di Maria Laura Piro
Domani, 20 ottobre, Oscar Mondadori pubblica l’edizione italiana di Tolkien: Maker of Middle-earth e di Tolkien: Treasures, due libri di Catherine Mcllwaine. L’autrice lavora in una delle più importanti e antiche biblioteche inglesi, la Bodleian Library di Oxford, dipartimento Special Collection, al cui interno sono conservati manoscritti e disegni di Tolkien. Questi oggetti sono stati esposti al grande pubblico nel 2018 in occasione di una mostra intitolata proprio Tolkien: Maker of Middle-earth, poi ripetuta a New York e a Parigi. L’evento è stato accompagnato dalla pubblicazione di due libri, che saranno presto a disposizione degli appassionati italiani: Tolkien: il creatore della Terra di Mezzo e Tolkien: i Tesori. Questa pubblicazione potrebbe essere anche una degna risposta all’interessamento dei Tolkieniani Italiani, che hanno incontrato personalmente McIlwaine lo scorso anno a Barletta (qui il resoconto dell’evento). Cerchiamo di capire quali siano le differenze fra queste due opere apparentemente così simili.
Tolkien: il creatore della Terra di Mezzo
Tolkien: il creatore della Terra di Mezzo (416 pagine, € 45) ha la funzione principale di accompagnare la mostra di Oxford (e la sua riproposizione a New York). Riporta fotografie ad alta risoluzione di interessantissimi elementi provenienti dalle collezioni della Bodleian Library, ma anche dagli Stati Uniti e da collezioni private. Ben settantacinque immagini erano inedite, come propagandato dalla pubblicità, e anche da sole rendono il volume degno di essere acquistato (anche immagini e oggetti già noti al pubblico sono spesso riprodotti con dettagli più chiari rispetto alle precedenti pubblicazioni). Giusto per fare qualche esempio, all’interno dell’opera possiamo ammirare alcune lettere di Tolkien ad Edith (con accanto una trascrizione della frettolosa grafia dello scrittore); lettere all’editore, colleghi e fan; diari; foto, mobili e altri oggetti prestati per la mostra da privati, in particolare dalla famiglia Tolkien; una lettera della madre di Tolkien ai parenti; documenti amministrativi; illustrazioni per Lo Hobbit disegnate dall’autore; mappe; foto inedite della famiglia del Professore; addirittura un grazioso libro contabile in cui il neo-fidanzato Tolkien teneva il conto dei baci che Edith gli doveva! Uno scrigno di immagini dunque, oltre che un catalogo di accompagnamento alla mostra del 2018, capace di aprire una finestra sull’immaginazione di Tolkien gettando luce in particolare sugli elementi visivi. Una delle tante rivelazioni offerte da Catherine McIlwaine è proprio che l’immagine aveva grandissima importanza per Tolkien, e lo testimonia il fatto che egli stesso fosse l’autore di diverse illustrazioni e delle mappe di molte sue opere: basti vedere i progetti per la copertina di Le Due Torri, che appaiono alle pagine 369-71 del catalogo, ma anche le copertine stesse di Maker e Treasures. Il primo si apre con la sezione centrale di Bilbo comes to the Huts of the Raft-Elves mentre, richiamando il titolo, Treasures presenta Conversation with Smaug, con l’enorme drago accovacciato sull’immenso tesoro della Montagna Solitaria. Ciò che emerge chiaramente è il bisogno dell’autore di dare una forma visiva alla sua subcreazione. Tolkien non era un disegnatore professionista, e aveva i suoi limiti (il più notevole, forse, la sua difficoltà nel disegnare la figura umana o hobbit), ma le numerose immagini inedite riprodotte in questo volume mostrano con quanta insistenza egli cercò di illustrare le scene che aveva già creato con le parole. Proprio come le lingue della Terra di Mezzo vennero per Tolkien prima delle storie, così la visione del suo mondo immaginario gli sembrava importante tanto quanto le parole con cui l’ha descritto e narrato. Inoltre, alcune illustrazioni richiamano lo stile dell’Art Nouveau di moda nella giovinezza di Tolkien: un’altra conferma del fatto che stiamo parlando di piccole opere d’arte.
Tolkien: i tesori
Quale sarebbe dunque la funzione di Tolkien: i tesori (144 pagine, € 22) e la sua peculiarità rispetto a Il creatore della Terra di Mezzo? Pur presentando materiale simile, i due volumi non sono un duplicato l’uno dell’altro, ma si completano a vicenda, rivolgendosi a lettori diversi. A differenza di Maker, Treasures non è un catalogo. Non fa riferimento alla mostra Bodleiana ed è destinato ad essere apprezzato in sé e per sé. Apprezzabilissimo dal punto di vista artistico, dai colori brillanti, ricco di disegni e mappe che occupano per intero le pagine, si propone di fare appello ai sensi e alle emozioni di chi lo guarda, e le sue dimensioni ridotte (almeno rispetto a Maker) lo rendono un regalo adatto ai bambini che si divertiranno a studiarlo per ore e troveranno molte cose che stuzzicheranno la loro curiosità. Volendo fare da introduzione all’arte di Tolkien per un lettore non esperto, Treasures fornisce solo un minimo di informazioni supplementari e lascia che l’illustrazione parli da sola.
