Prima del Tolkien Archive di Barletta, ho proposto a Benedetto Ardini di lavorare su di un video in cui si parla di Tolkien e della religiosità dei suoi scritti. Benedetto ha maturato delle riflessioni cha ha scritto in un lungo articolo, che però su mia suggestione ha ampliato e spezzato in tre ampie parti (soprattutto l’ultima). Quanto segue è il risultato dunque delle sue riflessioni personali: come lui stesso ammette sono ancora molto lontane dal diventare una visione organica e chiara della situazione perché il problema è complessissimo e molto delicato, e a livello di critica è poco affrontato proprio per questi due motivi e perché, come ho già ripetuto in più occasioni, serve una certa sensibilità per farsene carico. L’ulteriore difficoltà che Benedetto ha dovuto affrontare è quella del suo particolare approccio: non filosofico né teologico, ma storico-filologico ed estetico-linguistico. Ecco perché maturare una chiara visione delle giuste domande da porsi non è semplice, e le soluzioni che si trovano in itinere possono apparire incomplete. Dato che io stesso ho consigliato e seguito Benedetto nelle sue riflessioni e nella stesura di questi tre articoli, do al lettore il consiglio di giudicarli soprattutto nel loro insieme ed in base al principale merito che Benedetto ha, che è l’onere che io gli ho passato e che lui si è sobbarcato alla grande: cercare di andare oltre la superficie alla non banale ricerca non di ciò che i testi dicono, ma di ciò che i testi non dicono. Un’indicazione metodologica che io ho imparato da Platone e che tramando anche a chi ha la sfortuna di ascoltarmi [G.S.].
In un breve video del vescovo Barron (https://youtu.be/g-VrCTpwXAc) viene sostenuta la tesi di Tolkien come scrittore evangelizzatore: con ciò si intende uno scrittore che, tramite il fascino e l’interesse instillato dai suoi racconti, è in grado di determinare nel cuore dei lettori un avvicinamento al messaggio del Vangelo. Con una serie di tre articoli ci poniamo lo scopo di approfondire questa tematica studiando brevemente l’elemento cattolico nella biografia di Tolkien, i richiami alla figura di Cristo ne Il Signore degli Anelli e, infine, il perché il legendarium tolkieniano nel suo complesso sia un’opera profondamente cattolica in tutti i suoi aspetti e quindi, in accordo con la tesi di Barron, atta ad uno scopo di evangelizzazione.
Le radici cattoliche e l’intento evangelico del legendarium
«The greatness I meant was that of a great instrument in God’s hands – a mover, a doer, even an achiever of great things, a beginner at the very least of large things.»
( The Letters of J.R.R. Tolkien , Humphrey Carpenter, edizione Kindle, letter n°5, pag.9)
“La grandezza che io intendevo era quella di un grande strumento nelle mani di Dio – un motore, un autore, magari un conquistatore di grandi cose, un iniziatore di cose vistose”
Con queste parole di una lettera del 12 agosto 1916 Tolkien esprimeva quello che secondo lui era lo scopo profondo ed evangelico del Tea Club and Barrovian Society (T.C.B.S.), il gruppo di studenti formatosi negli anni liceali della King Edward’s School (a Birmingham) che contava come membri costituenti stabili J.R.R. Tolkien, Christopher Wiseman, R.Q. Gilson e G.B. Smith. La lettera in questione, scritta da Tolkien in Francia durante la Guerra, è una risposta a Smith (anch’egli impegnato nella Battaglia della Somme) dopo la recente morte del loro caro amico R.Q. Gilson avvenuta il primo di luglio del 1916. «Un grande strumento nelle mani di Dio». Cosa intendeva Tolkien con queste parole? Tolkien si professò sempre e senza esitazione Cristiano Romano Cattolico fino alla fine della sua vita [ «Actually I am a Christian, and indeed a Roman Catholic»1 ]: per tale motivo, già dagli anni giovanili, considerava la «grandezza» artistica a cui mirava con gli amici del T.C.B.S. in chiave evangelica. Afferma Catherine McIlwaine a riguardo dello scopo di J.R.R. Tolkien e del T.C.B.S.:
« They shared a vision to use their individual talents to create a better world; one where beauty was appreciated, moral rectitude respected and (for Tolkien) a world where Catholicism might flourish »2 Ma come mai Tolkien studente alla Oxford University, istituzione anglicana, conservò la Fede Cattolica3? E prima ancora: perché Tolkien era Cattolico? Qual è l’origine profonda della sua Fede? Per comprendere questo bisogna fare riferimento agli anni dell’infanzia di John Ronald Reuel. Egli fu educato nella Fede Cattolica dall’amata madre Mabel la quale, già vedova del marito Arthur Tolkien all’età di 26 anni, si era convertita al Cattolicesimo e per questo fu abbandonata economicamente dalla famiglia: abbandono che, agli occhi del figlio J.R.R., fu determinante nel momento in cui la madre si ammalò di diabete e morì lasciando orfani J.R.R. (dodici anni) e il fratello Hilary (dieci anni).
