GLI ARAZZI DI AUBUSSON /3: “Le Sale di Manwë – Taniquetil”

La montagna di Tolkien in un piccolo acquerello

La montagna Taniquetil si mostra nell’acquerello del Professore in maestosità e bellezza. Intorno ad essa una realtà simbolica e complessa si dispiega donando a chi l’ammira l’opportunità di visionare alcune delle trame profondissime dell’immaginario mitologico e primigenio di Tolkien.

Halls of Manwë – Taniquetil come riprodotto in W.G. Hammond, C. Scull, J.R.R. Tolkien: Artist and Illustrator

Un immaginario dove nulla è lasciato alla casualità, dove ogni elemento è portatore di valore e significato, dove ogni parola corrisponde ad un’immagine e ogni dettaglio trova spazio d’essere. Una vera e propria composizione orchestrale dove ancora oggi pulsa senza posa quel desiderio così intensamente perseguito da Tolkien di ricerca di purezza e verità. Proprio come accade nella Musica degli Ainur dove si narra:

Esisteva Eru, l’Unico, che in Arda è chiamato Ilúvatar che creò per primi gli Ainur e parlò loro, proponendo temi musicali

L’Unico pensò per la sua progenie, scaturita direttamente dal proprio pensiero, che dal tema proposto «uniti in armonia» si creasse una sola e «Grande Musica». È proprio nella musica che Tolkien pone l’origine, in una genesi comunicativa e creativa di bellezza e profondità. Fu così che Ilúvatar sussurrò alle orecchie della sua progenie di «guardare la loro Musica» mostrandone così una visione laddove prima era solo udito:

Ed essi videro un Mondo nuovo reso visibile davanti a sé

Di questo Mondo Ilúvatar pensò per i suoi Figli, ovvero Elfi e Uomini, «un luogo a loro dimora nelle Profondità del Tempo e al centro delle stelle innumerevoli». Furono gli Elfi a chiamare questa dimora Arda, ovvero Terra. Un luogo immenso e luminoso, ricco di colori preziosi e unici nel Pensiero dell’Unico, composto di molti elementi quali il ferro, la pietra, l’argento, l’oro e l’acqua. L’Acqua, tra questi, era l’elemento che destava più ammirazione e inquietudine nei cuori degli Ainur, tanto da credere che in essa vivesse ancora l’eco della Musica originaria. Ecco quindi come la Visione non era altro che l’anticipazione della futura attuazione del Mondo. Perché la realtà nasce da un’immagine, da un desiderio che diventa pensiero fino ad essere visione e attuazione creativa. E in questo Tolkien è stato maestro indiscusso e insuperato del XX secolo, donando immagini di mondi vividi e reali che raccontano di ognuno di noi e della nostra storia di uomini. Ma Tolkien è forse il solo ad aver immaginato una realtà e ad averla illustrata allo stesso tempo. Tolkien è stato sia autore di parole che di immagini, narratore appassionato e attento illustratore. È dalla sua stessa mano che la sua opera si completa, traendo vita da forme fantasiose, fini tratti d’inchiostro o ampie pennellate acquose. Di questa realtà Melkor ne voleva essere il dominatore, non il custode come era nel  Pensiero dell’Unico. Ma in seguito ai duri conflitti che lo videro protagonista alla fine

La dimora dei Figli venne lentamente modellata e resa stabile nelle Profondità del Tempo e al centro delle stelle innumerevoli. Infine quelli degli Ainur che lo desiderarono si levarono ed entrarono nel Mondo al principio del Tempo e fu compito loro completarlo e compiere con le proprie fatiche la visione che avevano avuto.

Sono questi i Valar, le cosiddette Potenze di Arda. Il più potente era proprio Melkor, il quale nome però non venne mai più pronunciato, ma il più caro ad Ilúvatar era Manwë in quanto:

Più chiaramente ne comprendeva i disegni ed era destinato a essere il primo di tutti i Re

Egli, Signore del Respiro di Arda, è il sovrano di tutto ciò che dimora sulla Terra e ne custodisce la vita insieme alla sua Regina Varda, Signora delle Stelle. È proprio nella torre più elevata del Taniquetil che risiede il trono del Re e che Manwë e Varda dimorano.

In Arda il diletto di Manwë sono i venti e le nuvole, e tutte le regioni dell’aria, dalle altezze supreme alle profondità, dai confini estremi del Velo di Arda alle brezze che alitano tra l’erba. […] Stanno sopra le nevi eterne, sull’Oiolossë, la torre più elevata del Taniquetil, la più alta di tutte le montagne della Terra. Quando lì si siede sul suo trono e guarda diritto, e Varda è accanto a lui, vede più lontano di ogni altro occhio, attraverso le brume, attraverso le tenebre e oltre tutte le leghe del mare.

(Il Silmarillion. Valaquenta, Dei Valar)

Il vento, le nuvole e l’aria sono materia del Re ed è forse proprio l’atmosfera, divisa in tre aree, il primo dettaglio che notiamo guardando l’acquerello del Taniquetil. L’area inferiore ospita, oltre ai due vascelli degli elfi Teleri, le acque del mare, il Sole e la Luna. Il Sole, chiamato anche Anar il Fuoco Dorato, frutto di Laurelin, si muove da Est a Ovest oscurando le stelle prima e nascondendosi dietro le montagne di Valinor poi. La Luna, chiamata anche Isil il Chiarore, fiore di Telperion sbocciato in Valinor, si mostra dopo la discesa del Sole in un continuo scambio con esso. Nell’area mediana notiamo un’aria rarefatta separata dalla zona inferiore e superiore da uno strato di nuvole che “galleggiano” e “tagliano” le vette più basse della montagna. Nell’area superiore notiamo la vetta più alta dove si trova Ilmarin, la dimora di Manwë e Varda, luminosa e circondata da una cintura di stelle nell’oscurità del cielo profondo.

Attinse le rugiade argentee dai tini di Telperion, e con esse creò nuove e più lucenti stelle […] collocandole come segni nei cieli di Arda. […] E alta nel nord, come una sfida a Melkor, ella sospese la corona di sette possenti stelle, la Valacirca, la Falce dei Valar e segno del destino.

(Il Silmarillion, Quenta Silmarillion. Della venuta degli elfi e della cattività di Melkor)

(segue a p. 3)