di Ludovica Fortunato
Quello tra il 1750 e il 1780 è un periodo in cui si cominciarono a verificare delle linee di tendenza che portarono a un progresso aumento della musica strumentale e alla nascita di nuovi generi della musica strumentale, fra cui la sinfonia.
All’inizio del Settecento, con il termine “sinfonia” si designava la parte introduttiva di un’opera. Essa, infatti, fungeva da cornice, da spazio intermedio tra la realtà della vita quotidiana e la finzione di ciò che prende vita sul palcoscenico. Era strutturata in tre movimenti: Allegro, Andante e Finale-Allegro.
Questo nuovo genere di musica strumentale continuò a svilupparsi nel corso del Settecento, in particolare con F. J. Haydn (1732-1809), W. A. Mozart (1756-1791) e L. Van Beethoven (1770-1827). Il numero dei movimenti da tre divenne quattro (Allegro-Andante-Minuetto-Allegro Finale), il primo e l’ultimo dei quali composti nella forma sonata[1].
Nella partitura della colonna sonora The Lord of the Rings scritta da Howard Shore possiamo ravvisare elementi compositivi del Settecento, in particolare sulla composizione dei temi musicali, che presentano una scrittura molto semplice (basti ascoltare il tema della Storia dell’Anello, tema della Compagnia dell’Anello…), ma con un grande significato dietro, che in The Lord of the Rings Symphony emergono in maniera enfatica.
La scrittura di The Lord of the Rings Symphony ha richiesto un lavoro di quattro anni (1999-2003). Shore ha suddiviso la Sinfonia in sei movimenti, che racchiudono due movimenti per ogni libro della trilogia. Ciascuno di questi movimenti contiene la musica di alcuni episodi dei film al quale si riferisce:
LA COMPAGNIA DELL’ANELLO
• Movement One
The Prophecy – Concerning Hobbits – The Shadow of the Past – A Short Cut to Mushrooms – The Old Forest – A Knife in the Dark
• Movement Two
Many Meetings – The Ring Goes South – A Journey in the Dark – The Bridge of Khazad-dûm – Lothlúrien – Gandalf’s Lament – Farewell to Lórien – The Great River – The Breaking of the Fellowship
LE DUE TORRI
• Movement Three
Foundations of Stone – The Taming of Smeagol – The Riders of Rohan – The Black Gate is Closed – Evenstar – The White Rider – Treebeard – The Forbidden Pool
• Movement Four
The Hornberg – Forth Eolingas – Isengard Unleashed – Gollum’s Song
IL RITORNO DEL RE
• Movement Five
Hope and Memory – The White Tree – The Steward of Gondor – Cirith Ungol – Anduril
• Movement Six
The End of All Things – The Return of the King – The Grey Havens – Into the West
Già per la struttura possiamo fare un parallelismo con la Sinfonia n.6 op.68 in fa maggiore, detta “La Pastorale” di L. Van Beethoven, che è strutturata in cinque movimenti (al posto dei consueti quattro) ed è dotata di un impianto programmatico esplicito. Non a caso, ogni movimento riporta una denominazione specifica.
Il primo movimento è denominato il risveglio dei sentimenti all’arrivo in campagna; esso si propone in forma sonata e come primo tema presenta un carattere campestre, per il profilo melodico e la strumentazione utilizzata, che fa anche da introduzione “mattutina”. Questa entrata viene dedicata al risveglio e viene rappresentata dall’entrata progressiva degli strumenti prima singolarmente e poi tutti insieme. Per ottenere questo crescendo, Beethoven si serve di una proporzionale germinazione di brevi motivi che vanno a comporre i temi principali da un lato e dall’altro creano una tessitura continua, fatta di brevissime cellule ripetute, che ben dipinge lo sfondo sonoro. Da questo paesaggio sonoro possiamo scorgere il musicista che passeggia nel bosco, accompagnato da quel vago stormo di flora e fauna, uguale a se stesso seppur sempre difforme.
Shore ha applicato questo procedimento al primo movimento della sinfonia che si apre con un panorama musicale misterioso, ma anche magico dato dai leitmotive[2] di Lothlorien lasciando progressivamente posto al leitmotiv della storia dell’anello, eseguito prima dai violini e poi dal corno inglese. In poche battute si crea un paesaggio sonoro mistico che porta l’ascoltatore dentro il mondo della Terra di Mezzo, facendogli intuire il potere dell’Unico Anello e anche la presenza del personaggio di Gollum, introdotta sempre dal corno inglese, che lascia poi il posto al Concerting Hobbit.
Con il leitmotiv della Contea, Shore è riuscito non solo a ricreare un paesaggio di campagna rurale, ma anche a suggerire i principi cardine, quali amicizia, lealtà e casa, sui quali Tolkien basa la sua opera.
