Il femminile in Tolkien /3

Comprensione e Potere

Sappiamo che Éowyn agisce rettamente perché soddisfa la profezia per cui nessun uomo ucciderà il Re degli Stregoni di Angmar. Non fu un uomo ma una donna, la stessa Éowyn travestita da Dernhelm, con l’aiuto di un altro alleato improbabile per il fatto, Merry Brandibuck, un Hobbit della Contea.

La Dama di Rohan tuttavia, seppure avesse nobili motivi per andare in guerra e per quanto sia giusto il desiderio che porta nel suo cuore, porta con sé anche le sue ombre personali. Accortasi che non avrebbe potuto essere sposa del suo futuro Re andrà in cerca, in guerra, di notorietà e gloria.

«Che cosa temi dunque, signora?», egli [Aragorn] domandò.
«Una gabbia», ella rispose. «Rimanere chiusa dietro le sbarre finché il tempo e l’età ne avranno fatto un’abitudine, e ogni possibilità di compiere grandi azioni sarà per sempre scomparsa».
«Eppure mi hai consigliato di non avventurarmi sulla via che ho scelta, perché è pericolosa!».
«È ciò che consiglierei a chiunque altro», ella disse. «Tuttavia non ti ho pregato di fuggire il pericolo, bensì di avventurarti in battaglia, ove la tua spada può conquistare vittoria e fama. Non desidero vedere qualcosa di grande e di eccelso inutilmente sprecato».
«Neppure io lo desidero», replicò Aragorn. «Ed è per questo che dico a te, signora: resta qui! Non hai compiti da svolgere al Sud».

J.R.R. Tolkien, Il Ritorno del Re, Libro I, Capitolo II. Il Passaggio della Grigia Compagnia
Alan Lee, Éowyn and Aragorn

Se Éowyn avesse dato retta ai consigli di Aragorn, il Re degli Stregoni non sarebbe stato sconfitto e forse mai sarebbe stato distrutto l’Anello. Ma il futuro Re di Gondor non si era sbagliato di tanto. Parte di ciò che muoveva la fanciulla di Rohan era la vanità, la volontà di essere notata. Dopo la battaglia, l’ombra dello Spettro dell’Anello che la raggiunse la portò a una specie di depressione post-guerra. Esercitando oltretutto la sua maligna e magica influenza. Anche altri furono colpiti dallo stesso male, come Merry e Faramir, ma Éowyn impiegò più tempo a recuperare. La nipote di Théoden dovette lottare contro una forza molto più grande di lei e questo spiega, in parte, il suo stato depressivo – mentre dall’altro lato il suo attaccamento all’elmo di Dernhelm, come colei che portava l’allegria dei cavalli nel suo cuore, fece in modo che i tempi di recupero si allungassero. Éowyn ancora desiderava Aragorn e tutto il futuro glorioso che lui le avrebbe potuto offrire.

Dopo aver conosciuto e aver convissuto per un po’ di tempo con il valoroso capitano di Gondor, Faramir, Éowyn inizia a riequilibrare le sue emozioni e ad avere meno attaccamento verso la guerra e le glorie che quest’ultima poteva portargli. Quando si incontrano nella casa di guarigione possiamo vedere che Faramir, nonostante sia un forte guerriero ha delle qualità che in quel preciso momento Éowyn non ha, ossia pazienza e tenerezza.

Ed egli la guardò, ed essendo uomo profondamente sensibile alla pietà, gli parve che la bellezza e la tristezza di Éowyn le trafiggessero il cuore. Ed ella lo guardò e vide la grande tenerezza nei suoi occhi, eppure sapeva, poiché era cresciuta fra gli uomini d’arme, che innanzi a lei era un uomo che nessun Cavaliere di Rohan avrebbe saputo eguagliare in battaglia.

