La notizia delle le trattative per una serie TV su Il Signore degli Anelli ha infiammato gli animi degli appassionati in tutto il mondo. Tuttavia queste indiscrezioni, se confermate, segnano una svolta ben più epocale nell’impatto del fenomeno culturale nato dall’opera di J.R.R. Tolkien sulla contemporaneità.
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Una trattativa sotterranea, forse da mesi
Osservando l’evoluzione della notizia tra venerdì 3 e sabato 4 novembre si nota che Deadline e Variety disponevano di informazioni che, al contrario dei altri concorrenti in stampa e online, erano già state confermate e disposte quantomeno in un report ordinato. Variety ha pubblicato per prima sotto la voce “esclusiva”, in cui esclusiva è chiaramente la fonte dell’indiscrezione, in quanto né Warner né Amazon hanno rilasciato commenti. Deadline fa perciò uso di una fonte diversa e scende in dettagli che Variety non menziona, quali la valutazione dell’offerta e la competizione degli offerenti. Sembrerebbe un’informazione più completa, ma non si può sottovalutare il fatto che il secondo pubblica dopo, apparentemente in rincorsa, forse costretto dal competitor prima di quanto programmato. In entrambi i casi gli scenari tratteggiati dai due articoli non sono stati improvvisati in pochi giorni. Ciò ci costringe a chiederci da quanto tempo si vocifera di queste trattative.
L’esclusiva di Holloway Variety si lega a doppio filo con l’intervista dell’8 settembre al presidente poi dimissionario degli Amazon Studios Roy Price, come vi abbiamo raccontato nel nostro precedente articolo. Quell’intervista che attestava la ricerca di Bezos del prossimo Game of Thrones fissa una data che rappresenta un termine a quo per l’indagine della rivista sulla faccenda, perciò forse un termine ad quem sull’esistenza delle offerte. A rinforzare questa stima, Andreeva su Deadline dice che le discussioni in quel di Amazon si sono intensificate, con il dispiegamento dello stesso Bezos in prima linea, per almeno 2 settimane a ritroso dal 3 novembre (prima quindi, delle dimissioni di Price e degli altri vertici). Sempre Deadline riferisce che la HBO si è ritirata dopo essere stata in corsa e che NETFLIX è ora in svantaggio. Per quanto poco credito si possa concedere, i dettagli comunque lasciano intuire degli sviluppi in questa grande fase preliminare di trattative. Il tempo perché tutte queste transizioni possano verificarsi non è istantaneo.
A rinforzo di questa idea, il debito complessivo di 20 miliardi $ di NETFLIX trapelato quest’estate, la fine dell’accordo con Disney, emersa esattamente negli stessi giorni dell’intervista a Price, l’annuncio di metà ottobre in cui il CCO Ted Sarandos ha rivelato un investimento per annuo per il prossimo futuro di 7-8 miliardi di $ (almeno 1 miliardo in più del 2017) per arrivare a produrre 80 film all’anno e lo stanziamento appena successivo di 800 milioni $ per un totale di debito nel 2017 attorno ai 3 miliardi, sono tutti fattori che fanno pensare che, per quanto positivi siano i prospetti di rientro e profitto, NETFLIX al momento punti più sulla quantità dei servizi e dei contenuti offerti anziché su grandi progetti singoli. Difficile immaginare un investimento a debito ulteriore di 300-400 milioni (come minimo) per la serie TV di Il Signore degli Anelli nel breve periodo. Se il gigante scarlatto dell’on demand è ancora in corsa, è per cercare di rallentarla in attesa dei prossimi piani d’investimento o di offerte straordinarie sostenibili.
Il quadro è puramente speculativo, ma tutti questi elementi sembrano puntare chiaramente verso una situazione innescata già prima della fine dell’estate, a non più di 2 mesi dalla chiusura della causa tra la Tolkien Estate e Warner&Zaentz. Una prontezza sorprendente per diversi motivi, primo fra tutti l’approccio dichiaratamente ostile delle parti fino al momento della risoluzione “amichevole” siglata il 29 giugno. Inizialmente il motivo di questa risoluzione improvvisa sembrava poter essere il potere della Tolkien Estate di bloccare l’imminente commercializzazione del videogioco Middle-earth: Shadow of War, che tanto nel precedente e a maggior ragione nel nuovo rappresenta l’antitesi di ciò per cui l’Estate si è sempre battuta. Il gioco inoltre fa uso estremamente libero (e deprecabile) di personaggi e vicende non inclusi nell’opere di cui la Zaentz poteva fornire licenza, raccontate soprattutto nel cap. Gli Anelli del Potere e la Terza Età di Il Silmarillion e in La Storia di Galadriel e Celeborn in Racconti Incompiuti e le modalità di fruizione rientravano esattamente nella denuncia fatta dall’Estate a partire dall’ottobre 2012. Secondo l’interpretazione più diffusa, piuttosto che perdere la possibilità di esaudire le promesse della campagna commerciale per il gioco, la Warner avrebbe accordato la cifra richiesta dall’Estate, inizialmente di 80 milioni di $ (o 62 milioni di £). L’accordo invece fu del tutto riservato e non trapelò nessun rumour degno di nota. Il che ci riporta alla situazione attuale con due scenari possibili.