“Beowulf”: quale edizione scegliere?

Beowulf – edizione Einaudi

Ludovica Koch (curatrice)
Beowulf
Einaudi
€11
282 pp.
Source: del recensore

Per un primo approccio, l’edizione Einaudi è ciò che fa per voi. La curatrice del testo, Ludovica Koch, allieva di Mario Praz, ha insegnato Lingue e letterature nordiche all’Istituto Orientale di Napoli e all’Università degli studi di RomaLa Sapienza”. Koch ha saputo destreggiarsi nella traduzione di classici della letteratura medievale germanica, come questo Beowulf (Einaudi, 1987), le Gesta dei re e degli eroi danesi (con Maria Adele Cipolla; Einaudi, 1993), La Saga dei Volsunghi (Carocci, 1994; postumo) come nella produzione saggistica, cfr. Gli scaldi: poesia cortese d’epoca vichinga (Einaudi, 1984). Sue sono le curatele delle opere di Byron, Goethe, Kierkegaard, Strindberg, Lagerlof, Poe e una traduzione parziale delle Metamorfosi ovidiane per i tipi della Fondazione Lorenzo Valla. Da una traduttrice e saggista di questa levatura non ci si può che aspettare un’edizione molto curata, ormai classica in Italia.

Si compone di una introduzione, un’utilissima mappa di Danimarca e Svezia intorno all’VIII secolo, una bibliografia essenziale (in cui compare uno studio critico di T.A. Shippey ma nessun riferimento a Tolkien), una nota al testo e una alla traduzione e, in fondo al libro, un glossario dei nomi propri. Nell’Introduzione, in cui troviamo citato due volte il saggio tolkieniano ‘Beowulf’: the Monsters and the Critics (pp. XX-XXI), Koch dimostra una grande conoscenza e padronanza della letteratura (e della lingua) anglosassone, contestualizzandola anche sul più vasto orizzonte della letteratura germanica (con particolare attenzione alla cultura norrena), e grazie alla sua competenza in questo campo è in grado di comprendere appieno la complessa psicologia e il codice comportamentale che regolavano i costumi di vita della società guerriera. Devo dire che all’Introduzione ho preferito la Nota al testo (in cui ricompare il saggio di Tolkien in tre note: pp. XLVI, XLIX-L): essa, infatti, attraverso le analisi puntuali e precise di trama, lingua, ipotesi di datazione, alcuni pareri critici, ma soprattutto delle fonti folcloristiche alla base del poema, con cenni sul metro adottato e sull’allitterazione, il sistema di heiti e kenningar e delle principali figure retoriche, fornisce un quadro chiaro e accurato.

La traduzione è stata condotta sull’edizione critica di C.L. Wrenn riveduta da W.F. Bolton (Harrap, London 1973) e «[s]i sforza di ricalcare, fin dove è possibile, l’articolazione sintattica, l’ordine delle frasi e delle parole, le ripetizioni, le congiunzioni o al contrario l’asindetismo dell’originale» (p. LI), cercando di riprodurre, nei limiti che lingua italiana che consente, «una scansione fortemente accentuativa» (Ibid.) e «la presenza di un vasto sistema di richiami sonori: l’allitterazione istituzionale, ma anche occasionali assonanze, e perfino rime» (Ibid.). Tipica del poema è la divisione dei versi in due emistichi bilanciati metricamente, scansione qui mantenuta; mentre i titoli in corsivo preposti ai quarantatré capitoletti sono dell’autrice e danno un breve sunto del fitt cui sono riferiti. Da segnalare è il ricchissimo apparato di note esplicative a piè di pagina.

Particolarmente interessante ed esemplificativa del poema la quarta di copertina: «Questo antico poema senza nome d’autore e senza titolo, di datazione incerta (VII secolo?), ha molti primati. È il più antico testo poetico lungo, scritto in un volgare europeo. È l’unica epica compiuta delle letterature germaniche antiche. È il testo più importante e ricco della letteratura anglosassone. Ed è il solo poema al mondo interamente dedicato a uno dei temi mitici più antichi e universali: il combattimento tra un uomo e un mostro». Queste parole mi ricordano quelle di Tolkien: «è nel Beowulf che il poeta ha consacrato un intero poema a questo argomento (del “paradosso della sconfitta inevitabile anche se non riconosciuta”)», ma anche dei mostri. Perché, come nota Massimo Bacigalupo nella postfazione all’edizione Fazi del Beowulf, il poema è allo stesso tempo «bipartito (gioventù e vecchiaia) e tripartito (tre scontri con mostri), oltre che diviso in quarantatré fitts e in 3182 versi» (p. 272).

«Attenzione. Sappiamo          della gloria, in giorni lontani,
dei Danesi con l’Asta,            dei re della nazione;
che grandi cose fecero          quei principi, nel passato.
Molte volte Scyld Scefing     strappò, a bande pirate,
a numerosi popoli,      i seggi dell’idromele.
Fu il terrore degli Eruli,         lui che era stato trovato,
bambino, senza niente.          Ma si vide soccorso.
Salì, sotto le nuvole,  fu coperto di segni
di prestigio, finché     ogni suo confinante
oltre la via delle balene         gli dovette ubbidienza
e gli pagò tributi.        È stato un grande re.»

(Beowulf, vv. 1-11b; p. 3)