Prospettive della Terra-di-mezzo adattata: la notizia non è la serie TV! E può cambiare tutto.

La notizia delle le trattative per una serie TV su Il Signore degli Anelli ha infiammato gli animi degli appassionati in tutto il mondo. Tuttavia queste indiscrezioni, se confermate, segnano una svolta ben più epocale nell’impatto del fenomeno culturale nato dall’opera di J.R.R. Tolkien sulla contemporaneità. 

In alto a sinistra il logo © Middle-earth Enterprises,
in alto a destra Christopher Tolkien dal documentario J.R.R.T. : a film portrait of J.R.R. Tolkien (1992),
in basso a sinistra Priscilla Tolkien © The Times 2013.
Il simbolo al centro è rielaborato dai loghi © Tolkien Estate e © Warner Bros. Ent., nessuna violazione intesa. La grafica è rappresentazione delle tesi di cui nell’articolo, non intende in nessun modo ledere l’immagine dei due soggetti distinti e verrà ritirata previa richiesta dei succitati. La riproduzione non concordata è severamente vietata.

  1. Proprietà tangibile e distribuzione illimitata: il VOD cambia tutto!

Sed tertium datum est. Tutto quanto detto finora circa le condizioni permanenti, vale anche per condizioni particolari. In effetti, il coinvolgimento dell’Estate non dev’essere per forza subordinato a inverosimili concessioni una tantum o a sconvolgenti revisioni contrattuali semisecolari. Le condizioni particolari sono però diventate così ordinarie negli ultimi anni che non ci accorgiamo di come cambiano dal punto di vista di un contratto firmato nel 1969 o anche solo dell’atto di apertura di una causa del 2012. Quelle condizioni particolari oggi si chiamano proprio NETFLIX e/o Amazon Video. Giova ricordare che la disputa è stata aperta sull’interpretazione giuridica del concetto di “proprietà tangibile” espressa nel contratta originale e più in particolare di “proprietà tangibile personale”, secondo la denuncia a prima firma della Eskenazi.

5. Quando i predecessori aventi diritto [J.R.R. Tolkien/Allen&Unwin] dei querelanti [Tolkien Trust/HarperCollins] vendettero i diritti cinematografici per Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli nel 1969, concessero anche limitati diritti di sfruttamento commerciale ai predecessori detentori [United Artists] degli accusati [Zaentz co./Warner Bros.]. Nella fattispecie i predecessori detentori degli accusati  ottennero i diritti limitati di utilizzo di personaggi, luoghi, oggetti ed eventi menzionanti in Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit “solo ed unicamente su ed in relazione a manifattura [produzione fisica], vendita e distribuzione di … qualsiasi ed ogni articolo di proprietà personale tangibile, esclusi romanzi, cartacei e diverso materiale stampato e pubblicato” [enfasi dei querelanti]. I soggetti contraenti originali dunque contemplarono una concessione limitata dei diritti di vendita di prodotti al consumatore, del tipo regolarmente commercializzato al tempo […]. Non inclusero nessuna concessione di sfruttamento di diritti come quelli elettronici o digitali, o relativi a media ancora non concepiti, né altri intangibili come quelli relativi a servizi. Per evidenziare la natura limitata della concessione, i predecessori aventi diritto dei querelanti si riservarono specificamente “il diritto di utilizzare e disporre di ogni diritto o interesse qui non specificamente concesso”. […]
7. Ciononostante, in anni recenti e particolarmente al seguito di un inedito successo finanziario e di critica ai Film [Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit (in realizzazione) di Peter Jackson], gli accusati si sono spesi, con crescente audacia, in un continuo e progressivo schema di appropriazione di diritti di cui non avevano titolo – diritti di proprietà esclusiva dei querelanti.»

– Introduzione alla denuncia, par.5-7, p.3-4, 19 novembre 2012.

L’istanza della Tolkien Estate sulla proprietà tangibile non era dunque fine ad una rivendicazione generica, ma attestata nel documento originale e circostanziata su precisi ambiti in cui sono verificate ripetute violazioni, accusavano. Nell’Introduzione il testo continua identificando alcuni dei principali oggetti di violazione.

«Per esempio, sebbene la loro licenza di commercializzazione limitata conferisca loro soltanto il diritto di vendita di merchandise tangibile [nell’originale, enfasi in corsivo], gli accusati hanno sviluppato, licenziato e/o venduto (e continuano a sviluppare, licenziare e/o vendere) videogiochi scaricabili basati su Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit, disponibili solo se scaricati o con accesso Internet, attraverso applicazioni per smartphone, tablet o canali di distribuzione digitale simile, o attraverso altra iperconnettività online come nel caso di Facebook. Non esiste nessun oggetto di merchandise fisico o tangibile venduto al consumatore insieme a questi giochi».

Dalla formulazione dell’accusa s’intuisce la competenza specifica di Eskenazi e soci nella materia dell’intrattenimento contemporaneo. Di un contesto in cui la distribuzione è fatta sul supporto digitale (spesso senza la necessità di un rilascio di dispositivi di memoria digitale fisica), che riproduce un contenuto e ne permette l’esecuzione e perciò l’usufrutto del consumatore, non c’è la possibilità di ravvisare alcuna anticipazione nel contratto del 1969. È un’istanza molto più specifica che sostenere che il contratto, poiché valido in perpetuum, lo può essere solo per quei settori merceologici già esistenti all’epoca; identifica piuttosto precisi settori in cui esso non si applica, ovvero precise occasioni in cui si sono verificate appropriazioni sui diritti degli eredi.

