3. Il Vecchio Maggot e il suo cane (o i suoi cani)
Il Vecchio Maggot è uno di quegli hobbit che il Prologo identifica come quelli che vivono in una casa di pietra, lo stile preferito di “contadini, mugnai, fabbri, [e] falegnami”.1 Nella prima versione si fa anche una speculazione secondo cui “le case siano state inventate” nell’area dove vive il Vecchio Maggot2. Il Vecchio Maggot è praticamente presentato come “Diverso” rispetto agli hobbit di Hobbiville per la sua scelta dell’edificio. Gli hobbit vanno avanti a burlarsi delle impraticabilità dell’architettura che loro pensano che “derivi molto dagli Elfi”.3 “Scale stravaganti per andare a letto al piano di sopra”, “Non mi piace mai guardare fuori dalle finestre al piano di sopra, mi fa venire un po’ di vertigini”, “che fastidio, se vuoi un fazzoletto o qualcos’altro quando sei al piano di sotto, e scopri che si trova di sopra”.4 Questa sezione contiene anche la digressione sull’architettura hobbit che Tolkien ha spostato nel Prologo.
Quando gli hobbit arrivano nella terra del Vecchio Maggot all’inizio, non incontrano il terribile trio di segugi come nella versione pubblicata, qui c’è solo un “piccolo cane” con il nome di Gip5. I segugi sono introdotti nella seconda versione con gli stessi nomi pubblicati nel libro6. La relazione tra il Vecchio Maggot e Bingo è sorprendentemente differente e diventa molto più confusa prima di definirsi appunto con l’evento dei funghi colti raccontata nella versione pubblicata. Nella prima versione, Bingo sembra avere un piccolo problema con Maggot ma lui si mette l’anello, il che dimostra che Tolkien non aveva lavorato appieno su cosa fosse l’anello.
Nella seconda versione appare la reciproca ostilità di Bingo e il Vecchio Maggot: «Lui non mi piace, e io non piaccio a lui»7. Il Vecchio Maggot è anche più «violento e intransigente»8. La ragione di questo livore non è solo dovuta a Bingo che ha rubato i funghi (cosa che appare per la prima volta qui), lui ha anche ucciso uno dei suoi cani lanciandogli una pietra pesante sulla testa. Tolkien apparentemente ha scritto un’altra versione del ricordo di Bingo dove lui «cade a terra con il cane sopra [di lui] e Bilbo gli r[ompe] la testa con quel suo grosso bastone»9. La distanza che c’è tra gli hobbit nella seconda versione dimostra la disarmonia tra di loro: gli hobbit di Hobbiville percepiscono il Vecchio Maggot e i Brandibuck come strani, così come anche il Vecchio Maggot trova loro strani.
Le note di Christopher per le Fasi Tre e Quattro sono minime e non spiegano a che punto questo attrito sia stato ridotto al solo furto di funghi.
Dopo che il Vecchio Maggot ha raccontato della visita del Cavaliere Nero che aveva chiesto del «Si-gnor Bolg-eri Bagg-ins”. Bingo gioca uno scherzo ai padroni di casa10. Appena il Vecchio Maggot sta per bere alla salute della compagnia “il boccale lasciò il tavolo, si alzò, si inclinò nell’aria, e poi ritornò vuoto al suo posto”11. Tolkien era sembrato favorevole alla scena dello scherzo visto che la mantenne nella seconda versione, e lo ha drammatizzato ulteriormente giocando sul reciproco disprezzo degli hobbit. Bingo infila ancora l’Anello nella seconda versione per nascondersi da Maggot ma appena la compagnia si prepara per una bevuta finale, Bingo beve la birra e terrorizza la famiglia Maggot:
“Non mi avete proposto di mangiare qualcosa o di cenare,” disse una voce che veniva apparentemente dal bel mezzo della stanza. Il Vecchio Maggot indietreggiò fino al camino; sua moglie strillò. “E questo è un peccato,” continuò la voce, che Frodo12 con smarrimento riconobbe essere quella di Bingo, “perché mi piace la tua birra. Ma non vantarti di nuovo che nessun Baggins metterà mai più piede dentro casa tua. Ce n’è uno proprio adesso. Un Baggins furtivo. Un Baggins molto arrabbiato “Ci fu una pausa. “Ecco BINGO!” urlò la voce all’improvviso proprio nell’orecchio del contadino. Nello stesso momento qualcosa gli diede una spinta sul panciotto, e cadde con uno schianto tra gli attrezzi per il camino. Si tirò di nuovo su a sedere giusto in tempo per vedere il suo cappello lasciare il posto dove lo aveva posato, e uscire fuori dalla porta, che si aprì per lasciarlo passare.13
La prosa di Tolkien descrive sapientemente il terrore drammatico provato dal Vecchio Maggot e da sua moglie. Mentre l’inizio contiene frasi più lunghe e profonde, la sezione nel mezzo le accorcia. Il discorso di Bingo si alterna con svolte narrative, creando un’atmosfera di aspettativa. Anche la frase “Ci fu una pausa” alza la tensione. La sezione finale ritorna di nuovo alle frasi lunghe per descrivere lo smarrimento e la confusione del Vecchio Maggot. Anche in queste prime bozze, Tolkien mostra abilmente la sua abilità come scrittore.
Sia nella prima che nella seconda versione la compagnia di Bingo viene cacciata via dalla famiglia Maggot senza alcuna offerta di un passaggio. Non possiamo essere certi che il temperamento del Vecchio Maggot sia cambiato nella terza fase o nella quarta perché le note di Christopher sono piuttosto corte.