Include molte meno illustrazioni di Maker (e tutte provenienti solo dalla collezione della Bodleian Library), ma spesso le mostra su due pagine affiancate, con l’illustrazione completa da una parte e l’ingrandimento di una sezione dello stesso disegno nella pagina a fianco. Questa caratteristica è molto apprezzabile in quanto, come sappiamo dai suoi scritti, Tolkien si dilettava nei dettagli, tanto che i suoi disegni possono sopportare l’ingrandimento fino a dimensioni considerevoli. Man mano che il disegno diventa più grande si scoprono particolari anche inaspettati, ad esempio in Conversation with Smaug è possibile sia divertirsi a fare un inventario dei diversi oggetti identificabili sul cumulo di tesori che trascrivere le lettere elfiche presenti sui vasi.
I saggi contenuti in Tolkien: Maker of Middle-earth
Maker si rivolge ad un lettore più esperto di Treasures. È più ricco di informazioni e contenuti (quindi il formato è più grande) perché punta sull’aspetto intellettuale più che su quello estetico ed emozionale.
Inoltre è introdotto da sei brevi saggi su diversi argomenti relativi alla vita e all’opera di J.R.R. Tolkien.
- Il primo, J.R.R. Tolkien: a biographical sketch, è stato scritto proprio da Catherine McIlwaine, autrice del catalogo. Contiene alcune notizie poco conosciute, come il fatto che, persuasa che il suo primo figlio sarebbe stato una femmina, Mabel Tolkien aveva già scelto il nome Rosalind per il bambino; quando, all’inizio degli anni ’60, Tolkien ricevette da una giovane fan di nome Rosalind Ramage una lettera e una poesia, il Professore fu entusiasta di ricambiare anche lui con un grazioso componimento.
- In Tolkien and the Inklings, John Garth mostra come Tolkien trovò un terreno favorevole per sviluppare il suo vivace pensiero creativo all’interno dei diversi gruppi di cui fece parte durante tutta la sua vita, a partire dalla scuola. Garth condensa nello spazio imposto dal formato una sintesi della rete sociale in cui visse Tolkien e lo sviluppo nel tempo delle sue amicizie, idee, ispirazioni, e tutti gli effetti, sia positivi che negativi, che queste cose ebbero su di lui.
- In Faërie: Tolkien’s Perilous Land, Verlyn Flieger, che avendo curato edizioni di Smith of Wootton Major e di On Fairy-stories ha acquisito una certa familiarità con il lessico tolkieniano, adotta un approccio etimologico – cosa che il Professore avrebbe apprezzato – esplorando il campo semantico della parola Faërie e la sua incarnazione metaforica, la Foresta, cercando di comprendere ciò che Tolkien avrebbe potuto intendere per Faërie e cosa questa parola significasse per lui.
- In Inventing Elvish, Carl F. Hostetter, redattore della rivista linguistica Vinyar Tengwar, cerca di portare a termine l’impresa di spiegare in maniera succinta come Tolkien creò le lingue degli Elfi. Partendo da come i linguaggi si evolvono naturalmente nel nostro mondo e utilizzando come esempio la famiglia delle lingue indoeuropee alla quale l’inglese appartiene, Hostetter mostra come Tolkien, dal secondo decennio del Novecento fino alla sua morte, ha applicato regole simili di corrispondenza fonetica ed evoluzione del linguaggio per generare un’intera famiglia di lingue elfiche inventate. Queste a loro volta si sarebbero evolute attraverso la “storia naturale” della Terra di Mezzo partendo da un gruppo di radici semantiche e da una serie di grammatiche che Tolkien aveva creato per delineare la cultura delle Razze Parlanti soddisfacendo tanto la rappresentazione delle lingue come costrutti verosimili, quanto il suo fine gusto estetico.
- In Tolkien and ‘that noble northern spirit’, Tom Shippey esplora cosa ci sia dietro un’idea che ha affascinato i cuori di Tolkien e C.S. Lewis. Autore di Laughing Shall I Die: Lives and Deaths of the Great Vikings, Shippey parte da una posizione unica per spiegare cosa costituisca il northernness, lo spirito nordico. Basando le sue riflessioni su ciò che lega le saghe nordiche e il Kalevala finlandese, le principali fonti di ispirazione per Tolkien, definisce questo spirito come «cupo e senza speranza, ma inflessibile e provocatorio», indomabile e quindi ammirevole anche di fronte ad un destino ineluttabile. Mostra come Tolkien, anche se ha attinto moltissimo per i suoi scritti da questo feroce atteggiamento nei confronti della vita, ha cercato di temperarlo con la Fede cristiana, trasformandolo in nobiltà, attingendo dal racconto edificante di Scyld Sceafing, con cui inizia il poema Beowulf.
