Il film biografico sugli anni giovanili di Tolkien, recentemente uscito nelle sale, si sta già caratterizzando per una serie di spunti interessanti. Uno di questi riguarda la nomenclatura dei personaggi de Lo Hobbit tratta dall’Edda poetica, argomento che Benedetto Ardini ha sviscerato per noi in questo breve ma denso articolo.
Alcuni fotogrammi di una clip promozionale del biopic di Dome Karukoski ci mostrano J.R.R. Tolkien seduto alla sua scrivania immerso nello studio e nella scrittura di testi: compaiono numerosi schizzi e illustrazioni, vengono inquadrati libri e appunti ecc…
Dalla clip non si hanno abbastanza elementi per capire se si tratta del Tolkien nel periodo universitario, quindi nella seconda metà degli anni ’10, oppure il Tolkien del periodo degli anni ’20 e ’30 in cui concepì e scrisse ‘The Hobbit‘: aspettiamo di guardare il film per intero per poter avere un quadro più chiaro in relazione alla biografia.
Il momento forse più interessante di questa clip si ha quando l’inquadratura pone l’attenzione su un foglio in cui sono scritti i nomi dei Nani presenti nell’’Edda Poetica’ o ‘Edda Antica’, raccolta di poemi norreni che si trovano nel manoscritto medioevale islandese ‘Codex Regius’.
I Nomi dei Nani presenti nell’Edda sono:
«Móðsognir, DURINN, Niði, Norðri, Suðri, Austri, Vestri, Alþjófr, DVALINN, BÍVǪRR, BÁVǪRR, BǪMBURR, NÓRI, Ánn e Ánarr, Ái, Mjǫðvitnir. Veigr e GANDÁLFR, Vindálfr, þRÁINN, Þekkr e þORINN, þRÓR, Vitr e Litr, NÁR e Nýráðr, Reginn e Ráðsviðr, FILI, KILI, FUNDINN, NÁLI, Heptivili, Hannarr, Svíurr, FRÁR, Hornbori, Frægr e LÓNI, Aurvangr, Jari, EIKINSKJALDI. Draupnir e Dólgþrasir, Hár, Haugspori, Hlévangr, GLÓI, Skirfir, Virfir, Skáfiðr, Álfr ed Yngvi, Fjalarr e Frosti, Finn e Ginnarr; Lofarr.»
(nella clip il protagonista scrive ‘Filli’ e ‘Killi’ invece di ‘Fili’ e ‘Kili’ forse per ragioni di assenza di diritti sull’opera tolkieniana da parte della casa di produzione del film)
Approfittiamo quindi di questo spunto dal biopic per provare a fare chiarezza sull’importanza di questa lista e sugli espedienti linguistici che sono derivati dal suo inserimento nell’immaginario tolkieniano. Tolkien studiò l’Edda Poetica durante il suo corso di studi di Lingua e Letteratura Inglese all’Università di Oxford. Secondo la biografia curata da Humphrey Carpenter lo studio di questa opera gli comunicò la sensazione di un ‘mito vibrante’ e uno stimolo intenso [«it imparts a sense of living myth, a feeling of awe and mystery, in its representation of a pagan cosmos» (‘J. R. R. Tolkien: A Biography’, Humphrey Carpenter, edizione Kindle, pag.73)] quindi fu senz’altro questo apprezzamento della mitologia norrena che portò Tolkien ad attingervi per sviluppare elementi di alcune delle storie (tra cui ‘The Hobbit’) che
ideò negli anni ’20 e ’30. Come Tolkien stesso sottolineò, i nomi di Gandalf e dei tredici nani di ‘The Hobbit’ (la cui storia fu scritta principalmente nei primi anni ’30 e pubblicata nel 1937) provengono dall’elenco presentato nella Vǫluspá, “Profezia della Veggente”, il primo poema dell’Edda Poetica: «The dwarf-names, and the wizard’s, are from the Elder Edda» (‘The Letters of J.R.R. Tolkien’, Humphrey Carpenter, lettera n°25, pag.31, edizione Kindle)
La decisione originaria di Tolkien di prendere i nomi dei Nani di ‘The Hobbit’ dalla Vǫluspá è stata più il frutto di una “eco linguistica” della lista presente in quel poema che una scelta ragionata in accordo ad un qualche quadro filologico predeterminato [«I remember much of this process – the influence of memory of names or words already known, or of ‘echoes’ in the linguistic memory, and few have been unconscious. Thus the names of the Dwarves in The Hobbit (and additions in The Lord of the Rings) are derived from the lists in Völuspá » (‘The Letters of J.R.R. Tolkien’, Humphrey Carpenter, lettera n°297, pag.383, edizione Kindle)].
