Illustrazione di Alan Lee
Uno degli elementi che caratterizzano fortemente il fantasy tolkieniano è sicuramente la presenza delle canzoni.
Le canzoni sono sempre presenti nei racconti di Tolkien e rappresentano una componente fondamentale della vita di tutti i popoli di Arda. Dai saggi elfi ai semplici hobbit, infatti, è fortemente diffuso cantare (e comporre) canzoni con gli obiettivi più disparati: dai racconti delle grandi saghe e leggende alle semplici canzoni da bagno o da passeggiata.
Un lettore che si approccia appena alle opere tolkieniane potrebbe chiedersi come mai ritroviamo così tante canzoni, specialmente ne Il Signore degli Anelli, all’apparenza così banali e di scarsa importanza; tuttavia non lo sono affatto. Il Professore, infatti, fa spesso uso delle canzoni per rendere più completa l’immersione del lettore nelle diverse culture che lui stesso ha creato.
Le canzoni descrivono, in qualche modo, il popolo che le ha composte poiché, all’interno di esse, è possibile riconoscerne i tratti distintivi. Leggendo una canzone elfica si noterà subito come essa appare leggiadra, antica e solenne mentre soffermandosi su una canzone hobbit si proveranno prontamente le sensazioni di calore e spensieratezza unite al tipico legame che gli hobbit hanno con il cibo e la casa.
All’interno dei suoi racconti, inoltre, Tolkien conferisce sempre un certo potere alle canzoni, potere che si manifesta sotto svariate forme. Le canzoni, infatti, possono intervenire direttamente o indirettamente all’interno di alcuni eventi.
Nel primo caso basti pensare alle disavventure dei quattro giovani hobbit nei Tumulilande; questi, infatti, sarebbero caduti già per mano degli Spettri dei Tumuli se Frodo non avesse cantato la strofa che poco tempo prima aveva udito da Tom Bombadil:
«Oh! Tom Bombadil, Tom Bombadillo! Nell’acqua, bosco e colle, tra il salice e il giunchiglio, Con fuoco, sole e luna, ascolta il mio richiamo! Vieni, Tom Bombadil, del tuo aiuto abbisognamo!»¹
In questo caso la canzone ha il potere di evocare Bombadil stesso che utilizza proprio una canzone per salvare e risvegliare gli hobbit.
Nei campi del Pelennor, invece, le canzoni assumono un ruolo indiretto ma non meno importante: tengono alto il morale dei Cavalieri di Rohan nonostante debbano affrontare una innumerevole quantità di nemici: “[…] e la loro musica era pari a tempesta sulla pianura e tuono sulle montagne”. ¹
Allo stesso modo lo spossato Sam, durante la ricerca di Frodo all’interno di Cirith Ungol, inizia a cantare per disperazione ma subito dopo sente tornare forza e determinazione: “E poi, improvvisamente, una nuova forza sorse in lui, e la sua voce squillò, mentre le parole sgorgarono spontanee adattandosi al semplice motivo.
[…] Del mio viaggio la fine è arrivata, delle tenebre orribile è il peso, ma oltre torre alta e alata, oltre monte e pendio scosceso, sulle ombre il Sole si è alzato e le Stelle brillano in cielo. Non dirò che il giorno è passato, che le Stelle portano un velo”.¹
Le canzoni, dunque, oltre ad essere un ponte tra il lettore e i popoli di Arda, aiutando il primo a comprendere pienamente i secondi, sono spesso cruciali per la risoluzione di determinati eventi che, senza di esse, avrebbero avuto un ben triste epilogo. Esse rappresentano, quindi, un essenziale e imprescindibile elemento narrativo del legendarium tolkieniano.
Marco Lo Porto
¹“Il Signore degli Anelli” di J.R.R. Tolkien, XV edizione Bompiani.