Intervista a John Garth sul suo ultimo libro: “I mondi di J.R.R. Tolkien. I luoghi che hanno ispirato la Terra di Mezzo”

Bene, vorrei passare al momento delle domande. La prima è di Jeremy Edmonds, che chiede qual è stata la Sua scoperta preferita nel corso delle ricerche per questo libro.

Faringdon Folly

Penso che Jeremy in realtà già conosca la risposta. La dovrebbe già sapere perché ha visitato con me e Jason Fisher il posto nel 2018. Il posto è Faringdon Folly, e si trova a 28 km da Oxford. Una ‘folly’ è una torre, come già detto precedentemente, o qualsiasi altro tipo di edificio, costruita senza uno scopo particolare ma è semplicemente fine a sé stessa. Ne ho visto un dipinto in un libro che stavo usando per una ricerca e mi ha colpito, essendo piuttosto simile al dipinto di Tolkien di Hobbiton, per ragioni strutturali: l’edificio in primo piano, il terreno in mezzo, la distanza delle nuvole e, ovviamente, anche la collina stessa. Così ho iniziato a guardare la storia del luogo e si è scoperto che questa torre, questa ‘folly’, è stata costruita negli anni ‘30 proprio quando Tolkien stava rielaborando la sua famosa conferenza Beowulf. Mostri e critici. Infatti, mentre lavorava, aveva scritto alcune lezioni per gli studenti universitari di Oxford. Questa conferenza contiene una famosa allegoria della torre, in cui Tolkien cerca di esprimere la sua frustrazione nei confronti dei critici che hanno abusato di questa grande opera d’arte, il poema Beowulf, critici che lo hanno usato solo come mezzo da cui trarre informazioni storiche, filologiche e archeologiche.

Tolkien accetta tutto ciò, ma era sicuramente il momento di riconoscere che Beowulf era un’opera d’arte a sé stante. Nella pubblicazione della sua conferenza, egli allegorizza il poema stesso come una torre che il costruttore ha costruito in un campo con delle vecchie pietre. I suoi vicini non capiscono perché la torre sia stata costruita e pensano che abbia abusato di queste vecchie pietre. Così abbattono la torre per esaminarle. Questa è una tragedia: simboleggia il danno che i critici stavano facendo al Beowulf. Ora, nella versione delle lezioni universitarie di questa conferenza, non c’è un’allegoria della torre, ma un’allegoria del giardino roccioso. Quindi l’idea è che il costruttore non costruisca una torre: prende la vecchia pietra e la usa per realizzare un giardino roccioso, che era una cosa alla moda nel ceto medio, questi vicini lo smontano per guardare le pietre. Potreste dire: «Beh, non è molto tolkieniano», ma in realtà penso che lo sia, perché mi fa pensare che sia qualcosa che Bilbo potrebbe fare, qualcosa che potrebbe fare anche Tolkien stesso. Ma, ovviamente, la torre entra nell’idea del medioevo e così via, ma penso che la ragione principale per cui Tolkien l’ha cambiata sia perché in quel momento Faringdon Folly era al centro di una polemica molto forte, una polemica progettuale. Al costruttore, Lord Burners, non venne dato il permesso di costruirla. In un primo momento, ci furono grandi proteste, tra l’altro lui era un eccentrico famoso quindi non comparve solo sui giornali locali, ma anche su quelli nazionali. Finalmente fu costruita e completata nel 1935, appena un anno prima che Tolkien facesse la famosa conferenza.

Penso che quando Tolkien tenne la conferenza sull’allegoria della torre, egli avrebbe potuto fare una risata per l’emozione perché la gente avrebbe riconosciuto la storia di una torre che era profondamente impopolare presso i suoi vicini, così impopolare che l’hanno abbattuta: il racconto aveva un riflesso nella vita reale – anche se Faringdon Folly per fortuna è ancora in piedi. Ritengo quindi che Tolkien debba aver tratto ispirazione da quell’evento locale. Ero molto felice di scoprire che nessuno l’avesse ancora notato. Si riconduce al mio metodo, provato e  testato, di osservare molto da vicino la cronologia e le contingenze in modo da poter collegare le cose. Ci sono altri collegamenti veramente affascinanti che derivano da questo, che ci portano nella Terra di Mezzo. Possiamo creare collegamenti tra le torri elfiche a ovest della Contea e Faringdon Folly, anche tra Orthanc e Faringdon Folly.

Adoro quest’osservazione sull’importanza del contesto storico, è veramente coinvolgente!

Sa, è un’idea molto popolare quella secondo cui Tolkien si sia ispirato all’Irlanda e al Ribble Valley. Ha certamente visitato entrambi i luoghi, ma lo ha fatto troppo tardi perché potessero avere un’influenza su Il Signore degli Anelli.

La prossima domanda viene da Denis Revin, che chiede: “Christopher Tolkien ha avuto la possibilità di vedere questo libro in una qualche forma?”

