Di Francesca Flagiello
“Non importa che se ne parli bene o male. L’importante è che se parli.” Potrebbe essere riassunto con questa citazione wildiana il polverone sollevato sui social dalla pubblicazione della quarta di copertina de Il Signore degli Anelli, la cui traduzione è stata affidata ad Ottavio Fatica, traduttore di un certo calibro del panorama linguistico italiano. In data 7 ottobre 2019, infatti, la Bompiani, casa editrice che distribuisce e pubblica le opere del professore in Italia, ha pubblicato tramite i canali social l’immagine della quarta di copertina della nuova edizione (prevista in uscita il 30 ottobre), recante la poesia dell’Anello; c’è da aggiungere che questa edizione aveva già aveva lasciato perplessi nella scelta della copertina, ritenuta alquanto scialba, arida e incapace di rendere anche la più vaga idea di cosa rappresenti “La Compagnia dell’Anello”.
La traduzione agli occhi degli amatori e dei lettori è risultata strana, insensata, tremenda, orribile, scatenando amara e crudele ironia, via via in una spirale discendente dove la traduzione è stata demolita rigo dopo rigo, scatenando accesi dibattiti dove la maggioranza degli utenti si è dimostrata decisamente più affezionata alla traduzione di Quirino Principe, risalente al 1974, impressa nella memoria grazie anche dall’adattamento italiano dei film di Jackson. Le critiche più aspre riguardano principalmente la metrica, la musicalità, e il completo travisamento di alcuni concetti e passaggi fondamentali, che a detta di moltissimi utenti, offre un’interpretazione completamente errata.
Ovviamente la Bompiani ha difeso il suo lavoro rispondendo con freddo garbo alle critiche ricevute, affermando in primo luogo di aver voluto proporre una traduzione volutamente di “rottura” e il “più fedele possibile all’originale”, e in secondo luogo lasciando piena libertà all’utente di leggere l’edizione preferita. Se è vero che i consumatori sono l’obbiettivo finale di una casa editrice e che quindi il loro scontento ha un certo peso, siamo sicuri che queste siano critiche di pancia, senza alcuna argomentazione o approfondimento?
Possiamo dire con una certa sicurezza che non è così, dato che anche le maggiori associazioni di studi tolkieniani hanno storto il naso davanti a questa anticipazione, citando due dei massimi studiosi del panorama italiano: Costabile e Cilli. Costabile, partendo da un approccio più “calmo” afferma che questa traduzione, prima di poter essere realmente apprezzata, debba “morire” o meglio, lasciata decantare come un vino, commentando poi accuratamente ogni rigo della poesia, compiendo un’accurata analisi della metrica, delle scelte lessicali e della “musicalità”, mettendo a paragone il lavoro di Fatica con le precedenti traduzioni di Principe, Zolla e Alliata in questo modo:
“Tolkien: Three Rings to the Elven Kings under the sky
Alliata: Tre anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende
Fatica: Tre anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo
COMMENTO: Iniziamo con il chiarire un punto. Nessuna delle due traduzioni è pedissequa o letterale. La traduzione letterale è: “Tre anelli agli Elfici Re sotto il cielo”. Elven è l’aggettivo di elf, che né Alliata né Fatica mantengono, preferendo una specificazione. A questo punto la differenza è che l’Alliata predilige il ritmo e la musicalità, mentre Fatica sembra arido. Vedremo se questa impressione sarà confermata.”1
Attraverso questa approfondita analisi emerge chiaramente il suo dissenso. Cilli, invece, esprime sul suo profilo privato di facebook la volontà di non giudicare la traduzione con queste parole:
“Ai tanti che mi stanno chiedendo un parere, anche alla luce di quanto accaduto in questi ultimi mesi, ho risposto che, così come fatto in passato, non posso esprimere un giudizio sulla traduzione (sulla vicenda che le ha fatto da contorno però ho detto e dirò sempre la mia) avendo a disposizione un solo elemento, anche se molto significativo”
anche se comunque la traduzione di Fatica, a suo dire, ricorda fin troppo quella già aspramente criticata di Zolla. Dopo questa necessaria premessa lo studioso pone poi altri quesiti, spostando quindi l’asse della critica sulle scelte editoriali della Bompiani, asserendo:
“Da collezionista, ancor prima che da studioso, non mi spiego del perché un editore non punti a produrre edizioni ben curate, magari deluxe o in cofanetto che, visto l’interesse per le opere di Tolkien, otterrebbero grande interesse da parte dei lettori. Cosa che accade da anni in UK, Germania, Francia, US o
Spagna. Nel nostro paese invece si continua a pubblicare edizioni di bassa qualità come la serie “nera” che ha una copertina che perde il colore ancor prima di essere venduta”
la sua quindi non è una mera polemica sterile poiché suggerisce anche una soluzione:
“Basterebbe davvero poco e senza un grande impegno economico. Negli altri paesi, l’editore annuncia l’uscita dell’edizione deluxe/cofanetto 6 mesi prima, lo pone in prevendita con una scontistica per chi lo ordina e quando il testo è pronto, ha già ripagato con i preordini il costo reale dell’operazione. L’editore è contento economicamente e il lettore/appassionato/collezionista lo è ancor di più perché possiede una bella edizione che, come accade sempre, aumenta di valore entrando nel mercato collezionistico.”
In definitiva, se questa quarta di copertina ha lasciato molta perplessità e scontento, ha certamente perseguito l’obbiettivo del ritorno di popolarità, cosa che nel mondo dei social è di vitale importanza: che questa sia solo una provocazione per stimolare ulteriormente le vendite? Lo scopriremo soltanto il 30 ottobre.
1 Trovate il suo articolo completo al seguente link: https://fuocofatuo215166483.wordpress.com/2019/10/07/un-anello-per-tradurli-tutti/