di Cristina Casagrande
La dominazione dell’uomo sulla donna
I principi cristiani, su cui Tolkien poggiava le sue basi, ci portano a considerazioni piuttosto coerenti, dal punto di vista mitico-religioso, per spiegarci per quale motivo si manifesti il problema della dominazione dell’uomo sulla donna nella nostra storia. L’argomento principale lo troviamo nelle conseguenze del peccato originale tra Adamo ed Eva:
[Il Signore] alla donna disse: «Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ed egli ti dominerà».
Genesi 3, 16-17
All’uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato: “Non devi mangiarne”, maledetto il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita».
Edith Stein sottolinea questo passaggio per mostrare che il dominio dell’uomo sulla donna è una conseguenza del peccato originale nella narrativa biblica e non qualcosa di tipico nella natura umana. Così come il sudore del lavoro e il dolore del parto devono essere ridotti al minimo, lo sforzo per eliminare la dominazione dell’uomo sulla donna – e ricercare piuttosto una collaborazione – sembra essere un riscatto, una rivalsa, della natura umana nella sua interezza1.
Consapevole o no, Tolkien segue la linea dei principi cristiani. L’uguaglianza nella dignità e nei diritti è inversamente proporzionale alla Caduta. I Valar, che sono simili agli angeli e non sarebbero stati afflitti dal peccato originale2, quindi, non presentano differenze gerarchiche ma solamente distinzioni complementari tra loro.
Se prendiamo in considerazione gli studi di Edith Stein sopra la donna, vedremo che ella sottolinea come principale caratteristica femminile il lasciare agli altri la libertà di essere ciò che si è. È lei supporta gli altri nella propria maturazione, verso la miglior forma di sé stessi. Comprendiamo quindi che la peculiarità maschile sia la leadership mentre quella femminile è la formazione. È evidente che entrambe le caratteristiche sono presenti nei due generi/sessi, ma qui specifichiamo le peculiarità dinanzi a uno spettro comune.
Vediamo nella relazione tra il Re e la Regina del Valar – Manwë e Varda – un rapporto di uguaglianza e complementarietà. È detto ne Il Silmarillion che raramente si separano e che lei venne nella Terra di Mezzo solo come supporto a Manwë. Ma questo supporto non la lascia mai intendere come inferiore a lui: al contrario, viene detto che la sua bellezza è immensa e che la luce di Ilúvatar, il loro Dio, ancora le splende in volto; inoltre, quando accanto a sé ha Varda, Manwë vede più lontano.
I Maiar, di minor potere, hanno una caratteristica in comune con i Valar. Viene detto che Uinen, signora dei mari, era solita calmare la furia di Ossë, il signore dei mari della Terra di Mezzo. È anche vero che i Valar non sono propriamente angeli e che perdono parte del loro potere quando vanno ad abitare il mondo materiale, anche se nelle Terre Immortali. Né è un esempio il caso di Yavanna e Aulë, i quali non costituivano una coppia tanto armonica quanto Varda e Manwë.
Yavanna, la madre di tutti gli esseri viventi della Terra di Mezzo, eccetto degli Uomini, degli Elfi e dei Nani, si infastidì del fatto che Aulë avesse creato i Nani da solo, senza il suo aiuto. Così ella disse che i figli di Aulë avrebbero avuto poco amore per le cose che lei amava (piante e animali) e avrebbero preferito i lavori manuali, caratteristiche decisamente maschili. Yavanna, a sua volta, creò gli Ent, per concessione di Eru Iluvatar – per mezzo di Manwë – e alcuni alberi ebbero il potere di muoversi, pensare e parlare.
Non a caso infatti, la relazione tra i nani e le nane non era così armoniosa come le relazioni tra Valar erano solite essere, c’erano poche nane e non tutte volevano sposarsi e oltre questo, molti nani erano assorti nei loro lavori e non pensavano a sposarsi. Il numero di nani che si sposavano era pari a un terzo della loro popolazione e avevano pochi figli. Le nane d’altronde avevano un’apparenza rude e quando viaggiavano potevano essere confuse per nani. Le nane una vita votata agli interessi domestici: i nani erano gelosi e poco romantici. Data la rarità dei matrimoni e il basso numero di figli è probabile che tale popolo sarebbe scomparso dalla Terra di Mezzo.
I “figli” di Yavanna, ugualmente, si sarebbero estinti per motivi molto simili. Nonostante fossero stati creati da una Vala. Infatti, gli Ent di sesso maschile erano devoti a Oromë, il Vala della caccia, mentre le femmine erano devote a Yavanna. Differentemente dalle nane, tutte le Entesse si sposavano, erano state create per questo. Ma nella Seconda Era, le Entesse sparirono, causa la diminuzione delle foreste per azione degli uomini, mentre i giardini furono decimati da Sauron. Oltretutto è detto che le Entesse e gli Ent iniziarono a occuparsi di problemi distinti, le une di alberi più piccoli e prati, mentre gli altri di alberi più grandi e foreste. Era solo una questione di tempo prima che sparissero anche loro dalla Terra di Mezzo.
