Quindi, già nell’esperienza giovanile del T.C.B.S., si riconosce chiaramente un desiderio di evangelizzazione del mondo da parte di Tolkien: un desiderio di testimoniare Dio e la lieta novella ad una realtà che andava svuotandosi dei valori cristiani. Alla fine della guerra gli unici sopravvissuti del T.C.B.S. furono J.R.R. Tolkien e Christopher Wiseman (Smith morì nella Somme il 3 dicembre 1916). Wiseman ‘finì a fare il preside di una scuola metodista ove si occupò di trasmettere le virtù TCBSiane su scala minore’9 quindi ‘per realizzare il sogno TCBSiano di accendere «una nuova luce» nel mondo rimaneva solo Tolkien’10.
Negli anni universitari Tolkien aveva gettato le basi per la concezione di una sua mitologia e, nel periodo di convalescenza a Great Haywood (dopo essere tornato in Inghilterra dalla Francia ammalato a causa della febbre di trincea), egli si immerse nella scrittura del Book of Lost Tales che costituì l’inizio dello sviluppo del legendarium del ‘Silmarillion’: sviluppo che continuò, con qualche periodo di interruzione, fino alla fine della sua vita.
Nel ‘Silmarillion’ è evidente come l’elemento della Fede Cristiana sia assai profondamente radicato: la concezione teologica alla base presenta Ilúvatar, il Padre, che è il Principio Primo e Creatore degli Ainur (ovvero le schiere angeliche che nell’Ainulindalë prendono parte alla Grande Musica con la quale si ha la creazione del Mondo). Lo scopo morale originario del ‘Silmarillion’, opera intesa come sviluppo della mitologia nel corso di tutta la vita di J.R.R. Tolkien (e quindi diverso dal Silmarillion pubblicato postumo dal figlio Christopher nel ‘77), è espresso in modo chiaro e succinto in una frase di Giovanni Carmine Costabile nel suo libro Oltre le Mura del Mondo: Immanenza e Trascendenza nell’Opera di J.R.R. Tolkien:
«”Il Silmarillion” […] doveva essere una grande storia scritta per rendere tributo all’Inghilterra, onore agli amici del T.C.B.S., amore ad Edith [la moglie] e ai figli, e gloria a Dio.»
11 Quindi di fatto il ‘Silmarillion’ poteva effettivamente essere la continuazione del compito di ‘testimoniare Dio e la Verità’ che Tolkien aveva identificato come scopo del suo rapporto con gli amici del T.C.B.S.. Tuttavia nei primi tempi (fino agli anni ‘30), nonostante il fine alto che si poneva, tale lavoro di mitopoeia non era un’opera pensata per una futura pubblicazione12 (e quindi in grado di raggiungere un ampio numero di lettori): era poco più di un “passatempo personale” che egli portava avanti minuziosamente, con l’intenzione estetico-linguistica originaria di fornire un terreno di sviluppo storico per le lingue elfiche da lui concepite13.
Quindi, sebbene Tolkien continuò sempre a sviluppare il legendarium, questa sua attività fu messa in secondo piano rispetto alla famiglia e alla carriera di docente universitario fino a quando non trovò un nuovo e inaspettato incoraggiamento molti anni dopo14. Negli anni ’20 e ’30 Tolkien concepì e scrisse The Hobbit che venne pubblicato nel 1937: tale storia, seppure inizialmente non pensata come vicenda della Terza Era della Terra di Mezzo, si ritrovò in modo naturale attratta dal legendarium del ‘Silmarillion’.
Con The Hobbit Tolkien fu ‘ad un punto cruciale nella sua vita’15 perché, oltre al raggiungimento di un discreto successo editoriale con questo racconto, intraprese lo sviluppo del ben più complesso ed epico seguito The Lord of the Rings (scritto dal ’37 al ’48 e pubblicato a metà degli anni ’50). L’opera segnò un definitivo inglobamento delle storie degli hobbit nel legendarium ed un’affermazione di Tolkien tra i grandi della letteratura. Ritornando al proposito evangelico del legendarium tolkieniano, sebbene i lettori non ne siano direttamente consci, The Hobbit e The Lord of the Rings sono intrisi dei valori cattolici: essi sono inseriti nel quadro teologico e nello scopo cristiano della mitologia del ‘Silmarillion’, sebbene non vengano palesati riferimenti espliciti o allegorici ai Vangeli.
Come ha affermato lo stesso Tolkien, i miti devono riflettere e contenere elementi della verità religiosa e della morale in maniera non esplicita, non nella forma del mondo primario reale16.
Enenquë, Maresciallo del Mark
9 Garth, J. (2007). Tolkien e la Grande Guerra – La Soglia della Terra di Mezzo. Marietti, pag.334
10 Garth, J. (2007). Tolkien e la Grande Guerra – La Soglia della Terra di Mezzo. Marietti, pag.335 11Costabile, G. C. (2018). Oltre le Mura del Mondo: Immanenza e Trascendenza nell’Opera di J.R.R. Tolkien. Il Cerchio, pag.112
12Nel momento in cui, nel 1937, Tolkien consegnò il Quenta Silmarillion alla casa editrice Allen&Unwin non sapeva ancora se quel lavoro potesse avere un valore esteriore non solo personale: «I did not think any of the stuff I dropped on you filled the bill. But I did want to know whether any of the stuff had any exterior non-personal value.» – Carpenter, H. (1981). The Letters of J.R.R. Tolkien (Kindle 2012 ed.), letter n°19, pag.26
13 «The invention of languages is the foundation. The ‘stories’ were made rather to provide a world for the languages than the reverse.» – Carpenter, H. (1981). The Letters of J.R.R. Tolkien (Kindle 2012 ed.), letter n°165, pag.219
14 «The T.C.B.S. soon felt it had a joint mission to bring ‘new light’ to the dark world through the art, music and poetry; but half its members died at the Somme in 1916, effectively killing the shared dream. Tolkien’s creative powers, though essentially unimpaired, mostly took second place to family and career until he found unexpected new encouragement many years later» – McIlwaine, C. (2018). Tolkien: Maker of Middle-earth, Bodleian Library, essay ‘Tolkien and the Inklings’ by John Garth, pag.21
15 Tolkien, J. (2014). Lo Hobbit Annotato. Tascabili Bompiani, pag.129
16 «Myth and fairy-story must, as all art, reflect and contain in solution elements of moral and religious truth (or error), but not explicit not in the known form of the primary ‘real’ world» – Carpenter, H. (1981). The Letters of J.R.R. Tolkien (Kindle 2012 ed.), letter n°131, pag.144