di Sara Conte
Il 4 giugno 2021 è stato liberato dal telaio il primo tappeto númenóreano alla Cité de la Tapisserie di Aubusson, oramai luogo divenuto microcosmo creativo e rigenerativo dell’arte e della cultura di J.R.R. Tolkien.
Si tratta della realizzazione di un tappeto a partire da un disegno del Professore del dicembre 1960. Il manufatto francese misura 4.6 metri x 3.3 metri e pesa circa 100 kg. Siamo di fronte perciò ad un’opera di grande riguardo e valore artistico, nonché di forte interesse per la cultura tolkieniana.
Númenor è la grande isola nel mare di Belegaer, tra la Terra di Mezzo e Valinor, originata dai Valar in seguito alla distruzione del Beleriand, in compenso ai coraggiosi e fedeli Uomini che combatterono contro Melkor nella Grande Battaglia della Prima Era. I Númenóreani conservarono la sovranità donata per lunghe ere perpetrandola poi nella Terra di Mezzo nei reami in esilio di Arnor e Gondor durante la Terza Era.
Il disegno di Tolkien
Il disegno del tappeto númenóreano fu realizzato con grafite e matite colorate assieme ad inchiostro nero e inchiostri colorati. Tolkien amava scarabocchiare qualsiasi porzione di carta disponibile trovasse. Ne abbiamo testimonianza su buste di lettere ricevute conservatesi, ma anche su pagine di giornale o fogli sciolti. Il motivo decorativo del nostro tappeto trae origine a partire da questi esercizi di disegno dove elementi floreali e curvi si combinano con elementi geometrici. I quattro rombi laterali, che inquadrano un rombo centrale smussato da sinuose linee blu con movimento ondulatorio, assumono dinamismo grazie a piccoli semicerchi blu in successione lungo i lati. Su campo color panna i rombi e le forme circolari ai lati al centro del tappeto sono doppiamente contornati, da linee curve verde scuro e da una spessa cornice colorata. Ne risulta una composizione dinamica ed elegante dove vuoti e pieni si incontrano diligentemente e i colori dialogano con attenzione attraverso contrasti scuri e chiari che, giocando col nostro sguardo, fanno retrocedere o procedere le forme.
Tolkien e l’Arts and Crafts di William Morris
È evidente che questo stile decorativo fu assimilato da Tolkien nella sua formazione artistica giovanile che ha eco nel linguaggio del movimento Arts and Crafts. In un’Inghilterra votata all’industrializzazione, non molti anni prima della nascita del Professore, nacque nel 1888 la Arts and Crafts Exhibition Society. La società prese avvio dalla precedente azienda Morris & Co. nata nel 1861 su volere dell’artista e scrittore William Morris.
Di fronte al fallimento della produzione artigianale in favore di una sempre più crescente produzione industriale Morris diede avvio ad una fervente lotta contro la ormai evidente alienazione degli operai dovuta al lavoro di fabbrica, ripetitivo ed impersonale. Non solo, si convinse che questa alienazione avrebbe proiettato l’Inghilterra, un tempo contadina, a perdere contatto con la propria identità, con le proprie radici. Quelle stesse radici che saranno tanto care al Professore. Industria contro natura, città contro campagna, ripetitività contro unicità, meccanica contro arte e bellezza. Gli stessi temi che premevano la sensibilità di Tolkien.
Il rischio di annientare il bello era elevato e la nostalgia di un passato romantico si fece strada velocemente. Tanto che John Ruskin, che conosciamo soprattutto per la sua attività di critico d’arte e come potente ispiratore del pensiero di Morris, arrivò a teorizzare un ritorno alle corporazioni medievali e al lavoro di bottega. Questa via, non realmente perseguibile, rimase ideale. Ma l’obiettivo desiderato da Morris fu raggiunto: produrre industrialmente, ma secondo un ritrovato e rinnovato gusto estetico che potesse essere dunque accessibile a tutti.
Per Morris riportare il bello nell’oggetto prodotto, anche seriale, voleva dire ridonare alla lavorazione tecnica e artistica la spiritualità perduta. La sua azienda, grazie ai suoi operai d’arte, si occupò così di produzione d’arredamento: piastrelle, carte da parati, tappeti, stoffe, vetrate, tappezzerie, decorazioni. Tutto era realizzato secondo eleganza e ordine in elementi lineari, floreali, fitomorfi, e zoomorfi. Il decorativismo al quale si giunse in questo momento culturale fu di altissimo livello. Una profondità di dettaglio e linearità che furono premessa imprescindibile per la successiva Art Nouveau, momento artistico che avrà differenti nomi d’identificazione, tra i quali proprio stile floreale.
