Il Tolkien Reading Day 2019

 

Il Tolkien Reading Day dei Cavalieri del Mark

Per la prima volta nel 2003 venne indetto il Tolkien Reading Day dalla Tolkien Society inglese (TS), madre di tutte le Società Tolkieniane del mondo: possono portare questo nome, quello di “Società Tolkieniana” solo quelle giuridicamente associate alla prima ed unica Tolkien Society, di cui J.R.R. Tolkien è Presidente in perpetuo e sua figlia Priscilla Vice Presidente. Quest’anno tra l’altro si festeggia il cinquantesimo anniversario dalla fondazione della Tolkien Society, il 1969.

Come dunque è scritto sul sito della TS, il Tolkien Reading Day venne pensato “per incoraggiare gli appassionati a celebrare e promuovere la vita e le opere di J.R.R. Tolkien attraverso la lettura dei passaggi preferiti.” Il 25 marzo è stato scelto in quanto “è la data della caduta del Signore degli Anelli (Sauron) e la distruzione di Barad-dûr. […] Dal momento che il 25 è, come è ovvio, una data fissa, suggeriamo che gli eventi locali siano tenuti nel fine settimana precedente o successivo ad essa, se è maggiormente conveniente.”

Ogni anno, dunque, la TS indìce il Tolkien Reading Day proponendo un tema e lasciando liberi i tolkieniani di tutto il mondo di seguirla su di esso o di partire da ogni altro passo tolkieniano che si preferisca: l’importante è celebrare Tolkien e diffonderne la conoscenza. Il tema di quest’anno è “Tolkien e il misterioso”.

La prima volta che ho letto qual era il tema proposto, ho avuto qualche difficoltà a capire che cosa si sarebbe potuto leggere. Soprattutto perché noi italiani non abbiamo, in realtà, un chiaro concetto di cosa sia il misterioso. Sicuramente gli inglesi lo associano a qualcosa di ben preciso, ma noi no. Lo stesso concetto di “mistero” è misterioso nella nostra lingua. È sufficiente fare una ricerca sul treccani in internet per notare come i significati di “misterioso” siano tanti. Così tanti che, a saperci fare, quasi tutto Tolkien è collegabile ad esso. Io dunque intenderò il significato di “misterioso” con due sole parole: misteriosa è una cosa oscura (buia) ed ignota.

Se seguissimo questa direzione, e se volessimo dunque leggere dei passi tolkieniani secondo il tema proposto dalla TS, avremmo molte opzioni. La più evidente e banale è forse una riscoperta dei capitoli che vanno dalla Vecchia Foresta fino al villaggio di Brea:

 

“Era buio e l’aria umida. All’altra estremità un cancello dalle sbarre di ferro grosse e pesanti chiudeva il tunnel. Merry smontò, aprì il catenaccio che lo teneva chiuso, e quando furono passati tutti lo riaccostò. Il cigolio dei gangheri e il clic della serratura suonarono minacciosi.

«Ecco fatto!», esclamò Merry. «Avete lasciato la Contea. Adesso siete fuori, ai margini della Vecchia Foresta».

«Le storie che raccontano sono vere?», chiese Pipino.

«Non so di che storie stai parlando», rispose Merry. «Se intendi dire le storie di orchi e streghe che raccontavano le zie di Grassotto, rigurgitanti di folletti, lupi e altre cose del genere, la risposta è no. O comunque io non ci credo. Ma la Foresta è strana: tutto in lei è molto più vivo, più conscio di ciò che succede intorno, direi quasi che capisce molto di più che non le cose della Contea. E gli alberi non amano gli estranei: ti osservano e ti scrutano. Generalmente si accontentano di guardarti, finché è ancora giorno, e non fanno gran che. Può darsi che rare volte i più ostili abbassino un ramo o caccino fuori una radice, o ti afferrino con una liana. Ma di notte avvengono le cose più allarmanti, o perlomeno così raccontano. Personalmente ci sono venuto soltanto un paio di volte dopo il calar del sole, e non mi sono mai allontanato dalla Siepe. Mi sembrava di sentire tutti gli alberi sussurrare fra loro, passandosi notizie e messaggi e complottando in un linguaggio inintelligibile; e vedevo i rami oscillare e palpare nel buio senza un alito di vento. Pare che effettivamente gli alberi si muovano, e possano circondare gli estranei e incastrarli; vero è che molto tempo fa attaccarono la Siepe: avanzarono e le si piantarono proprio vicino, curvandosi dall’altra parte. Ma gli Hobbit vennero, tagliarono centinaia di alberi, facendone un gran falò in mezzo alla Foresta; poi bruciarono tutto il terreno compreso in una lunga fascia a est della Siepe. Dopo questa sconfitta, gli alberi rinunciarono ad attaccare, ma divennero nemici dichiarati. Esiste ancora, nel punto dove fu fatto il falò, un vasto spiazzo completamente nudo».”

