GLI ARAZZI DI AUBUSSON /9: Rivendell

di Isabelle Messinese


In questo articolo vi presento uno degli arazzi più belli realizzati dalla Tapisserie D’Aubusson e probabilmente una delle illustrazioni più suggestive che J. R. R. Tolkien abbia realizzato per i suoi racconti. 

La tavola Rivendell, dipinta in acquerello per Lo Hobbit, rappresenta con colori sgargianti la bellissima Valle di Gran Burrone e cela una storia commovente che vi racconterò più avanti. 

Il 17 Maggio 2019 l’arazzo di Rivendell è stato presentato al pubblico presso i locali della Tapisserie; si tratta della quinta opera del progetto Aubusson tisse Tolkien ed è stato realizzato dal laboratorio di Françoise Vernaudon, creatrice e restauratrice di arazzi. Presenti all’evento, tra gli altri, Lord Llewellyn, ambasciatore del Regno Unito in Francia, Baillie Tolkien, nuora del Professore e moglie di Christopher Tolkien, il senatore della Creuse Jean-Jacques Lozach e Valérie Simonet, presidente del dipartimento della Creuse. Un evento eccezionale dunque, che è servito anche a rafforzare i legami Franco-Britannici.

A proposito di Rivendell…

La Casa di Elrond divenne un rifugio per gli stanchi e gli oppressi, nonché una preziosa fonte di buon consiglio e di tradizionale sapienza.

Così Tolkien descrive Rivendell ne Il Silmarillion: regno di rifugio e pace.

Rivendell (o Imladris in Sindarin) è un luogo ricorrente in molta della narrazione tolkieniana; lo conosciamo ne Lo Hobbit e lo incontriamo ancora ne Il Signore degli Anelli

È presso Rivendell che si fa la Storia, che si prendono decisioni cruciali. È qui che Frodo imbocca la strada per salvare il destino stesso della Terra di Mezzo («Prenderò io l’Anello, ma non conosco la strada»).

Nella Prima Era esistevano molti regni elfici, come quelli di Nargothrond e del Doriath, ma è nel 1697 della Seconda Era che Elrond, figlio di Eärendil, fondò Rivendell, avamposto elfico ai piedi delle Montagne Nebbiose tra i fiumi Mitheithel e Bruinen, all’estremità orientale dell’Eriador. Il Bruinen è un fiume mitico, essendo sotto il potere del Signore di Gran Burrone, pronto a gonfiarsi infuriato nel caso vi sia bisogno di sbarrare il guado (denominato Guado del Bruinen) che protegge la valle. Divenne rifugio dei Noldor da Sauron dopo la caduta dell’Eregion. 

Non è un caso che Tolkien l’abbia voluto simile ad un paradiso: una profonda vallata nascosta, immersa nella natura, luogo di asilo, Ultima e Prima Casa Accogliente, oasi incontaminata dal Male.

Nella Terza Era rifugio aperto all’ospitalità degli eroi di via.

Rimane la Casa di Elrond per tutto il resto della Seconda Era e fino alla fine della Terza, quando questi salpò per Valinor. Il luogo rimase integro dalla corruzione del tempo, come un riflesso terreno del reame di Valinor fino alla Quarta Era.

La prima volta che i protagonisti de Lo Hobbit intravedono Rivendell è nel loro viaggio verso le Montagne Nebbiose, ed è a questo punto che Tolkien inserisce l’illustrazione. Si legge ne Lo Hobbit:

«Finalmente ci siamo!» gridò e gli altri si affollarono intorno e si sporsero a guardare. In basso, lontano, videro una valle. Potevano udire la voce dell’acqua che scorreva rapida in un letto roccioso sul fondo; e c’era una luce sul versante al di là del fiume. Bilbo non avrebbe mai dimenticato il modo in cui sdrucciolarono e scivolarono all’imbrunire giù per il ripido sentiero serpeggiante fin dentro la valle segreta di Gran Burrone. L’aria diventava più calda man mano che scendevano, e l’odore dei pini lo stordiva, sicché di tanto in tanto la testa gli cadeva sul petto e lui quasi scivolava giù dalla sella, o batteva il naso sul collo del cavallo. Il loro morale si risollevava man mano che scendevano in basso. Ora gli alberi erano faggi e querce e il crepuscolo infondeva una sensazione di serenità. L’ultimo verde era quasi svanito dall’erba, quando infine giunsero a una radura non lontana dalle sponde del ruscello.
«Mmm! Sento odore di elfi», pensò Bilbo, e guardò le stelle sopra di lui. Brillavano vivide e
azzurre.

Lo Hobbit, Capitolo III – Un breve riposo.

Analisi dell’acquerello

Prima di realizzare l’acquerello definitivo di Rivendell, il Professore si dedica a schizzi e disegni che ci fanno scoprire l’evolversi della visione di Gran Burrone e dei suoi soggetti interni, come la Casa di Elrond, il fiume Bruinen ed il ponte che lo sovrasta. Analizziamo quindi due illustrazioni in particolare: Rivendell Looking East e Rivendell Looking West.

