Miglior Opera d’Arte
Mentre gli anni scorsi la categoria del ‘Best Artwork’ era quella con un maggior numero di candidati selezionati, quest’anno le altre categorie hanno visto tutte ben cinque candidati. Questa categoria dedicata alle arti visive dunque, sebbene con un numero di quattro candidati identico a quello degli anni scorsi, è di fatto diventata quella più ristretta. Vediamo le opere!
A year at Bag End di Soni Alcorn-Hender
Soni (Sonny) Alcor-Hender è sicuramente una delle giovani artiste più interessanti nel panorama degli illustratori contemporanei che si ispirano alle Opere di J. R. R. Tolkien. I suoi disegni sono influenzati dalle illustrazioni vittoriane per sua stessa ammissione, ma tante creazioni ricordano da vicino i bellissimi dipinti della Art Nouveau, cari anche al Professore.
«Estetismo luminoso» è una definizione comune per il suo personale stile e ne capiamo bene il perché dinnanzi ad alcune delle opere che ritraggono panorami e personaggi tratti da Lo Hobbit, Il Signore degli Anelli ed Il Silmarillion. Possiamo dare un’occhiata al catalogo delle sue opere tolkieniane qui.
L’ultima partecipazione ai Tolkien Society Awards risale al 2019, quando presentò il bellissimo dipinto Winter in Rivendell che commentammo a suo tempo qui.
Questa volta Soni è stata candidata al concorso con una serie di piccoli dipinti che rappresentano Bag End nel suo attraversare le stagioni. Ancora una volta un luogo a noi caro, ancora una volta rappresentato in una chiave squisitamente originale: la casa di Bilbo Baggins, in Via Saccoforino, con la sua caratteristica porta rotonda incorniciata dalla natura, che si colora dinnanzi ai nostri occhi delle tinte tipiche dei vari mesi dell’anno.
Si tratta di 7 dipinti di dimensioni ridotte, approssimativamente 26,70×3,80 cm, realizzati con tempera, acrilici, matite colorate e grafite. Il tratto di Soni è molto delicato e preciso: uno studio minuzioso dei colori poi ci restituisce profumi e suoni delle differenti stagioni, semplicemente la vita che scorre tranquilla sulla collina di Hobbiville, laddove «c’è sempre stato un Baggins».
Soni ci accompagna in un viaggio colorato ed armonioso che scorre attraverso le sue tavole, un mese dopo l’altro, realizzando anche un’animazione video nella quale descrizione riporta questa sua breve e suggestiva frase: «If you’re still battle-scarred from last year, and wary of what this one may hold, then come away for a tiny year of sunshine, soft rains, snowy evenings, and garden flowers in the Shire» (“Se siete ancora segnati dalla battaglia dell’anno scorso e diffidenti su ciò che questo può riservare, allora venite via per un piccolo anno di sole, piogge leggere, serate di neve e fiori da giardino nella Contea”). E quindi iniziamo questa piccola avventura insieme a lei, in pieno stile Hobbit.
La prima tavola rappresenta lo scorcio di Bag End nel freddo mese di Gennaio: la vegetazione che avvolge casa Baggins è ricoperta da uno strato di neve, inconsueto per la nostra idea di Contea, reso qui da un miscuglio di colori bianco e violetto. Tutto pare ovattato e silenzioso; anche le colline sono imbiancate ed il freddo invernale si intuisce guardando le montagne sullo sfondo. Si prosegue con la tavola di Marzo che ci restituisce un’immagine più vicina a quella che conosciamo: una Bag End circondata da una vegetazione che torna ad essere verdeggiante, seppur bagnata da un forte scroscio di pioggia che sposta l’attenzione su un cielo plumbeo ricoperto di nuvole vorticose. Maggio e Giugno sono le tavole con più tonalità di verde, la Contea profuma di estate: i fiori sbocciano in maggio per diventare rigogliosi in giugno. Il cielo è azzurro e le nuvole bianche; si nota anche un luminoso sole che illumina di giallo le dolci pianure circostanti.
