GLI ARAZZI DI AUBUSSON /2: “Bilbo si sveglia accanto all’aquila”

Bilbo si sveglia accanto all’aquila

Analizziamo ora la figura dell’aquila nell’arte del Professore e avventuriamoci in questo viaggio figurativo che ci ha portato fino all’ultimo arazzo di Aubusson.

Anche in questo caso il Professore ci regala un’immagine davvero evocativa, frutto di alcuni studi e riferimenti specifici. Tra i disegni di Tolkien la figura dell’aquila è strettamente connessa a quella delle Montagne Nebbiose: è infatti negli schizzi per questa ambientazione che appaiono per la prima volta.

La rappresentazione di questa catena montuosa, impervia e desolata, da parte dell’autore è fortemente connessa al suo ricordo delle Alpi Svizzere (paesaggi che suggestioneranno anche John Howe, uno dei maggiori illustratori di Tolkien) e alle sue peripezie in quei luoghi, nel 1911: sarà ad esempio in memoria di un forte temporale in cui Tolkien venne coinvolto, che egli ideò la battaglia di fulmini che ritroviamo durante il viaggio di Bilbo da Gran Burrone verso i monti. Tolkien realizzò diversi schizzi collegati al suo soggiorno alpino, schizzi che probabilmente, come spesso succedeva, riutilizzò per creare le illustrazioni edite per Lo Hobbit.

Senza divagare troppo e perdere di vista il nostro obiettivo, torniamo a parlare delle nostre maestose aquile e della loro comparsa nelle illustrazioni del Professore.

La prima nata dal pennino di Tolkien, vola alta e lontana nell’illustrazione Le Montagne Nebbiose viste da Occidente guardando dal Nido d’Aquila verso l’Alto Passo, un bozzetto grafico semplice ma suggestivo.

Siamo di fronte ad una vallata, delimitata in secondo piano da una catena montuosa dai picchi irti e velati da una nebbia rada, segnata da linee puntinate che vanno a infittirsi nell’angolo destro, ai piedi delle montagne una pianura, intervallata da qualche morbida collina e pochi alberi stilizzati, perlopiù abeti in secondo piano e latifogli sul primo.
L’andamento del terreno, così come le chiome degli alberi e la conformazione delle alture, sono formati da composizione di linee: più morbide sul retro e ai lati si inaspriscono al centro diventando zig zagate e riprendendo il perimetro inferiore della montagna principale, quasi fossero onde d’urto scatenate dalla stessa.

Ed è proprio sul picco più irto ed alto che compare il rapace, lontano e anch’esso semplificato in poche linee, una presenza misteriosa ed enigmatica, la cui apertura alare è già eloquente delle dimensioni. L’illustrazione fu poi, come sempre accade e come già abbiamo visto nel precedente racconto iconografico dedicato al Reame Boscoso, rimaneggiata da Tolkien che, in fase di pubblicazione, elaborò un disegno del tutto simile ma decisamente diverso. Un’espressione che pare un ossimoro ma che è giustificata dal simile uso delle linee, anche se più morbide e naturali e gli elementi più conformi al vero. Rimane l’uso del tratto grafico, non vi sono colori, né sfumature, tridimensionalità e profondità sono frutto esclusivo del sapiente uso del pennino da parte di Tolkien.

Completamente diversa è l’opera utilizzata per l’arazzo:

L’immagine è fresca e comunicativa. Allo spettatore pare, prendendo fiato, di poter respirare l’aria fresca dell’alba: un’aria rarefatta e dall’odore di nebbia. Siamo su una delle cime delle Montagne Nebbiose alle prime luci del mattino, i raggi illuminano le vette innevate creando riverberi perlacei tra la foschia densa e bianchissima. In primo piano, su un terrazzamento naturale della montagna, troviamo il nostro Bilbo, che con sua sorpresa, si risveglia al sicuro nel nido dell’Aquila.

Un particolare che non dovrebbe sfuggire a un occhio attento è che il nostro hobbit non sfoggia come sempre i suoi piedoni pelosi, ma bensì li troviamo racchiusi un paio di lucenti stivali neri. Tolkien stesso fu interpellato su questo, ed egli ammise che il particolare delle calzature era andato perso durante la fase editoriale, ma che l’idea originale prevedeva che Bilbo ne ricevesse il paio in dono da Elrond, durante il soggiorno a Granburrone.

A lato dello hobbit troviamo l’animale, rivolto verso la vallata, in fase di osservazione: anche in questo caso le sue notevoli dimensioni sono riscontrabili in comparazione con gli altri elementi, in questo caso Bilbo, che sappiamo misurare circa tra i 90 e 120cm. Il piumaggio è reso in modo piuttosto schematico e chiaro, riprendendo lo stile di illustrazione zoologica, che prevede una chiarezza e semplificazione delle varie parti a scopo illustrativo didattico. Questa caratteristica non è causale, infatti l’autore riprese con particolare attenzione un’illustrazione di Alexander Thorburn contenuta in un volume di ornitologia: Birds of the British Island edito nel 1891.

Notiamo come la posa e la conformazione dell’animale siano pressoché identiche, salvo che, nell’originale, l’aquila ha appena terminato una battuta di caccia e detiene tra gli artigli la preda, eliminata nell’illustrazione de Lo Hobbit.

La stessa chiarezza illustrativa la ritroviamo nell’arazzo, il cui enorme cartone, base per la creazione dell’originale, è arrivato in bottega il 14 marzo scorso, mentre il 23 dello stesso mese è stato il giorno in cui si è ufficializzato l’inizio dei lavori, che si sono svolti senza sosta e a ritmi serratissimi.


Osservando il particolare riportato notiamo immediatamente, non solo la precisione e l’aderenza all’originale, ma anche la varietà di colori e sfumature che rendono l’opera particolarmente realistica.
Anche in questo caso si è proceduti partendo dall’individuazione delle palette cromatiche, per poi passare a tutto il lavoro di intreccio vero e proprio.

Un lavoro davvero meticoloso che richiede grandi sforzi non solo di natura manuale: eseguire arazzi di questo genere prevede costi davvero alti, ed è per questo che a febbraio è stata avviata una campagna di crowfunding proprio per sostenere il proseguimento del ciclo tessile e garantirgli una doverosa visibilità. Purtroppo non è stata raggiunta la cifra sperata, sono stati raccolti infatti 23.741 euro, a fronte dei 100.000 ipotizzati. L’opera e il ciclo stesso restano comunque seguiti con trepidante attesa da un folto gruppo di fan e appassionati sempre in attesa del prossimo arazzo. Dal minuto 1:17 di questo video di presentazione della campagna di raccolta fondi potete ammirare alcune fasi del progetto di preparazione dell’arazzo.

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