Presenze Silenziose
Molti reclamano l’assenza di donne nella prima opera di Tolkien, Lo Hobbit. Ma chi conosce meglio i suoi scritti, specialmente Il Silmarillion, sa che esistono molti personaggi femminili nella sua letteratura e anche che Lo Hobbit, Il Silmarillion sommato a Il Signore degli Anelli sono parte di una stessa grande storia.
Nonostante ci siano molti personaggi femminili in tutto il Legendarium tolkieniano, essi sono purtuttavia in minoranza anche se ognuno è molto espressivo e significativo. Uno dei principali motivi di questa differenza, in relazione ai personaggi maschili, è che le storie comprendono guerre e in questo caso gli uomini guadagnano più rilevanza. Ad ogni modo, portando una visione cristiana nei suoi scritti, anche se incoscientemente durante la composizione, Tolkien traccia la figura femminile – sia essa umana, elfica, hobbit tra le altre – nella sua letteratura con le proprie specifiche.
Prima di addentrarci nella proposta di Tolkien sopra l’essere femminile occorre collocare alcune riserve sulla nostra metodologia di analisi e obiezioni quanto alle accuse che riceve. Lisa Coutras in Tolkien’s Theology of Beauty porta alla luce un capitolo sull’autore e i suoi scritti. Alcuni lo accusano di sessismo o maschilismo proprio perché gli uomini hanno più rilevanza rispetto alle femmine, o addirittura che Tolkien aveva alcuni problemi con la sessualità femminile, nel collocare i ragni come antagonisti della storia in certi momenti.
Per quanto concerne tali osservazioni, Coutras mostra che sono poco sostenibili una volta analizzata la vita dell’autore e delle sue opere, soprattutto in quest’ultima che è il nostro soggetto d’analisi. In questa metodologia si segue questa linea, non ci atterremo a mere speculazioni ma analizzeremo concretamente quello che abbiamo.
Nell’opera I Quattro amori, C.S. Lewis, grande amico di J.R.R. Tolkien, discute di altre Forme di amore come l’amicizia. In questo aspetto egli accusa l’attualità di attribuire la questione sessuale anche in questo tipo di amore:
«Proprio la mancanza di prove viene considerata la prova principale; l’assenza di fumo dimostra che il fuoco è stato accuratamente nascosto. Certo, ma soltanto se è stato davvero acceso. Prima, dunque, dovremo dimostrarne l’esistenza, altrimenti ragioneremo come quella persona che dice: “Se ci fosse un gatto invisibile su quella sedia, la sedia sembrerebbe vuota; ma la sedia sembra vuota, quindi lì sopra dovrebbe esserci un gatto invisibile”.»1
Nella stessa forma in cui Lewis sostiene la sua critica, applicheremo la stessa logica a tali accuse (misoginia, paura della sessualità femminile etc.) che ci paiono false nei confronti di Tolkien. Cercheremo una via d’analisi più obiettiva e profonda e al tempo stesso meno polemica e tendenziosa.
In primo luogo cercheremo evidenze sull’opera, e in quanto a questo, vediamo gli scritti di Tolkien come qualcosa di più grande dello stesso autore, percependo come lo stesso Tolkien credeva, che l’opera sia al di sopra dell’autore, ossia qualcosa di trascendente. Lui stesso si collocava come subcreatore, come uno scopritore delle storie che già esistevano nella mente del grande Autore del Mondo e della Storia.
In secondo luogo useremo dati forniti dallo stesso autore (o subcreatore), cercando quello che lo stesso Tolkien disse in interviste, prefazioni e lettere. Comprendiamo, tuttavia, che, sebbene ciò che l’autore dice debba essere preso in particolare considerazione, tanto più essendo così perfezionista e approfondito nella sua composizione letteraria, le sue affermazioni non si sovrappongono a ciò che l’opera stessa ci dice.
Infine ricorreremo a interpretazioni filosofiche, mitiche, teologiche, psicologiche etc., perché è necessario cercare gli strati più profondi che permeano e sostengono la composizione letteraria dell’autore. Per questo, la pertinenza di tali linee di pensiero, scelte per l’analisi interpretativa, deve essere dimostrata.
Note:
1 C.S. Lewis, I Quattro Amori, Jaca Book, 2009, pp. 61-62
© 2020 by Cristina Casagrande. Tradotto con il permesso dell’autore. L’articolo originale in portoghese brasiliano si può trovare qui
Traduzione di Paolo Sonis
L’ articolo è interessante e ben fatto. Vorrei solo precisare che il Cattolicesimo e il Luteranesimo non sono due religioni distinte, bensì due confessioni del Cristianesimo.