J.R.R. Tolkien, La Vecchia Foresta, Il Signore degli Anelli.

[traduzione Bompiani 2002]

 

Tutto ciò che segue all’ingresso degli Hobbit nella Vecchia Foresta, che davvero corrisponde appieno alla definizione di “misterioso” come oscuro e ignoto, è altrettanto oscuro e ignoto. Appassionati e studiosi da sempre si interrogano sulla natura dell’Uomo Salice, di Baccadoro e di Tom Bombadil, sui quali esistono notizie provenienti da altrettanto numerose e contrastanti fonti: Il Signore degli Anelli, appunto, le Lettere e le poesie dedicate a Tom in Le avventure di Tom Bombadil. Senza entrare nel merito, possiamo notare come la sola figura di Tom abbia in sé luce e oscurità: luce in quanto sicuro personaggio positivo in grado di scacciare ombre e spettri e di tenere lontani i pericoli della notte, ma anche buio, perché la sua identità è nascosta e questo rende ambigua la sua figura quando veniamo a sapere che non solo l’Anello non ha potere su di lui, ma anche che, se venisse a lui affidato, lo perderebbe non curandosene. Il che, se vogliamo, è tanto grave quanto arrogarselo, perché lo metterebbe a disposizione di Sauron, che se lo riprenderebbe senza vibrare un solo colpo. Tutto ciò rende Tom Bombadil forse il personaggio più difficilmente inquadrabile entro le classiche logiche di Tolkien, a meno che non diamo per scontato che la responsabilità dell’Anello sia sulle spalle di Frodo e di nessun altro, e che Tom sia consapevole di questo.

Altri passaggi in cui si ha a che fare col “misterioso” nel Signore degli Anelli sono molteplici, ma ricordiamone alcuni da altre opere del professore.

Anzitutto Lo Hobbit: è evidente come i capitoli che vanno dalla partenza da Gran Burrone fino alla città degli Uomini di Pontelagolungo siano traboccanti di “misterioso”, ma soprattutto è il misterioso che smuove Bilbo a partire da casa sua:

 

“Mentre cantavano, lo Hobbit sentì vibrare in sé l’amore per le belle cose fatte con le proprie mani, con abilità e magia, un amore fiero e geloso, il desiderio dei cuori dei Nani. Allora qualcosa che gli veniva dai Tuc si risvegliò in lui, e desiderò di andare a vedere le grandi montagne, udire i pini e le cascate, esplorare le grotte e impugnare la spada al posto del bastone da passeggio. Guardò fuori della finestra. Le stelle erano apparse in un cielo buio al di sopra degli alberi. Pensò ai gioielli dei Nani che scintillavano in caverne buie. Improvvisamente nel bosco di là dall’Acqua palpitò una fiamma – probabilmente qualcuno che accendeva un fuoco di legna – ed egli pensò a draghi predatori che venivano a installarsi sulla sua quieta Collina e ad appiccare il fuoco dappertutto. Rabbrividì: e in men che non si dica era tornato a essere il posato signor Baggins di Casa Baggins, Vicolo Cieco, Sottocolle.”

J.R.R. Tolkien, Una festa inattesa, Lo Hobbit.