L’informazione generalista all’epoca preferì puntare più casi di sfruttamento nel gioco d’azzardo, che nella denuncia acquisiva un gran peso in forza del danno di reputazione che ne subiva l’Estate secondo le dichiarazioni dei suoi rappresentanti, sostenendo di aver ricevuto numerose rimostrante dagli affezionati lettori e richieste di chiarimenti sul loro coinvolgimento. L’intero paragrafo successivo dell’Introduzione è dedicato al caso dei casino e delle slot machine online, declinate in due accuse di illecito nel corpo (p.14-16), cui segue quella relativa agli downloadable-only videogames (oltre a queste accuse maggiori e circostanziate, quelle più generiche sulle concessioni nominali ad attività turistiche, alberghiere e ristorative).

Le seconde sono la chiave per capire in che modo l’istanza dell’Estate si estenda alla situazione presente.

53. I querelanti sono informati e ritengono, di conseguenza su questa base affermano che gli accusati hanno, senza autorizzazione dei querelanti, sviluppato, licenziato, venduto, distribuito e/o commercializzato una serie di videogames basati su Il Signore degli Anelli che non richiedono alcun acquisto tangibile e fisico, bensì che possono semplicemente venir acquisiti digitalmente per il canale del download elettronico o con accesso online attraverso una varietà di piattaforme digitali incluse senza limitazione in browsers, sui social network come Facebook, applicazioni per smartphone, TV collegabili a internet e altri supporti mobili quali iPads e tablet.
54. [Inoltre] videogames basati su Lo Hobbit che sono allo stesso modo accessibili solo online e/o tramite digital download.
55. Gli accusati non hanno diritti su videogiochi online e/o con prerogativa di download [nel documento da qui in avanti, “Downloadable Games”]. La concessione di diritti nella Licenza di Commercializzazione conferisce a Warner Bros. e Zaentz il diritto di creare soltanto articolo di proprietà personale tangibile. I Downloadable Games non sono merchandise tangibile. Lo sfruttamento di Downloadable Games da parte degli accusati non è autorizzato, è una violazione dei diritti su una proprietà intellettuale di valore dei querelanti
.

Tutto quanto qui affermato per la proprietà tangibile è egualmente, anzi ancor più valido per un eventuale servizio di distribuzione cinetelevisiva VOD, concetto e mercato diametralmente opposto nella distribuzione al mercato dell’Homevideo e che si propone sempre più come concorrente all’esercizio cinematografico. I servizi che NETFLIX e Amazon Video forniscono non necessitano di nessun prodotto tangibile o fisico per la riproduzione dei contenuti, sono anzi contemporaneamente fruibile su tutti (e soli) i dispositivi succitati nelle modalità menzionate in questi paragrafi. Inoltre, servizi come la pluri-accessibilità di un account NETFLIX tramite condivisione o da diversi profili cliente interpellerebbero anche l’aspetto di proprietà personale, che non viene garantita come un acquisto nella commercializzazione fisica tradizionale.

È notevole inoltre che per tutto l’arco della causa non sia mai trapelata una contestazione di merito dei difensori di Warner&Zaentz su queste istanze, preferendo invocare vizi di forma che mettessero in discussione la parità delle parti, contro-accusando di privilegio illecito sulle rilevanze documentali e di danneggiamento per inadempienza degli oneri dell’Estate verso i contraenti (vedi la sezione precedente). A conferma di quanto l’impianto d’accusa dei rappresentanti dell’Estate e di HarperCollins fosse pressoché inattaccabile. Lo studio Greenberg Gluske si è dimostrato anche campione di prudenza, pur mettendo in discussione generalmente ogni diritto di ambito digitale ed elettronico e dei nova media, perciò potenzialmente ogni videogame, ha circoscritto l’accusa specifica alla distribuzione esclusivamente digitale per non lasciare alcun appiglio ai difensori sull’esistenza di una controparte materiale. Nella sua analisi su TheOneRing.net del 13 luglio 2016 il già citato Douglas Kane aveva offerto uno scenario conclusivo per cui, se l’Estate avesse prevalso, anche i MMORPG online come il fortunatissimo (e apprezzatissimo anche dai tolkienisti) Lord of the Rings Online ne sarebbero rimasti pregiudicati. Nella stessa problematica ricade anche la più recente serie Middle-earth: Shadow of … che al supporto fisico accompagna una distribuzione digitale tutto meno che limitata (ma per quest’ultima atrocità ci sono problemi ben più grossi, come abbiamo già accennato). Si capisce bene come Warner non abbia potuto far altro, in alcuni momenti apparentemente prevalendo, che puntare su questioni di forma. Ma questa era e rimaneva una strategia rischiosa, che preservava l’Estate e HarperCollins nella posizione di bloccare diversi nuovi progetti finché il contenzioso non fosse risolto.

Ora, se nella precedente sezione abbiamo dedotto per terzo escluso che questo contenzioso sia stato risolto mediante la stipula di un nuovo contratto o di una versione aggiornata e rivista di quello del 1969, le considerazioni che abbiamo fatto sul VOD, Amazon Video e NETFLIX ci riportano ad un terzo che rientra di gran carriera nella discussione come un’alternativa sensibile. L’accordo raggiunto a fine giugno tra le parti potrebbe aver visto un totale o parziale accoglimento delle istanze degli accusatori di prima querela, ovvero il riconoscimento all’Estate e HarperCollins dei diritti elettronici e digitali sulla distribuzione intangibile e illimitata. La situazione che ne consegue è la competenza di Zaentz e Warner Bros. sulla produzione della serie TV, dell’Estate la facoltà di licenziare una distribuzione VOD, una situazione che richiederebbe la cooperazione delle parti e quindi, direttamente tramite coinvolgimento attivo o indirettamente tramite veto, il controllo creativo su qualsiasi serie TV distribuita on-demand.

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