Infatti la storia di Bilbo e i Nani originariamente non doveva avere alcun legame rigoroso con il legendarium dei Tempi Remoti e a cui Tolkien si riferiva con il nome di ‘Quenta Silmarillion’. ‘The Hobbit’ era stato pensato come racconto a sé, era adatto ad un pubblico di giovani lettori(‘dai 5 ai 9 anni’ secondo la recensione del giovane Rayner, figlio di Stanley Unwin, editore del libro) e non aveva il profondo e dettagliato carattere filologico del legendarium in cui, invece, le storie ed evoluzioni linguistiche erano pensate e spiegate in maniera scrupolosa.
Per la verità qualche elemento della mitologia del ‘Silmarillion’ fece capolino in ‘The Hobbit’ (per esempio alcuni nomi come ‘Elrond’ e ‘Gondolin’, il ‘Negromante’ oppure la stessa razza dei Nani che aveva giocato un ruolo nei primi scritti del ‘Silmarillion’: vedi ‘J. R. R. Tolkien: A Biography’, Humphrey Carpenter, edizione Kindle, pag.182), ma fu solo nel periodo del sequel di ‘The Hobbit’, ovvero ‘The Lord of the Rings’, che quella ‘storia per bambini’ si trovò totalmente attratta e inglobata nel legendarium andandosi a collocare, insieme al suo ben più massiccio seguito, nella Terza Era della Terra di Mezzo.
Quando, durante la scrittura e gli sviluppi di ‘The Lord of the Rings’, Tolkien si trovò a dover inserire i Nani della Montagna Solitaria, dei Colli Ferrosi e di Moria caratterizzati in ‘The Hobbit’ in un contesto storico e linguistico più ampio e dettagliato, egli dovette dare una spiegazione rigorosa all’origine norrena dei loro nomi. Dall’Appendice E di ‘The Lord of the Rings’ si apprende tuttavia che la madre lingua dei Nani era il Khuzdul: un linguaggio che, come riportato nel ‘Silmarillion’ (capitolo 2 ‘Of Aulë and Yavanna’), fu insegnato ai Nani direttamente dal Vala Aulë, loro creatore.
Come si spiegano quindi i nomi presi dall’Edda?
Tolkien risolse questo problema chiarendo che i nomi in forma norrena acquisiti dai Nani non erano altro che soprannomi da loro adottati e con i quali si facevano conoscere pubblicamente dalle altre razze; i nomi originari nella loro lingua invece rimanevano segreti e non venivano comunicati ad altri popoli.
Per chiarire questa evidenza è necessaria un’attenta consultazione delle ‘Lettere’, delle appendici di ‘The Lord of the Rings’ e del saggio ‘Of Dwarves and Men’, scritto probabilmente alla fine degli anni ’60 e pubblicato in ‘The Peoples of Middle-earth’ (volume 12 della ‘History of Middle-earth’ curata da Christopher Tolkien).
Nell’Appendice E e in ‘Of Dwarves and Men’ viene detto che il Khuzdul era scarsamente utilizzato dai Nani in presenza di altre razze e quindi, quando nasceva un rapporto con un altro popolo, erano i Nani ad apprendere la lingua dei loro interlocutori e non il contrario.
Come spiegato nell’Appendice F (vedi sezione ‘Of Other Races’) e, in maniera più approfondita, in ‘Of Dwarves and Men’, i Nani del nord-est della Terra di Mezzo svilupparono un’alleanza con gli Uomini Nordici di Dale che parlavano una lingua rappresentata da Tolkien nella forma di linguaggio scandinavo.
Fu per tale ragione che i Nani assunsero nomi proprio nella forma scandinava: per avere degli appellativi con i quali essere chiamati dagli Uomini del Nord [«The ‘outer’ public names of the northern Dwarves were derived from the language of men in the far north […] and in consequence are given Scandinavian shape […]» (‘The Letters of J.R.R. Tolkien’, Humphrey Carpenter, lettera n°297, pag.381, edizione Kindle)]. Per questo motivo i Nani vengono menzionati nelle narrazioni con i loro nomi norreni piuttosto che con i loro nomi originari in Khuzdul, mantenuti rigorosamente segreti: «Their own secret and ‘inner’ names, their true names, the Dwarves have never revealed to anyone of alien race. Not even on their tombs do they inscribe them» (‘The Lord of the Rings’, ‘Appendix F: The Languages and the Peoples of the Third Age’, ‘Of Other Races’, edizione Kindle, pag.1133).
Con questa complessa trama linguistica (sviluppata durante la scrittura di ‘The Lord of the Rings’ e successivamente approfondita) Tolkien diede quindi una spiegazione rigorosa dell’adozione da parte dei Nani di nomi nella forma norrena: ciò rese quelli presi direttamente dalla lista della Vǫluspá, e inseriti “inconsciamente” in ‘The Hobbit’, in perfetto accordo con la storia e la geografia della Terra di Mezzo.
Enenquë, Maresciallo del Mark