[traduzione Adelphi]

 

Bilbo è il tipico individuo innamorato di casa attirato dalle avventure, che sono quanto di misterioso c’è nella vita. È l’attrazione che abbiamo verso l’oscuro e l’ignoto che provocano in noi la tensione essenziale del desiderio che descrive l’animo umano: ciò che sta a noi è capire cosa c’è al di là della soglia della porta di casa e distinguere il bene dal male. È comunque evidente in Tolkien che, volenti o nolenti, questa scelta dobbiamo farla: è il doom of choice che Aragorn pone dinanzi ai Cavalieri di Rohan nel secondo capitolo del libro terzo del Signore degli Anelli, e se esploriamo la tematica della libertà vediamo come e quanto se Bilbo non fosse partito non avrebbe compiuto una non-scelta, ma avrebbe scelto di rimanere a casa, e quanti eventi (benefici) non sarebbero accaduti! La risposta affermativa data da Bilbo al richiamo del misterioso ha condotto la storia della Terra di Mezzo verso un esito positivo, unitamente tuttavia alla sua capacità di discernere il bene dal male, che Gandalf chiama compassione, pietà e misericordia, a seconda che ci troviamo ne La Cerca di Erebor (Racconti Incompiuti) o ne Il Signore degli Anelli. Non si può non notare, en passant, come l’oscuro e l’ignoto pongano i personaggi di Tolkien di fronte a delle scelte, e non sia cattivo in sé: dunque non solo luce e oscurità non sono due elementi metafisici dell’universo Tolkieniano, ma non rappresentano nemmeno metaforicamente il bene e il male. Buone o malvage sono le scelte e le azioni che ne conseguono, non i luoghi, che al massimo possono rispecchiare o meno l’animo delle persone che li abitano.

Facendo una rapida cavalcata tra le altre opere di Tolkien, vediamo come ne Il Silmarillion il misterioso sia ampiamente legato a personaggi come Thingol e Melian, ed a vicende come, ad esempio, l’intero Lay di Leithian, che oggi possiamo leggere in italiano (anche se non è proprio tutto) nella raccolta dedicata uscita nel 2017 a cura di Christopher Tolkien: come tutti sanno, dal volume III, dove stanno i Lays of Beleriand, la History of Middle-earth rimane intradotta in Italia.

Oppure, un testo dove l’oscuro e l’ignoto la fanno da padrone è Roverandom, tra le opere tolkieniane di cui ingiustamente, ma per forza di cose, si parla di meno. L’avventura del cane Rover, la cui cornice è la medesima dei Racconti Perduti[1], è un viaggio nell’oscuro e nell’ignoto, alla scoperta di mondi strani e meravigliosi, quando pericolosi.

Non si possono infine non ricordare due testi che Tolkien ha studiato e amato come il Sir Gawain e il Cavaliere Verde e il Beowulf.

Nel Sir Gawain è il misterioso a fare il suo ingresso alla corte di Artù assieme al Cavaliere Verde, che in effetti è misterioso: l’intera iconografia dell’uomo verde entro cui si inserisce la sua descrizione ha a che fare con esso. Inoltre, come ogni narrazione interna alla saga arturiana che si rispetti, ci sono boschi bui ed incontri inaspettati nel poema di questo anonimo del XIV secolo, e le figure che Sir Galvano dovrà affrontare nel corso della sua quest sono oscure e ignote, come altrettanto oscuro e ignoto è il significato stesso della sua cerca: è l’onore della tavola rotonda quello da difendere? I princìpi cavallereschi? O la morale cristiana? Sono queste le domande fondamentali del poema secondo Tolkien, ed il vero mistero che ruota attorno alla vicenda narrata[2].

