di Bradley Birzer
Molto prima che Tolkien iniziasse a comporre la sua mitologia personale, egli aveva già vissuto una vita alquanto piena, riempita sia da gioia sia da tragedia. Suo padre venne a mancare mentre Tolkien, Hilary, suo fratello, e la loro madre erano di ritorno in Inghilterra dalla loro dimora in Sudafrica nel 1896. Nel 1904, venne a mancare anche la madre di Tolkien, e questi, assieme al fratello, passò sotto la tutela di Padre Francis Morgan, che era stato studente del Cardinal Newman.
La King Edward’s School
La sua prima relazione di gruppo – forse quella che lo ha plasmato più profondamente – è emersa durante gli anni della scuola superiore alla King Edward’s School di Birmingham. Sebbene avesse fallito l’esame di ammissione nel 1899 all’età di sette anni, lo superò un anno dopo, diventando uno studente a tempo pieno nell’autunno del 1900. Dopo un breve allontanamento dalla King Edward’s – sua madre voleva che ricevesse un’educazione cattolica romana, che era allo stesso tempo più economica e più conforme alla sua concezione e preferenza teologica – Tolkien tornò nel 1903 e vi sarebbe rimasto fino alla partenza per Oxford. Fu lì che Tolkien divenne non solo un eccellente studente di lingue e letteratura, ma anche un accanito e competitivo giocatore di rugby, nonché un oratore.
Che fosse o meno un buon oratore, Tolkien perseverò, trovando molto da amare in questo sport accademico. La School Chronicle della scuola offre affascinanti informazioni sugli interessi di Tolkien e sulle sue capacità. La prima testimonianza è del dicembre 1910.
J.R.R. Tolkien si è alzato, e in un discorso che cercava di ritornare a qualcosa della purezza sassone della dizione, («la giusta bontà inglese del linguaggio»?) ha deplorato davanti ai «venerabili compagni della gilda del linguaggio», l’afflusso di barbarie polisillabiche che hanno soppiantato le più oneste, anche se più umili, parole native. Alla fine ha fatto appello al sentimento della Casa, ricordando le morti di Harold e Hereward, ma è caduto purtroppo nel suo entusiasmo per tali orrori stravaganti come «illustri» e «barbari».
(Debating Society in KING EDWARD’s School Chronicle, New Series XXV, December 1910, p. 95, as located in MU JRRT Collection, Series 7, Box 1, Folder 2)
Due mesi dopo, il giornale della scuola riportò: «J.R.R. Tolkien ha preso il riferimento a ‘Koh-i-noors in gelatina’ come un insulto personale, dato che aveva l’abitudine di portare una matita gialla in bocca».[1] (le Koh-i-noors erano una popolare marca di matite e cancelleria, N.d.T.) E, ancora, alla fine di quell’anno scolastico:
J.R.R. Tolkien, che ha parlato successivamente a favore, ha riversato su Shakespeare un improvviso diluvio di abusi senza riserve, sul suo sudicio luogo di nascita, sul suo squallido ambiente e sul suo sordido carattere. Ha dichiarato che credere che un così grande genio sia sorto in tali circostanze ci costringe a credere che un bambino europeo dai capelli chiari possa avere un genitore papuano dai capelli lanosi.
