GLI ARAZZI DI AUBUSSON /5: “La trappola dei Troll”

Appendice 1: i Troll della Terra di Mezzo

Come per molte altre razze dell’universo tolkieniano, anche quella dei Troll ha una storia interessante da raccontare, a partire dalla sua creazione, anche se non sono certamente tra le creature più citate nei suoi libri più rappresentativi.

Una spiegazione dell’origine dei Troll è fornita dall’ent Barbalbero ne Le Due Torri: «Forse avete udito parlare dei Troll? Sono molto forti. Ma i Troll non sono che pessime copie degli Ent, fatte dal Nemico all’epoca della Grande Oscurità, così come gli Orchi sono una cattiva imitazione degli Elfi». Estremamente diversi dagli Ent, come detto più volte i Troll sono generalmente esseri molto poco intelligenti, goffi e feroci, impiegati nel corso delle Ere perlopiù in lavori di fatica o arruolati negli eserciti grazie alle loro dimensioni e forza muscolare. Fisicamente sono più alti degli uomini e degli elfi, hanno braccia lunghe e forti e pelle glabra estremamente resistente (alle volte ricoperta da scaglie), ciò li rende molto difficili da uccidere.

Berto, Maso e Guglielmo, i protagonisti del nostro arazzo, appartengono alla razza dei Troll di Pietra. Devono il loro nome al fatto che se esposti direttamente alla luce solare si trasformano in pietra. Questo risulta un limite ai loro movimenti: possono uscire solo durante la notte e rifugiarsi in luoghi oscuri durante il giorno. Nello Hobbit infatti Bilbo e gli altri entrano nella grotta dove i Troll vivono durante il giorno trovando al suo interno di tutto: dai vestiti delle povere prede alle loro armi (è lì che Bilbo troverà Pungolo), oltre ad una serie di altre cose. Sono forse quelli dall’aspetto meno mostruoso e più umanoide, creature sì aggressive e pericolose ma anche molto comiche, data la loro ottusità. Molto particolare anche un’altra caratteristica: riescono a comunicare con altre creature a differenza degli altri Troll.

Vi sono altre razze di Troll decisamente più animalesche e malvagie, create anche nelle Ere successive alla formazione di Arda, come i Troll delle Montagneche vivono presso le Montagne di Mordor. Gli appartenenti a questa razza, molto grossa e violenta, li troviamo ne Il Signore degli Anelli tra le schiere dell’esercito dell’Oscuro Signore durante l’assedio di Minas Tirith, intenti a maneggiare l’ariete Grond.

Angus McBride, Olog-hai

Poi vi sono i Troll di Caverna che dimorano sotto terra, come ad esempio nelle caverne delle Montagne Nebbiose o nelle Miniere di Moria. Tutti ricordiamo infatti uno di essi che guida l’assalto degli orchetti contro La Compagnia.

Importante ricordare anche gli Olog-hai. Più intelligenti degli altri Troll, sono soliti portare una corazza e parlano e comprendono un unico linguaggio: quello Nero ideato da Sauron (Olog nel Linguaggio Nero significa Troll). Sono potenti, agili ed estremamente astuti e in battaglia li troviamo a capo delle altre razze di Troll. Sono stati creati da Sauronstesso durante la Seconda Era e cessarono di esistere con lui durante la Battaglia del Morannon.

Tolkien accenna anche ai Troll delle Nevi  ed ai Troll delle Colline dei quali però non ci fornisce molte informazioni utili.

Tutte le razze di Troll, tranne gli Olog-hai, non possono esporsi alla luce del Sole.

Appendice 2: Tolkien e la natura

Se avessimo avuto la fortuna di curiosare tra le vecchie cose di Tolkien avremmo trovato, oltre alle fotografie e l’equipaggiamento militare, molti acquerelli, la sua scatola di colori e tanti fogli vergati da quella caratteristica calligrafia a forma di viticcio che sarebbe poi diventata la meravigliosa grafia elfica: la ritroviamo nelle lettere ai figli, negli scarabocchi a margine dei cruciverba, persino nel libro in cui teneva i conti!

Già da bambino era un ottimo acquerellista: aveva ereditato le sue capacità artistiche probabilmente dalla madre o osservando il nonno materno che si dilettava nel disegno con ottimi risultati. Non aveva ancora sviluppato il suo tratto distintivo, ma mostrava già profonda sensibilità verso le forme ed i colori della natura che lo circondava. Amava dipingere soprattutto alberi, che infatti sono molto presenti nei libri e nelle illustrazioni.

The Tree of Amalion

Il disegno Tree of Amalion ad esempio, svela facilmente quanto Tolkien amasse disegnare figure di alberi in uno stile già molto originale. La prima di molte versioni di questo disegno appare nel Book of Ishness ed è datato 1928, e venne definita dallo stesso Tolkien più adatta al ricamo che alla stampa. Siamo di fronte ad un albero dalla figura snella, ricca di varietà di foglie e di fiori; bellissimi ed infiniti intrecci, colori delicati. Fu probabilmente questa la prima volta in cui Tolkien sperimentò questo genere di stile, che lo caratterizzò in tutte le illustrazioni successive.

La maturazione della sua arte figurativa e calligrafica trovò la sua massima espressione nelle mappe, negli schizzi e nelle illustrazioni per Lo Hobbit, Il Signore degli Anelli ed Il Silmarillion (interessantissimi sono anche i disegni realizzati per Mr. Bliss, Roverandom e Le Lettere di Babbo Natale). Ed è proprio da queste opere che intuiamo la sua predilezione nei confronti dell’Art Nouveau, movimento artistico nato tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, i cui massimi esponenti erano artisti del calibro di Gustav Klimt, Alphonse Mucha, Fernard Khnopff

Gli acquerelli dai toni gioiello del Professore sono ispirati alla natura, così come alla natura si ispiravano gli artisti dell’Art Nouveau. Gli animali fantastici e non, i fiori, gli alberi, i paesaggi sono tra i temi più rappresentati nelle illustrazioni di Tolkien (non amava disegnare la figura umana e non si sentiva in grado di farlo), le forme arricciate e sinuose compaiono ovunque nella sua arte. Esattamente come nei dipinti dell’Art Nouveau che, con le loro linee ornamentali e dinamiche, trasportano lo spettatore in mondi fantastici e paesaggi immaginari ricchi di elementi naturali, restituendo un’eleganza difficile da trovare in altre correnti artistiche. Medesima eleganza che troviamo nei disegni e nella grafia del Professore di Oxford.

Tolkien era davvero un uomo innamorato della natura e convinto che gli uomini dovessero tornare ad essa in un momento storico, il suo, in cui le macchine avevano ormai preso il sopravvento. Questa è la lettura più spontanea dei suoi disegni.

Nessuna corrente artistica poteva essere vicina a questa sua filosofia quanto l’Art Nouveau, anche se negli anni della pubblicazione dello Hobbit ormai questo movimento aveva ceduto il passo ad una più contemporanea Art Decò.

Appendice 3: un adattamento a colori

Concludiamo questo articolo con un adattamento dell’illustrazione di Tolkien che abbiamo commentato. Si tratta della bellissima versione di The Trolls a colori realizzata da H.E. Riddet per il The Hobbit Calendar 1976,  usata anche per diverse edizioni illustrate. Una colorazione di un disegno in bianco e nero potrebbe sembrare un atto invadente, ma non bisogna dimenticare che la realizzazione in bianco e nero era una necessità dovuta ai costi di stampa, Tolkien stesso probabilmente avrebbe gradito colorare il suo disegno.

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