Tolkien e la parità dei sessi

di Simona Ciccarini


Sin troppo spesso c’è stato bisogno dell’intervento della legge per cambiare delle situazioni non più tollerabili. Un esempio su tutti è la parità dei sessi: oggi, quando pensiamo a questo, in Italia come in altre parti del mondo, ci rendiamo conto che, nonostante gli enormi progressi rispetto al passato, c’è ancora molta strada da fare.

Pare che nelle opere del Professore il problema non si ponga. Tolkien, nonostante sia figlio dei suoi tempi (1892-1973), ha sempre avuto a che fare con donne forti: sua madre in primis e poi la stessa moglie, Edith. Questa forza femminile è stata oggetto delle sue opere.

Ora, prima di procedere, bisogna considerare il tipo di “parità” che qui andremo ad approfondire, in modo da da poter fare una comparazione con le opere di Tolkien: le storie riguardanti Arda si riferiscono principalmente alla guerra tra il Bene e il Male, quindi il confronto riguarderà, fondamentalmente, la guerra stessa e il ruolo che le figure femminili assumono in essa.

In Italia, oggi, le donne possono arruolarsi nell’esercito, ma solo grazie alla relativamente recente legge 380 del 1999. Nella polizia, invece, il Corpo della Polizia femminile[1] venne istituito con la legge 1083 del 7 dicembre 1959.

Ne Il Signore degli Anelli, abbiamo tre personaggi femminili principali: Arwen, Galadriel e Éowyn. Nel libro, l’unica combattente effettiva è Dama Éowyn, che di nascosto si unisce ai Rohirrim nella battaglia dei Campi del Pelennor. Il fatto che, per poter dare il proprio contributo alla lotta, ella sia costretta a celare la propria identità, non è espressione di una carenza di diritto delle donne, anche perché tutti a Rohan erano consapevoli delle capacità di Éowyn nel combattimento, la ragione che la costringe al sotterfugio è che Re Théoden teme che possa essere uccisa e che la stessa sorte possa toccare a Éomer, lasciando così il trono privo di un erede.

Nel film La Compagnia dell’Anello di Peter Jackson, anche Arwen Undómiel viene presentata in una veste guerriera, in quanto è lei a salvare Frodo dai Nazgul nella cavalcata verso Gran Burrone. In realtà questa scena è assente nel libro, nel quale, invece, sappiamo che Frodo vede Arwen unicamente durante un banchetto, seduta accanto al padre e ad Aragorn. Tuttavia, anche per quanto riguarda la Dama di Gran Burrone, la descrizione che Tolkien ne da è di una personalità che, oltre che regale e bellissima (tanto da pensare che reincarnasse la bellezza di Lúthien), riflette saggezza e conoscenza.

Per comprendere quanto Tolkien dia rilevanza alle donne, è necessario considerare da una parte le Appendici de Il Signore degli Anelli e dall’altra Il Silmarillion.

Nelle prime, viene raccontata parte della giovinezza di Galadriel: ella, nella Seconda Era, fu una guerriera, che combatté per vendicare la propria famiglia – aspetto che vedremo rappresentato nella serie tv Gli Anelli del Potere. Inoltre, ne Lo Hobbit, perlomeno nella versione cinematografica di Peter Jackson, la Signora di Lothlórien fa parte del Bianco Consiglio, il gruppo degli esseri più saggi e potenti della Terra di Mezzo, ed è lei a battersi in prima persona contro il Negromante, ovvero Sauron, prima che quest’ultimo trovi rifugio a Mordor.

Allo stesso modo, ne Il Silmarilion, la storia di Beren e Lúthien ci mostra quanto il Professore avesse stima della principessa elfica, che combatté Sauron, servo di Morgoth, per salvare il suo amato Beren. E, non a caso, il personaggio di Lúthien è basato su Edith stessa.

Concludiamo sottolineando come molte delle donne presenti nelle opere di Tolkien siano acculturate, cosa che nel passato era tutt’altro che scontata.


Illustrazioni di Giogrio Cavalieri.

[1] https://www.donne.it/donne-arruolate-esercito/#:~:text=Come%20ricordato%20sul%20portale%20della,380). E https://www.poliziadistato.it/articolo/385deb62c6316d5617557131

Alberto Nutricati
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