La mappa di Il Signore degli Anelli annotata da Tolkien che è stata alla base di A Map of Middle-Earth (1970), il poster commissionato a Pauline Baynes dall’editore Allen&Unwin, è venuta alla luce. Il ritrovamento offre nuove considerazioni geografiche sulla sovrapposizione tra Terra-di-Mezzo e l’odierna Europa, una che riguarderebbe perfino l’Italia!
Trattasi di una copia della mappa del 1954 (stampa di quella disegnata dal figlio Christopher), con note in inchiostro verde e matita atte a fornire le indicazioni toponomastiche e geografiche all’illustratrice che già aveva rappresentato Farmer Giles of Ham, Le Avventure di Tom Bombadil e Fabbro di Wootton Major. Sbucata proprio dal libro appartenuto alla Baynes, è così capitata in una delle più importanti librerie antiquarie inglesi, la sede oxoniana di Blackwell’s, che l’espone in questi giorni dopo aver fissato un prezzo base di 60mila sterline.
Pauline Baynes era stata designata da Tolkien stesso per illustrare il suo racconto breve già nel 1948 e suggerita in ogni occasione successiva. Il suo stile aveva incontrato anche il gusto dell’amico C.S. Lewis, i disegni tra le pagine di Le Cronache di Narnia divennero il biglietto da visita dell’illustratrice, la cui popolarità mise in ombra molti altri dei suoi lavori anche a seguire. Quando nell’agosto 1969 finalmente lei e Tolkien s’incontrarono a Bournemouth insieme ai rispettivi consorti (lì avevano residenza i Tolkien) dopo un rapporto epistolare amichevole più che cordiale, non certo meramente professionale, la Baynes era già affermatissima e considerata tra i principali illustratori contemporanei di racconti per l’infanzia. Nonostante l’ammirazione più unica che rara che Tolkien nutriva per lei, Pauline fu scontenta di trovarlo “molto poco collaborativo” [diario inedito di P. Baynes] nel discutere il progetto del poster. Gli lascia difatti una mappa da annotare, che Tolkien le rispedisce qualche giorno dopo riconoscendo di non aver scritto ordinatamente, così l’illustratrice gli invia una seconda fotocopia per dei chiarimenti. Sono giorni difficili. Sia la figlia Priscilla che la moglie Edith si ammalano, per Edith è l’ennesima ricaduta e lui stesso accusa un acciacco al braccio che gli rende difficile lavorare alla scrivania. In ottobre si scusa per “aver tirato così per le lunghe” la faccenda, allegando la mappa con le note in bella forma. Nel giro di un mese si ritrovano ancora con i coniugi e nell’occasione la Baynes lo ricorda “in gran forma – nomi di battesimo, baci e abbracci – e soddisfatto” del dipinto per il poster che gli aveva mostrato.
AGGIORNAMENTO: LA MAPPA COMPLETA CON TUTTE LE NOTE
Come ricorda Henry Gott di Blackwell’s Rare Books, le sorti di questa mappa annotata erano sconosciute nonostante che la corrispondenza tra i due sia ben documentata e che la Baynes tenesse un diario. Il poster di Allen&Unwin ristampato in diverse occasioni è stato in parte considerato una fonte standard per la mappa ideale: alcune ubicazioni di luoghi menzionati nelle opere o anche luoghi mai menzionati in Il Signore degli Anelli compaiono lì per la prima volta in assoluto. Christopher Tolkien in effetti continuò a ridisegnare la Terra-di-Mezzo per pubblicazioni ed edizioni successive (vedi I Racconti Incompiuti) tenendola moderatamente in conto, ma quanto dalla mano di Tolkien fosse effettivamente confluito nel dipinto e nella stampa finale è stato finora oggetto di speculazione. In questo documento sono contenute
«… tutte le sue indicazioni, di cui molte (le annotazioni sulla mappa sono principalmente sue) sono riportate nella versione della Baynes. Prima d’oggi non era evidente in quale misura essa sia stata effettivamente un lavoro di cooperazione. La sua importanza è legata soprattutto agli scorci che offre di questo processo.»
