…e perché, in un mondo “addormentato”, è lo scrittore del XX secolo che ha ispirato più musica – ma non solo.
Gandalf è un “apritore d’occhi”, come dice l’ottimo Sam Gamgee dopo il consiglio di Elrond.
E il mio ruolo è stato un po’ lo stesso di Sam, nella conferenza-concerto che ho tenuto a Roma il 19 aprile scorso, presso la Pontificia Università della Santa Croce.
Non perché mi trovassi di fronte un pubblico inesperto, anzi: sono stato invitato a chiudere col mio intervento un importante simposio di due giorni intitolato “Tolkien – L’attualità del mito“, del quale potete trovare tutti gli interventi su questa playlist di YouTube, e ne sono rimasto onorato e felice.
Diciamo piuttosto che il “sano vecchio buon senso” maturato in decenni di lavoro sull’autore che ha cambiato la mia vita – e quella di molti altri – ha guidato le mie parole, e la mia musica, in una serie di stimoli e provocazioni su quel gigante dalla grandezza non ancora del tutto compresa che è stato John Ronald Reuel Tolkien.
Un titolo semplicistico, ma non è la sola semplificazione
È chiaro, lo so benissimo che Tolkien non è stato solo Gandalf. È stato anche Aragorn, e Frodo, e Gimli, e Legolas, Galadriel, Gollum… tutti personaggi sbucati dall’immane profondità della mente dell’uomo Tolkien, così come l’immane profondità delle miniere di Moria o l’immensa ampiezza spaziale e temporale della Terra di Mezzo. D’altronde, parlando di colui che ha creato un’intero corpus mitico che si dipana in un arco di oltre 20.000 anni, non si può non semplificare qualche concetto, se non scrivendo altrettanti volumi di quelli della History (La Storia della Terra di Mezzo, in fase di pubblicazione anche in Italia, finalmente).
Ma semplicistico è anche relegare Tolkien nel genere fantasy – relegarlo in qualsiasi genere, direi. E spesso è semplicistica la percezione che i suoi stessi appassionati hanno di Tolkien e del suo legendarium, abituati come siamo a rimanere sempre alla superficie (touch?) delle cose, a non approfondire abbastanza le nostre sensazioni e motivazioni, vivendo le nostre giornate in un limbo tranquillizzante ma altrettanto banalizzante. In troppi, nel tempo, hanno tirato la giacchetta al professor Tolkien, cercando di schematizzarlo all’interno di ideologie politiche o filosofiche; ma ogni schematizzazione rende l’opera prigioniera, e Tolkien non amava certo le prigioni.
La musica che nasce da un mondo nato dalla musica
La musica può talvolta meglio rappresentare, rispetto a tante parole, la complessità delle emozioni e delle sensazioni evocate dalla lettura di Tolkien. Basta andare su https://tolkien-music.com per rendersi conto di quanti diversi musicisti, anche grandi nomi, e di quanti differenti generi si sono ispirati alla Terra di Mezzo: non è un caso. Dal Metal alla classica, dal folk al jazz ma anche all’elettronica, la molteplicità di stili ben rappresenta la molteplicità di popoli ed epoche donataci dalla penna del professore di Oxford.
E non è un caso che la stessa Terra di Mezzo, come descritto dell’Ainulindalë (il canto degli Ainur, all’inizio del Silmarillion), sia nata proprio attraverso musica.
A ben vedere, se la semplice lettura del Signore degli Anelli è stata capace di scatenare nel sottoscritto adolescente prima una profonda crisi esistenziale, quindi un’esplosione – letteralmente – di creatività compositiva (non avevo mai composto musica prima, studiavo solo pianoforte) può solo significare che il messaggio va ben oltre l’apparenza, che quanto resta celato negli spazi fra le parole scritte non finirà mai di rivelarsi alle letture successive, man mano che il lettore matura.
Lo scrittore della gioia, in un secolo infelice
Uno dei primi aspetti che colpisce nella Terra di Mezzo è il senso di profonda gioia che traspare fin dalle prime pagine (nella festa di Bilbo, ma ancora di più nella casa di Tom e Baccador).
Pochi scrittori sono in grado di donare tale gioia ai lettori e già questo lo rende un’eccezione a tanta letteratura novecentesca, che pur tuttavia apprezzo e rispetto.
E la gioia che regala è quella di Gandalf, appunto, e di Tom Bombadil. Una gioia derivante da saggezza e conoscenza profondissime, dal senso di speranza pur sapendo di vivere in mondo in fase di decadenza; un paradosso solo apparente, che vediamo come tale perché i nostri occhi non sono abbastanza aperti.
L’elficità incompresa: quanto è difficile comprendere l’immortalità
Altrettanto paradossale è quanto spesso gli elfi e l’elficità di Tolkien vengano travisati, equivocati anche da chi si appassiona alla Terra di Mezzo. Ma è comprensibile, perché risulta davvero difficile capire, provare empatia per degli esseri millenari, anche se tanto ci affascinano, un pò come accade con gli Ent.
Ma mentre gli Ent sono, per quanto umanizzati, alberi, quindi li amiamo senza tuttavia sentircene troppo emotivamente coinvolti, qualcosa degli elfi ci può disturbare in quanto essi sono ciò che tutti, sotto sotto, vorremmo essere; magari senza capirne fino in fondo lo scotto che ne deriverebbe. Aspetti etici sottili e complessi che però Tolkien aveva chiarissimi nella sua mente.
La reale attualità di Tolkien: una visione inedita dei nostri tempi
Cosa penserebbe Tolkien dei LLM (Large Language Model)?
Conosceva la Meccanica Quantistica?
Questi sono due degli spunti trattati durante la conferenza. Non essendo uno scrittore “allegorico” né “simbolico”, bensì “emblematico”, come lui stesso ci faceva capire in una intervista alla BBC, le storie di Tolkien non solo mantengono una reale attualità rispetto ai più moderni problemi del mondo, ma ci donano una visione in parte inedita e in parte dimenticata degli stessi, visione che riapre i nostri occhi addormentati dall’abitudine, dalla paura, dall’indolenza e da molte ideologie morbose che i nostri tempi sembrano volerci imporre.
Concludendo
Di questo e di altro parlo nel video della conferenza-concerto che trovate qui sotto, fra un brano musicale e il successivo. L’obbiettivo di questa mia breve presentazione era di solleticare la curiosità e rendervi disposti ad ascoltare le mie parole e la mia musica per una buona ora e mezzo.
Spero di esservi riuscito; certamente se avete letto fino a qui, qualche chance l’ho guadagnata.
Edoardo Volpi Kellermann