Di grande interesse ci appare la prima; un’opera alla quale il Professore ha evidentemente dedicato maggior tempo. Rivendell looking East è un disegno quasi virtuosistico, ricco di trame. Sono state usate matite nere ma anche colorate per dare un tessuto policromo alle alte pareti che sovrastano la vallata. È in questa illustrazione che possiamo dare un primo vero sguardo a Gran Burrone: la visione si apre su un’ampia valle, ricca di campi, monti e vette lontane incorniciati da grandi falesie; il fiume vorticoso scorre sotto un piccolo ponte fuori scala e lo sguardo si interrompe all’orizzonte, catturato da nubi sfocate. Scorgiamo anche la Casa di Elrond, con una torre ed un campo recintato. Rivendell Looking West, invece, ci regala una visione alternativa, utile a darci un’idea chiara della profondità della valle nella quale dimora il rifugio degli Elfi.La tavola definitiva di Rivendell raccoglie in sé i migliori elementi dei due precedenti disegni, e viene inserita nella seconda ristampa inglese del 1937 de Lo Hobbit, nonché nell’edizione americana dell’anno successivo.

Rivendell

Notiamo immediatamente che la composizione artistica è maturata; questa volta vengono utilizzati acquerelli ed inchiostro nero, ed i colori sono splendenti e vivaci. L’occhio segue il disegno dal 

basso verso l’alto, incontrando una magra betulla solitaria sulla destra che incrocia una larga scalamarmorea che si perde tra i pendii rocciosi. Quest’ultima molto simile a quella disegnata centralmente nell’illustrazione Riding Down into Rivendell.

Riding Down into Rivendell

In quest’ultima illustrazione tuttavia non si evince la profondità della vallata di Gran Burrone, ben descritta nel passo riportato in precedenza da Lo Hobbit e ben visibile anche nei due disegni che abbiamo esaminato prima, ma si nota un’altra idea della Casa di Elrond che in questo caso appare come una dimora dall’aspetto classico, con una gradinata ampia quanto tutto l’ingresso e cinque colonne nella facciata.

Bilbo Comes to the Huts of the Raft-elves

Tornando al nostro Rivendell, nascosto nel cuore delle Montagne Nebbiose, il paesaggio invita ad una passeggiata nel corso della quale possiamo quasi sentire il suono della cascata e annusare il profumo dei pini. Anche il fiume è lì per farsi osservare: scorrendo sotto un ponte ad arcata unica, accompagna lo spettatore attraverso le scogliere ricurve e le file di alberi lungo la riva, per poi piegarsi e scomparire alla vista. Il suo flusso diventa irrequieto: è Tolkien che ce lo suggerisce attraverso pennellate confuse che prendono vita dal salto di una piccola cascata. Oltre il punto in cui scompare il fiume c’è il regno dell’immaginazione, in cui il dipinto ci invita ad entrare. In Rivendell il corso del Bruinen e del sentiero puntano a est verso le Montagne, proprio la direzione in cui di fatto si sta dirigendo la narrazione. Spesso il Professore usa questo espediente per creare quel fascino dell’ignoto che un percorso interrotto o nascosto può trasmettere. Esempi ricorrenti sono proprio i corsi dei fiumi, i ponti, i vicoli, che si perdono nella prospettiva della tela. In questo modo egli suggerisce non solo profondità alla pittura ma anche interesse, e fornisce una sorta di narrazione visiva, guidando lo spettatore attraverso il dipinto e oltre. Un altro esempio pratico lo troviamo nel bellissimo Bilbo Comes to the Huts of the Raft-elves (ne abbiamo parlato qui).

Di fatto il focus di questa ultima versione di Rivendell si è spostato sul fiume, il ponte, la Casa di Elrond, la spaccatura tra le due pareti e le Montagne sullo sfondo. La Casa è in parte nascosta dagli alberi, permettendo alla spettatore di disegnarla con la propria fantasia.

Anche il titolo nel fregio sul bordo inferiore è parte integrante ed importante della pittura, incorniciato da onde che ricordano quelle del fiume sovrastante (per tale motivo il Professore fu molto contrariato dalla decisione dell’editore americano che nel 1938 volle tagliarlo).

Guardando l’acquerello intuiamo tracce del precedente The Vale of Sirion, illustrazione questa volta in bianco e nero del principale corso d’acqua del Beleriand, nella quale ritroviamo una betulla in primo piano, un fiume (il Sirion appunto) e un ponte ad arco singolo.

The Vale of Sirion

È proprio la grande e colorata betulla in primo piano sulla destra di Rivendell che ci riporta immediatamente ad un bellissimo aneddoto legato ad un ricordo di Christopher Tolkien, che ha narrato (in occasione della scoperta dei primi arazzi presso l’Abbazia di Thoronet) di quando, da bambino, nel cuore della notte trovò suo padre al lavoro sull’opera e di come, sorpreso per averlo trovato lì, versò una lagrima di gioia tra le foglie dell’albero. Lagrima che il Professore mescolò al colore, trasformandola in una foglia. 

Ecco il commovente ricordo di Christopher Tolkien dalla sua viva voce

Quello di Rivendell non è un paesaggio partorito totalmente dalla fantasia di Tolkien ma, come sostengono numerosi studiosi dello scrittore, molto probabilmente legato alle immagini di una vacanza fatta nel 1911 in Svizzera che con le sue Alpi (in particolare la valle di Lauterbrunnen attraversata dal fiume Weisse Lütschine ) ha ispirato anche la narrazione stessa di alcuni bucolici passi de Lo Hobbit.

Valle di Lauterbrunnen (si possono notare i precipizi calcarei che hanno ispirato la gola di Rivendell)

Ricordiamo che l’acquerello di Rivendell fu riprodotto nei Tolkien Calendars del 1973-74 e nel The Hobbit Calendar del 1976.

(segue a p. 2)