Parte delle annotazioni proviene dalla Baynes, che usava la mappa per fissare le idee in divenire mentre realizzava l’opera. Che l’avesse cara pare fuori di dubbio, visto che la conservava nella sua copia personale di Il Signore degli Anelli (edizione successiva alla copia della mappa) e che solo di recente (forse proprio dopo la scomparsa nel 2008 dell’artista) era passata di mano. Insieme ad essa Blackwell’s ha ricevuto diversi fogli di appunti che darebbero ulteriori informazioni sulla fauna e la flora delle varie regioni, oltre che a stabilire proporzioni di latitudine e longitudine sul planisfero del mondo primario. Pauline Baynes aveva importanti nozioni di cartografia e riprendeva modelli stilistici medievali.
Non è certo la prima volta che sappiamo di come Oxford e Hobbiton siano geograficamente sovrapponibili, ma quasi del tutto nuovi sono riferimenti come Belgrado, Cipro, Gerusalemme… e Ravenna! Con buona pace dei Fiorentini, che finora godevano di un minuscolo appunto in una lettera di Tolkien agli intervistatori del Daily Telegraph del febbraio ’67 che recita «Se Hobbiton e Rivendell sono all’incirca alla latitudine di Oxford, Minas Tirith a 600 miglia a sud sarà pressapoco alla stessa latitudine di Firenze», secondo le rivelazioni dalla libreria avrebbe dilatato quel “pressapoco” fino a far coincidere l’ultima capitale di Gondor con l’ultima capitale dell’Impero Romano d’Occidente.
Un’ispirazione o un semplice dato?
L’asserzione in casa Blackwell che la mappa indichi addirittura «la città di Ravenna» come «ispirazione dietro Minas Tirith» sembra eccessivamente slanciata, ma non vanno dimenticati importanti risultati della critica che in Gondor delineano un campo di influenze classiche o più propriamente tardo-imperiali e/o bizantine (un paragone, quest’ultimo, citato dallo stesso Tolkien), studi che non propongono paralleli forzosamente allineati. Tra queste conclusioni si ricorda un regno nella Terza Era in declino e assalito da invasori dell’Oriente, patteggiante con altri barbari finanche concedendo loro regioni di confine (come per Rohan) e la stessa suddivisione in Arnor e Gondor può prestarsi alla ripartizione di Impero Orientale e Occidentale, specialmente dopo la morte di Elendil. In questa concezione storica può avere avuto un grosso peso il libro Decline and Fall of the Roman Empire (1776) di Edward Gibbon che Tolkien conosceva sicuramente come uno dei suoi modelli principali, William Morris. Non vanno dimenticati nemmeno temi come il rapporto del Regni Riunificati con il mito medievale della restaurazione dell’Impero Romano fatto Sacro, o più nello specifico il nesso tra la Battaglia dei Campi del Pelennor e i Campi Catalaunici (451 d.C.). Ravenna sembra in effetti un’ipotesi suggestiva: possiamo facilmente ricollegare alle architetture delle basiliche romane, paleocristiane e bizantine, la sala del trono nella Torre di Echtelion, analogamente a come facciamo per Meduseld e Heorot in Beowulf. Così suggestiva forse da aprire il dibattito sulle fonti romano-bizantine a nuove strade. Ma è alquanto improbabile che Tolkien abbia ammesso una fonte diretta, anche se nel rapporto privato con un’artista, visto la sua naturale reticenza a parlare delle “ossa del bue”.
