“Foglia, di Niggle”. Dopo la messa in scena, la nuova edizione.

Era stata abbastanza sorprendente l’iniziativa della Tolkien Trust di promuovere la messa in scena di Foglia, di Niggle del Puppet State Theatre di Edimburgo, produzione annunciata lo scorso febbraio e itinerante in diverse città scozzesi. L’ente benefico subordinato alla Tolkien Estate impegnato in numerose attività dava quindi più che una benedizione ufficiale alla recita monologale di Richard Medrington, ma era difficile intravedere gli sviluppi di un piano editoriale connesso. Foglia sarà pubblicata per la prima volta come pubblicazione singola.

La produzione teatrale per la regia di Andy Cannon sta riscuotendo successo ben oltre le aspettative. Dall’anteprima di Edimburgo del 14 aprile Foglia, di Niggle è andata in scena a Stirling, Glasgow, Livingston, Cockermouth, Kendal, Tobermory, Dunfermline, Dumfries, New Galloway, Inverness e Banchory,  con gli spettacoli di chiusura della prima tornata che si svolgeranno nei prossimi giorni a Peebles e ancora a Glasgow. Lo spettacolo riprende a fine luglio a Findhorn e, richiesto a gran voce, per tutto Agosto sarà permanente allo Scottish Storytelling Centre di Edimburgo.

All’apparenza semplice, l’interpretazione di Richard Medrington del racconto breve di J.R.R. Tolkien, Foglia di Niggle, trova strati di significato e speranza in una storia grande nel rimpianto e nella delusione.
The Stage

Buone le recensioni, sulle quali spicca quella del Guardian di Mark Fisher. «Richard Medrington racconta la storia con poche infiorettature, affidandosi alle parole di Tolkien – e all’imperturbabile chiarezza della sua stessa retorica – per la resa», mentre elogia l’illuminazione di Gerron Stewart e l’accompagnamento musicale “senza tempo” di Karine Polwart e Michael John McCarthy, melodie popolari che accrescono il senso del mistero. Altri recensori hanno evidenziato concordemente il fascino della semplicità del dramma e come questo si discosti enormemente dal Tolkien più celebre e dall’immagine del fantastico che ne viene fatta derivare spesso nella cultura popolari, ove  la fanno da padroni sono elfi, draghi e stregoni. Medrington dal canto suo comincia lo spettacolo con un preambolo nel quale invita ad affrontare la vicenda «meno come un parabola, più come un dipinto [painting, ndt]». Nel voluto gioco di parole che preferisce a “canvas” il termine “painting”, Medrington sorvola ed insieme si schiera su un dibattito pluridecennale che ha dominato la scena degli Studi Tolkieniani su Foglia” di Niggle.

L’opera e l’interpretazione

Il breve racconto del pittore Niggle è un elemento unico della narrativa tolkieniana per composizione e ricchezza simbolica. L’autore ha lasciato scritti contrastanti circa la sua precisa datazione1, eppure concordi nel riferire che la prima stesura avvenne nel giro di poche ore una mattina, avendo Tolkien tutta la storia in mente al proprio risveglio, un processo confessato come atipico per quanto indolore. Non così la storia, che invece riflette la sua preoccupazione per la possibilità concreta di non portare a termine Il Signore degli Anelli per via dei molti dettagli che richiedeva2. Il racconto è stato pubblicato per la prima volta sulla rivista The Dublin Review nel gennaio 1945, poi in Albero e Foglia nel 1964, mostrandosi come complemento narrativo al saggio Sulle Fiabe; subì l’impatto travolgente di questo suo fratello maggiore sulla critica e fu trascurato per quasi un altro decennio “Foglia” di Niggle era in realtà destinata a diventare una delle opere più dibattute in merito all’interpretazione e al suo ruolo nella produzione tolkieniana.

