La più perfetta delle creature
Questa visione “mariana” compone anche il pensiero di J.R.R. Tolkien nel suo legendarium per quanto riguarda i personaggi femminili, per quanto non esista una figura che la rappresenti propriamente ma varie donne portino con loro le caratteristiche della sposa di Giuseppe. In Il privilegio di Essere Donna, Alice von Hildebrand pone una serie di questioni riguardo l’essere femminile dal punto di vista del cristianesimo che valorizzano e elevano la natura femminile stessa. La principale di tali questioni riguarda il fatto che Maria, una donna, è la più perfetta delle creature, visto che Gesù Cristo non sarà solo un bambino perchè, oltre alla natura umana comunque presente, deteneva una natura divina, essendo lui la seconda Persona della Santissima Trinità.
Ella pone la maternità come una delle principali caratteristiche favorevoli all’essere donna, intendendo la maternità allo stesso modo descritto da Edith Stein, non solo come attributo fisico ma psicologico e spirituale. Così il dono della maternità sarà attribuito a tutte le donne, indipendentemente dall’avere figli biologici o no. Ne Il Signore degli Anelli la figura di Galadriel, è comunemente associata a Maria, anche se Tolkien non fece mai questa associazione coscientemente. Egli stesso scrisse :
«Io sono un cristiano (cosa che si può dedurre dai miei lavori, e in effetti cattolico. Quest’ultimo “fatto” forse non si riesce a dedurre; anche se un commentatore (per lettera) ha affermato che le invocazioni a Elbereth e il personaggio di Galadriel come è descritto direttamente (oppure attraverso le parole di Gimli e Sam) fossero chiaramente connessi alla devozione cattolica per Maria […] (Ovvero: cose molto più elevate possono girarci in testa quando ci occupiamo delle cose minute di una fiaba)»
J.R.R. Tolkien, Lettere 1914/1973 , Bompiani 2018, pp. 457-458, Lettera 213
Tolkien non creò Galadriel come allegoria di Maria – e chi conosce a fondo il personaggio può comprendere che esse sono abbastanza differenti – e anche lui nega tale associazione. È il principio dell’applicabilità che lui difende e spiega chiaramente nella Prefazione de Il Signore Degli Anelli:
«Disprezzo cordialmente l’allegoria in tutte le sue manifestazioni e l’ho sempre detestata da quando sono diventato abbastanza vecchio e attento da scoprirne la presenza. Preferisco di gran lunga la storia, vera o finta che sia con la sua svariata applicabilità al pensiero e all’esperienza dei lettori. Penso che molti confondano applicabilità con allegoria; l’una però risiede nella libertà del lettore, e l’altra nell’intenzionale imposizione dello scrittore.»
J.R.R. Tolkien, Prefazione alla Seconda Edizione de Il Signore degli Anelli
Di fatto, incontrando Galadriel a Lothlórien, i membri della Compagnia dell’Anello vedono nell’elfa una figura materna e mistica, specialmente in un momento come quello inerente al dolore per la perdita di Gandalf7. Essi sono infatti senza meta, con poca energia e hanno bisogno di riparo. L’incontro con Galadriel ha la simbologia della culla del grembo materno, che fa sì che quei personaggi, stanchi e frustrati, rinnovino la propria energia, come se rinascessero per affrontare il resto del viaggio.
In Donne che corrono coi lupi di Clarissa Pinkola Estés8,si fa una riflessione sull’essere stanchi dopo una lunga giornata di lavoro. L’autrice racconta la storia di un vecchio stanco che arriva a in una casa una notte e viene cullato da una vecchia signora, dopodichè ritorna a essere un ragazzo pieno di energie. L’autrice è attenta sul fatto che la notte, in una fiaba, dal punto di vista psicologico, significa l’ingresso nella sfera dell’inconscio. Di fatto quando La Compagnia arriva di notte a Caras Galadhon, la città di Dama Galadriel a Lothlórien, la sua presenza avrà quel ruolo di “cullare” di cui tanto hanno bisogno.
Gli ingressi dei personaggi e gli incontri a Lothlórien sono solitamente ambientati in momenti notturni. Il luogo è una replica dei giardini di Lórien (presente nelle Terre Immortali) ed è un luogo di sogni e visioni. Ancora una volta viene sottolineata la questione dell’inconscio. Di fatto, per recuperare le energie e superare il trauma della perdita di Gandalf, la Compagnia ha bisogno di un ritorno all’inconscio, in cerca di cura, come quando si ha bisogno di una buona notte di riposo dopo una giornata di lavoro stressante.
Galadriel ebbe un momento speciale con Frodo presso il suo Specchio, che aveva i poteri di rivelare le questioni del presente, del passato e del futuro. Al momento della partenza la signora elfica diede a ogni membro della Compagnia un oggetto che sapeva che sarebbe stato utile durante il viaggio. Evidenzieremo qui specialmente i doni fatti a Gimli e a Frodo.