- Chiude la sezione dei saggi, preparando il lettore alla fruizione del catalogo, lo scritto di Wayne G. Hammond e Christina Scull Tolkien’s Visual Art che ricapitola la carriera di Tolkien come disegnatore amatoriale. Dagli schizzi topografici e i disegni realizzati durante i viaggi, passando per le prime illustrazioni visionarie e simboliche all’espressionismo nella rappresentazione degli ambienti del suo legendarium, i disegni per la famiglia da cui sono emerse le famose illustrazioni per Lo Hobbit e gli schizzi e le mappe per Il Signore degli Anelli, gli autori mostrano come dall’infanzia in poi il disegno divenne per Tolkien naturale come la scrittura, a cominciare dalle lezioni che la madre gli dava da bambino.
L’accoglienza dei volumi
Questi due libri sono un vero piacere per gli occhi. Il formato è per entrambi quasi di forma quadrata e il nome “Tolkien” inciso in dorato sulla copertina sopra il resto del titolo. Della edizione inglese sono state lodate le copertine: sono opache, con uno sfondo ardesia, ma la copertina di Maker ha una consistenza più aderente, che lo rende più piacevole da tenere in mano, e impedisce che scivoli dalle ginocchia. Maker è stampato su carta di colore bianco, mentre in Treasures la carta è più lucida e liscia, a grana più fine. Nonostante le dimensioni minori del volume, le illustrazioni appaiono più chiare e nitide. Inoltre Treasures presenta il testo in due colonne e Maker in due colonne per la sezione saggi e in tre per il catalogo. Infine, Maker include in prefazione una Nota per il lettore, che spiega la forma e lo stile adottati per le varie voci.
Tolkien: Maker of Middle-earth e Tolkien: Treasures sono frutto di uno sforzo gigantesco ed il risultato è straordinario. Non per niente Maker è stato premiato come miglior libro ai Tolkien Society Awards del 2019 e la stessa McIlwaine è stata insignita del Premio per Contributo Eccezionale. La qualità dei testi di accompagnamento, sia saggi che commenti, è esemplare, e la presenza di molti documenti inediti o rari, o che possono essere stati pubblicati in precedenza ma in un formato o definizione più scadente, li rendono documenti inestimabili e lettura di base per qualsiasi studioso di Tolkien (soprattutto per Maker), poiché viene aperta una prospettiva finora poco approfondita, quella estetica. Allo stesso modo in cui Tolkien credeva in un’estetica del linguaggio e in un linguaggio “naturale” (vedi il suo studio sulla lingua infantile del figlio John), egli sapeva che gli esseri umani hanno anche un apprezzamento intuitivo della Bellezza, e ha cercato di esprimere ed esaltare il proprio amore per la Bellezza in tutta la sua arte, sia pittorica che testuale: non dimentichiamo che la negazione della Bellezza, la sua distruzione e contaminazione è modello ricorrente nel comportamento dei nemici della Terra di Mezzo.
Dunque Maker of Middle-earth e Treasures si completano a vicenda: il primo adotta uno sguardo più intellettuale per presentare una prospettiva autorevole sull’arte pittorica di Tolkien inquadrandola nel contesto della sua realtà personale, familiare, accademica e creativa; l’altro invece permette di fruire l’arte di Tolkien da un punto di vista estetico ed emotivo, è quindi un regalo perfetto per qualunque appassionato, anche per un bambino che sta muovendo i primi passi nella Terra di Mezzo: la sua fantasia verrà accesa e la Bellezza davanti a cui si troverà sarà difficile da scordare.
Speriamo che le edizioni pubblicate domani in italiano, con la traduzione di Stefano Giorgianni, siano all’altezza di quelle originali. A proposito di questo, è probabile che molti lettori resteranno delusi da un aspetto: per nomi propri, toponimi e passi presi da “Il Signore degli Anelli” è stata usata la nuova traduzione di Ottavio Fatica, che non è stata apprezzata unanimemente dai lettori italiani. L’acquerello Rivendell sarà accompagnato dal titolo “Valforra” e così via, per intenderci.
BIBLIOGRAFIA
– Bridoux, Denis. Tolkien: Maker of Middle-earth by Catherine McIlwaine, and: Tolkien Treasures by Catherine McIlwaine (review). Tolkien Studies, Volume 16, 2019, pp. 143-170 (Review). Published by West Virginia University Press.
– Crago, Hugo. Tolkien: Maker of Middle-Earth ed. by Catherine McIlwaine (review). Children’s Literature Association Quarterly, Volume 44, Number 2, Summer 2019, pp. 229-231 (Review). Published by Johns Hopkins University Press.
– Croft, Janet Brennan (2018) “Tolkien: Maker of Middle-earth Ed. Catherine McIlwaine,” Mythlore: A Journal of J.R.R. Tolkien, C.S. Lewis, Charles Williams, and Mythopoeic Literature: Vol. 37 : No. 1 , Article 26. Available at: https://dc.swosu.edu/mythlore/vol37/iss1/26
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