“Beowulf”: quale edizione scegliere?

Poemi anglosassoni – edizione Lindau

Roberto Sanesi (curatore)
Poemi anglosassoni. Le origini della poesia inglese (VI-X secolo)
Lindau (agosto 2019)
€24
256 pp.
Source: gentilmente inviato dall’editore. Si ringrazia l’Ufficio Stampa delle Edizioni Lindau

Per una panoramica generale della poesia anglosassone, si consiglia la lettura dei Poemi anglosassoni. Le origini della poesia inglese (VI-X secolo), edito da Lindau e curato da Roberto Sanesi, traduttore delle opere di Shakespeare, Marlowe, Eliot, Yeats, Blake, Milton, Whitman, Dylan Thomas, Carroll, Pinter e Heaney, dei romantici inglesi e dei poeti americani. Si tratta di una riedizione uscita nel 2019 dell’antologia pubblicata sotto lo stesso titolo da Lerici nel 1966 (poi edita da Guanda nel 1975): a differenza della precedente edizione Lerici, il numero di pagine è variato e dopo p. 58 non è stato inserito il facsimile del primo folio del Beowulf.

L’Introduzione di Roberto Sanesi tratta brevemente la storia, la lingua, le istituzioni sociali dei popoli anglosassoni (come la figura-chiave dello scôp, il poeta di corte), la metrica – basata sugli elementi fondanti dell’allitterazione e di una particolare figura retorica chiamata kenning –, i generi e i temi della poesia. Segue una breve rassegna che introduce il lettore ai testi poetici selezionati in questa antologia: dalla poesia eroica ed epica alle elegie drammatiche dell’Exeter Book, dagli indovinelli metrici alle formule magiche e di scongiuro risalenti a un’Inghilterra ancora pagana, per arrivare alla poesia religiosa (le scuole di Cædmon e di Cynewulf). Secondo Sanesi, il Beowulf «è il più alto esempio di poesia epico-narrativa del periodo anglo-sassone. In esso si fondono con raro equilibrio alcuni degli aspetti più caratteristici di altre composizioni del genere» (p. 18). Il curatore osserva acutamente che «L’autore del Beowulf, infatti, celebra eventi ormai trascorsi da secoli (il poema risale al VII o all’VIII secolo, mentre i fatti di cui si parla risalgono al V secolo), e di chiara derivazione scandinava. […] Secondo alcuni critici lo scopo di questo poema molto più complesso di quanto i fatti discussi possano fare intravedere (e ricco di riferimenti e di allusioni oggi non comprensibili) non è molto diverso dallo scopo dell’Eneide: si tratterebbe insomma, attraverso le gesta dell’eroe, della glorificazione delle origini germaniche della storia e della cultura anglo-sassone. Opera certamente colta, e però difficile, per quanto non impossibile, che sia stata direttamente influenzata dall’Eneide». Anche Tolkien, nel saggio Beowulf: I mostri e i critici, affronta il parallelismo tra Beowulf ed Eneide, due opere che sono accomunate da un «senso di profondità». Questo rimanda, naturalmente, al tema trattato dall’Introduzione a questa serie di recensioni.

In questa antologia potrete trovare cinque estratti dal Beowulf (“L’arrivo di Beowulf”, vv. 193-317; “La spada prodigiosa”, vv. 1550-1618; “Beowulf e Wiglaf uccidono il drago”, vv. 2510-2710; “La morte di Beowulf”, vv. 2711-2892; “Il funerale di Beowulf”, vv. 3110-3182) e una vasta selezione di gran parte del corpus poetico anglosassone, tra cui testi che dovrebbero suonare familiari a chiunque si consideri appassionato dell’opera accademica di Tolkien, ma non solo. Come per esempio gli ormai celebri versi del Christ I, o L’Avvento, poema attribuito a Cynewulf, che si firma in caratteri runici verso la fine del Christ II. Infatti, sappiamo tutti come «[n]el giugno del 1914, alla fine del terzo anno, [Tolkien] prese in prestito dalla biblioteca dell’Exeter un’antologia in tre volumi di poesia anglosassone da leggere durante le vacanze estive. Fu una citazione nel glossario a colpirlo, una frase del poema inglese antico noto come Christ I»[25]. Quello fu per lui un punto di svolta, «il momento fondamentale nello sviluppo della sua mitologia»[26], come lo ha definito Carl Phelpstead. Più tardi Tolkien scriverà di quella vera e propria folgorazione, che fu la scintilla che diede inizio all’avventura letteraria del legendarium:

«Avvertii un brivido singolare, come se qualche cosa si fosse mosso dentro di me e mi fossi a metà risvegliato dal sonno. Qualcosa di molto lontano, di estraneo e di molto bello si nascondeva dietro quelle parole, se io solo lo avessi potuto afferrare, nella lontananza, dietro l’inglese antico»[27].

