Dicembre è diventato un mese di appuntamenti imperdibili non appena Associazione Italiana Studi Tolkieniani ha rivelato il programma del convegno Tolkien: tra Lingua e Scrittura. Organizzato su 2 sedi e in 2 momenti, a Parma venerdì 1° dicembre e a Trento tra il 14 e il 15, nel vasto e dettagliato programma indaga il Prof. di Oxford prima come linguista ed inventore di linguaggi in Emilia, poi come autore del 20° secolo e “figlio letterario” del 19° in Trentino.
Il parco relatori è sensazionale. Dà la perfetta misura del senso di crescita che AIST vuole imprimere nel suo lavoro per favorire gli studi su Tolkien portando l’autore nel posto che compete alla sua letteratura: l’università. Un impegno per il quale non ringrazieremo mai abbastanza il gruppo, recante il meglio dell’Italia tolkieniana al mondo e il meglio del mondo tolkieniano in Italia, secondo un modello accademico che si dimostra sempre più vincente.
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Se l’anno scorso a Verona l’ospite d’eccezione era stata Verlyn Flieger e l’anno prima a Trento uno degli studiosi emergenti più interessanti in assoluto, Mark Atherton, aveva arricchito un convegno già forte del videocollegamento di Tom Shippey e della presenza del massimo studioso dell’europa continentale Thomas Honegger, quest’anno si riprende da dove si era lasciato e si balza in avanti. Non solo Shippey sarà presente dal vivo, non solo torna Honegger (ormai di casa, vista anche la sua recente partecipazione a Lucca), ma dal produttivissimo polo tedesco arriva anche Allan Turner in quel di Trento, mentre a Parma la grande attesa è per Leo Carruthers, noto non più solo all’accademia ma anche agli appassionati semplici per il suo ruolo di consulenza nel documentario Alla ricerca dello Hobbit. Nomi, questi, che accendono di entusiasmo chiunque abbia cominciato a studiare l’opera di J.R.R. Tolkien in un approccio critico. Ma il convegno avrà il forte merito di convocare in patria anche un’eccellenza esportata come l’esperantista Federico Gobbo, cattedra ad Amsterdam, insieme alle cattedre nostrane, ai nomi italiani che abbiamo imparato a conoscere per il loro impegno duraturo e inesauribile, cuore pulsante dell’associazione, stimati in tutto il mondo; e a qualche giovane ricercatore, che sarà interessantissimo sentire per valutare lo stato degli studi italiani su base intergenerazionale. Ovvero quanto si stia riuscendo ad imbastire una palestra critica per accompagnare giovani specialisti verso un lavoro costante nel campo, che poi è la vera cartina tornasole dello stato di salute di una scuola accademica (intra o extra-universitaria).
Senza ulteriore indugio vi consigliamo dunque di visitare la pagina dell’associazione, scoprire il convegno e … andare, andare e ancora andare, senza temere di non possedere una preparazione sufficiente a comprendere gli interventi: gli Studi Tolkieniani si fanno vanto dell’accessibilità dei propri risultati, delle capacità dei relatori di farsi comprendere facilmente dai semplici appassionati e convegni come questi sono senza dubbio una delle esperienze più gratificanti che si possano vivere nel rapporto con l’opera di J.R.R. Tolkien.
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