(Debating Society, in KING EDWARD’s School Chronicle, New Series XXVI, June 1911, p. 43, as located in MU JRRT Collection, Series 7, Box 1, Folder 2)
La formazione del Tea Club, Barrovian Society
Nell’autunno del 1905, Tolkien sviluppò una stretta relazione con un ragazzo, Christopher Wiseman, un metodista che rivaleggiava con Tolkien nello studio e nel rugby. Entrambi amavano le lingue, anche quelle inventate. In questo, però, Tolkien vinse facilmente. «Gli altri non potevano farlo», sosteneva Wiseman, intendendo che non si poteva stare al passo con Tolkien intellettualmente, specialmente nelle lingue. «Non erano all’altezza delle lingue in quel modo. Potevano scrivere ottimi versi latini o prosa greca per la sesta classe, ma se gli mettevi davanti una pagina di norreno, non sarebbero stati in grado di capire una lettera, figuriamoci una parola, mentre il vecchio John Ronald era abbastanza bravo nella poesia norrena […] Oh sì, oh sì, Tolkien aveva sicuramente lavorato a lungo al norreno antico prima di lasciare la King Edward’s School», e non solo in norreno antico, ma «anche a un sacco di altre cose simili. Questo significava girovagare per mezzo mondo – tutte le lingue dell’Europa occidentale. Scoprire le lingue dell’Europa occidentale è [affascinante], non ne avevo mai sentito parlare prima, non mi aspettavo di sentirne ancora parlare. Per essere chiari», conclude Wiseman, «oh sì, ha imparato tutto da solo».[2]
Nel 1911, Robert Quilter Gilson si unì alla loro amicizia, e i tre si considerarono un “Tea Club“. Essi avevano formato la propria società come studenti appartenenti alle classi sociali più abbienti, legati alla biblioteca della scuola. Erano stati nominati “bibliotecari” per i loro meriti, e alcuni di loro crearono il “Tea Club” nel momento in cui iniziarono a gettare nell’immondizia le foglie da tè usate. Infatti le norme della biblioteca impedivano loro di bere tè, ma loro, tuttavia, lo bevevano di nascosto, rivelando la propria presenza solo col lasciare sul posto le foglie di tè. Allorché il trimestre terminò e la biblioteca non costituiva più un pratico luogo d’incontro, i membri si spostarono al Barrow’s Stores. Di conseguenza, il “Tea Club” divenne il “Tea Club, Barrovian Society,” o “T.C., B.S.”.
Più tardi, quando contribuiva allo School Chronicle, Wiseman elencò gli amici come TCBS, o “Tea Club, Barrovian Society.” Il quarto dei quattro membri, Geoffrey B. Smith, era tre anni più giovane di Tolkien, ma, come ha spiegato Humphrey Carpenter nella sua eccellente biografia, aveva il ruolo di musa critica riguardo all’importanza della poesia.
Come una società di dibattito, il TCBS prendeva in considerazione quasi ogni questione, purché evitasse legami con le ragazze. «Oh, noi [TCBS] discutevamo di tutto sotto il sole tranne che di ragazze, dovrei dire. Oh, sì. Questo era ciò che ci legava. In qualche modo sentivi che ‘io e questo tizio possiamo parlare di tutto’. […] E condividevamo anche la filosofia secondo cui il numero uno sta in cima. E non so perché queste cose mi hanno colpito così tanto che ora se sto seduto e vengono fuori di nuovo. Ma è così, e sono sicuro di aver capito bene… Ma, come ho detto, abbiamo formato il TCBS perché, quando c’era un vuoto in questi programmi d’esame, ci spingevamo nei negozi di Barrow per prendere un po’ di tè». Anche se l’attualità non era proibita, Tolkien la evitava. «Voglio dire che Tolkien era una persona molto costruttiva, in una linea ristretta», spiega Wiseman. «Se gli chiedevi della poesia norrena, sicuramente ci azzeccava. Se gli chiedevi di Calvin Coolidge, potrebbe facilmente sbagliarsi». Eppure, se Wiseman ricorda bene, Tolkien dominava le discussioni, non solo per la sua personalità, ma per la sua penetrante intelligenza e conoscenza. «Beh, non si poteva [provare un sentimento di cameratismo] con John Ronald. Non era il compagno di nessuno tranne che di se stesso… Oh sì, e se lo meritava anche». Tolkien entusiasmava spesso i suoi amici anche con recitazioni drammatiche di poesia anglosassone e con rivisitazioni di miti nordici. Ormai, ricordava Wiseman, Tolkien stupiva gli altri non solo col greco e il latino, ma anche con il norreno e altre lingue dell’Europa occidentale. In una maniera del tutto intellettuale, i ragazzi potevano essere anche alquanto dispettosi. Un membro ricordava le buffonate di una recita fatta al Barrow’s Store:
Stavamo mettendo in scena una performance di ‘Rivals’, di Sheridan, e dopo una prova in costume, qualcuno (poteva perfettamente essere JRRT) suggerì che il cast avrebbe dovuto percorrere Corporation Street con indosso i vestiti di scena e prendere il tè al Barrow’s Café in pieno giorno. La processione includeva il figlio del rettore (R.Q. Gilson) nelle vesti di ‘Capt. Absolute,’ mio fratello come ‘Bob Acres,’ me medesimo come ‘Lucy,’ e che ci crediate o no, JRR Tolkien come ‘Mrs. Malaprop’ in un travestimento femminile! Nonostante il pubblico fosse un poco infastidito, la performance andò alquanto bene, e se la memoria non mi inganna, Tolkien ‘rubò la scena.’