4. La presenza dei Cavalieri Neri
Non volevo finire questo post senza richiamare l’attenzione sui Cavalieri Neri. A questo punto nella Fase Uno, erano già iconici per il loro fiutare. Tolkien ha continuato a impiegare questo come un metodo per identificarli e per creare un’atmosfera inquietante intorno a quello che erano. Nella versione pubblicata quando gli hobbit cantano “O! O! O! Ho bisogno del nettare dal bel colore”, sono all’improvviso completamente raggelati da “un lungo gemito portato dal vento”.14 La prima versione di questa scena era ben diversa; Tolkien interrompe gli hobbit all’inizio della seconda strofa:
Non sapremo mai se la strofa successiva fosse migliore della prima; perché proprio in quel momento ci fu un rumore come uno starnuto o un annusare… Il rumore si ripeté: sniff, sniff, sniff; sembrava essere molto vicino. Scattarono sui propri piedi, e si guardarono velocemente intorno; ma non c’era niente da vedere vicino al loro albero.15
Non è mai specificato se si tratta di un Cavaliere Nero o no (lo stesso vale per la versione pubblicata) ma possiamo dedurre con sicurezza che è di uno di loro per il caratteristico fiutare che lo definisce. La ripetizione dell’onomatopea è di per sé emblematica del simbolismo sonoro di Tolkien poiché è un modo fondamentale per dare vita ad un personaggio. Fino ad ora è stato il tratto più distintivo del Cavaliere Nero.
Quello che è differente è la reazione degli hobbit quando incontrano i Cavalieri Neri. La loro presenza sembra collegarsi molto all’articolo di Anne Radcliffe del 1826 Sul Sovrannaturale nella Poesia. Lei aveva notato che “gli oggetti di terrore a volte ci colpiscono con forza, quando sono introdotti in scene di gaiezza e splendore” che è esattamente quello che Tolkien usa per intensificare l’impatto della scena.16 La descrizione seguente è stata introdotta nella prima versione ed era così efficace che si è fatta strada fino alla versione pubblicata. Nel libro il brutto tempo è deprimente, così gli hobbit “scherzavano allegri, ridendosela della pioggia e dei Cavalieri Neri”, trasformano la desolazione di ciò che li circonda ricorrendo alla ” gaiezza e lo spendore” di Radcliffe.17 Cantano anche per scuotere i loro animi.
Mary Kelly ha enfatizzato che “declamare o cantare strofe è per [gli Hobbit] il modo più naturale per esprimere le loro emozioni… Gli Hobbit cantano quando sono felici e a proprio agio, quando sono tristi e preoccupati, quando sono spaventati e disperati, e quando sono arrabbiati e irritati”.18 La scena è pertanto al suo picco emotivo quando viene interrotta dal fiutare/gemere del Cavaliere Nero.
Nel saggio di Radcliffe, terrore e orrore sono divisi in due forze distintamente contrastanti: “mentre il primo [il terrore] espande l’anima, e risveglia le facoltà caratteristiche di una grande vitalità: l’altro [l’orrore] le rattrappisce, le congela, e quasi le annichilisce”.19 Tolkien sembra muoversi dal terrore all’orrore mano a mano che le versioni progrediscono.
Lo shock degli hobbit dovuto al sentire qualcuno annusare li chiama all’azione; sono “risvegliati” ad un livello superiore di movimento e si allontanano rapidamente. Come per la versione pubblicata, sono “immobili, chi in piedi chi seduto, come pietrificati”, e la “nota estremamente acuta” dei Cavalieri Neri è “raccapricciante”.20 Gli hobbit non si sentono solo immobilizzati, il suono dei Cavalieri Neri gela e rallenta il loro stesso sangue, mostrando una “contrazione” e “annichilimento” del corpo. A questo punto i Cavalieri Neri non sono figure mirate a ispirare terrore, sono lenti, inquietanti e rappresentano un Altro. Non risvegliano ancora il terrore che la compagnia prova quando viene attaccata a Colle Vento.21 I Cavalieri Neri, a quel punto, vengono trasformati. Non sono semplicemente i Cavalieri Neri che avanzano lentamente e strisciano intorno alla Contea, sono il braccio destro di Sauron. Le loro identità sono state rivelate e la loro capacità di incutere terrore psicologico è stata innescata.
Non vedo l’ora di arrivare a Un coltello nel buio in cui mi immergerò nel lavoro di Edmund Burke sul sublime.
Note:
1 Ivi, p. 92
2 Ibid.
3 Ivi, p. 93
4 Ivi, pp. 92-93
5 Ivi, p. 94
6 Ivi, p. 290
7 Ivi, p. 288
8 Ivi, p. 287
9 Ivi, p. 296
10 Ivi, p. 96
11 Ibid.
12 Il Frodo qui presente non deve essere confuso con il Frodo Baggins finale.
13 Ivi, p. 293
14 Tolkien, J.R.R, Il Signore degli Anelli, Bompiani, 2003, p. 136
15 Tolkien, J.R.R., The History of Middle-earth: The Return of the Shadow, op. cit., p. 91
16 Radcliffe, Anne, On the Supernatural in Poetry, New Monthly Magazine, 1826, p. 149
17 Tolkien, J.R.R., The History of Middle-earth: The Return of the Shadow, op. cit., p. 91
18 Kelly, M.Q., The Poetry of Fantasy. Verse in The Lord of the Rings, Notre Dame University Press, 1972, p. 172
19 Radcliffe, Anne, On the Supernatural in Poetry, op. Cit., p. 149
20 Tolkien, J.R.R, Il Signore degli Anelli, op. cit., p. 136
21 Ivi, p. 266
© 2020 by Will Sherwood. Translated with the permission of the author. Will’s original post in English can be found here: https://www.will-sherwood.com
Traduzione di Francesca Marini