La Tolkien Society promuove il gender

di Giuseppe Scattolini


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Cari tolkieniani,

di recente la Tolkien Society ha annunciato gli speakers del Tolkien Society Seminar del 3-4 luglio. La tendenza che avevamo già riscontrato ad allontanarsi dai testi tolkieniani e ad interessarsi di problematiche più “attuali” l’abbiamo purtroppo vista confermata.

Veniamo ai fatti, che la Società Tolkieniana Inglese racconta qui. Cito dal loro articolo:

«Questo seminar punta ad esplorare le molte possibili applicazioni della “diversità” entro le opere di Tolkien, i suoi adattamenti e il suo pubblico di lettori».

Ritengo che sia questa la frase chiave della proposta della Tolkien Society che va attentamente analizzata e compresa.

La questione della diversità è certamente un tema imprescindibile se si vogliono capire gli scritti tolkieniani. Qualche esempio sarà sufficiente. Il padre di Thorin Scudodiquercia, Thrain, aveva messo insieme anche lui una compagnia per riprendersi la Montagna Solitaria, ma privo della guida di Gandalf e di uno come Bilbo fallì. La Compagnia dell’Anello, i Nove Compagni provenienti tutti da luoghi diversi della Terra di Mezzo, hobbit compresi perché non ve n’era uno uguale all’altro, si oppongono ai Nove Cavalieri Neri, ciascuno espressione dell’unica volontà di Sauron.

Nelle Lettere, Tolkien scrive che uno dei temi portanti, anzi, il tema portante è quello della Morte. Non sarebbe tale se non sussistesse una diversità tra Elfi e Uomini. Sono due stirpi di cui la prima è destinata a non lasciare mai il mondo e, secondo le sue tradizioni sapienziali, a morire quando esso finirà. La seconda, invece, deve lasciarlo ben prima di quando vorrebbe e senza potervi ritornare. Mi si permetta anche una citazione da Il Signore degli Anelli:

L’Elfo e il Nano entrarono insieme a Minas Tirith, e coloro che li vedevano si stupirono alla vista di simili compagni; Legolas era infatti di una bellezza superiore a quella di qualunque Uomo, e cantava strofe elfiche mentre camminava nel mattino; Gimli invece avanzava con passo maestoso, carezzandosi la barba e volgendo lo sguardo qua e là. «Ci sono delle buone opere in pietra», disse osservando le mura; «ma ve ne sono anche di meno buone, e le strade avrebbero potuto essere realizzate meglio. Quando Aragorn entrerà in possesso di ciò che gli spetta, gli offrirò i servigi dei maestri dell’arte della pietra, e tutti noi venuti dalla Montagna ne faremo una città di cui essere fieri». «Hanno bisogno di più giardini», disse Legolas. «Le case sono come morte, e vedo troppo poche cose crescere e fiorire. Se Aragorn entrerà in possesso di ciò che gli spetta, la gente del Bosco gli porterà uccelli che cantano e alberi che non muoiono».

(Il Ritorno del Re, Capitolo IX, “L’ultima discussione”)

Potrei andare avanti per pagine e pagine riportando esempi su quanto questo tema della diversità innervi tutto il legendarium di Tolkien, per non parlare delle opere brevi (mi ripugna chiamarle “minori”) come Il Fabbro di Wootton Major, Foglia di Niggle od altre ancora. Inoltre, ampliare lo sguardo agli adattamenti e al pubblico dei lettori è una proposta che non può che entusiasmare.

Se fosse questo il significato che la Tolkien Society dà alla parola “diversità”.

Sempre nel succitato annuncio, la Tolkien Society dice di essersi ispirata ai dibattiti in merito alla serie tv Amazon sul Signore degli Anelli, che ha lavorato per costruire un cast aperto ed in grado di rappresentare le diverse etnie del nostro pianeta, nonché, altro annuncio che all’epoca ed ancora oggi fa “interrogare”, per usare un eufemismo, gli appassionati: la comparsa di scene di nudo nella serie, cosa su cui ho già scritto e detto la mia qui. Insomma, la Tolkien Society appare più interessata ad applicare questo concetto di “diversità” a Tolkien, quello che avrà l’adattamento di Amazon, che non esplorare la definizione tolkieniana.