Gli elfi e le elfe avevano una relazione più egualitaria dei matrimoni nanici o degli Ent, ma meno rispetto a quelle dei Valar e dei Maiar. Seguendo la stessa logica i matrimoni númenóreani3 avevano meno uguaglianza di quelli elfici ma più dei Rohirrim4 per esempio. Più un popolo era lontano dall’influenza del peccato originale, meno sarebbe stata la sottomissione femminile al sesso maschile.5
Tale sottomissione portava conseguenze nocive non solo per la donna ma anche per l’uomo. Il caso di Aldarion ed Erendis esemplifica bene tale concetto. Aldarion erede al trono di Númenor, si sposò con Erendis ma non nascose mai il suo amore per il mare. Passava molto più tempo viaggiando di quanto le promettesse, e allora la ferita della sua sposa divenne immensa e senza possibilità di perdono. Entrambi orgogliosi, finirono i loro giorni separati. Ancalimë, unica figlia della coppia, crebbe viziata e nacque in lei l’odio verso gli uomini. In questo modo la disuguaglianza di diritti e di dignità tra uomo e donna finì per portare un triste lascito per entrambi.
Riguardo le relazioni sessuali, esse sono poco presenti nel legendarium. È come se tale parte non fosse di interesse alcuno da parte nostra, ma solo tra i personaggi. Tuttavia proseguiamo su accordi e disaccordi della sessualità dei matrimoni, ricordando che in una lettera a suo figlio Michael, Tolkien presta attenzione al fatto che la sessualità, dopo il peccato originale, è diventata disordinata e strettamente carnale.
Un caso tragico e quello di Nienor, che perde la memoria e si incontra con il fratello Túrin, che non aveva conosciuto quando lui era un bambino, poiché furono separati alla nascita di lei, durante la Nirnaeth Arnoediad, la Battaglia delle Innumerevoli Lacrime. Quando il padre, Húrin, cade nella disgrazia di Morgoth, i fratelli ricevono la maledizione per “estensione”. Il risultato, all’interno di altre tragiche questioni, è che Túrin si sposa con Nienor senza sapere che fosse sua sorella, e del resto neanche lei ne era a conoscenza. Quando questo viene rivelato, lei si suicida, gravida del fratello. In seguito, anche lui pone fine alla propria vita.
La storia dei due ci porta come simbolismo la dissonanza della relazione tra uomo e donna quando questi sono lontani dalla protezione divina, che per il pensiero teologico cristiano si avrebbe con la grazia, e influenzati dal male, ossia devoti al vizio e non alla virtù. Per lo stesso motivo delle conseguenze del peccato originale e della sessualità disordinata, dice Tolkien in una lettera al figlio, l’amicizia tra uomo e donna è un fatto raro e di difficile accadimento (più comune tra santi e persone più anziane che non per affinità mentali e spirituali). Oltre a questo vediamo che Tolkien ebbe alcune amiche che avevano relazioni molto vicine alla sua famiglia.
Nel legendarium sono pochi i casi di amicizia tra uomo e donna. C’è il caso dell’hobbit Merry e Éowyn, che andranno insieme alla battaglia dei Campi del Pelennor e la storia dell’Elfa Nellas che è una specie di bambinaia di Túrin, ma tutto si svolge in un modo più materno o comunque parentale più che di amicizia. In Morgoth’s Ring incontriamo un dialogo importante tra l’elfo Finrod e Andreth in relazione alla morte e all’immortalità, che sarebbe il caso più profondo di amicizia disinteressata tra sessi opposti. Non essendo né santi né anziani, essi si incontravano perfettamente tra loro come persone con forti affinità mentali e spirituali e oltre a questo erano innamorati di altre persone: Finrod di per Amarië, rimasta nelle Terre Immortali, e Andreth di Aegnor, fratello di Finrod.
È ancora più raro trovare amicizia tra due donne nel legendarium, visto che il numero di personaggi femminili è ridotto. Vediamo appena alcuni passaggi di compagnia tra Melian e Galadriel – quest’ultima avrebbe imparato dalla prima a fare il lembas, il pane elfico -, Haleth e le sue guerriere e Yavanna e Nienna, la valië della compassione e della misericordia. In questo aspetto Tolkien, passerebbe il test di Bechdel6, perché nonostante pochi personaggi femminili, questi non si limitano a parlare di uomini ma di diversi argomenti.
Note:
1 Nella Mulieris Dignitatem, il papa Giovanni Paolo II chiarisce il passaggio della Bibbia (Efesini 5, 22-33) in cui Paolo dice alle donne di essere sottomesse al proprio sposo. Il pontefice dice che la reale interpretazione della lettera nel suo contesto, suggerisce una reciprocità nella sottomissione tra uomo e donna, in un amore di servizio, proprio come fece Cristo in relazione all’Umanità.
2 Per questo Melkor non è considerato un Vala.
3 Popolo umano che avevano sangue elfico nella sua stirpe.
4 Il popolo di Rohan.
5 È importante ricordare che la letteratura di Tolkien ha una forte vena mitologica, quindi, dovremmo comprendere il concetto attraverso il simbolismo mitico e non come una differenziazione tra le razze, anche perché tali questioni sul dominio o meno dell’uomo sulla donna provengono da una pratica culturale e non da una condizione biologica.
6 Il test prende il nome dalla vignettista Alison Bechdel e cerca di scoprire se un’opera di narrativa ha almeno due donne che dialogano e il soggetto del dialogo non è un uomo.