Settembre accoglie i colori dell’autunno, le foglie cominciano ad ingiallirsi, qua e là i cespugli diventano rosseggianti e lentamente il vento porta via gli ultimi strascichi di una calda estate trasportandoci in un novembre ancora un po’ colorato; le colline si spogliano dai colori e casa Baggins si prepara al freddo dicembrino: la neve copre tutto il paesaggio colorandolo di celeste, blu e bianco. Ancora una volta il cielo è ricco di vorticose nuvole che nascondono però un timido cielo azzurro. Le luci in Via Saccoforino sono accese: chissà se Bilbo sia intento a scrivere il suo libro, con la compagnia dello scoppiettio del camino in lontananza.
Come dicevamo all’inizio le sette tavole “prendono vita” in un video che permette alle stagioni di scorrere dolcemente su Bag End anche attraverso dei piccoli effetti visivi che animano la pioggia, la neve, il volo degli uccelli e persino il vento: tutto ciò che abbiamo appena descritto si realizza sotto i nostri occhi accompagnato dal brano Earth Aria di Paul Fowler.
Elf-warrior: Sam at the Tower of Cirith Ungol di Jay Johnstone
Jay Johnstone è un artista tolkieniano facilmente riconoscibile per il suo stile: le sue opere usano le tecniche e lo stile dell’iconografia bizantina e dei manoscritti medievali. Il risultato è una straordinaria collezione di dipinti, manoscritti e sculture che potrebbero essere stati realizzati nei monasteri della Grecia nel Medioevo o nelle biblioteche di Minas Tirith. Per quanto da circa 30 anni Johnstone rappresenti soggetti di Tolkien, solo nel 2012 ha esposto la sua arte, e nel 2018 ha pubblicato un catalogo delle sue opere commentate da Thomas Honegger.
Johnstone era già stato candidato lo scorso anno con una pregevole miniatura che rappresentava l’assedio di Minas Tirith, adoperando molti stilemi e tecniche medievali.
Johnstone però non padroneggia solo questo stile “medievalista”, infatti quest’anno è stato candidato con un’opera significativamente diversa: Elf-warrior – Sam at the Tower of Cirith Ungol. Quest’opera fa parte di un nuovo trittico di disegni realizzati con penna e inchiostro. Il fatto straordinario è che le opere di questo trittico riproducono fedelmente lo stile delle illustrazioni di Tolkien stesso per il suo romanzo Lo Hobbit. In effetti è nelle altre due opere, raffiguranti due episodi dell’avventura di Bilbo, che si riconoscono dei chiari riferimenti ai disegni della penna di Tolkien.
Nel primo disegno abbiamo la compagnia di Thorin accampata in una grotta sulle Montagne Nebbiose: tutti dormono, tranne Bilbo che si sveglia e vede che sul fondo della caverna si è aperta una spaccatura in cui si nascondono gli orchetti pronti ad aggredire i nani. Le volute di fumo al centro della scena riproducono quelle dell’illustrazione dei troll, e anche il modo in cui gli orchetti si affacciano non può che ricordare i troll in agguato dietro i tronchi degli alberi.
Il secondo disegno invece vede Bilbo alle prese con i ragni di Bosco Atro, che hanno catturato i nani. Qui il legame stretto con le illustrazioni del Professore risiede in Bilbo, che indossa l’Anello e la sua invisibilità viene resa con una nuvola che circonda la sua figura, proprio come in Conversazione con Smaug. Nuovamente l’atmosfera notturna che adombra il sottobosco deve qualcosa all’illustrazione dei Troll, e finalmente abbiamo delle ragnatele davvero ampie e minacciose, rispetto a quelle timidamente disegnate in qualche bozza di Tolkien di Bosco Atro.
Il terzo disegno è quello candidato che appunto raffigura non più un passo tratto da Lo Hobbit bensì da Il Signore degli Anelli, anche se riformulato secondo l’adattamento cinematografico di Peter Jackson:
Aveva oltrepassato la luce delle torce, giungendo quasi ad un grande arco in fondo al corridoio, che indovinò essere la parte interna del cancello sotterraneo, quando dall’alto si levò un terrificante grido strozzato. Si fermò di botto. Poi udì rumore di passi. Qualcuno correva in fretta giù per una scala sopra la sua testa.
