Intervista alla Band RuinThrone

di Eva Garavaglia


Alcuni dei racconti più vasti li avrei raccontati interamente, e ne avrei lasciati altri solo abbozzati e sistemati nello schema d’insieme. I cicli sarebbero stati legati in un grande insieme, e tuttavia sarebbe rimasto lo spazio per altre menti e altre mani che inserissero pittura e musica e dramma.

Scriveva così Tolkien nel 1951 in una lettera a Milton Waldman che noi possiamo leggere come prefazione a “Il Silmarillion”. Da allora molte menti hanno attinto al legendarium tolkieniano per creare musica, tra cui la band Ruinthrone che si esibiranno il 6 aprile alla Stazione Birra a Roma in un repertorio tratto dal loro secondo album “The Unconscious Mind Of Arda”.

In questo articolo abbiamo intervistato la band per farci raccontare il loro progetto ispirato a Tolkien.

Un po’ di storia, come e quando siete nati?

I Ruinthrone nascono nel 2008, la sala prove era del chitarrista Adriano Strinati, in una villetta immersa nella natura vicino Riano. Eravamo in un contesto bucolico, lontano dalla vita di tutti i giorni. C’era silenzio e solo i rumori della natura si percepivano. Ci è sembrato spontaneo iniziare a creare e comporre con una direzione fantasy, onirica e evocativa.

Come definite la vostra musica?

È sempre complicato definire un qualcosa che sorge spontaneo da dentro di noi e che ha molte sfaccettature. La nostra musica ha l’ambizioso scopo di creare integrazione egli aspetti discordanti e presenti in ognuno di noi. Perciò esploriamo e diamo voce a tutti quei contenuti censurati e nascosti della nostra personalità, in questo caso simboleggiati dai personaggi del Legendarium. Il genere metal, grazie alla sua ecletticità, si presta in maniera eccellente a questo scopo, consentendoci di comporre canzoni delicate quando necessario, ad esempio con il pianoforte e voce in The past is Yet to Come, oppure di esprimere aggressività e rabbia come su Blessed by Loneliness

Cos’è per voi Tolkien?

Per questo album abbiamo pensato di approfondire la produzione Tolkieniana e svilupparne un concept album. L’intento era di partire da un qualcosa che ci ispirasse e che smuovesse la nostra creatività. Siamo tutti appassionati della produzione del Professore e pur non essendo esperti, abbiamo cercato di trattare nei testi delle canzoni tutti aspetti che fossero il più precisi e coerenti possibile. L’immenso lavoro di Tolkien ci ha dato lo spunto per trattare argomenti esistenzialisti prendendo a esempio personaggi e vicissitudini legate al Legendarium. Quindi lo abbiamo inteso come una sorta di Mitologia di riferimento, obiettivo che lo stesso Professore in una lettera disse che si fosse prefissato (anche se lui umilmente ritenesse di aver parzialmente fallito). La profondità dei personaggi e le loro motivazioni ci hanno facilitato il compito e dato ampi spunti e ispirazione. Quindi Tolkien è colui che ci ha aperto le porte per raggiungere un mondo che, nella sua complessità, risuona in ognuno di noi. Ha un effetto che definirei umanistico e una profonda conoscenza dell’animo umano, probabilmente anche esplorato negli orrori della guerra. Contenuti gravosi, ma mitigati dalla sua dedizione alla filologia e alla narrazione.

Quando è nata la passione per la musica? E per Tolkien?

La musica pensiamo sia un qualcosa di innato nell’essere umano, non ricordiamo di preciso quando nacque la passione ma ricordiamo i momenti bui superati grazie ad essa. Probabilmente l’elaborazione, attraverso la musica, di questi vissuti più difficili ci ha legato e ha creato la “passione”.

