkien.
La storia sarebbe appunto quella già ben documentata di Tolkien nei suoi anni universitari, dell’esperienza militare durante la Grande Guerra e della sua storia d’amore con Edith Bratt. Non che le poche informazioni pubblicate da Deadline siano particolarmente incoraggianti, visto che riferiscono di John Ronald ed Edith che vivessero felicemente con amici ad Oxford fino al 1914, per poi sopportare i 4 anni della guerra a seguire; così espresse, non c’è una parola che rappresenti la realtà dei fatti, visto che Edith e Ronald non si sono sposati prima del marzo 1916 (né certo avrebbero convissuto prima delle nozze, né Edith abitava in Oxford prima) proprio in vista dell’imminente partenza di Ronald al fronte, mentre gli amici di Tolkien del T.C.B.S. erano già tutti arruolati e operativi da almeno 6 mesi. Deformazione giornalistica con fisiologica impreparazione, probabilmente, non imputabile a Fletcher.
Però il prof. dell’OSU sembrava possedere un’inclinazione, nel migliore dei casi, all’esasperazione dei fatti. Nella conferenza parlava ad esempio «di persone intorno a lui che tentavano di scoraggiare la scrittura dei suoi libri». A chi e cosa si riferiva? L’unico libro che il giovane laureato Tolkien voleva pubblicare prima della guerra aveva il titolo proposto The Trumpets of Faërie, una raccolta delle sue primissime poesie che costituiscono la più antica versione di una mitologia originale intorno alla figura di Eärendel (più tardi Eärendil) e che la casa editrice Sidgwick&Jackson rifiutò. Eppure, fu proprio grazie all’incoraggiamento dei suoi più cari amici che Tolkien portò avanti la sua composizione poetica e propose i suoi versi ad un editore, allo scopo di garantire una rendita ad Edith nel caso non fosse tornato dal fronte. Nessun altro libro d’invenzione incontra ambizioni di pubblicazione per Tolkien prima di Lo Hobbit; e in ogni caso nessuno della stretta cerchia dei suoi confidenti ha svilito la sua inedita produzione letteraria tra gli anni ’20 e ’30. Se anche la pellicola volesse protrarsi fino agli anni del successo letterario, dove troverebbe fondamento una simile dichiarazione?
In un secondo momento Fletcher parlava di un «probabile disturbo da stress post-traumatico» che gli sarebbe stato diagnosticato in condizioni ideali di ritorno dalla Grande Guerra. Per quanto l’idea sia stata spesso portata avanti su testate giornalistiche (forse per fare sensazione) e l’ipotesi sia stata ampiamente impiegata nella ricerca seria per la rappresentazione del malessere di un suo personaggio in particolare, Frodo, alla fine di Il Signore degli Anelli, non c’è nessuna evidenza – e allo stato attuale nemmeno alcun indizio concreto – che faccia supporre che Tolkien abbia mai sofferto di PTSD. L’importanza del trauma e per l’autore e per le vicende raccontate è stata suggerita da Shippey in Autore del Secolo e poi discussa da J.B. Croft in War in the works of J.R.R. Tolkien. Forse Fletcher è giunto in possesso di informazioni da archivi medici ancora non scoperti durante la convalescenza del futuro autore? In ogni caso il PTSD era ancora lontano da avere un profilo clinico chiaro.
Non abbiamo idea di quante di quelle idee dichiarate nel febbraio 2015 siano sopravvissute nella bozza di sceneggiatura attuale o sopravvivranno durante la pre-produzione, il vaglio del regista subentrato solo ora sarà, come sempre, un passo fondamentale per la preparazione finale del copione. Dalle informazioni finora disponibili sui personaggi coinvolti, che appunto guardano ben più indietro rispetto all’annuncio di Deadline di oggi, non ci sembra di intravedere una produzione particolarmente interessata al racconto di quegli anni pieni di gioia e dolore per come si sono effettivamente svolti. La tendenza all’esasperazione di Fletcher potrebbe dimostrarsi un’arma particolarmente tagliente ed essere vista come una ghiotta occasione da produzione e regia per sfociare nella caricatura.
Esiste poi un secondo problema e di natura più pragmatica. Gli anni prima e dopo la Grande Guerra di J.R.R. Tolkien sono raccontati in libri pubblicati presso l’editore ufficiale HarperCollins, che ha un accordo piuttosto stretto e di reciproca protezione con gli esecutori letterari, la Tolkien Estate. Trattasi di Tolkien e la Grande Guerra di John Garth, del racconto giorno-per-giorno di Hammond&Scull in The J.R.R. Tolkien Companion&Guide e della stessa biografia autorizzata di Humphrey Carpenter. In diversa misura questi 3 testi fondamentali fanno ricorso a documenti della famiglia Tolkien e dei suoi amici di allora non pubblicati per l’intero (fino all’estremo dei Diari di Tolkien degli anni ’10, ancora completamente secretati). Lo stesso Tolkien at the Exeter College di John Garth, la pubblicazione dedicata più recente e non legata all’editore ufficiale, non esisterebbe senza riferimenti ai documenti precedentemente utilizzati.
I 6 anni di ricerca di Fletcher suonano un po’ come un avvertimento precauzionale in questo senso, ma è largamente improbabile che si possano raccontare quegli anni senza far ricorso a questi testi. All’opposto, non è allora improbabile che gli esecutori letterari si muovano per vie legali affinché l’immagine pubblica di J.R.R. Tolkien e di Edith Bratt non ne risenta secondo il loro giudizio (per quanto, stavolta, l’intervento potrebbe non avere esito). L’annuncio della firma del regista fatto a 2-3 settimane da quello della pubblicazione di Beren e Lúthien, con tutte le implicazioni biografiche della vicenda, è un chiaro tentativo di convertire l’attenzione e l’attesa dei lettori affezionati verso la produzione cinematografica.
Allo stato dell’arte, però, ci sono parecchi dubbi sul fatto che sia una notizia altrettanto buona.
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(online dalle 17.30)
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