Tolkien: pagano o cristiano?

 

Tolkien, nel passo citato della lettera 142, che è completo e non tagliato (trucco usato dai critici che vorrebbero portare Tolkien a dire quello che preferiscono), dice che non era consapevole che il suo romanzo fosse cattolico mentre lo scriveva: qui dunque elimina qualsiasi possibile intenzionalità da parte sua di carattere allegorico o di condizionamento del lettore tramite il suo scritto. È assente qualsiasi intento predicativo della verità rivelata del cristianesimo, come invece è nelle altrettanto famose Cronache di Narnia del suo amico C.S. Lewis. Tuttavia, dice anche che poi divenne consapevole della cattolicità del Signore degli Anelli nella revisione del testo, ed ecco perché ha tagliato ogni riferimento alla religione: essa era presente nella storia e nel simbolismo di esso, ovvero, nel suo significato più profondo e nella sua struttura, e non nei
singoli elementi che lo compongono.
La fusione, dunque, di elementi cristiani ed elementi pagani in Tolkien avviene tramite un simbolismo, una storia, una struttura e un significato cattolici, e questo per via dell’educazione che Tolkien stesso ha ricevuto: ce lo spiega lui nella parte successiva della lettera, in cui afferma che quel poco che sa lo deve allasua fede e a sua madre. L’assenza dell’allegoria e dell’intento predicativo, dunque, non rendono il testo meno cattolico o meno cristiano, ma più cristiano e soprattutto più cattolico, perché mentre l’allegoria suggerisce un ragionamento e quindi un assenso solamente nozionale alla verità, il radicamento nella storia e nel simbolismo conducono a un’esperienza viva e concreta della verità e quindi ad un assenso reale ad essa.

Ma qual era la fonte educativa della fede che egli abbracciò grazie a sua madre fin dagli otto anni? Qui ci viene in soccorso la sua biografia. La famiglia Tolkien venne educata e cresciuta nella fede da padre Francis Morgan nel contesto dell’Oratorio di Birmingham. Padre Francis era un uomo intelligente e perspicace3, ma non era un pensatore originale: l’eredità di valori, di idee, di cultura e di fede che egli trasmise a Tolkien, che costituiscono la struttura e il radicamento religioso e cattolico delle sue opere, era un bagaglio che egli stesso aveva ricevuto da chi a sua volta lo aveva cresciuto nella fede, John Henry Newman4, il più grande convertito del XIX secolo, che non esito a definire un Padre della Chiesa contemporaneo. È come se Tolkien fosse stato cresciuto da un allievo di Sant’Agostino, in pratica: questo ci fa davvero capire come la questione del Tolkien cristiano o del Tolkien pagano non sussista e che gli studi tolkieniani si sono concentrati per anni su un problema inesistente tralasciando invece di approfondire quei testi e quelle tematiche che davvero consentirebbero un’adeguata comprensione delle opere di Tolkien.

È alla luce di tutti questi rilevamenti che dobbiamo rileggere Tolkien e che si capiscono tanti suoi passi dibattuti, come appunto la lettera 165, in cui si dice tanto seccato dalla critica secondo sui Il Signore degli Anelli non ha religione mentre afferma anche: “io sono comunque un cristiano, ma la Terza Età non era un mondo cristiano” (traduzione De Grandis). Oltre a quanto già detto in precedenza, che ci fa capire uno dei sensi in cui Tolkien potesse dirsi seccato per la critica di assenza di religione dal suo libro, la successiva citazione si capisce sempre nel contesto della lettera (nonché di altre affermazioni dello stesso Tolkien in altre lettere): le Terra di Mezzo non era un mondo cristiano perché, molto semplicemente, non vi era ancora avvenuta l’incarnazione. Non dimentichiamoci, infatti, che secondo Tolkien il cristianesimo era un fatto storico, un evento realmente accaduto5, e che la “Terra di Mezzo” era solo la traduzione di middle-erde o middangeard, i termini rispettivamente in medio e antico inglese per la stessa cosa: la terra in mezzo ai mari, il nostro mondo6.

Egli pensava la sua Terra di Mezzo come il passato mitologico del nostro mondo, e dunque non poteva essere un mondo cristiano esclusivamente per motivi storico-cronologici, e non simbolici o relativi al significato dell’opera: ecco dunque anche spiegato cosa diceva nella lettera 142 in proposito al fatto che “non ho inserito, anzi ho tagliato, praticamente qualsiasi allusione a cose tipo la <<religione>>, oppure culti e pratiche, nel mio mondo immaginario”. Nonostante ciò egli dice anche che il suo “è un mondo monoteista di <<religione naturale>>” nella lettera 165.

Cosa significherà? Penso che Tolkien stesso indichi dove dirigere le nostre ricerche: verso l’educazione cattolica che ricevette all’Oratorio di Birmingham. Qui si apre tutto un nuovo settore di studi ancora mai affrontato dalla critica tolkieniana.

Giuseppe Scattolini

 


3 Come ci dimostra Bru nella sua recente biografia del sacerdote, J.R.R. Tolkien e Francis Morgan: una saga familiare, Edizioni Terra Santa.

4 Sarà proclamato Santo il prossimo 13 ottobre, tanto per sottolineare la caratura umana e spirituale del personaggio.

5 Vedere la conclusione del saggio Sulle Fiabe.

6 Cosa che dice appunto nel passaggio successivo a quello citato della lettera 165.

Altri articoli