(Lettera di A. Barnsley a Amon Hen 13 (October 1974), p. 12)
Grazie al TCBS, Tolkien sentiva per la prima volta un certo cameratismo in un gruppo del tutto maschile, tra amici tesi verso un qualcosa più grande di loro. Erano armati d’intelletto, talento e desiderio di render migliore il mondo. Era un atto poderoso, Tolkien ne era cosciente, ed egli certamente non diventò mai troppo grande per tale entusiasmo giovanile condiviso da tutto quel gruppo al maschile o, come lo avrebbe descritto Edmund Burke, il suo piccolo plotone. Secondo lui, per quanto numeroso fosse il TCBS, quattro erano i membri che formavano l’anima del gruppo: Wiseman, Rob Gilson e Geoffrey Smith.
In un certo senso, forse solo per Tolkien stesso, la loro compagnia era paragonabile a nientedimeno che un ordine religioso. Egli non credeva che il loro gruppo fosse di rivoluzionari dell’arte come Hulme, Eliot e Pound, ma piuttosto protettori della miglior parte del passato, intenti a ricordare alla società tutto ciò che di buono era stato dimenticato.
La Fine del TCBS?
Quando Tolkien partì per l’Exeter College di Oxford, rimase molto affezionato al TCBS. Anche quando Tolkien formò un nuovo gruppo al college, gli Apolausticks, diede la priorità al TCBS. Smith, sebbene più giovane di Tolkien, iniziò a frequentare Oxford nell’autunno del 1913, e lui e Tolkien divennero ancora più affiatati di quanto non lo fossero già stati. Mentre i membri del TCBS maturavano e mentre il mondo entrava nella Grande Guerra, il gruppo si scambiava corrispondenza e idee, e si radunava per dei “consigli”, cioè incontri di amicizia e idee, quando possibile. Durante queste rimpatriate, che spesso duravano interi fine settimana, i quattro condividevano fra loro quanta più poesia e arte possibili. Erano capaci di parlare all’infinito. Essi divenivano, come Wiseman ricordava, un unico individuo, durante tali incontri.
Significativamente, quando Smith domandò a Tolkien riguardo all’origine e all’ispirazione della sua poesia su Eärendil, questi rispose, «Non lo so, tenterò di scoprirlo». Tuttavia, rimaneva la paura che i quattro potessero dividersi, come Wiseman espresse in una lettera a Tolkien nel novembre 1914. In risposta, Tolkien gli assicurò che considerava la loro reciproca amicizia il vero pilastro del quartetto. Loro due formavano «la grande fratellanza dei gemelli», scrisse Tolkien, «la vitalità e la fonte di energia da cui il TCBS ha tratto la sua origine». In particolare, la religione serviva come pietra di paragone reciproca, nonostante fossero di due confessioni diverse.