Ne ha avuto la possibilità. Non so se l’abbia visto perché il testo è stato inviato, nella sua forma più o meno definitiva, alla Tolkien Estate per diverse approvazioni. Parlo di quello che so, perché di tutto questo si è occupato l’editore e ovviamente abbiamo dovuto aspettare i permessi su varie cose. Christopher mi ha aiutato su un paio di punti. Su Farringdon Folly, ad esempio: volevo disperatamente sapere se lo avevano visitato. Tutto quello che Christopher seppe dirmi era che conosceva il posto da bambino e che poi andò ad abitare nelle sue vicinanze. Inoltre, ha mandato suo figlio Adam in soffitta per trovare la copia di suo padre di un libro intitolato In Northern Mists. Arctic Exploration in Early Times (Nelle nebbie settentrionali. Esplorazione artica nei primi tempi, ndr) di Fridtjof Nansen, l’esploratore norvegese, che credo abbia influenzato la concezione di Tolkien sul Grande Mare e su ciò che vi si trova al di là. Quindi sì, sapeva bene che si stava scrivendo questo libro.

La prossima domanda è posta da Martha Sands, dalla Spagna: “Pensa che il paesaggio possa essere considerato come un personaggio nei libri di Tolkien?”, che è una domanda fatta da molte persone; e un’altra domanda che si collega: “Quale paesaggio, tra quelli inclusi, pensa che sia il più spettacolare?”

Dunque, il paesaggio è un personaggio? Sì, assolutamente lo è. In ogni caso, penso che Tolkien sia uno dei grandi scrittori di paesaggi. C’è un favoloso passaggio di Thomas Hardy che descrive un posto che lui chiama Egdon Heath, un piccolo posto nel sud dell’Inghilterra in cui egli era rimasto. Penso che Tolkien sia un buon rivale di questo scrittore e entrambi abbiano questo tipo di atmosfera riflessiva, che dà ai luoghi un senso di personalità, anche se questo è un senso molto numinoso e astratto. Ma Tolkien naturalmente impregna anche il suo paesaggio di personalità reali, esso ha una sorta di qualità senziente.

Qual è il più spettacolare? Uno dei punti di questo libro è che esso non è un diario di viaggio: non ho visitato ogni singolo luogo. Naturalmente mi sarebbe piaciuto farlo, ma nel momento in cui il libro è stato commissionato non avevo tempo da sottrarre alla scrittura per viaggiare in tutti questi luoghi e, ovviamente, è un impegno troppo costoso. In mia difesa, penso che spesso questo può trarre in inganno perché solitamente una delle nostre prime reazioni quando vogliamo addentrarci in qualcosa è riportare la nostra esperienza su quella cosa. Penso che sia fin troppo facile vedere qualcosa ed esserne sopraffatti e, grazie a Dio, anche Tolkien deve essere stato sopraffatto – e lo avrete notato in questo libro. Detto ciò, uno dei miei posti preferiti è il Cavallo Bianco di Uffington, che grazie alla testimonianza di Christopher sappiamo che Tolkien ha visitato.

An aerial view of the prehistoric White horse carved into the hillside at Uffington,Berkshire

Kate Neville fa la prossima domanda: “C’è qualche posto che ha tralasciato perché non è riuscito a confermarne l’influenza, ma che sospetta possa essere diventato una parte del corpus?”

Penso che la risposta sia sì, quasi certamente, ma non riesco a ricordare ora. C’è stata una fase, di alcune settimane, in cui stavo semplicemente raccogliendo le mie informazioni, ricerche che avevo fatto in precedenza, un sacco di noticine, domande a me stesso. Ma da allora in poi tutto è stato praticamente solo un approfondire ed esprimere al meglio le cose che volevo scrivere.

George Neydarf domanda se Lei conosce Seamus Hamill-Keays. Scrive su un giornale e si occupa di Tolkien e la Terra di Buck, di Tolkien e il Galles, in particolare della catena montuosa dei Brecon Beacons. Infatti ci sono degli incredibili confronti che si possono fare con la geografia e la storia e la Terra di Buck della Contea.

Nel libro c’è un piccolo riquadro. Ritengo che l’argomento trattato da Seamus sia davvero interessante. Ha fatto un ottimo lavoro e una ricerca molto attenta. Personalmente trovo che i fili non siano ancora stati legati, quindi non sono del tutto convinto. Ma può darsi che sia qualcosa di reale e che quando l’ultima prova sarà trovata, li collegherà tutti insieme e sarà affascinante. 

Ho le mie teorie sul nome Terra di Buck. Si basa sul fatto che c’è un errore nel nome di Buckland Hall, nel Galles. Io, in un altro punto del libro, fornisco la mia idea per il motivo per cui Tolkien abbia scelto questo nome: non è legato a ciò ma, ancora una volta, una delle impressioni che ho avuto scrivendo questo libro è che è abbastanza probabile che in diversi momenti Tolkien seguisse più di una sola influenza, diverse influenze potenzialmente contraddittorie tra loro, e forse le cose cambiavano nella sua mente, che andava da una parte all’altra. Penso che Tolkien fosse un maestro nel condensare insieme i più disparati stimoli. C.S. Lewis scrisse questo bellissimo passaggio in uno dei suoi saggi in cui dice di non fidarsi mai di ciò che uno scrittore dice sul processo della scrittura perché, ad essere sinceri, gli scrittori non possono ricordarselo: mentre scrivono, gli scrittori sono creativamente concentrati su ciò che sta emergendo da loro e non su ciò che c’è dietro di loro.

Ringrazio John per averci tenuto compagnia durante quest’evento virtuale del Wade Center e ringrazio anche chi ha partecipato.


© 2020 by Wade Center. Translated with the permission of the Wade Center. https://www.wheaton.edu/academics/academic-centers/wadecenter/

Traduzione di Greta Bodin

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