Tolkien e il “Beowulf”

di Bradley Birzer

Vi proponiamo la traduzione di due nuovi articoli di Bradley Birzer, pubblicati sulla webzine The Imaginative Conservative.

Il primo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2019, e funge soprattutto da introduzione al poema del Beowulf e al rapporto che Tolkien ebbe con esso: Birzer sceglie di raccontarci la storia dell’eroe Beowulf alternando la sua sintesi, i suoi commenti e la sua interpretazione alla traduzione di Tolkien del poema sassone. Abbiamo dunque tradotto questo articolo con l’intento di rendere familiare il Beowulf ai nostri lettori che non ne conoscono ancora le vicende e di far assaporare la traduzione di Tolkien, seppure nella traduzione italiana pubblicata da Bompiani.

Il secondo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2019, e tratta esclusivamente di un saggio di Tolkien: Beowulf: mostri e critici, presentato per la prima volta come conferenza nel 1936.


Destino e volontà nel Beowulf di Tolkien

Nel 1926, quando era solo un accademico di trentaquattro anni, J.R.R. Tolkien tradusse il più grande poema epico medievale, Beowulf, in una storia in prosa, verso per verso e colpo di scena per colpo di scena. Nonostante sia privo del fascino delle traduzioni poetiche come quella di Seamus Haney nel 2000, il Beowulf di Tolkien ha stile e classe, consistenza e profondità. Non a caso, l’eroico è eroico e il mostruoso è mostruoso. In sostanza, il Beowulf di Tolkien è Tolkieniano come la mitologia della Terra di Mezzo di Tolkien è Beowulfiana. Tolkien non solo utilizza la lingua beowulfiana nella propria mitologia, ma recupera dalla storia del Beowulf intere scene, come la sfida di Bilbo a Smaug o l’arrivo di Aragorn a Rohan.

Anche se occupava la cattedra a Oxford solo da un anno al momento della sua traduzione, Tolkien avrebbe affinato, piuttosto significativamente, le sue idee sulla poesia nel corso dei decenni successivi. Tolkien tenne ripetutamente conferenze sul Beowulf – nel suo insieme e nelle sue parti – mentre a Oxford scrisse il suo famoso “Beowulf: The Monsters and the Critics” nel 1936 per la British Academy e si ispirò al poema in molte delle sue opere più originali. Nel 2014, Christopher Tolkien, figlio ed erede di Tolkien, pubblicò non solo la traduzione pionieristica di suo padre del poema del 1926, ma incluse anche i commenti di Tolkien, le sue conferenze e diverse poesie e storie originali che ruotavano intorno a Beowulf. Il libro del 2014, Beowulf con Racconto Meraviglioso, è un tesoro.

Probabilmente una delle più belle storie della tradizione occidentale, Beowulf racconta la storia dell’avvento di un eroe e la sua fine tempestiva. Nel corso della storia, le questioni del destino, del libero arbitrio, del bene e del male predominano. Particolarmente importanti, però, sono le questioni teologiche di volontà e di grazia, una pagana e l’altra cristiana.

J.R. Skelton, Grendel

In cerca di gloria, il geata Beowulf e i suoi uomini scelti salpano per la Danimarca, offrendo i loro servizi (e muscoli) contro un mostro feroce e vorace, Grendel. Parente del Caino biblico, Grendel è carne viva e sangue, ma possiede anche un’anima demoniaca delle tenebre. Brama sangue, muscoli e ossa, offrendo solo e soltanto caos. “Nei giorni antichi gli abitanti della Terra lo chiamarono Grendel; nulla sapevano d’un padre, nè se mai, prima, gliene fosse stato generato uno tra i demoni dell’oscurità”, scrisse Tolkien.1 Abilmente, Beowulf ferisce mortalmente il mostro in un combattimento corpo a corpo, strappandogli il braccio e la spalla e rimandandolo nella sua tana a morire.

La paura che agghiaccia colse i Danesi del Nord, colse chiunque udisse le grida che venivano dalla sala, l’avversario di Dio che cantava il suo tremendo canto, oh, non un canto di vittoria: il prigioniero dell’Inferno lamentava la dolorosa ferita! Strettamente fu trattenuto da quell’uomo che era il più forte di membra, in quel periodo della vita umana qui, sulla Terra.2

J.R. Skelton, Beowulf fighting the dragon

La madre di Grendel, infuriata, attacca i danesi e i loro nuovi alleati, i Geati, e Beowulf deve sconfiggere anche lei. Inseguendola sottoterra e sott’acqua, Beowulf scopre che lei custodisce una potente spada. Con questa, Beowulf uccide la madre e decapita Grendel. Cinquant’anni più tardi, dopo che Beowulf è tornato a nella terra dei Geati e ha governato con successo come re, un drago che dormiva da 300 anni si sveglia, quando un ladro ruba involontariamente un piccolo calice dal suo tesoro. Accecato dalla furia, il drago devasta i villaggi circostanti. Ancora una volta, Beowulf, ora un vecchio, ma estremamente esperto e abile, guerriero, torna in battaglia. Affidandosi a dodici uomini credenti (undici guerrieri e un testimone), egli sfida il drago. La sua volontà, tuttavia, non importa quanto forte, nasce nella fede pagana, come forse anche, nella grazia cristiana, ma con troppo della prima e troppo poco della seconda.