Insomma, non si esagera descrivendo la mappa e il materiale correlato come “forse il miglior ephemera di Tolkien emerso negli ultimi 20 anni almeno“. Ma lo studio delle fonti non si fa solo con una griglia di coordinate geografiche. Vedremo se e come le affermazioni di casa Blackwell su Ravenna sono supportate. Il tempismo è probabilmente mirato, con la pubblicazione di The Art of the Lord of the Rings che presenta tutte le mappe prodotte durante la composizione di Il Signore degli Anelli avvenuta solo 15 giorni fa.
SECONDO AGGIORNAMENTO IMPORTANTE
Alan Reynolds, membro storico della Tolkien Society spesso saggista delle riviste ufficiali (nonché un prezioso collaboratore bibliografico di molti dei massimi studiosi inglesi di Tolkien), ci ha riportato i riferimenti geografici della mappa nel loro contesto dopo la sua visita alla Blackwell’s Rare Books. Ecco come sono state appuntate le note:
«Tolkien ha disegnato in inchiostro verde una linea verticale [meridiana, vedi da quadrante NO a SO] che attraversa Hobbiton e che procede per intervalli di 2cm equivalenti a 100 miglia. Varie note, anche queste in verde, sono:
- 1450 miglia = latitudine di Gerusalemme. [in fondo alla mappa]
- Minas Tirith – Ravenna (900 miglia ad est di Hobbiton).
- Umbar, città dei Corsari, a quella di Cipro.
Scrisse anche ‘Cavalli e bestiame‘ vicino a ‘Wilderland‘ [Le Terre Selvagge] e’Elefante‘ nel posto adeguato [s’intravede a matita nella parte meridionale della mappa, in Haradwaith]. Inoltre ‘Considera la flora e la fauna approssimativamente’.»
Quanto Alan ci ha riportato trova conferma nel particolare qui a destra della nota a matita di Tolkien, dove specifica che la latitudine è quella di Ravenna, la longitudine più vicina a Belgrado (che tra l’altro significa proprio “Città Bianca”). In definitiva da queste sole note non c’è un particolare motivo per cui il riferimento di Ravenna spicca sugli altri, anzi sembrano proprio riferimenti cartografici che la Baynes potesse usare per familiarità. Se negli appunti (non esibiti) non dovesse esserci nulla in più, “l’ispirazione” sarebbe senza dubbio sopravvalutata, almeno per quanto abbiamo visto finora.
Blackwell realizzerà un catalogo in cui saranno presentati i dati documentali e le loro conclusioni e allora potremo aggiungere altre analisi. Ringraziamo sentitamente Alan per le informazioni forniteci.
Per tornare alla discussione sull’opera, la Bodleian Library della Oxford University ha preparato una conferenza per il pomeriggio del 29 ottobre, che proseguirà con la visita alla sede della libreria per ammirare la mappa e vari disegni di J.R.R. Tolkien, appena voltato l’angolo. La sessione, moderata dall’esperto di manoscritti e Lecturer in Inglese Stuart D. Lee, coinvolge anche altri studiosi dell’opera tolkieniana come il decano Dr. Patrick Curry (autore di Defending Middle-Earth e numerosi altri contributi) e la Dr. Dimitra Fimi, tra i principali della “nuova generazione” e una delle più produttive in assoluto nei tempi recenti. Con loro anche il prof. Andy Orchard, nientemeno che colui che attualmente occupa la cattedra che fu di Tolkien, la Rawlinson&Bosworth di Anglosassone al Pembroke College. L’appuntamento, dal titolo Lord of the Rings: Tolkien’s legacy, festeggerà il sessantennale di Il Ritorno del Re rendendo tributo all’autore nel luogo in cui ha studiato, lavorato ed insegnato, grazie a membri della prestigiosa università che del suo lavoro hanno fatto tesoro e ricercatori esterni che hanno trovato la propria vocazione leggendo le sue storie. Un tributo che l’avrebbe sicuramente rallegrato e confortato sul valore della sua opera.
Sitografia – le notizie primarie
- The Times, esclusiva cartacea (il pezzo è consultabile online previa iscrizione)
- The Guardian, esclusiva digitale
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