«My own dear mother was a martyr indeed, and it is not to everybody that God grants so easy a way to his great gifts as he did to Hilary and myself, giving us a mother who killed herself with labour and trouble to ensure us keeping the faith.»
«[I] should chiefly be grateful for having been brought up (since I was eight) in a Faith that has nourished me and taught me all the little that I know; and that I owe to my mother, who clung to her conversion and died young, largely through the hardships of poverty resulting from it.»4
5 Questa consapevolezza della Fede ricevuta dalla madre fu per Tolkien un punto stabile di riferimento; la madre era stata per lui la testimonianza di una «grandezza», un messaggio che Tolkien sentiva il desiderio profondo di diffondere. Dalle parole di Tolkien nella lettera del 1916 a Smith sopracitata si comprende infatti che per lui ‘l’essenza del TCBSianesimo era qualcosa di più dell’amicizia’6, era una compagnia che aveva il compito di testimoniare quella «grandezza». Sebbene, con la morte di Gilson, Tolkien non si sentisse più ‘membro di un piccolo corpo completo’ e riteneva che il T.C.B.S. in quanto tale fosse finito, tuttavia sentiva che fosse ancora ‘destinato ad accendere una nuova luce’ e il suo lavoro poteva comunque ‘essere fatto da tre o due o uno dei sopravvissuti’7.
« TCBS had been granted some spark of fire – certainly as a body if not singly – that was destined to kindle a new light, or, what is the same thing, rekindle an old light in the world; that the TCBS was destined to testify for God and Truth in a more direct way »
1 Carpenter, H. (1981). The Letters of J.R.R. Tolkien (Kindle 2012 ed.), letter n°195, pag.255
2McIlwaine, C. (2018). Tolkien: Maker of Middle-earth, Bodleian Library, pag.12
3 «His status as a Roman Catholic, ‘R.C.’, is recorded on the report card. Oxford University had been an Anglican institution since the English Reformation in the sixteenth century» – McIlwaine, C. (2018). Tolkien: Maker of Middleearth, Bodleian Library, pag.144
4 Carpenter, H. (1977). J.R.R. Tolkien: A Biography (Kindle 2002 ed.), pag.39
5 Carpenter, H. (1981). The Letters of J.R.R. Tolkien (Kindle 2012 ed.), letter n°142, pag.172
6Garth, J. (2007). Tolkien e la Grande Guerra – La Soglia della Terra di Mezzo. Marietti, pag.241
7«Of course the TCBS may have been all we dreamt – and its work in the end be done by three or two or one survivor and the part of the others be trusted by God to that of the inspiration which we do know we all got and get from one another.» – Carpenter, H. (1981). The Letters of J.R.R. Tolkien (Kindle 2012 ed.), letter n°5, pag.10
8 Carpenter, H. (1981). The Letters of J.R.R. Tolkien (Kindle 2012 ed.), letter n°5, pag.9