È un dono! La vita di Christopher Tolkien per ognuno di noi

La giovinezza all’Ombra della Guerra

Christopher crescerà mostrando la sua genialità a dispetto di ostacoli tutt’altro di che poco conto. Dopo un anno dal suo approdo alla Oratory School di Caversham nel Berkshire, istituto dove già aveva studiato il maggiore John e dove Michael andava concludendo il liceo (con la raccomandazione di tener d’occhio proprio il piccolo Chris), soffre un problema cardiaco che lo tiene disteso a letto e per quasi tutto il 1938 e che lo costringerà a studiare a casa per altri 2 anni. Nella prima estate della sua convalescenza, il padre gli fa dono di un telescopio che gli allieterà quegli anni: difficile per Chris non assumere sulla volta celeste lo sguardo degli Eldar, i Luminosi tra gli Elfi di cui scrive John Ronald, popolo nato alla radianza delle stelle e costituito nell’intimo dalla meraviglia che, destandoli, li portò a far uso della parola. Avendolo a casa con sé, John Ronald ne osserverà la difficile giovinezza, annotando nel diario che il giovane stava diventando

una persona irritabile, nervosa, intrattabile, tormentata e sfrontata. Tuttavia c’è in lui qualcosa d’intensamente amabile, per lo meno per me è così, a partire dalle somiglianze tra noi((Humphrey Carpenter, J.R.R. Tolkien. La biografia. L’autore cita un diario inedito tra la fine degli anni ’30 e l’inizio degli anni ’40. La più recente edizione italiana (Lindau) è a cura di Andrea Monda, traduzione di F. Malagò e P. Pugni.)).»

Da sinistra a destra: Christopher, Priscilla, Michael, Edith e John Ronald Tolkien. L’ultima vacanza di famiglia nell’estate 1940. © Tolkien Trust 1992.

È nel rapporto con il padre e con alcuni suoi amici – primo tra tutti C.S. Lewis, ospite affezionato dell’ultimo decennio al 20° di Northmoor Road (nonché trai preferiti dei bambini) – che Christopher trova grande conforto, in tutto ricambiato. Diventa così il suo primo confidente mentre scrive “il nuovo Hobbit”, leggendone ogni capitolo appena dopo realizzato e perfino prima degli amici della birra del giovedì sera, gli Inklings, mentre dal tono ben noto della fiaba di Bilbo assumevano via via tinte sempre più fosche e un linguaggio più elevato, fino a confluire in Il Signore degli Anelli.  La stessa ombra, quella di una guerra non più lontana, si stende sui cieli d’Europa, così tremenda da superare perfino quella cui dovette sfuggire il padre dalle trincee della Somme: dopo gli atti d’eroismo tra i mitraglieri della contraerea del fratello Michael, la famiglia Tolkien è costretta ad assistervi tra i civili. Con il suo telescopio nel maggio 1941 Christopher segue un bombardiere in avaria finché non si distingue chiaramente ad occhio nudo in un’esplosione, precipitando in una colonna di fuoco nella vicina Linton Road. John Ronald, di vedetta come molti veterani, accorre sul posto partecipando ai soccorsi che a casa racconterà con fiero dolore per i molti atti di coraggio dei concittadini nella notte.

La cardiopatia si risolve e Christopher può immatricolarsi ad Oxford con quasi 2 anni di anticipo, al Trinity College, per completare alcuni degli studi del corso d’Inglese prima dell’arruolamento, che avviene nell’estate 1943. Christopher si addestra come aviatore della Royal Air Force, di stanza in Sudafrica, tornando sui passi che suo padre aveva percorso nella sua infanzia e dove riposava il nonno Arthur. La sua corrispondenza col padre trasuda di un tenerezza tutta speciale. Accanto alle bozze in copia dei nuovi capitoli, appena prima che parta il padre lo invita a raccomandarsi al suo angelo custode e a recitare con costanza le preghiere (dal Gloria Patri alle Litanie di Loreto), ad imparare il Canone della Messa, gli scrive invocazioni coniate in Antico-Inglese, quasi un codice segreto per i due, perché non abbia più bisogno di altre parole di gioia((J.R.R. Tolkien, Lettere, a cura di Humphrey Carpenter e Christopher Tolkien.)). Ma di parole di consolazione padre e figlio non possono fare a meno, così John Ronald accanto alle preghiere con le sue parole d’affetto spiega oltre ogni dubbio quale legame unico li coinvolga.