Non solo: tra le relazioni spiccano titoli quali “Cordeliah Logsdon – Gondor in Transition: A Brief Introduction to Transgender Realities in The Lord of the Rings”, oppure “Danna Petersen-Deeprose – “Something Mighty Queer”: Destabilizing Cishetero Amatonormativity in the Works of Tolkien”, o “Christopher Vaccaro – Pardoning Saruman?: The Queer in Tolkien’s The Lord of the Rings” (‘queer’ è qui inteso non in senso di “strano”, ma di “sessualmente differente”, “non eterosessuale”). Ciascuno potrà leggersi i titoli da solo.

Quello che emerge è un forte interesse della principale e più prestigiosa Società Tolkieniana al mondo per temi di attualità politica e sociale. In tanti su Twitter hanno espresso il loro dissenso in modo anche piuttosto colorito nella sezione commenti del post ufficiale dell’annuncio.

Mi sembra di rivivere l’incubo dei primi tempi in cui uscì la traduzione di Ottavio Fatica in Italia, in cui abbiamo assistito alla separazione tra gli “alti studiosi” di Tolkien da una parte e i semplici appassionati dall’altra, i primi con in mano le redini dei testi e i secondi costretti a subire ed in grado di rifarsi solo sui social.

Non penso che siano necessarie discussioni in merito a quello che sta succedendo e quello che si sta proponendo come frontiera degli studi tolkieniani, perché la verità è sotto gli occhi di tutti coloro che la vogliono vedere. L’intento non nascosto della Tolkien Society è quello di rileggere Tolkien alla luce del cambiamento di epoca che stiamo vivendo, che comprende, ad esempio, la rivoluzione sessuale, il gender, l’ecologismo e l’antirazzismo, i quali danno delle definizioni di “diversità”, “ambiente” e “razza” che non erano di Tolkien, ed usano metodi che, allo stesso modo, non erano propri del Professore. E per un motivo molto semplice: egli è morto cinquanta anni fa, non poteva conoscere il nostro modo di pensare e di conseguenza il suo non poteva che essere diverso e non condividere il nostro. Gli studiosi dovrebbero tentare di capire il pensiero di un autore, non prendere il proprio e usarlo per rileggere un qualsiasi testo in modo del tutto soggettivo e arbitrario sostenendo che questo è studio accademico.

Will Sherwood ha sostenuto l’iniziativa dell’associazione cui contribuisce come membro del Consiglio Direttivo dicendo che essa si basa sui libri della History of Middle-earth. Nonostante i testi da lui citati, io sono stato del tutto incapace di capire cosa, ad esempio, l’Athrabeth Finrod ah Andreth c’entri con i temi di attualità proposti. Ivi il tema è quello della Morte, la quale, essendo frutto del peccato e del male, potrà essere sconfitta solo tramite una radicale guarigione di Arda, che potrà essere operata esclusivamente tramite un’Incarnazione nella razza umana dell’Uno. Seguendo la proposta della Tolkien Society, un testo che parla dell’Incarnazione di Dio, e che quindi è in teoria un trattato cristologico ambientato e discusso col metodo della ragione naturale in epoca precristiana (nulla di più affascinante, tanto per un credente che per un ateo, io credo!), diverrebbe utile a spiegare, ad esempio, la presenza di personaggi rappresentanti la rivoluzione sessuale nelle opere di Tolkien perché molto probabilmente ne vedremo nella serie tv Amazon. In questo modo, tra l’altro, i testi prendono una piega allegorica non indifferente.

Ne deriva che la risposta dei Tolkieniani Italiani alla Tolkien Society non potrà che essere equivalente a quella data al progetto della nuova traduzione di Fatica in Italia (di cui parlo qui): informazione, diffusione, studio, pubblicazioni. Insomma, la costruzione di un progetto alternativo cui aderire liberamente. Il nostro recente Call for Papers su “Tolkien traduttore” è la migliore esemplificazione del nostro programma e del nostro metodo di lavoro per una internazionalizzazione della nostra esperienza di comunione fraterna e di amicizia sincera nella verità dei testi tolkieniani.

P.S. Perdonate il titolo ad effetto ma spero che vi abbia attirato a leggere l’articolo e ad interessarvi del problema.