La sua volontà era troppo debole e lenta per trattenere la mano, che si avvicinò alla catena e afferrò l’Anello. Ma Sam non l’infilò, perché proprio mentre lo stringeva contro il petto, vide un Orco balzare fuori da un oscuro vano alla sua destra e corrergli incontro. Non distava più di sei passi da lui quando, levando il capo, vide all’improvviso Sam; questi udiva il respiro affannoso e vedeva il bagliore degli occhi iniettati di sangue. L’Orco si fermò terrorizzato. Perché la visione che si presentò ai suoi occhi non fu quella di un piccolo Hobbit spaurito che cercava di non far tremare la sua spada; egli vide un’enorme figura silenziosa, avviluppata in un’ombra grigia, ergersi innanzi alla oscillante luce di una torcia; con una mano reggeva una spada, la cui luce era già di per sé dolorosa, e con l’altra stringeva qualcosa sul petto, nascondendo qualche ignota minaccia di potere e distruzione.
L’Orco si accoccolò un attimo e poi con un orribile strillo di paura si voltò, fuggendo da dove era arrivato. Mai cane alla vista del nemico che fugge inaspettatamente con la coda fra le gambe fu più rincorato di Sam. Con un grido lo rincorse.
«Sì! Il guerriero elfico si è scagliato!», gridò. «Sto arrivando. Vedi di mostrarmi la strada per salire, o ti scanno!».
Ma l’Orco era nella sua tana, ed inoltre agile e ben nutrito. Sam era uno straniero, affamato e stanco. Le scale erano alte, ripide ed a chiocciola. Sam cominciò a respirare con difficoltà. L’Orco scomparve rapidamente, ed egli udiva ormai soltanto il rumore dei piedi che salivano, e di tanto in tanto un grido, la cui eco rimbombava per le scale. Ma lentamente ogni rumore svanì.
Come nel film Il Ritorno del Re, anche nella illustrazione di Johnstone l’orco non si spaventa perché vede Sam in controluce, bensì perché ne vede un’ombra proiettata sulla parete molto distorta. In effetti non si tratta della prima opera di Johnstone in cui l’artista preferisce attenersi all’adattamento cinematografico rispetto al testo originale. L’architettura della torre di Cirith Ungol è forse un po’ piegata alle esigenze estetiche, con un colonnato che interseca la scala a chiocciola della torre e divide l’illustrazione in più parti. Forse non è il genere di opera con cui Johnstone ha particolarmente conquistato gli appassionati di Tolkien, ma il modo in cui l’artista ha cercato di fare propria la tecnica del Professore merita senz’altro una certa ammirazione.
Inside Information di Norloth/Wenjin Lu
Sotto lo pseudonimo di Norloth è racchiuso uno sguardo del tutto originale e molto vivace, quello di un’illustratrice, fotografa e cosplayer cinese. La sua partecipazione ai Tolkien Society Awards 2021 offre una versione accesa e fresca dell’incontro tra Bilbo e Smaug narrato ne Lo Hobbit al dodicesimo capitolo. L’illustrazione prende nome proprio da qui: Inside Information, nella versione italiana Notizie dall’Interno.
«Adesso ci sei proprio dentro, Bilbo Baggins», egli disse tra sé e sé. […] «Non so assolutamente che cosa farmene di tesori sorvegliati da draghi, e tutto il mucchio potrebbe star lì per sempre, se solo potessi svegliarmi e scoprire che questo tunnel della malora è l’ingresso di casa mia!». […] A questo punto Bilbo si fermò. E andare oltre fu la cosa più coraggiosa che avesse mai fatto.
È proprio il coraggio che viene mostrato in questo lavoro, il coraggio di chi ha molta paura, ma di chi non si ferma e continua ad avanzare.
Il tratto grafico di Norloth è pienamente riconoscibile: ampie campiture delimitate da nette linee color seppia; tratteggi chiari e precisi per dare movimento e forma ad oggetti, abiti ed espressioni; colori pieni con poche sfumature e accostati tra loro con grande accuratezza e una delicata dolcezza che plasma le atmosfere e i personaggi.