S’infuriò il guardiano del tumulo, dopo quel colpo guerriero, ed eruttò fuoco assassino: ampie si diffusero le fiamme della battaglia. Nessun grido di trionfo e di vittoria pronunciò allora colui dal quale i Geati ebbero amore e doni d’oro: in quella crudele battaglia, la nuda spada l’aveva tradito come mai avrebbe dovuto fare, quel ferro tante volte provato in passato. Per lui non fu, quel giorno, di buona fortuna; non di propria volontà il famoso figlio di Ecgtheow dovette abbandonare i campi della Terra, no; contro la propria volontà doveva egli avviarsi verso altre dimore, così come deve fare ogni uomo, lasciando i giorni brevi della vita.

J.R.R. Tolkien, Beowulf. Con Racconto Meraviglioso, Bompiani, 2014, p. 189
J.R. Skelton, Wiglaf and Beowulf

Nonostante si eguaglino in forza, Beowulf e il drago combattono fino alla morte, anche se – richiamando la storia di Cristo – con tutti i compagni di Beowulf tranne uno (Wiglaf) che lo abbandonano nel cuore della battaglia. Sebbene sia un pagano, l’anima di Beowulf parte «per andare incontro al giudizio dei giusti».3 Eppure, il tradimento fa male. Come San Giovanni sulla croce di Nostro Signore, Wiglaf rimane fino alla fine accanto al suo Signore, Beowulf. La perdita del re e il tradimento dei suoi uomini, tuttavia, potrebbero segnalare la fine dei Geati come un popolo orgoglioso e indipendente. Tuttavia, Wiglaf supera il suo signore, Beowulf, almeno nell’etica e nella moralità. Beowulf, per quanto coraggioso, combatte per la crescita della propria gloria. Sotto questo aspetto, egli è stato e sarà sempre assolutamente pagano. Wiglaf, tuttavia, combatte come subordinato, affrontando il male nel nome del nobile amore del suo signore. Diversamente da Beowulf, per quanto forte sia, Wiglaf combatte nell’amore, servendo così mirabilmente e volentieri come emissario dell’Onnipotente. Di certo, la presenza di Dio aleggia su tutta la storia del Beowulf. Qualunque sia il suo desiderio, Wiglaf può solo servire, non cambiare, la volontà di Dio. Wiglaf «non poteva, per quanto lo volesse, trattenere sulla Terra la vita del suo capitano, nè in alcun modo sviare la volontà dell’Onnipotente. Sempre, allora come adesso, si compiva nelle azioni di ciascuno il destino voluto da Dio».4 Dio è, traduce Tolkien, «il vero Re delle Vittorie», e anche i saggi vedono solo vagamente la verità dell’eternità.

Resta un mistero conoscere dove un uomo coraggioso e dal cuore nobile incontrerà la fine della vita che gli è destinata, quando non più potrà soffermarsi nella sala, bevendo l’idromele assieme a quelli della sua stirpe. Così accadde anche a Beowulf: quando andò a stanare il guardiano del tumulo, a cacciare la sua astuzia e la sua malvagità, neppure lui sapeva per quale mezzo sarebbe giunto, per lui, il congedo dal mondo. A questo scopo i possenti capitani, coloro che là lo avevano posto, lo avevano caricato di una maledizione perpetua, sino al Giorno del Giudizio: l’uomo che avesse dispogliato quel luogo sarebbe stato condannato per i suoi crimini, rinchiuso nelle case dei demoni, legato nei ceppi dell’inferno, e tormentato con pene durevoli.

Ivi, p. 219

(segue a p. 2)


Note:

1 J.R.R. Tolkien, Beowulf. Con Racconto Meraviglioso, Bompiani, 2014, pp. 111-112

2 Ivi, p. 77

3 Ivi, p. 203

4 Ivi, p. 205


© 2020 by Bradley Birzer. Tradotto con il permesso dell’autore. L’articolo originale in inglese si può trovare qui

Traduzione di Greta Bodin