Secondo John Garth[28], il libro da cui Tolkien lesse quei fatidici versi era la Bibliothek der angelsächsichen Poesie di Grein-Wülker (G.H. Wigand, Kassel 1883-98), citata in questa antologia a p. 43. Ora, i versi in questione sono i vv. 104-5 del Christ I

Éala Éarendel,           engla beorhtast,
ofer middangeard       monnum sended

Una traduzione letterale suonerebbe così: “O Éarendel, il più splendente degli angeli, / sulla Terra di Mezzo inviato tra gli uomini”. Nella traduzione di Sanesi troviamo, a p. 109: «O tu splendido raggio, la più fulgente degli angeli, / agli uomini inviata su questa misera terra». Leggendola, viene spontaneo chiedersi: a chi si riferisce quel femminile? In una nota alla Lettera 297, Tolkien spiega: «Spesso si è pensato che [Éarendel] si riferisse a Cristo (o a Maria), ma il confronto con Bl[ickling] Hom[ilies] suggerisce che il riferimento sia al Battista»[29]. Tolkien conclude quindi che i «versi si riferiscono a un araldo, e messaggero divino»[30] e non a Cristo o a Maria (come vuole invece l’interpretazione di Sanesi). Éarendel si riferisce, infatti, alla stella che precede l’alba (un messaggero, come l’alba che precede la venuta di Cristo, inteso come vero sole); perciò, secondo Tolkien, «la parola indica Venere, la Stella del Mattino, e si riferisce metaforicamente a Giovanni il Battista»[31]. Nota: gli antichi consideravano Venere una stella per via della sua luminosità prima dell’alba, e per questo la chiamavano Stella del Mattino.

Continuando a sfogliare questa bella antologia, il lettore può trovare altre opere che Tolkien studiò da vicino o che ebbero una qualche influenza su di lui, come The Wanderer (e i suoi molti echi sull’opera tolkieniana, discussi in Stuart D. Lee, “J.R.R. Tolkien and The Wanderer: From Edition to Application in Tolkien Studies, Vol. 6, West Virginia University Press 2009, pp. 189-211); La battaglia di Maldon (cfr. J.R.R. Tolkien, Il ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorhthelm, Bompiani, Milano 2019); La battaglia di Finnesburh (cfr. J.R.R. Tolkien, Finn and Hengest. The Fragment and the Episode, a cura di Alan Bliss, 1982); gli indovinelli del Libro di Exeter, qui chiamati Enigmi, che potrebbero avere ispirato quelli di Bilbo e Gollum; i vv. 6-7 del frammento de La balena dal Bestiario del Libro di Exeter (þam is noma cenned / fyrnstreama geflotan, / Fastitocalon; nella traduzione di Roberto Sanesi, p. 163: «a questo essere / che negli antichi mari galleggia è dato il nome / di Festitocàlon»), alla base della poesia Fastitocalon,pubblicata ne Le avventure di Tom Bombadil; e infine La rovina con il suo accenno alle enta geweorc “opera di giganti”, che Tolkien tramuterà nei suoi famosi Pastori di Alberi.  

La traduzione in versi è dall’inglese, cioè da traduzioni inglesi dei testi originali in anglosassone (lo si nota, per esempio, quando Sanesi adotta le anglicizzazioni Scyldings e Weders per gli Scyldingas e i Wederas dell’originale)e non sempre letterale, prendendosi talvolta qualche libertà; ma in generale è piuttosto evocativa, specie se letta ad alta voce, come facevano, secoli fa, i poeti di corte dell’antica Inghilterra.  Tra l’altro, questa traduzione si segnala per il virtuosismo nella resa in italiano (negli ultimi due brani selezionati dal Beowulf è presente l’allitterazione di /f/).


Note:

[25] C. McIlwaine, Tolkien: Il creatore della Terra di Mezzo, cit., p. 202

[26] C. Phelpstead, “Christ: ‘Advent Lyrics’” in M.D.C. Drout (ed.), J.R.R. Tolkien Encyclopedia: Scholarship and Critical Assessment, cit., p. 99 (trad. mia)

[27] U. Killer (a cura di), Antologia di J.R.R. Tolkien, Bompiani, Milano 2002, p. 405

[28] J. Garth, Tolkien at Exeter College, Exeter College, Oxford 2014, p. 31

[29] J.R.R. Tolkien, Lettere 1914/1973, cit., p. 611

[30] Ibidem

[31] C. Phelpstead, “Christ: ‘Advent Lyrics’” in M.D.C. Drout (ed.), J.R.R. Tolkien Encyclopedia: Scholarship and Critical Assessment, cit., p. 99 (trad. mia)

Emilio Patavini
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Emilio Patavini (Genova, 2005). Appassionato lettore di fantasy, fantascienza, weird e horror, si interessa di letterature medievali germaniche, mitologia comparata e di studi sulla vita e le opere di J.R.R. Tolkien. Si occupa in particolare delle fonti di ispirazione mitologiche, letterarie e linguistiche di Tolkien e le loro influenze sul legendarium, e del rapporto tra Tolkien, il fantasy e la fantascienza. Nel 2019 ha tenuto una conferenza su Tolkien dal titolo “Tolkien Ritrovato”. È stato membro della Tolkien Society inglese e ha scritto articoli e recensioni per Amon Hen: Bulletin of the Tolkien Society, LibriNuovi (http://librinuovi.net/) e Liberidiscrivere (https://liberidiscrivere.com/). È intervenuto in varie puntate della web-radio “La Voce di Arda”. Nel dicembre 2020 è entrato a far parte della redazione di Tolkien Italia.