Qualsiasi divisione potesse esistere – anche se solo nella mente di alcuni dei suoi membri – il TCBS aveva uno scopo, solido e vero. Ogni riunione o consiglio non faceva che rafforzare lo scopo singolare del gruppo. Nel febbraio 1916, Smith scrisse a Tolkien, incoraggiandolo, come il più importante del gruppo, a pubblicare la sua opera il più presto possibile. «Sono sicuro che tu sia stato scelto», affermò Smith. «Affrettati prima di arrivare in quest’orgia di morte e crudeltà». Smith pensava che dopotutto se un proiettile avesse reclamato la sua vita durante la guerra, il gruppo sarebbe rimasto. «Rimarrà ancora un membro del grande TCBS a dar voce a ciò che ho sognato e su cui tutti eravamo d’accordo. Perché la morte di uno dei suoi membri non può, ne sono certo, dissolvere il TCBS», confidò a Tolkien. «La morte è così vicina a noi ora che sento – e sono sicuro che tu lo senti e tutti gli altri tre eroi lo sentono – quanto sia imprevedibile la vita. La morte può renderci odiosi e impotenti come individui, ma non può mettere fine ai quattro immortali!»[3]
Espressa acutamente durante gli orrori della prima guerra mondiale, Tolkien considerava la missione del gruppo, una missione santa, profetica e, forse, anche messianica. «La grandezza che intendo è quella di uno strumento nelle mani di Dio: uno che anima, che agisce, anche uno che ottiene grandi cose, o almeno uno che dà inizio a grandi cose»[4]. Tolkien credeva fermamente che Dio avesse dotato il TCBS di una missione e di una scintilla speciali. Dio aveva donato una «scintilla di fuoco, certamente nel suo insieme se non ai singoli, che era destinata ad accendere una nuova luce; oppure, ed è la stessa cosa, a riaccendere nel mondo una luce antica. Volevo dire che il TCBS era destinata a dare testimonianza per Dio e per la Verità in un modo ancora più diretto che dando varie vite in questa guerra (che, malgrado tutto il male che c’è dalla nostra parte, è in gran parte bene contro male)». Forse, continuò Tolkien, la morte di uno o più membri del TCBS a causa della guerra avrebbe solo rafforzato la determinazione dei sopravvissuti a portare avanti lo scopo divino.
Wiseman e Tolkien sopravvissero alla guerra, ma Gilson morì il 1° luglio 1916, il primo giorno della battaglia della Somme. Quando Smith lesse della morte di Gilson sul giornale, scrisse immediatamente a Tolkien. «Sono molto stanco e terribilmente depresso per questa brutta notizia», ammise. «Ora ci si rende conto con disperazione di cosa fosse veramente il TCBS».[5] Quando Tolkien si disperò per il destino del TCBS, Smith lo rimproverò. «Il TCBS non è finito e non lo sarà mai». Il 3 dicembre 1916, Smith morì di complicazioni cancrenose per le ferite riportate da una granata d’artiglieria. Wiseman temeva di poter ora essere trovato indegno della volontà di Dio, e alcune delle ultime parole di Smith a Tolkien furono: «Che Dio ti benedica, mio caro John Ronald, e che tu possa dire le cose che ho cercato di dire molto tempo dopo che io non sarò più lì a dirle, se tale sarà la mia sorte».[6]
Entro il Natale del 1916, Tolkien aveva perso suo padre, sua madre e due dei suoi tre amici più cari. Come ha sostenuto il noto storico del ventesimo secolo Sir Martin Gilbert, biografo di Winston Churchill ed ex collega di Tolkien al Merton College, Tolkien non si è mai ripreso dal senso di colpa del sopravvissuto e, come molti della sua generazione, ha vissuto nella nebbia della vergogna per non essere morto durante la Grande Guerra.[7] Il fatto di essere sopravvissuto alla Grande Guerra, per quanto profondamente abbia spinto Tolkien a scrivere e creare ciò che ha scritto e creato, ciò non ha mai lasciato la sua memoria, la sua mente o la sua anima, fino alla fine dei suoi giorni.
Stranamente, il primo libro pubblicato da Tolkien non fu uno suo, ma quello di Geoffrey Bache Smith. Intitolato A Spring Harvest e dedicato a sua madre, il libro di Smith apparve nel giugno 1918 dalla Erskine Macdonald, Ltd. di Londra. La pagina dell’autore afferma semplicemente:
Geoffrey Bache Smith
Born
October 18th, 1894
Entered Corpus Christi College, Oxford, as Exhibitioner
October 1913
Received Commission
January 1915
Died of Wounds at Warlencourt, France
December 3rd, 1916
Tolkien non solo aveva curato il libro, ma aveva anche trovato un editore, e aveva scritto la più breve delle introduzioni:
Le poesie di questo libro sono state scritte in tempi molto diversi, una (“Wind over the Sea”) credo addirittura nel 1910, ma l’ordine in cui sono qui riportate non è cronologico, a parte il fatto che la terza parte contiene solo poesie scritte dopo lo scoppio della guerra. Di queste alcune sono state scritte in Inghilterra (a Oxford in particolare), alcune in Galles e molte durante un anno in Francia dal novembre 1915 al dicembre 1916, interrotto da una licenza a metà maggio.