In particolare, Haedus ci racconta come ha conosciuto Tolkien: 

Tolkien lo conobbi prima della saga cinematrografica, avrò avuto dodici anni e nella libreria di casa troneggiava questo strano e affascinante libro, era una edizione Rusconi del 1965 de Il Signore Degli Anelli. Ero abituato a racconti di fantasia e di avventura ma di impronta Salgariana più che altro. Immergermi nel mondo Tolkieniano fu una esperienza sconvolgente. Ero innamorato dall’idea che si potesse accedere a un mondo così intrigante e coinvolgente. Fui completamente rapito nel periodo della prima lettura; una immagine su tutte: Agosto, spiaggia, mare alla mia sinistra, ragazzini che giocano intorno e che mi chiamano e io che incurante di tutto me ne resto sdraiato sul bagnasciuga a leggere di Frodo che sta scalando una montagna. Questo di evocare dal nulla una realtà intorno al lettore è un potere che pochi autori hanno.

Perché il titolo dell’album The Unconscious Mind Of Arda? Che idea c’è dietro?

Il titolo dell’album è la chiave di lettura delle canzoni contenute, racchiude la parola Unconscious che è quindi un invito a proiettare durante l’ascolto dei brani, i propri vissuti più profondi, permettendo, grazie al contesto fantasy un processo di reificazione. 

Nello scrivere i testi siamo stati sempre più affascinati dalla complessità degli antagonisti e perciò abbiamo deciso di identificarci in una sorta di loro “seguaci”, approfondendone i vissuti e il pensiero. Ci siamo quindi divertiti a strutturare il loro punto di vista divergente, come ad esempio decise di agire Melkor in contrapposizione alla melodia degli altri Ainur. Oppure abbiamo dato una nostra lettura delle motivazioni di Gothmog quando assaltò Gondolin, per noi simbolo della tendenza all’autodistruzione (Gothmog) presente in ognuno di noi nel momento in cui raggiungiamo qualcosa di costruttivo e di edificante (Gondolin). Dal punto di vista dello show stiamo lavorando nella creazione di un vestiario che richiami quello dei Nazgûl, maschere del Witch-king, del Balrog e una scenografia che suggestioni lo spettatore e che per un po’, lo trasporti in un mondo diverso.

La cover dell’album è stata scelta e creata con grande cura, Roberta Cavalleri ha compiuto un lavoro egregio concretizzando le nostre fantasie, mentre Aleister Hunt ha curato il restyling del logo e le colorazioni sul lavoro originale di Roberta Cavalleri, nonché tutte le grafiche del booklet.

La cover rappresenta un Ent che sta attraversando i Monti Azzurri (Ered Luin). È solitario, ha alle spalle e davanti a sé un paesaggio impervio. Procede inesorabile, lentamente come gli si addice. Ne ha viste molte e ancora dovrà affrontarne. L’attimo catturato è di profonda riflessione, un confronto con sé stesso. Come il resto dell’album, anche questo è un tassello del messaggio generale. Ci piacerebbe che l’ascoltatore proiettasse i propri contenuti su questa immagine e ci riflettesse sopra.

Un grande saluto a tutti voi appassionati e studiosi Tolkieniani! Leggiamo sempre i vostri importanti contenuti e siamo grati di condividere con tutti voi questa passione stupenda che unisce così tante persone. Grazie per lo spazio e l’attenzione dedicateci!

Ringraziamo i Ruinthrone per l’intervista e vi ricordiamo il “Tolkien Fest in Middle-Earth” organizzato dalla band domani a Roma. Oltre alla musica a partire dalle 18 ci saranno cosplay, artigianato e associazioni tolkieniane (per maggiori informazioni visitate l’evento Facebook qui).

Eva Garavaglia
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Milanese, classe ’97, amante dei libri da quando ha imparato a leggere, nel 2013 si approccia a "Il signore degli anelli", ma si appassiona veramente a Tolkien a inizio 2020, quando rilegge l'opera grazie a un gruppo di lettura su "Lo Hobbit" e "Il signore degli anelli". Si avvicina quindi ai Tolkieniani Italiani grazie al gruppo pubblico su Facebook e a fine 2020 entra a far parte della web radio La Voce Di Arda (che oggi non fa più parte della community), organizzando puntate e facendo interventi. Attualmente coordina i social della community e gestisce in prima persona quelli di Tolkieniani Italiani e Imladris Tolkieniani Ita, mentre nella vita privata si divide tra il lavoro di analista IT e quello di giornalista. È diplomata al liceo classico e ha una laurea magistrale in Innovation and Technology Management.