I primi tempi degli Inklings
Con la maturazione dell’amicizia tra Tolkien e Lewis in qualcosa di quasi preternaturalmente solido, nelle lettere private di ciascuno si trovano continui riferimenti ai loro incontri. Due lettere al più intimo amico di Lewis, Arthur Greeves, sono molto rivelatorie La prima, nel febbraio 1933:
Da quando è iniziato il trimestre mi sono divertito molto a leggere una storia per bambini che Tolkien ha appena scritto. Ho già parlato di lui: l’unico uomo assolutamente adatto, se il destino lo avesse permesso, ad essere un terzo nella nostra amicizia di un tempo, perché anche lui è cresciuto con W. Morris e George Macdonald. Leggere la sua fiaba è stato inquietante – corrisponde esattamente a quello che entrambi avremmo voluto scrivere (o leggere) nel 1916: così tanto che uno sente che non lo sta inventando ma semplicemente descrivendo lo stesso mondo in cui tutti e tre siamo entrati. Se sia effettivamente buono (io penso che lo sia fino alla fine) è naturalmente un’altra questione: ancora di più, se avrà successo con i bambini moderni.
Poi, ancora, alla fine di marzo dello stesso anno:
Ne parlavo con Tolkien che, si sa, è cresciuto con Morris e Macdonald e condivide il mio gusto letterario fino al midollo. Abbiamo osservato quanto fosse strano che la parola romanticismo dovesse essere usata per coprire cose così diverse come Morris da una parte e Dumas o Rafael Sabatini dall’altra – cose non solo diverse ma così diverse che è difficile immaginare che alla stessa persona piacciano entrambe. Eravamo d’accordo sul fatto che per quello che intendevamo per romanticismo ci doveva essere almeno un accenno a un altro mondo, si dovevano “sentire i corni della terra elfica».
Tolkien e Lewis parlavano insieme, cenavano insieme, bevevano (tè e birra!) insieme e camminavano insieme.
Un terzo si unì presto. Immediatamente prima del Natale 1932, Warnie Lewis si ritirò – permanentemente, aveva sperato – dall’esercito e si trasferì nella casa del fratello. Egli «è diventato un membro permanente della nostra famiglia e spero che passeremo il resto della nostra vita insieme», scrisse Jack in una lettera personale. Inoltre,
Entrambi abbiamo la sensazione che ‘la ruota ha fatto un giro completo’, che il periodo delle peregrinazioni è finito, e che tutto ciò che è successo tra il 1914 e il 1932 è stata un’interruzione: anche se non senza la consapevolezza che è pericoloso per i semplici mortali aspettarsi qualcosa del futuro con fiducia. Insieme siamo una famiglia molto soddisfatta.
Come per un disegno provvidenziale, Warnie era tornato alla fede quasi esattamente nello stesso periodo di Jack, anche se i due erano tornati al cristianesimo per strade del tutto separate.
Intorno a questa amicizia critica di Tolkien e Lewis, però, cominciarono a formarsi altre amicizie. Alcune arrivarono per caso, altre per circostanza e altre ancora per progetto. Presto si unì il professore di letteratura inglese Hugo Dyson; poi Nevill Coghill, regista teatrale e studioso di Chaucer e Shakespeare, così come il medico Robert Havard e lo studioso di Anglosassone C.L. Wrenn. Quando poteva distrarsi dal suo lavoro di avvocato, Owen Barfield prendeva il treno da Londra e partecipava. Nel 1936, il biografo Lord David Cecil era diventato parte di questo gruppo, incontrandosi e parlando, per lo più, nelle stanze di C.S. Lewis al Magdalen College di Oxford. Quando uno studente, il romanziere Edward Tangye Lean, che aveva guidato un gruppo di studenti di facoltà chiamato “The Inklings”, si laureò a Oxford nel giugno 1933, Jack adottò il nome come un modo per descrivere i suoi amici letterari e quelli di Tolkien. Tolkien ricordava specificamente il gruppo come «la cerchia indeterminata e non eletta di amici che si riuniva intorno a C.S.L.» . Per umiltà o per ostinazione oppure per una combinazione di entrambi, Lewis si rifiutò di crederlo, vedendo gli Inklings molto più come una famiglia.
