di Martina Ravaioli
Il filo che tesse le opere di Tolkien
Provate ad immaginare degli abili maestri tessitori provenienti dalle Fiandre che trovano, lungo il corso di un fiume che attraversa la Francia, un posto ideale dove lavare stoffe preziose e preparare infusi tintori usando erbe e fiori, un luogo florido e particolarmente adatto all’allevamento, da cui poter ricavare ottima lana, tanto da indurli a fare di quella zona il loro nuovo “quartier generale” e dare vita ad una vera e propria manifattura.
Questo è ciò che accadde ad Aubusson nel XIV secolo: dall’abilità fiamminga nacque una tradizione tessile che si protrae ancora oggi e che si esprimeva principalmente nella creazione di arazzi, le cui iconografie erano piuttosto varie: si andava dalle verdure, scene boschive, agli episodi di caccia, a rappresentazioni mitologiche e religiose.
La manifattura di Aubusson è una vera e propria istituzione artistica che è andata sviluppandosi nei secoli fino ai nostri giorni, acquisendo sempre più rilevanza come testimonianza di antica pratica artigiana, che gli è valsa l’iscrizione nel 2009 al Patrimonio culturale immateriale dell’umanità da parte dell’UNESCO.
Oltre alla straordinaria abilità dei tessitori, molto importanti per la realizzazione di tali opere erano,e sono, i cartons, dipinti preparatori presi a modello dagli artigiani, spesso realizzati da cartonniers illustri nella storia dell’arte.
Ma quello di cui parlerò con voi è un cartonnier decisamente atipico: il nostro amato Tolkien!
Come sicuramente molti avranno sentito “mormorare” in modo più o meno chiaro, nel 2016 è stato concluso un accordo tra la Cité International de la Tapisserie di Aubusson e la famiglia Tolkien per la creazione di un ciclo tessile dedicato proprio alle opere del Professore.
Un’intuizione che trova i natali ben sei anni prima da parte del curatore del museo, che era alla ricerca di un’idea per la creazione di un grande ciclo di arazzi dedicato ad un grande ciclo letterario.
Imprese di questo genere erano piuttosto frequenti nei secoli passati: passi di grandi opere letterarie venivano intrecciate insieme ai fili di trama e ordito per dar vita a opere di straordinaria bellezza.Nel ricercare un autore che fosse rappresentativo del XX secolo, lo staff ha trovato in Tolkien il candidato perfetto, non solo per la portata delle sue opere scritte, ma anche per la grande quantità di schizzi e illustrazioni realizzate a corredo di esse dalla mano dello stesso Professore. Una componente unica nella storia dei cicli di arazzi: l’autore delle opere rappresentate ne è anche il cartonnier.
Il progetto, che prevede una suggestiva alternativa alla solita fruizione dei romanzi fantastici da noi tanto conosciuti, prevede la realizzazione di tredici arazzi e un tappeto, partendo da diverse illustrazioni realizzate da Tolkien e riferite ad alcune delle sue pubblicazioni di riferimento: Lettere di Babbo Natale, Silmarillion, Lo Hobbit, Il Signore degli Anelli.
I primi intrecci vengono realizzati nel dicembre 2017, quando un team composto inizialmente da tre tessitori, a cui viene aggiunto successivamente un rinforzo, comincia la realizzazione del primo arazzo avente come soggetto un’iconografia tratta dalle illustrazioni pensate dall’autore per Lo Hobbit.
Bisogna precisare che osservando le illustrazioni originali e il prodotto finito spesso si potranno riscontrare piccole incongruenze di particolari: non è certo un errore degli abili maestri tessitori, ma una necessità insita nel riprodurre un’immagine piccola quale un’illustrazione editoriale in larga scala.
Sarà chiaro, pensandoci, come un piccolo dettaglio quale un fiore possa, riprodotto grande più del doppio, risultare all’occhio dell’osservatore un po’ grottesco o inappropriato; diventa quindi necessario mettere mano all’originale praticando qualche minimo adattamento.
Da questa particolarità non sarà esentato nemmeno il nostro “arazzo numero uno”: sarà facile individuare qualche particolare modificato: un guizzo d’acqua, un particolare vegetale…
Tornando però al nostro gruppo di tessitori dell’atelier A2, vediamo come essi abbiano per mesi e mesi tessuto fili appositamente tinti per l’occasione al fine di dar vita ad un’opera d’arte unica nel suo genere.La prima bottiglia di vino elfico può essere stappata da artigiani, curatori e fan che seguono il progetto nell’aprile 2018: Bilbo arriva al villaggio degli Elfi Barcaioli, il primo arazzo della serie è terminato ed apre le fila ad un ciclo meraviglioso, che ancora ci tiene sulle spine.
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