In questa illustrazione troviamo uno Smaug dall’espressione scaltra se pur addormentata, di un rosso fiammeggiante e dalle sembianze molto sinuose, quasi a ricordare un dragone della tradizione cinese. Le scaglie delle tonalità del rosso e del giallo ricoprono l’intero corpo del drago donandogli movimento e preziosità. Preziosità che è evidente anche nel giallo dei tesori che circondano Smaug, un giallo corposo e omogeneo nei suoi chiari e scuri. Tra l’oro e le gemme, racchiusa nella spira del corpo del drago, si riconosce quella che potrebbe essere l’Arkengemma, dal momento che è l’unica gemma bianca della scena ed è circondata da raggi di luce stilizzati, mentre più in basso si riconosce l’orlo di una giara con sopra incisioni in tengwar: si tratta della stessa giara riprodotta in basso a sinistra nell’acquerello di Tolkien Conversation with Smaug, e la scritta è una maledizione contro i ladri del tesoro.
Come Smaug, anche Bilbo è esile e strutturato da linee sinuose. Sta scendendo le scale stando attento a rimanere nascosto. Sta proprio qui il fulcro della scena, il punto in cui risiede l’azione: Bilbo sta per incontrare il temuto e ingiusto proprietario del tesoro. Gli splendidi dettagli dei suoi abiti rendono giustizia all’importanza del personaggio, il preferito dell’illustratrice stessa d’altra parte.
La passione per il Professore e il suo mondo ricolmano tutti i lavori di questa illustratrice, una passione evidente e contagiosa. Norloth, laureata in scienze informatiche, decide di lasciare tutto e cominciare una nuova avventura. Grazie alla trasposizione cinematografica de Il Signore degli Anelli di Peter Jackson si impegna nella lettura del libro del Professore rimanendone profondamente colpita ed entusiasta fino a farla diventare una vera e propria passione da mostrare e condividere attraverso la sua arte digitale. Per migliorarsi e intraprendere al meglio questo nuovo viaggio decide di trasferirsi in Europa frequentando l’Edinburgh College of Art e da lì non si è più fermata, reinterpretando diverse scene tratte dalle storie del Professore, creando gadget a tema tolkieniano e viaggiando alla continua ricerca di ispirazione.
Sta qui la bellezza del suo stile, un linguaggio nuovo e personale, intriso di culture e sapori che si abbracciano a metà strada tra Oriente e Occidente. Questa è Norloth e questo è ciò che l’amore per le storie di Tolkien crea e continuerà a creare.
Alcune delle delle illustrazioni di Norloth sono state adoperate per le copertine e le illustrazioni di Amon Hen, il bollettino bimestrale della Tolkien Society. Questo significa che Norloth sarebbe potuta partire da una posizione avvantaggiata, dal momento che il suo stile sarebbe ormai familiare e probabilmente caro ai soci. Ciò tuttavia non ha portato alla vittoria di questa illustrazione.
VINCITORE: “He Beheld a Vision of Gondolin Amid the Snow” di Ted Nasmith
Durante la scorsa estate si sono susseguiti, anche sui nostri social numerosi aggiornamenti sull’opera di Ted Nasmith Glorfindel’s Bane: abbiamo visto soprattutto i monti innevati del Crissaegrim tingersi alla luce dell’Aurora dalle rosee dita nelle numerose prove colore di Nasmith. Il primo ottobre è poi arrivata nelle librerie la nuova edizione illustrata di Unfinished Tales e abbiamo scoperto con meraviglia che Gondolin era stata nuovamente rappresentata in tutto il suo splendore per accompagnare il primo testo del libro; Tuor e il suo arrivo a Gondolin. Nasmith stesso ha descritto questo nuovo dipinto sul suo sito:
Tra le illustrazioni presentate per questa nuova edizione, questa in particolare era fondamentale. Mi ha stupito che fino ad allora non avevo letto attentamente i Racconti Incompiuti e non avevo colto questo dettaglio. Nel Silmarillion, nonostante Tuor e Voronwe fossero giunti a Gondolin in inverno, la Valle di Tumladen è descritta come un «gioiello verde», una frase che guidava la mia precedente versione degli anni ’90. Ma ovviamente deve essere inverno, ed è stato molto gratificante correggere l’errore per questo pezzo, che inoltre include il maggior numero di figure descritte come presenti in questo momento.
Una raffigurazione sicuramente suggestiva di Gondolin, come non l’abbiamo mai vista, che ha valso a Nasmith il suo secondo Tolkien Society Award dopo quello del 2019.