Questo movimento verso un ritorno a valori e ideali di bellezza e purezza non si limitò all’ambito di produzione seriale. Sia nella letteratura che nella pittura il desiderio di riaffondare le mani in atmosfere antiche e originarie s’incendiò. Basti ricordare la confraternita pittorica dei Preraffaelliti.
Uno dei suoi fondatori, il pittore Edward Burne-Jones, fu uno degli amici più cari di Morris. Il loro sodalizio umano e artistico, si sa, durò quanto la loro esistenza.
Nella poetica preraffaellita vi era utopia, idealizzazione, fantasia e una dolce patina di passato di un Medioevo intramontabile. Il loro nome derivò proprio dalla ribellione nei confronti di un sistema accademico cristallizzato su stilemi rinascimentali. I primi Preraffaelliti, giovani studenti della Royal Academy di Londra, si discostarono dall’egemonia del momento per rifarsi invece ad un linguaggio che li riportasse al tempo pittorico precedente al genio di Raffaello Sanzio. Il maestro del Rinascimento fu ritenuto da questi giovani pittori come “poco spirituale” e “altezzoso”, in sintesi ansioso di proporre una perfetta ma vuota formalità.
Lo stesso Morris fu firmatario della confraternita della seconda generazione. Insieme unirono le idee e i linguaggi che tanto ispirarono l’intera Europa nel movimento prossimo del Simbolismo e del Decadentismo.
Ma l’Inghilterra non era nuova a questo tipo di rinascenza gotica. Già nel XVIII secolo gli architetti inglesi avviarono massicci restauri sui monumenti del passato medievale fino a che nel XIX secolo, in piena età vittoriana, esplose, come visto, un incontrollato desiderio medioevale.
Circa un secolo più tardi questo linguaggio rimaneva vivo nell’Inghilterra di Tolkien, se pur praticato ora negli ambienti accademici o veicolato tra gruppi di nostalgici. Le Avanguardie artistiche erano ormai scoppiate in tutta Europa e non solo, ma qualcuno serbava ancora scendere giù fino alle radici, in atmosfere neomedievali e cavalleresche.
Anche Tolkien voleva sondare le radici, quelle radici che non gelano. Lo fece con una maestria e un acume raro che portarono alla creazione dei suoi mondi e di lingue fuse e forgiate nei remoti linguaggi delle origini della nostra Europa.
W.G. Hammond e C. Scull, nel loro imprescindibile testo sull’arte figurativa di Tolkien, furono i primi ad intuire la forte vicinanza della formazione del Professore con il movimento dell’Arts and Crafts (1). Un più recente studio ha approfondito il tema, quello della neozelandese Ty Rosenthal (2). La studiosa mette a punto una serie di lucidi confronti tra opere di Morris e opere di Tolkien, a partire dagli schizzi per l’araldica elfica, passando per il disegno dell’abitazione di Bilbo fino ad arrivare ai noti lavori di calligrafia. Ricordiamo, infatti, il lavoro dei membri dell’Arts and Crafts d’illustrazione di manoscritti, spesso editi dalla Kelmscott Press, tipografia nata su desiderio di Morris nel 1894 che si occupava soprattutto di realizzazione e recupero di libri miniati in stile medioevale.
Sembra ipotizzabile inoltre, come si evince dalle parole dello stesso scrittore, che Tolkien potesse subire l’influenza di Morris anche dal punto di vista letterario e non solo estetico (3).
Il Signore degli Anelli è iniziato, come opera autonoma, circa nel 1937, e prima dell’ombra della seconda guerra era arrivato alla locanda di Brea. Personalmente non penso che una delle due guerre (e certamente nemmeno la bomba atomica) abbia avuto qualche influenza sulla trama o sul modo in cui si sviluppa. Forse per i paesaggi. Le Paludi Morte e l’avvicinamento al Morannon devono qualcosa alla Francia settentrionale dopo la battaglia della Somme. Devono molto di più a William Morris e ai suoi Unni e Romani, come in The House of Wolflings o The Roots of the Mountains.