EDIT: Mi scuso personalmente con quelle persone che si sono sentite non a proprio agio con il titolo, scelto da me e solo da me, per cui mi prendo tutte le responsabilità, e che non vuole esprimere un’idea ma, come avete potuto leggere, un fatto. Non esprimo una mia opinione su un grande tema del nostro tempo, perché è davvero un grandissimo tema, ma su un’associazione culturale che si occupa di un autore ben preciso che è vissuto in un momento storico ben preciso, facendo un errore storiografico ed epistemologico gargantuesco che andava evidenziato e fatto conoscere a tutti. Per farvi capire la gravità della cosa con un esempio secondo me calzante: per secoli gli scienziati non si sono spiegati come sia stato possibile che la scienza fisica abbia usato la Fisica di Aristotele come manuale di testo per più di un millennio e mezzo. La svolta è arrivata solo una sessantina di anni fa quanto si capì che per capire Aristotele bisognava mettersi nell’ottica di Aristotele, porsi le sue stesse domande e capire le sue risposte alla luce di esse: è ovvio, infatti, che la Fisica di Aristotele alla luce della meccanica di Newton o della relatività di Einstein sia una grandissima balla. L’epistemologia ci ha messo decenni, o forse secoli, a capire che errore di interpretazione stava facendo nei confronti di un grandissimo filosofo e studioso come lo Stagirita. Noi ora, con Tolkien e la la proposta della Tolkien Society, stiamo cadendo nell’errore di quegli scienziati che leggevano la Fisica aristotelica con gli occhi di Newton ed Einstein, ponendo al testo domande sbagliate e di conseguenza facendogli dare risposte che l’autore non si era mai nemmeno sognato. Spero così di aver chiarito la gravità della situazione. Sottolineo, inoltre, che la scelta di un titolo più neutro non avrebbe fatto avere al problema quel risalto che, spero sia chiaro il perché, meritava. La mia scelta, e ripeto solo mia, deriva da questo motivo. Tutto qui. Spero che questo chiarimento sia sufficiente.

4 Replies to “La Tolkien Society promuove il gender”

  1. bellissimo concordo in pieno con voi e poi l’essere diversi in tolkien non significa divisione anzi quindi lo trovo anche in fondo un antirazzista antelitteram proprio pensando all’amicizia Gimli Legolas Grazie

  2. “L’intento non nascosto della Tolkien Society è quello di rileggere Tolkien alla luce del cambiamento di epoca che stiamo vivendo, che comprende, ad esempio, la rivoluzione sessuale, il gender, l’ecologismo e l’antirazzismo, i quali danno delle definizioni di “diversità”, “ambiente” e “razza” che non erano di Tolkien, ed usano metodi che, allo stesso modo, non erano propri del Professore.”

    Dopo lunghe discussioni in chat, mi sento di dire che secondo l’ “applicabilità” invocata dal Prof chiunque può vedere nelle sue opere qualsiasi cosa – purché a livello personale. Dalle Lettere sappiamo che T. era molto interessato all’ecologismo e antirazzismo, su questo non c’è dubbio. Ma non ha MAI parlato di rivoluzione sessuale (anche se ha scritto una lettera molto esplicita a suo figlio Michael (Lettera 41) in cui discute con grande franchezza di questioni sessuali).

    Soprattutto, non ha MAI parlato di “gender”. Nessuno dubita che all’epoca l’omosessualità fosse un argomento scottante, per non dire illegale. La situazione nel Regno Unito era complessa, ma in Inghilterra essa fu decriminalizzata nel 1967.

    A mio parere, se si vuole “applicare” le teorie gender a Gimli e Legolas, o Frodo e Sam, a livello personale, nessun problema. Dire invece che nel SdA ci fossero tematiche gender è improprio a livello storico, e anche personale per quello che sappiamo di Tolkien.

  3. il problema è che non si può “rileggere” un autore, a proprio piacimento, per “attualizzarlo”. Io sono, ad esempio, Pagano ed è indubbio l’influsso e l’influenza delle saghe e dei miti indo-europei su di lui. Ma di qui a voler “rileggere” in chiave pagana quella che è evidentemente invece una cosmogonia ispirata dal suo Cattolicesimo tradizionale (che rivestì un ruolo importantissimo sia nella sua personale visione del mondo che nella costruzione dei suoi mondi “fantastici”)ce ne corre..non potrei né vorrei far quadrare i miei cerchi per coniugare le mie idee al suo substrato spirituale..

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