Il viaggio misterioso che Niggle deve intraprendere, la convalescenza e il giudizio cui è sottoposto richiamano immediatamente l’escatologia cattolica, così come la conclusione del racconto. È un Tolkien esplicito nella sua ispirazione di fede, perciò raro, l’autore di Foglia. Non solo, è stato spiegato e probabilmente individuato il racconto come allegorico (uno stile prevalente in diverse opere brevi), ad esempio sul modello del dramma popolare di Everymanrivisto in chiave moderna. Se però di allegoria tutta l’opera si tratta, netta è la distinzione con le tradizionali personificazioni delle virtù. Per questo l’autore ha mostrato riserve ed un atteggiamento dubbioso circa la natura allegorica del racconto, in un caso almeno preferendole la forma mitica e riconoscendo diversi elementi di carattere biografico4: il grande pioppo di fronte a casa Tolkien cui era molto affezionato e che il proprietario volle far abbattere (per l’immenso dispiacere dell’autore) nella storia presto diviene il soggetto raffigurato da Niggle, o il nome del giardiniere Parish, che sarà poi l’insistente vicino di Niggle che gli richiede numerose commissioni e che non comprende l’esigenza artistica. La componente personale è, come si accennava sopra, ben più ampia e ha portato il principale esperto di Tolkien, Tom Shippey, a definire l’intero testo come un’allegoria autobiografica5. La cura e la necessità intrinseca di Niggle nel dipingere il grande albero in ogni foglia, continuamente aggiungendo dettagli che aprono a nuove diramazioni mentre impellenze pratiche e richieste d’ogni genere lo allontanano dalla sua opera si sovrappone con cogente precisione al districarsi del Professore di Oxford tra la sua invenzione letteraria e gli impegni accademici e domestici, con il corrispettivo timore di non concludere la prima. Per Niggle è una certezza. Quella piccola foglia trasportata nel vento con cui era cominciato il quadro, così come quella fiaba di un hobbit del quale ancora non conosceva il significato, si era attorniata di numerose compagne fino a delineare un intero albero dal quale, seppur ad essa successivo, proveniva ma che è destinato a rimanere incompiuto. Il Signore degli Anelli e per estensione Il Silmarillion dominano il centro di quest’ansia creativa, mentre ai margini della scena si profilano vari elementi che meriterebbero egual attenzione. La partenza ineluttabile, mai spiegata nella narrazione, giunge alle porte dell’autunno e costringe Niggle a lasciare la tela.

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Illustrazione di Alan Lee a conclusione di Leaf by Niggle in Tales from the Perilous Realm.

Ma tutto questo copre solo una piccola parte della narrazione. Il viaggio misterioso che ha il sapore dell’ultimo viaggio (la morte), la lunga convalescenza (il Purgatorio), la discussione delle Due Voci sulla sua sorte, viste come Pietà e Giustizia, Figlie di Dio nella tradizione del dramma e l’ultimo stadio che anticipa la visione del Paradiso, culminata nel ritrovamento di quello stesso albero che aveva voluto dipingere ora concreto e vivo, compiuto e nuovo, sono stati discussi nell’interpretazione dell’allegoria religiosa a lungo e diversamente da numerosi critici di Tolkien6. Aspetto questo che si lega a doppio filo con la concezione dell’Arte di Tolkien e del processo artistico come sub-creazione e di come questa possa contribuire alla Creazione, come lui stesso descrisse il suo intento nel racconto breve7. Altri hanno dato la priorità proprio alla visione artistica che emerge per identificare separati momenti estetici di coscienza in un processo che si svolge in un’ottica psicologica8.

Allegoria autobiografica, religiosa, manifesto artistico, rappresentazione psicologica… “Foglia” di Niggle si offre come un nodo brillante di sintesi e relazione nell’opera tolkieniana. Con Sulle Fiabe e la poesia Mythopoiea ci fornisce il “quadro” più completo di cosa Tolkien intendesse per l’attività artistica, il frutto della Fantasia. Nel contempo ci regala uno scorcio alcuni dei più intimi pensieri di Tolkien sulla propria opera e forse sulla vita intera, lasciando a noi il compito di capire fino a dove questo scorcio si spinge. Tutt’altro che un’isola lontana dalla Terra-di-Mezzo. E se a considerarlo un insegnamento si peccasse d’induzione, a questo racconto bisogna riconoscere una grande capacità di ripresentare forme antiche nel mondo moderno, con uno stile insieme semplice e capace di preservare il senso del mistero. Una concezione ancora una volta originale del racconto fantastico, una storia piccola che non teme di guardare lontano.