Gran parte della storia iniziale degli Inklings rimane persa nei dettagli a causa della mancanza di documenti e documentazione, ma ciò che è sopravissuto rivela molto. In particolare, Lyle Dorsett del Wade Center al Wheaton College ha fatto il possibile per preservare i primi giorni degli Inklings in una serie di interviste condotte negli anni ’80 con i membri rimasti del gruppo. La più esauriente fu quella di uno dei non accademici, il dottor Robert “Humphrey” Havard, medico non solo di molti degli Inklings, ma di altri personaggi famosi, come Christopher Dawson.
Non era mai stato chiamato con il nome “Humphrey”, fino all’incontro con gli Inkling. Il nome venne fuori completamente per un bizzarro incidente con Dyson che ricordava in modo sbagliato il nome di Havard. «Oh, sai, quell’Humphrey o qualcosa del genere», rispose in una conversazione. «E il nome, per qualche motivo, ha funzionato ed è rimasto e sono stato conosciuto dagli Inklings come Humphrey da quel momento in poi. E lo sono ancora per quelli che sono sopravvissuti», spiegò Havard nel 1984.
Havard in gioventù si era convertito al cattolicesimo romano – per l’influenza degli scritti del Cardinal John Henry Newman e quella diretta di Ronald Knox e Martin D’Arcy – e parlò con Lewis dell’Aquinate durante una consultazione medica. «Andai da Lewis per un attacco di influenza, credo, all’inizio del 1935. Dopo aver trascorso circa cinque minuti a discutere dell’influenza, «abbiamo poi virato su Tommaso d’Aquino e abbiamo discusso di Tommaso d’Aquino nei successivi 30 minuti circa». Poco dopo, se non proprio in occasione di quella visita, Lewis incoraggiò Havard a partecipare ad una riunione degli Inklings. Nel suo invito, Lewis non usò il termine “Inklings”, ma, piuttosto, si riferì ad esso come ad un «gruppo di noi». Come mai Lewis e Havard si presero così rapidamente in simpatia? «Penso perché ho mostrato interesse per la discussione religioso-filosofica. Ci siamo presi l’un l’altro. Andavamo molto d’accordo. Divenne davvero uno dei miei migliori amici. Beh, il mio migliore amico per molti anni», ha spiegato Havard. «Altrimenti non avrei passato 30 minuti a discutere di religione con uno dei miei pazienti», se non si fossero subito piaciuti. Col senno di poi, però, Havard rimproverò se stesso – e forse Lewis – per il suo essere stato piuttosto silenzioso durante gli incontri. «Ero un membro molto silenzioso e tranquillo. Ma alla fine», continuò, «un giorno mi svegliai e trovai i miei amici famosi».
Anche se ci sarebbe voluto un po’ di tempo perché il termine Inklings entrasse nell’uso comune tra il gruppo, ha sottolineato Havard, esso ha sempre condiviso la sua identità di gruppo intorno a C.S. Lewis. Lewis, tuttavia, all’epoca si oppose platealmente a tale nozione, sostenendo «che eravamo tutti un gruppo familiare, ma a un certo punto dissi che se gli fosse successo qualcosa, il gruppo si sarebbe diviso. E lui obiettò con molta forza. E disse che era una sciocchezza. Non sarebbe successo niente del genere». Eppure, ha continuato Havard, «Era un suo gruppo – lui era il dominante – la personalità dominante».
© 2021 by Bradley Birzer. Tradotto e adattato con il permesso dell’autore. Gli articoli originali in inglese si possono trovare qui e qui.
Traduzione di Azaria Scavuzzo e Sebastiano Tassinari