“La sepoltura di Sofocle”, che è qui posta alla fine, fu iniziata prima della guerra e continuata in intervalli variabili e in varie circostanze dopo; la versione finale mi fu inviata dalla trincea.
Oltre a questi pochi fatti non c’è bisogno di nessun preludio e nessun congedo se non quelli qui stampati come li ha lasciati il loro autore.”
-J.R.R.T. 1918
La Prima guerra mondiale, o “La Grande guerra”, mise fine ai sogni dei vittoriani, degli edwardiani, dei romantici e di chiunque credesse nella sicurezza personale e nell’autonomia all’interno del mondo occidentale. Essa cambiò ogni cosa, permettendo a politici muniti d’armi sotto lo pseudonimo di “ideologia” di radere al suolo imperi e regni, e di frantumare il vecchio mondo dell’Europa Occidentale. Laddove non distrusse gli uomini come esseri fisici sui campi di battaglia, nei campi di sterminio dell’olocausto e dei gulag, essa introdusse sistemi di conformità, riunendo tutte le cose sotto il comando di mostruose istituzioni, governative, educative o socialmente capitaliste che fossero. Marte, Demos e il Leviatano divennero i nuovi dèi. La guerra aveva, ovviamente, le sue origini moderne nell’insano nazionalismo, nella “razionalità” della Rivoluzione francese e nei suoi sostenitori. Sotto la guida intellettuale e filosofica di uomini come Edmund Burke, tuttavia, l’Europa aveva conservato in sé i mali della Rivoluzione Francese, per un certo periodo. Sul finire del diciannovesimo secolo, la fragile pace stabilita nel 1815 si stava lentamente sgretolando. Sorsero grandi protagonisti del pensiero come Charles Darwin, Karl Marx, Herbert Spencer, Sigmund Freud e Friedrich Nietzsche, che si liberarono dell’”ethos” socratico e della visione ciceroniana dell’eredità occidentale. Nel proprio brillante orgoglio, ciascuno meditava su sistemi perfetti e perfezionabili, che diminuivano così la dignità dell’individuo nel nome della scienza e del supposto bene comune. Ciascuno di essi riteneva il retaggio della cultura come un peso morto da rimuovere, con metodi pacifici o violenti, e in questo modo desideravano che il mondo cominciasse di nuovo, generalmente basato su una qualche comprensione della ragione e della razionalità moderne.
Perfino da giovane, Tolkien combatteva questi uomini nuovi e le loro idee mettendo in gioco tutto sé stesso. La dignità dell’essere umano si sarebbe potuta trovare nel passato della realtà, non in un qualche futuro immaginario.
Note
[1] Debating Society, in KING EDWARD’s School Chronicle, New Series XXV, February 1911, p. 9, as located in MU JRRT Collection, Series 7, Box 1, Folder 2.
[2] Intervista a C.L. Wiseman, WCWC. Intervistatore: Lyle W. Dorsett. Data: 8 Gennaio 1987, Luogo: Milford-on-Sea, UK.
[3] G.B. Smith a JRRT, 3 febbraio, 1916, citata in Scull & Hammond, The JRRT Companion and Guide.
[4] JRRT a G.B. Smith 12 agosto 1916, citata in J.R.R. Tolkien, Lettere 1914-1973, Bompiani, 2018.
[5] G.B. Smith a JRRT, 15 luglio 1916, citata in Carpenter, J.R.R. Tolkien. La biografia.
[6] G.B. Smith a JRRT, senza data, 1916, citata in Carpenter, J.R.R. Tolkien. La biografia.
[7] Intervista dell’autore a Sir Martin Gilbert, 13 settembre 2006, Jonesville, Michigan.
© 2021 by Bradley Birzer. Tradotto e adattato con il permesso dell’autore. Gli articoli originali in inglese si possono trovare qui e qui.
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