La nuova edizione

Una storia che, si diceva, per la prima volta verrà pubblicata separamente (ad esclusione dell’edizione pirata “privata” di McLean per il Trinity Forum, 2003) il 28 luglio, dopo numerose ri-edizioni in raccolte a partire da The Tolkien Reader nel 1966, in cui compariva l’intero Albero e Foglia. Tra queste bisogna ricordare la prima vera aggiunta significativa, la poesia Mythopoeia nel 1988 (edizione voluta e a cura di Christopher Tolkien) e quella di Il Ritorno di Beorhtnoth nel 2001. È quest’ultima l’edizione oggi pubblicata in Italiano. Sontuosa la raccolta del 1997 illustrata da Alan Lee Tales from the Perilous Realm (Racconti dal Reame Periglioso) che prende spunto dall’omonimo adattamento radiofonico di Brian Sibley per la BBC del 1992, in specie la seconda del 2008: contiene Farmer Giles of Ham (cfr. Il Cacciatore di Draghi), “Foglia” di Niggle, Fabbro di Wotton Major, Le Avventure di Tom Bombadil e Roverandom (solo dal 2008).

L’edizione in arrivo è un libretto di 64 pagine in formato Paperback, in copertina un disegno dalla locandina della produzione. Probabilmente sarà anche un’indagine di mercato per HarperCollins. Dei “Racconti dal Reame Periglioso” Foglia è l’unico ad oggi a non avere un’edizione annotata e commentata da uno dei maggiori studiosi di Tolkien. Questa edizione, pensata proprio per accompagnare la messa in scena scozzese non prevede un corpo critico, ma se dovesse avere una buona risposta dal mercato editoriale è pensabile che una nuova annotata e commentata seguirà entro breve. La sinossi:

“Pubblicato per la prima volta in assoluto in un volume a parte, il notevole racconto di Tolkien del pittore la cui ossessione per i dettagli gli impedisce di finire il suo capolavoro.

Niggle è un pittore. Non uno di molto successo, in parte perché ha molte altre cose da sbrigare. Per qualche tempo è rimasto ossessionato da una tela in particolare – un’immagine curiosa di un albero con un vasto paesaggio che si distende al di là di esso. Il dipinto continua ad ingrandirsi, ma Niggle deve intraprendere un viaggio.

Nel 1939 Tolkien si stava disperando all’idea che non avrebbe mai portato a termine la sua grande opera Il Signore degli Anelli. Una mattina si svegliò con in testa la storia completa Foglia” di Niggle e la scrisse. Questa toccante storia del bizzarro viaggio di un artista è spesso vista come un’allegoria del processo creativo e della vita dell’autore.

Pubblicato per coincidere con un nuovo spettacolo itinerante della storia, questa è la prima volta in cui viene pubblicata in un volume a sé, dando la possibilità ai lettori di assaporare uno dei racconti brevi più eleganti ed inquietanti, nonché uno dei meno noti.

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Leaf by Niggle

In pubblicazione il 28/07/2016
Editore: HarperCollins
Pagine: 64
Formato: Paperback (Copertina Flessibile)
ISBN-13: 978-0008205539
ISBN-10: 0008205531


NOTE

1 Lettere 98 e 241 in The Letters of J.R.R. Tolkien (cfr. La Realtà in Trasparenza) e Introductionary Note alla 1a ed. di Tree and Leaf (cfr. Albero e Foglia), 1964. Il riferimento più credibile sembra però appartenere ad una cartolina inedita inviata al poeta Alan Rook e battuta all’asta nel 2001 su Ebay, che daterebbe Foglia alla primavera del 1942.

2 Lettera 199, ibid.

3 La prima analisi esaustiva di Foglia e delle altre opere brevi si trova in Master of Middle-Earth (cfr. Il Maestro della Terra-di-Mezzo, Bompiani) di Paul Kocher (1972). Le pagine dedicate al racconto già contenevano diverse notazioni d’interesse sulla concezione del processo artistico.

4 Ancora Lettera 241, op. cit.

5 Interpretazione presentata prima in The Road to Middle-Earth (cfr. La via per la Terra-di-Mezzo, Marietti) e perfezionata in J.R.R. Tolkien: Author of the Century (cfr. J.R.R. Tolkien: Autore del Secolo, Simonelli).

6 Vale la pena almeno ricordare Richard Purtill in J.R.R. Tolkien: Myth, Morality, and Religion (1984). Altrove si potranno approfondire le molte varianti dell’allegoria religiosa che nella simbologia includono anche l’idea di parabola biblica.

7 Lettera 153 in op. cit.

8 Interessante il dibattito in Weinreich&Hiley, Tolkien’s Shorter Works (2008) in questo senso e il recente contributo di Roberto Arduini Giocherellando coi Pennelli. Psiche, arte e subcreazione in “Foglia di Niggle” in Giorgianni, All’Ombra del Signore degli Anelli (Delmiglio, 2016), che ha inoltre un grande valore ricapitolativo.

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