J.R.R. Tolkien, Il Ritorno del Re, Libro II, Capitolo V. Il Sovrintendente e il Re
Foto sul set de Il Ritorno del Re di Peter Jackson: Miranda Otto e David Wenham impersonano Éowyn e Faramir per la scena del matrimonio tra i due personaggi, scena che non è stata inclusa nel lungometraggio. La foto è stata pubblicata da Miranda Otto sul suo profilo Instagram il 19 aprile 2019

Faramir aveva la dolcezza e la comprensione che mancavano nella scudiera. In quanto lei era legata a una “carcassa” tipicamente mascolina, doveva incontrare in un uomo, la serenità che le mancava per trovare il suo equilibrio e ricordarsi chi era realmente. Questo non significa che Faramir fosse poco virile, al contrario, perché «innanzi a lei era un uomo che nessun Cavaliere di Rohan avrebbe saputo eguagliare in battaglia», eppure, egli si dimostrava più saggio in quel momento.

Lisa Coutras indica gli studi di Melanie Rawls sul principio femminile in Tolkien1, e evidenzia due differenze dalle peculiarità di ognuno: nelle opere di Tolkien i personaggi femminili sono soliti esprimere la via della comprensione, mentre quelle maschili, si caratterizzano per il potere. Coutras sottolinea:

«Mentre Thingol governa il regno di Doriath, è Melian che consiglia le sue azioni. Tuttavia, quando Thingol rifiuta i consigli di Melian, le sue azioni sconsiderate portano alla rovina del suo regno. Hopkins2 prende la stessa posizione quando si riferisce al maschio, Tuor, che segue i consigli della moglie Idril, salvando così la sua Famiglia e molti altri.»

Questo estratto sottolinea l’importanza del consiglio e della comprensione nella vita matrimoniale, e queste caratteristiche, per lo meno nelle opere di Tolkien, sono comunemente attribuite a personaggi femminili. Questo non significa che le caratteristiche non si possano invertire in alcuni personaggi e che alcuni personaggi maschili abbiano principi femminili e viceversa.

Elrond porta nella sua personalità la caratteristica della comprensione, in quanto Galadriel è più potente della maggioranza dei personaggi maschili. Nell’articolo di Melanie Rawls (sopra citato) l’autrice descrive in dettaglio le caratteristiche più tipicamente femminili e le altre caratteristiche maschili. Ella propone uno schema come questo:

Queste caratteristiche finiscono per controbilanciarsi tra i personaggi, siano essi maschili o femminili. Quello che accade e che quando si esagera con le caratteristiche maschili, anche se in un personaggio dello stesso sesso, tale personaggio finirà per acquisire le caratteristiche negative del suo genere.3


Note:

1 Hopkins, Lisa (1996) “Female Authority Figures in the Works of Tolkien, C.S. Lewis and Charles Williams,” Mythlore: A Journal of J.R.R. Tolkien, C.S. Lewis, Charles Williams, and Mythopoeic Literature: Vol. 21 : No. 2 , Article 55.
Available at: https://dc.swosu.edu/mythlore/vol21/iss2/55

2 Rawls, Melanie (1984) “The Feminine Principle in Tolkien,” Mythlore: A Journal of J.R.R. Tolkien, C.S. Lewis, Charles Williams, and Mythopoeic Literature: Vol. 10 : No. 4 , Article 2.
Available at: https://dc.swosu.edu/mythlore/vol10/iss4/2

3 Qui intendiamo il genere come l’identificazione del personaggio come maschio o femmina. Nell’universo di Tolkien non c’è traccia di alcun personaggio maschile o femminile che abbia un’identificazione (genere) opposta a quella a cui appartiene biologicamente (o, nel caso degli Ainur, spiritualmente). Così, quando parliamo di genere maschile e femminile, parliamo dello stesso sesso corrispondente.


© 2020 by Cristina Casagrande. Tradotto con il permesso dell’autore. L’articolo originale in portoghese brasiliano si può trovare qui

Traduzione di Paolo Sonis

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