Il Portatore dell’Anello ricevette un dono speciale: una fiala che conteneva la Luce di Eärendil. Questa luce veniva direttamente dai Tre Silmarilli9, i quali furono infiammati da Varda la Valie della luce e delle stelle. Infatti quando Sam utilizza la fiala che Frodo ricevette (mentre quest’ultimo giace privo di sensi a causa del ragno Shelob) è il nome di Galadriel, seguito da Elbereth, nome dato dagli elfi a Varda, che egli grida.
È detto nel Silmarillion che Varda conoscesse Melkor molto prima della Musica degli Ainur e che lo respinse e lui «la odiava e la temeva più di quant’altri Eru avesse creato».10 Per il principio di applicabilità, non sarebbe una forzatura dire che esiste un parallelismo tra Varda e Maria, la madre di Dio, e Melkor e Lucifero, l’angelo decaduto.
E’ detto nella Genesi che Dio oppose il serpente alla donna: «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stripe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Genesi 3, 15). I teologi cristiani vedono in questo passaggio un preannuncio della missione concessa a Maria, quella che accetterà di concepire il Figlio di Dio nel suo ventre, il quale salverà l’uomo dal peccato.
Al Nano Gimli Galadriel diede tre ciocche dei suoi capelli, dopo la richiesta in cui aveva pregato il nano di rivelare i suoi desideri:
(…) Nessuno mai mi ha rivolto una preghiera così ardita eppur così cortese. Come potrei rifiutare, dopo avergli ordinato di parlare? Ma dimmi, cosa faresti di un tale dono?».
«Lo custodirei come un tesoro, mia Dama», egli rispose, «in memoria delle parole che mi rivolgesti il giorno del nostro primo incontro. E se mai dovessi tornare nelle fucine della mia terra, lo farei incastonare in cristallo inalterabile, ed esso sarebbe al tempo stesso prezioso ricordo di famiglia, e pegno di benevolenza fra la Montagna e la Foresta sino alla fine dei tempi».
La Dama disfece allora una delle sue lunghe trecce, e tagliò tre capelli d’oro che pose nella mano di Gimli. «Il dono sarà accompagnato da queste mie parole», disse. «Non predico il futuro, perché ogni profezia è vana: da un lato vi è l’oscurità, e dall’altro solo speranza. Ma se la speranza dovesse non morire, io dico a te, Gimli figlio di Glóin, che nelle tue mani l’oro scorrerà a flutti, eppur non avrà mai su di te alcun dominio.
J.R.R. Tolkien, La Compagnia dell’Anello, Libro II, Capitolo VIII. Addio a Lòrien
I capelli di Dama Galadriel erano ambiti fin dalla Prima Era. Fëanor, il potente elfo artefice dei Tre Silmarilli, desiderava anch’egli una ciocca dei capelli di Galadriel, ma gli fu negata. Sentendo il cuore umile e sincero di Gimli ella decise di concedergli il dono. Se ricordiamo che nani e elfi hanno una comune storia di ostilità, tale gesto guadagna molta più forza.
In accordo con Estés, «il capello simboleggia il pensiero, quello che emana dalla testa». I capelli di Galadriel, di certo, possedevano molti significati. Viene detto che tale chioma possegga la luce degli alberi del Valinor con una bellezza che nessun altro capello possiede. È un emblema della femminilità, della bellezza e della saggezza della donna. Così ella dà un po’ di sé, a quel rude, ma nobile, Nano, e con ciò l’amicizia tra i popoli è suggellata e benedetta.11
Note:
7 Lui era l’unico membro della Compagnia che non era della Terra di Mezzo, ma di Aman, la Terra Benedetta, la cui natura era primordialmente spirituale, uno dei segni più importanti della Divina Provvidenza per la Questione dell’Anello, fornendo un aiuto spirituale.
8 L’autrice traccia una serie di riflessioni di matrice junghiana con relazioni in miti e leggende abbracciando l’archetipo della donna selvaggia. Con questa ricerca si mostrano alcuni elementi primordiali dell’essere femminile che a volte non risultano così chiari quando sono sotto le vesti della cultura. In quanto lei lavora con il mito, il suo studio è un grande apporto per gli studi tolkieniani dal punto di vista psicologico, soprattutto in relazione all’essere femminile. Tuttavia, non è una lettura trascendentale, perché per questo dobbiamo cercare altri contributi riflessivi.
9 Gioielli magici che contenevano l’ultima fiamma di Telperion e Laurelin, i due alberi di Valinor, la Terra Benedetta.
10 Tolkien, Il Silmarill
11 Questa amicizia sarà plasmata in maniera più sviluppata e piena dall’amicizia tra lo stesso Gimli e Legolas, l’Elfo della foresta.
© 2020 by Cristina Casagrande. Tradotto con il permesso dell’autore. L’articolo originale in portoghese brasiliano si può trovare qui
Traduzione di Paolo Sonis