Per quanto invece riguarda il Beowulf, uno degli aspetti misteriosi del poema che Tolkien indaga nel suo saggio in merito[3] è come mai sia giunto fino a noi, ovvero: i critici contemporanei di Tolkien erano capaci di apprezzare il poema solo come fonte di informazioni in merito all’epoca di cui tratta. Tolkien, invece, in modo rivoluzionario, pone attenzione al vero mistero del poema: la persona che lo ha scritto. Secondo Tolkien, infatti, accanto alla realtà storica, inequivocabilmente presente, l’elemento che va per la maggiore e non viene considerato dai critici è l’elemento favolistico: in esso non solo rientra la portentosa forza di Beowulf, ma anche la grande tragedia che segna l’intero poema, che è la tragedia dell’uomo, di Beowulf. Il mistero, dunque, all’interno del poema, non è tanto Grendel, o i mostri, ma l’eroe e la sua umanità che trovano nel coraggio la migliore difesa contro il male e le avversità del mondo, per quanto senza il cristianesimo non possano conoscere speranza di vittoria, tutt’al più di un tragico pareggio: Beowulf infatti morirà uccidendo il drago. Secondo Tolkien era sostanzialmente questo il senso e la direzione del testo che l’anonimo aveva in mente nel comporlo, da cristiano che rilegge i miti pagani del passato.

Tuttavia, come non è detto che il Tolkien Reading Day debba celebrarsi con gli eventi proprio il 25 marzo, non credo sia obbligatorio seguire pedissequamente il tema proposto dalla TS. Per questo, assieme ai Cavalieri del Mark il prossimo 23 marzo[4] proporremo anzitutto una lettura dei tre Grandi Racconti prima del tema della Tolkien Society e delle letture libere: gli appassionati italiani infatti fanno fatica a ricostruire un quadro completo della Prima Era, e soprattutto a vedere le profonde interconnessioni interne alle opere di Tolkien. Forse con un po’ troppa leggerezza le associazioni tolkieniane hanno fatto passare per le librerie questa nuova pubblicazione tolkieniana, senza parlarne adeguatamente e con la dovuta ampiezza: lo sforzo di far conoscere Tolkien oltre la sua indiscussa opera principale, Il Signore degli Anelli, passa anche da qui.

In definitiva, gli approcci al Tolkien Reading Day sono molteplici: non solo è possibile scegliere il giorno in cui organizzare il proprio, che sia il 25 di marzo o uno dei due fine settimana più vicini ad esso, ma il tema della Tolkien Society ritengo vada preso anzitutto come un indirizzo da interpretare, cosa che ho tentato di fare in questa sede. In seconda battuta, esso è secondo me una proposta consigliata, in quanto non sta scritto da nessuna parte che universalmente si debbano adottare le direttive della Tolkien Society, anzi, ciascuno dovrebbe adattarle alle proprie persone e al proprio paese di appartenenza. Infine, il Tolkien Reading Day è un’iniziativa che andrebbe accolta principalmente nello spirito e nel suo oggettivo punto focale: leggere Tolkien in compagnia e testimoniarne la bellezza.

Perché c’è un aspetto di questo giorno dedicato alla lettura di Tolkien che anche la TS evidenzia forse troppo poco, ma che è presente nella spiegazione dell’evento sul loro stesso sito: “In modo particolare, incoraggiamo scuole, musei e biblioteche ad ospitare il loro Tolkien Reading Day.” È tutt’altro che secondario evidenziare come il Tolkien Reading Day sarà un vero “Tolkien Reading Day” quando il 25 marzo tutti i luoghi di tutto il mondo dedicati alla cultura si fermeranno per almeno qualche minuto e lo dedicheranno alla lettura di almeno un passo di un’opera di Tolkien. Ivi, in questo sogno, si trova il cuore pulsante, la vita stessa, dell’iniziativa: se non lo teniamo presente, abbiamo già smarrito la via, e soprattutto, non abbiamo udito che poco quel misterioso richiamo che, in ultima analisi, sono la persona e le opere di J.R.R. Tolkien.


[1] Primi due volumi della History of Middle-earth, in italiano sono i Racconti Ritrovati e i Racconti Perduti.

[2] Per una trattazione nuove ed ampia del tema si veda il testo di Giovanni Carmine Costabile Oltre le mura del mondo: immanenza e trascendenza nell’opera di J.R.R. Tolkien (Il Cerchio 2018).

[3] Beowulf: mostri e critici, in Il Medioevo e il Fantastico, edito prima da Rusconi e poi da Bompiani.

[4] Questo l’evento facebook ufficiale: https://www.facebook.com/events/385240085345541/