Riprendendo dallo scorso articolo Tolkien Evangelizzatore – Le Radici Cattoliche e l’Intento Evangelico del Legendarium, andremo ora ad approfondire i richiami alla figura di Cristo nell’opera maggiore di J.R.R. Tolkien (The Lord of the Rings) e in che modo tali riferimenti possono concorre allo scopo di evangelizzazione da parte di Tolkien.
I temi cristologici in The Lord of the Rings
Il vescovo Barron nel suo video J.R.R. Tolkien, Evangelist (https://youtu.be/g-VrCTpwXAc) fa riferimento ad una lettera del Professore in cui viene sottolineata la profonda natura religiosa di The Lord of the Rings intrinseca al racconto, ma tuttavia assorbita e mimetizzata nella storia.
«The Lord of the Rings is of course a fundamentally religious and Catholic work; unconsciously so at first, but consciously in the revision. That is why I have not put in, or have cut out, practically all references to anything like ‘religion’, to cults or practices, in the imaginary world. For the religious element is absorbed into the story and the symbolism»1
Ma in che senso in The Lord of the Rings c’è una latenza dell’elemento religioso e Cattolico? Per dare una prima e convincente risposta prendiamo in esame, come Barron nel video J.R.R. Tolkien, Evangelist, tre personaggi caratteristici che presentano aspetti della figura di Cristo: Frodo, Gandalf e Aragorn.
Frodo compie il sacrificio di portare l’Anello fino al Monte Fato: il solo luogo ove l’Unico, l’Arma del Nemico, poteva essere distrutto; egli raggiunge ed entra nella terra di Mordor per portare a termine questa missione a lui affidata.Il sacrificio di Frodo che umilmente raggiunge ed entra nella Terra Nera, ove infine la fonte del male di Sauron viene distrutta, ricorda, in questi aspetti, la Croce di Cristo che redime dal Male.
Gandalf è uno degli Istari mandati dai Valar nella Terra di Mezzo per aiutare i popoli liberi nella guerra contro Sauron: in questo senso è un profeta.
Lo studioso Tom Shippey individua un parallellismo tra gli Istari mandati dai Valar e il Re Scyld della mitologia anglosassone. Al personaggio di Scyld fa accenno il poeta del Beowulf dicendo che è mandato da dei ‘those’ (‘loro’), gli dei, al popolo dei Danesi che erano privi di Re. Shippey pone l’attenzione su ‘those’ in relazione al fatto che il poeta del Beowulf era un cristiano: ci dovremmo aspettare un ‘He’ (‘Lui’) in riferimento a Dio, invece il poeta parla di ‘those’. Questo strano dettaglio, suggerisce Shippey, diede a Tolkien l’idea per la concezione teologica del ‘Silmarillion’ dei Valar sottoposti ad Eru Ilúvatar: la concezione delle Potenze a modello degli dei di Asgard sottoposte all’Unico Vero Dio della Fede Cristiana. In un poema, pubblicato in The Lost Road and Other Writings (quinto volume della History of Middle-earth), Tolkien scrisse del ‘King Sheave’ antenato di Scyld Sceafing che arrivò da infante su una barca nelle coste scandinave ove divenne Re.
Shippey afferma che Tolkien vedeva Sheave come una prefigurazione di Cristo, mandato da potenze soprannaturali per portare speranza e ricchezza in un oscuro mondo pagano2. In questo senso Gandalf, in quanto istar (“uno che conosce”3) mandato dai Valar (allo stesso modo in cui Scyld è mandato dai ‘those’), può essere visto come profeta e portatore di una speranza: una figura ad immagine di Gesù.
Inoltre anche Gandalf, come Cristo, cade in basso prima di risorgere; compie il sacrificio precipitando con il Balrog nell’abisso di Durin, affrontandolo sulla sommità del Celebdil e infine morendo: morte che viene seguita dal suo ritorno in una veste nuova. Sul carattere cristiano del personaggio di Gandalf lo stesso Tolkien ha messo in risalto il parallelismo con Gesù sebbene vada rimarcato il fatto che il ritorno di Gandalf come ‘il Bianco’ e la Resurrezione di Cristo non siano la stessa cosa:
«Thus Gandalf faced and suffered death; and came back or was sent back, as he says, with enhanced power. But though one may be in this reminded of the Gospels, it is not really the same thing at all. The Incarnation of God is an infinitely greater thing than anything I would dare to write. Here I am only concerned with Death as part of the nature, physical and spiritual, of Man, and with Hope without guarantees.» 4
Il terzo personaggio preso in considerazione dal vescovo Barron è Aragorn, il Re. Anche Aragorn, come Gandalf, deve abbassarsi prima di elevarsi: deve scendere sottoterra entrando nel Dwimorberg, il Monte Invasato, per convocare i Morti alla Roccia di Erech prima di potersi successivamente elevare al rango di Re di Gondor e Arnor dopo la Guerra dell’Anello e la Caduta di Sauron. In questo senso, come nel caso di Gandalf, la figura di Aragorn è senz’altro riferibile a quella del Cristo che, dopo la passione e la morte, resuscita a nuova vita.
Lo studioso tolkieniano Giovanni Costabile rimarca la possibilità di considerare Aragorn quale figura Christi sottolineando una certa somiglianza tra la descrizione del giovane Aragorn/Estel con il fanciullo Gesù: «Si confronti la definizione del giovane Aragorn come bello, nobile e maturo con la crescita di Gesù in “sapienza, età e grazia”»5.
Tutti questi sono aspetti di The Lord of the Rings che in un modo testuale rimandano alla storia di Cristo anche se, come detto in precedenza, non devono essere visti come un’allegoria della Passione, Morte e Resurrezione: quelli presenti nell’opera tolkieniana sono valori prettamente Cristiani ma inseriti in una storia lontana dalla venuta effettiva del Figlio di Dio sulla Terra.
1 Carpenter, H. (1981). The Letters of J.R.R. Tolkien (Kindle 2012 ed.), letter n°142, pag.172
2 McIlwaine, C. (2018). Tolkien: Maker of Middle-earth, Bodleian Library, essay ‘Tolkien and ‘that noble northen spirit”, pag.64
3 «Istari, wizards, ‘those who know’, an emissary from the Lords of the West, sent to Middle-earth, as the great crisis of Sauron loomed on the horizon.» – Carpenter, H. (1981). The Letters of J.R.R. Tolkien (Kindle 2012 ed.), letter n°156, pag.201
4 Carpenter, H. (1981). The Letters of J.R.R. Tolkien (Kindle 2012 ed.), letter n°181, pag.237
5 Costabile, G. C. (2018). Oltre le Mura del Mondo: Immanenza e Trascendenza nell’Opera di J.R.R. Tolkien. Il Cerchio, pag.224