Da questi elementi prende avvio la composizione di Shore, con la creazione di una melodia diatonica che si muove in maniera graduale, mentre l’accompagnamento compie, in determinati punti, cambi armonici. Poiché la melodia è semplice e flessibile, Shore è stato in grado di creare diverse varianti del materiale tematico.
Dopo questo paesaggio idilliaco, Shore ha portato avanti il primo movimento della sinfonia con toni cupi, che rappresentano il racconto dell’origine dell’Anello, del suo potere e dei suoi servitori, cioè i Cavalieri Neri, che vanno a chiudere questo primo grande movimento, per poi aprire il secondo, con i celestiali leitmotive degli elfi di Gran Burrone.
Già dal primo movimento vediamo come Shore sia riuscito a creare un vero e proprio quadro che mescola le culture, la storia e i linguaggi del mondo immaginato e creato da Tolkien. Shore, infatti, ha riutilizzato i testi scritti nelle lingue inventate da Tolkien come Quenya, Sindarin, Khuzdul, Andunaic e altre ancora, insieme ai testi in inglese moderno e antico. La musicalità verbale di Tolkien ha costituito l’elemento ispiratore per il compositore Howard Shore. Ogni luogo della Terra di Mezzo ha un suo carattere musicale: i luoghi elfici, come Gran Burrone e Lothlorien, sono essi stes
[1] Principio formale di maggior rilievo, sia nella prassi compositiva che teorica. Determina l’assetto strutturale del brani singoli, prevalentemente di ambito strumentale, siano essi autonomi o parti di composizioni di più movimenti. Nel secondo caso, interessa più il movimento d’apertura e quello di chiusura. La forma sonata è strutturata su due temi (uno alla tonica, primo grado di una scala maggiore o minore, e uno alla dominante, quinto grado di una scala maggiore o minore) che si presentano in tre sezioni: esposizione (dove si espone il primo tema alla tonica, seguito da un ponte modulante, e il secondo tema alla dominante); sviluppo (si ha la riesposizione dei due temi soltanto in maniera variata con elementi cadenzali); ripresa (riesposizione dei due temi entrambi alla tonica). Questa forma compositiva verrà molto curata e sviluppata da L. V. Beethoven in poi.
[2] Il Leitmotiv, Leitmotive al plurale(letteralmente: ‘motivo conduttore’) è un motivo ricorrente associato a un personaggio, un luogo, un oggetto, un sentimento, un’idea. Il termine Leitmotiv, introdotto dai primi esegeti di Wagner (che dal canto suo preferiva parlare dei propri temi come di «cartelli indicatori del sentimento»), non va confuso con ‘motivo di reminiscenza’ (di solito vocale) o ‘motivo identificante’ (di solito orchestrale, segno drammatico-musicale); questi sono infatti motivi facili da memorizzare, associati a una situazione che s’imprime nell’animo dei personaggi (e dello spettatore) e viene poi rievocata nel corso dell’opera, o a un dato personaggio, quasi fosse un suo sonoro biglietto da visita. L’uso di siffatti motivi, diffuso già nell’opéra-comique e nel Singspiel (genere operistico tedesco dove si alternano parti recitate e parti cantate), abbondante nel grand opéra francese e nelle sue derivazioni italiane (cfr. nell’Aida di Verdi, 1871, il motivo della protagonista e quello dei Sacerdoti, enunciati fin dalle prime battute del preludio orchestrale), non altera i principii costruttivi e formali. Massenet o Puccini si rifanno sì al sistema wagneriano, ma in una applicazione assai mitigata. Questa tecnica compositiva è stata anche ripresa nel mondo del cinema.
Ludovica Fortunato (08/02/1997 Firenze) si è laureata con lode in Drammaturgia Musicale e Storia della Musica per il cinema e della televisione presso l’Alma Mater Studiorum, Università degli Studi di Bologna, seguita dai professori Nicola Badolato e Paolo Noto, il 7 luglio 2022.
Nel 2017 ha frequentato il corso di laurea triennale in Discipline delle Arti della Musica e dello Spettacolo presso l’Università degli Studi di Firenze laureandosi nel 2020 portando come argomento di tesi le influenze di Richard Wagner con Der Ring des Nibelungen su J. R. R. Tolkien per la stesura del romanzo The Lord of the Rings e della colonna sonora della trilogia cinematografica di H. Shore; la tesi è stata seguita dalla prof.ssa Antonella D’Ovidio.
In parallelo agli studi musicologi, Ludovica è flautista, pianista e compositrice professionista, in particolare sul repertorio romantico e colonne sonore di film, serie televisive, videogiochi e cartoni animati giapponesi, esibendosi durante le fiere comics e sul suo canale YouTube.
Attualmente frequenta il corso di laurea triennale in Didattica della Musica (canto e strumento) presso il Conservatorio Luigi Cherubini Firenze ed è docente di lingua italiana volontaria presso il Centro Internazionale Studenti Giorgio La Pira a Firenze.