Daniela Quaranta, lutto nel mondo tolkieniano

 

Cari fratelli, care sorelle, cari amici tolkieniani,

nella mattina di ieri, 20 ottobre 2019, ci ha lasciato una grande guerriera, una combattente tolkieniana, Daniela Quaranta. È morta nella sua casa di Napoli a sessant’anni per via di un aneurisma, scoperto recentemente per problemi di vista. È stata una giornalista e studiosa di Tolkien, si è laureata in lingue con una tesi appunto su Tolkien e il Beowulf.

Io l’ho conosciuta personalmente. Era una donna di grande vigore, grandi ideali, grandi principi, di fede e di ragione. Era innamorata di Tolkien e dei suoi valori, ed era pronta a combattere per essi. È per questo che non è potuta rimanere nel silenzio quando ha visto il nuovo traduttore del Signore degli Anelli Ottavio Fatica dire che nella traduzione dell’Alliata erano presenti “cinquecento errori a pagina per millecinquecento pagine”: a lei ed alla sua amica Ida Molaro, anch’essa giornalista, si deve l’incontro su Tolkien al Senato dello scorso 17 gennaio dove ho conosciuto lei e la principessa Vittoria Alliata.

Non desidero ricordare questi fatti per fare polemica, ma piuttosto per raccontarvi quanto fosse intenso l’attaccamento, l’affetto, l’amore per Tolkien e per il suo messaggio: tanto forte da scatenare una “guerra” pur di difendere una traduzione, che lei reputava essere filologica e rispettosa dello spirito del testo originale. Questo denota altrettanto amore per i tolkieniani e per il mondo tolkieniano, che lei non si è sentita di abbandonare pur potendo leggere Il Signore degli Anelli in lingua originale e non abbisognando dunque di una traduzione. Questa battaglia, questa “guerra”, la cominciò non per sé stessa, ma per servire il prossimo.

Penso che, al di là delle polemiche, noi tutti possiamo apprezzare ed anzi, ispirarci a questa persona, che non ha mai mollato, che era combattiva, che aveva dei valori e li portava avanti, una razionalità ferrea e decisa ed al contempo una dolcezza ed un’affabilità grandissime: era una persona accogliente, sincera, che non ti faceva pesare la sua esperienza, la sua cultura, la sua bravura. La dolcezza di fondo della sua persona era evidente a chiunque l’avesse un minimo conosciuta, come me.

Non possiamo, dunque, che accogliere questa ispirazione e cercare di portare avanti questa iniziativa da lei intrapresa, noi che ci crediamo ed abbiamo le stesse convinzioni che le erano proprie: una posizione sostenuta in nome delle persone, dei valori che professiamo e di quelli di cui riteniamo siano portatrici le opere di Tolkien. Perché, al di là della fede e dei valori di ciascuno, chi ha il coraggio di porsi con umiltà, semplicità, bontà, dolcezza appunto; e di farlo per gli altri, senza un tornaconto personale o un’ideologia da perseguire; ebbene, una persona simile è certamente una persona da ammirare, da seguire, cui ispirarsi, da ricordare.

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