Mi manchi tanto, e trovo tutto questo molto difficile da sopportare. Lo stupido spreco della guerra, non solo materiale ma morale e spirituale, è così duro per chi lo deve sopportare. Ed è sempre stato così (nonostante i poeti), e lo sarà sempre (nonostante chi fa propaganda per la guerra): naturalmente non che non sia e sarà necessario doverla affrontare in un mondo corrotto. […] A volte mi spavento al pensiero della quantità di miseria umana che esiste in tutto il mondo in questo momento: milioni di persone divise, angosciate, che sprecano giornate inutilmente senza contare la tortura, il dolore, la morte, le perdite, l’ingiustizia. Se l’angoscia si potesse vedere, quasi tutto questo mondo ottenebrato sarebbe avvolto in una nuvola densa di vapore scuro, nascosto agli occhi stupiti del cielo! E i risultati di tutto questo saranno per lo più malefici, considerandoli da un punto di vista storico. Ma il punto di vista storico, naturalmente, non è l’unico. Tutte le cose e le azioni valgono per se stesse, a parte le loro «cause» e i loro «effetti». Nessun uomo può giudicare quello che sta veramente succedendo al momento attuale ‘sub specie aeternitatis’. Tutto quello che sappiamo, ed anche questo in larga parte per diretta esperienza, è che il male agisce sempre con grande potenza e successi continui — inutilmente: preparando sempre e solamente il terreno affinché il bene inaspettatamente germogli. Così accade in generale e così accade anche nelle nostre vite… Ma c’e ancora qualche speranza che le cose per noi possano migliorare, anche sul piano temporale, per grazia di Dio. E anche se abbiamo bisogno di tutto il nostro umano coraggio e di tutte le nostre risorse naturali (l’enorme capacita del coraggio umano e dell’umana sopportazione è stupenda, non è vero?) e di tutta la nostra fede religiosa per affrontare il male che ci può capitare (come capita ad altri, secondo la volontà di Dio), tuttavia possiamo pregare e sperare. Io lo faccio. E tu sei stato per me un dono così speciale, in un periodo di disperazione e di sofferenza mentale, e il tuo amore, che si è dischiuso subito non appena sei nato, mi ha fatto capire, a chiare lettere, che io avrò sempre motivo di consolazione grazie alla certezza che non c’e fine a tutto questo. È probabile che sotto l’ala dei Signore noi ci rincontreremo, «vivi e uniti» fra non molto tempo, carissimo, ed è certo che abbiamo un legame speciale che durerà al di là della vita – sempre soggetto, naturalmente, al mistero dei libero arbitrio, con il quale ognuno di noi può rigettare la propria «salvezza». Nel qual caso Dio sistemerà le cose in modo diverso!
– Lettera del 30 aprile 1944.

La maturità: tra gli Inklings e dopo JRR Tolkien

Con la fine della guerra, Christopher è richiamato in patria e riprende gli studi al Trinity. Ormai di casa alle serate degli Inklings, gli stessi lo dichiarano “membro permanente”, con ciò ad intendersi che è benvenuto a prescindere dalla presenza del padre, in effetti i colleghi e amici di John Ronald preferiscono di gran lunga le letture del figlio dei capitoli di Il Signore degli Anelli. Studia anche nelle aule di C.S. Lewis e per la sua tesi di Baccellierato delle Lettere (B. Litt., laurea di 2° livello all’epoca) il suo relatore è nientemeno che E.O. Gabriel Turville-Petre, lo straordinario scandinavista che di lì a poco sarebbe diventato uno dei più grandi di sempre, pupillo del padre con il quale aveva a sua volta aveva conseguito il proprio B.Litt. La tesi sulla Hervarar saga ok Heiðreks (La saga di Re Heidrek il Saggio) darà mostra della grande sapienza del giovane filologo, tanto che confluirà in un’edizione del testo nel 1960, tutt’ora considerata standard. Nel frattempo si sposa in prime nozze con Faith Faulcobridge cui John Ronald si affeziona come ad una figlia, rivolgendo ad entrambi gli sposi tutte le successive lettere per Christopher (e continuando il rapporto anche dopo la separazione e il divorzio del figlio); e mentre il romanzo che il padre aveva condiviso con lui e con i loro amici conquistava il mondo, Christopher continua a calcarne le orme, insegnando come Lecturer Antico e Medio Inglese e Norreno ad Oxford. Nasce il figlio Simon e Christopher con un altro Inkling, Nevill Coghill, prepara la edizioni critiche di tre dei Racconti di Canterbury, si pensa facendo uso anche di parte dell’eterno incompiuto lavoro del padre oggi noto come il “Clarendon Chaucer”((Dei tanti lavori accademici di JRR Tolkien mai completati che avrebbero probabilmente ridisegnato gli studi sui testi in Antico e Medio Inglese, il Clarendon Chaucer è quello che si è fatto più desiderare, rimanendo nel limbo dei suoi inderogabili impegni per quasi trent’anni, per la continua delusione del suo mentore Kenneth Sisam all’epoca responsabile dell’Oxford University Press. Solo nel 2015 si è venuti a conoscenza dell’assegnazione degli scritti alla curatela del prof. John Bowers dell’Università del Nevada (non senza sorpresa), che lo annuncia in futuro come Tolkien’s Lost Chaucer. Ad oggi gli studi di Christopher Tolkien e Nevill Coghill ne sono forse gli unici figli legittimi.)) e nel 1963 viene designato come Fellow al New College, la posizione che ricopre ancora quando nel settembre 1973 il padre muore, due anni dopo la madre.

John Ronald Tolkien col nipote Simon, in una delle sue ultime foto. © BBC.

 

Per allora Christopher è risposato civilmente con Baillie Klass ((Sarà lei la curatrice di Lettere di Babbo Natale.)), un’amica di famiglia che era stata segretaria e preziosa collaboratrice del padre, che gli aveva donato altri due figli, Adam e Rachel.

Diventa presto chiaro che non esiste la possibilità di proseguire al contempo la propria brillante carriera accademica e dedicarsi pienamente all’immensa mole di materiale lasciata dal padre alla sua totale discrezione, unico esecutore letterario per volontà testamentaria: ricevette oltre 70 scatole d’archivio contenenti migliaia (più probabilmente, decine e decine di migliaia) di materiale non pubblicato. Nel 1975 si ritira perciò dalla sua posizione all’Università, uno degli anglisti e scandinavisti più promettenti della sua generazione come il padre prima di lui, allo scopo primario di portare alla stampa gli scritti sul “Silmarillion”, non più che un nome per chiunque altro oltre a lui (e i familiari), l’editore ed amico Stanley Unwin e C.S. Lewis. Ma anche C.S. Lewis, è scomparso da tempo e quel segreto è custodito ora solo dalle mura di casa Tolkien.

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