Un’ultima interessante suggestione ci arriva dalla ricercatrice Pamela Bracken (4), studiosa di William Morris e della sua cultura. Il suo intervento in occasione di una conferenza sugli Inklings, il gruppo letterario fondato da Tolkien insieme a C.S. Lewis e altri amici scrittori e docenti dell’Università di Oxford, si sofferma sull’assonanza della dimensione comunitaria di questo gruppo con quello della confraternita preraffaellita. Morris e i suoi collaboratori erano amici, condividevano ogni cosa. La loro diventò una convivenza, non solo personale, ma anche famigliare, dove vi era l’eco della ricerca della domesticità, della semplicità, del ritorno all’essenziale, all’incontro. Lo stesso capitò a Tolkien con i suoi più cari amici. Era nata una compagnia, una fratellanza indissolubile, elemento che segnò la crescita spirituale e artistica di Tolkien.
Il capolavoro di Aubusson
Ma torniamo al nostro tappeto prodotto ad Aubusson, con ammirazione veniamo a sapere che il lavoro d’intessitura ha impiegato circa 1600 ore grazie alla collaborazione di 9 persone che hanno lavorato unite, dalla progettazione fino alla realizzazione.
Il tessuto utilizzato è la lana con la tecnica del nodo savonnerie, metodo della Manifattura Four, occupatasi del lavoro, derivante dalla storica Manifattura della Savonnerie, la più prestigiosa in Europa per la lavorazione di tappeti annodati.
La maestria degli artisti intessitori di Aubusson continua a confermare altissimi livelli di qualità e creatività. I milioni di fili colorati di lana annodati in quel della Cité, luogo investito di una crescente e consapevole responsabilità, rinnovano nuovamente orgoglio e fascinazione nel mondo della cultura tolkieniana internazionale. Ma questa volta l’emozione è più profonda. È la stessa Baillie Tolkien, moglie del defunto Christopher Tolkien, a darne testimonianza e risonanza in occasione della presentazione dell’opera. Dice, infatti, di aver amato tutte le opere precedenti realizzate e mostrate ad Aubusson, ma crede che questo tappeto rivesta un ruolo speciale nella collezione francese: non si tratta della ricreazione e riproduzione di un’opera già esistente in una diversa forma artistica, si tratta del compimento di un’idea che Tolkien non vide mai realizzata.
I colori sono accesi e vivaci e ordinano le forme con toni chiaroscurali di magnifica realizzazione. Il dinamismo delle linee curve si fa corposo e il linearismo di quelle dritte si fa rigoroso, il tutto in un meraviglioso gioco formale di inquadrature e aperture, rientranze e sporgenze.
Citando l’artista Niggle, personaggio di Tolkien del suo scritto Leaf by Niggle (in italiano Foglia di Niggle, pubblicato in Albero e foglia), Baillie esclama: «It’s a gift».
Niggle, pittore scarso e con difficoltà nell’organizzare il suo tempo, teme di non riuscire a portare a termine il suo dipinto cominciato con la realizzazione di una foglia e che ha continuato a crescere in dimensioni con la realizzazione di alcuni alberi divenuti un bosco. Niggle si ammala, ma nel luogo in cui viene curato impara a gestire il proprio tempo portando a termine i suoi lavori nel tempo concessogli. Niggle, guarito, si ritrova in una meraviglioso parco dove finalmente poter ammirare la sua opera, che non terminò mai, ma che viveva di fronte ai suoi occhi.
E dunque, in attesa di nuovi capolavori intessuti, continuiamo a lasciarci stupire dai colori e dalle forme degli artisti di ogni tempo che continuano a farci dono di bellezza e meraviglia.
QUI SONO CATALOGATI TUTTI GLI ARTICOLI DEDICATI AGLI ARAZZI DI AUBUSSON
Note
1 W.G. Hammond, C. Scull, J.R.R. Tolkien: Artist and Illustrator, Harper & Collins Publishers, London, 1995.
2 Si tratta di un saggio da cui ne è derivata una conferenza che si tenne durante la convention Tolkien 2005: The Ring Goes Ever On tenuta dalla Tolkien Society all’Aston University di Birmingham nell’agosto del 2005, in occasione del 50° anniversario della pubblicazione completa de Il Signore degli Anelli.
3 Lettere (1914-1973), di J.R.R. Tolkien, a cura di L. Gammarelli, Bompiani, 2018, lettera n. 226 del 31 dicembre 1960, p. 480-481.
4 Echoes of Fellowship: The PRB and the Inklings, C. S. Lewis & the Inklings Conference, John Brown University, Siloam Springs, Arkansas, Marzo 2006.